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Tu sei un Fascista!!!!!!!!!!!!!!!

Caro Bartoli,
ho letto, con noia, la monotona lettera "prevenuta" di Massimo Seracini che, ancora una volta, per gratificare Berlusconi, l'ha definito fascista, forse ignorando che, se non vado errato, il fascismo non è l'ultima delle dittature in ordine di tempo: ne esistono di più moderne! Ora, ricordando, come credo di aver detto più volte, che non ho mai avuto nessuna simpatia per Berlusconi, tant'è che piuttosto che votarlo in alternativa alla Sinistra me ne sono stato sempre a casa (la prima volta che si è presentato ho votato Segni, che purtroppo è un onesto "sfigato": ora è scomparso!), vorrei ricordare anche che il revanscismo fascista è rimasto ad appannaggio soltanto di quattro sconsiderati - e deficienti - giovinastri mescolati fra gli ultras dei tifosi allo stadio.
Per essere più significativo sull'argomento, mi permetto di inviarle copia di un mio "scherzoso - ma non troppo - articolo. Grazie dell'attenzione.
Gianni Celletti

P.S. Apprezzo, comunque, leggere tanti disparati pareri sulla nostra grave situazione politica. Condivido senz'altro il suo giudizio sul presunto tentativo di salvataggio dell'Alitalia. Cordialità. g.c.


Sei un fascista! Forse sono in molti a ignorare una storica affermazione che Mussolini fece a un giornalista straniero, il quale l'intervistava dopo la trionfale entrata ad Addis Abeba delle truppe italiane comandate da Pietro Badoglio, squallido opportunista non solo di regime. L’avvenimento, come noto, pur se spesso volutamente ignorato, procurò il massimo consenso al regime fascista. Anche intellettuali come Sem Benelli, che fin dalla nascita del fascismo avevano fatto la fronda, si congratularono pubblicamente col Duce dell'Impero.
Ebbene, a questo giornalista, che, con piaggeria, faceva notare al dittatore di essere l'inventore di un meraviglioso modello di governo, il capo del fascismo, con finta modestia rispose che lui non aveva inventato niente, semplicemente aveva scoperto un sistema che si adattava perfettamente alla tradizione, alla cultura e alle propensioni degli Italiani.
Dopo la conquista dell'Etiopia, sembrò, in effetti, che il popolo italiano avesse finalmente trovato la sua unità, amalgamato, appunto, dal regime fascista. Gli avversari ancora convinti di doverlo abbattere erano rimasti soltanto coloro che erano espatriati alla prima ora e quelli che erano stati rinchiusi nelle patrie galere o confinati nelle isole Pontine. Complessivamente un numero modestissimo (chiaro che, moralmente, non sarebbe comunque accettabile, anche se si fosse trattato di una sola persona!) che i mass media del tempo, fra l'altro facilmente controllabili, neppure ne conoscevano l'esistenza.
Il vero antifascismo, numericamente significativo, quello che affiancò gli Alleati nella liberazione del Paese dai tedeschi (ex nostri alleati: qui è un po' un pasticcio, ma lo spiegheremo un'altra volta), nacque, timidamente, con le leggi anti ebraiche e la partecipazione alla guerra civile di Spagna, e si sviluppò gradatamente in conseguenza dei pessimi risultati che seguirono l'ignobile dichiarazione di Guerra alla Francia e all’Inghilterra nel giugno del 1940, e s'affermò definitivamente dopo il 25 luglio del 1943.
Fu a questo punto che gli italiani onesti si divisero fra coloro che avevano capito che il regime fascista era finito e coloro che, invece, ingenuamente, si erano affezionati al fascismo al punto di credere che bisognava continuare a difenderlo: così fu possibile la nascita della Repubblica di Salò.
Ho parlato di "Italiani onesti", non già di quelli che, da una parte e dall’altra diedero origine agli ammazzamenti, spesso con sadica crudeltà e contro qualsiasi principio di fratellanza, o di civiltà tout court, dimenticando che soltanto qualche anno prima erano tutti, o quasi, uniti a gridare "Viva il duce"!
Anche questa, però, è un'altra storia di cui, eventualmente, parleremo in altra occasione. Voglio raccontare, piuttosto, un curioso aneddoto: gli Italiani, dopo l'instaurazione del fascismo, per quasi vent'anni perseguirono la certificazione della loro presunta partecipazione alla Marcia su Roma; caduto il regime, ufficialmente il 25 luglio del '43, per un tempo anche più lungo ne hanno cercato, invece, la cancellazione.
Ora, però, quando uomini come il premio Nobel Dario Fo escono, infine, allo scoperto, ammettendo di essere stati fascisti, addirittura dell'ultima ora, quella dei disperati, mi sembra che non debba avere più alcun senso - se mai l'ha avuto - continuare ad affibbiare l'epiteto di "fascista", o di "post-fascista", agli eventuali ultimi epigoni (sic!) del passato regime. Senza considerare che il fascismo, inizialmente con "le cattive", ma poi con "le buone" - secondo la cultura dell'epoca - aveva convinto tanta gente, non certamente soltanto le "masse" incolte.
E senza ricordare - ma lo ricordiamo - che fanatici intellettuali del fascismo come Davide Lajolo e Pietro Ingrao; e anche Curzio Malaparte: la "conversione", però, in questo caso non funzionò bene, perché lui era in malafede e chi lo accolse pure, (solo per citarne qualcuno tra i più famosi, essendocene stati tantissimi altri) costituiranno l'ossatura intellettuale della cultura del Pci di Palmiro Togliatti... e forse anche oltre.
E che, addirittura, qualche eroe della Resistenza pochi anni prima di essere fuggito in valle aveva partecipato, volontario, proprio a quella guerra d'Africa che aveva sancito il massimo splendore del fascismo.
In realtà, tutti dimenticano - o fingono di dimenticare - che il fascismo, che pur non ebbe il consenso di una maggioranza, nacque approfittando della "non sfiducia" dei più, anche per ignoranza, d'accordo, ma pure perché, come dirà Mussolini, quel tipo di governo si adattava perfettamente agli Italiani... del tempo, naturalmente!
Anche per questo non sarei così sicuro che i primi che hanno disinvoltamente abiurato, abbracciando con altrettanto fanatismo una nuova fede, siano i migliori. E se pure così fosse - bisognerà, certamente, dar loro atto di una puntuale intuizione - non credo che possano essere coronati da successo i loro anacronistici rimproveri… alla concorrenza di aver abiurato tardi l’altra fede! .
Mussolini, che fu spietato marxista, ateo, che poi si alleò con i Nazionalisti e divenne cattolico, intimamente rimase sempre coerente con i suoi principi, forse anticipando l'attuale filone culturale italiano, maggioritario, dei cattolici di sinistra: la sua disperata Repubblica Sociale Italiana lo dimostra chiaramente. Il post fascismo cercò di correggere quanto di liberticida - e non tutto, purtroppo, è stato corretto - il regime aveva imposto, ma recuperando anche quanto di positivo era stato fatto.
Il Sindacato, ad esempio, ha attinto a piene mani ai principi sociali e solidaristici del suo ultimo periodo. Così che il lungo regime (?) democristiano è succeduto al fascismo, mentre quello attuale di Silvio Berlusconi rappresenta un'ibrida fase transitoria nata in un delicato momento... di confusione ideologica, quando per i tanti raggruppamenti politici sorti dopo tangentopoli e, assurdamente, proprio in conseguenza del passaggio al bipolarismo elettorale, stentano ad ammettere la loro identità, pur, in effetti, discendendo da una comune matrice culturale, che anche il fascismo, sissignori, ha contribuito a formare.
E qui mi fermo. Vorrei solo precisare, a scanso di fraintendimenti, e a evitare di essere tacciato anch’io di fascista - e sarebbe la prima volta! -, che appartengo alla generazione che è nata troppo tardi per fare la Resistenza, ma troppo presto per fare il Sessantotto. Nessuna rivoluzione, dunque, nella mia vita! In compenso, la guerra m'ha risparmiato di vestire gli abiti da Figlio della Lupa (quella era la mia età ai tempi), e i miei genitori furono importanti collaboratori dei Partigiani. Mio padre, inoltre, riuscì a non partecipare a nessuna guerra. Per questo, forse, pur essendo stato anticomunista fin dall'allattamento, sono sempre riuscito a non far coniugare, per me, il pretenzioso sillogismo che per tanti anni voleva l'antifascismo monopolio del Pci: comunismo è sinonimo di antifascismo; tu sei anticomunista; quindi sei fascista.
Gianni Celletti

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