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Dove andremo a...incominciare?

Auguri a tutti. Ma auguri di che?

Stiamo vivendo una delle peggiori crisi economiche e finanziarie con milioni di persone che hanno già perduto o stanno perdendo il posto di lavoro.

Non me la sento di fare gli auguri a George W. Bush, anche se il fair play anglosassone lo impone. Un personaggio contorto e affetto da una sfiga che è riuscito a spalmare sul resto del mondo. Adesso dichiara in una intervista televisiva a ABC che si ‘pente’ dell’Iraq, una guerra costata quasi 5mila vite di soldati americani, 35mila feriti, migliaia di matrimoni di militari andati a farsi benedire e centinaia di migliaia di morti tra gli iracheni. Ma quelli tanto non contano. Mr. Bush continua a dare la colpa della sua incauta decisione ai servizi di intelligence. Ma esiste vivaddio una responsabilità oggettiva quando uno occupa posizioni di potere. Avrebbe dovuto accorgersi a tempo debito che i suoi spioni non funzionavano. Anche se è vero, che, almeno per quanto riguarda l’attentato alle Torri ed al Pentagono gli avvertimenti gli erano stati mandati. Ma i suoi stretti collaboratori (a cominciare dalla Condolcezza Riso) avevano edulcorato le notizie per non rovinargli le sudate vacanze nel suo polveroso ranch texano. Ha permesso che il castello di carte di una finanza mordi e fuggi prosperasse nella assenza di stretti controlli che gli uomini, da lui piazzati nei posti chiave, si guardavano bene dall’attuare con la scusa che bisogna rispettare gli ‘animal spirits’ del libero mercato che trova da solo gli aggiustamenti del caso. Quanto all’ambiente e ai dimostrati pericoli di calamità meteorologiche scatenate dai disastri dell’inquinamento atmosferico si trattava solo di propaganda liberale, che da queste parti significa marxista. George che presentandosi alla Regina Elisabetta quando ancora era solo governatore del Texas, dichiarò di essere la pecora nera della famiglia, (credendo di fare lo spiritoso) è riuscito nel giro di otto anni a distruggere anche l’immagine dei Bush, cancellando quel che di buono aveva fatto suo padre nei numerosi incarichi occupati sino alla presidenza ed eliminando dalla scena politica il fratello che era considerato in famiglia l’unico intelligente. Il caso di George Bush è la dimostrazione di come si possa markettizzare un presidente come un pacco di pannolini in una società di massa. E prima che i milioni di babbioni che hanno votato e rivotato per questo concentrato di nullità si accorgessero dell’errore commesso sono passati otto anni di disastri epocali. Solo quando la crisi ha cominciato a mordere il portafoglio e le chiappe la gente comune si è chiesta che cavolo aveva fatto nelle precedenti votazioni condotte all’insegna del ‘Dio lo vuole!’ tipica bestemmia che si ritrova sulla bocca di tutti i fondamentalisti, siano essi targati musulmano o cristiano.

Auguri a Barack Hussein Obama. Stuoli di voltagabbana che fino alla vigilia delle elezioni del 4 novembre 2008 vomitavano le panzane e le ingiurie più invereconde nei confronti del 47nne candidato democratico, adesso stanno convertendosi all’insegna del “Sì, però, in fin dei conti, potrebbe essere una scelta non male. Evviva la democrazia.” Il compito di Obama è terribile. Ma almeno l’America ha cambiato cavalli. E questa è la grande forza di questa nazione. E se uno pensa che questo Paese è stato l’ultimo a importare schiavi, beh: di strada ne hanno fatta eleggendo adesso un presidente ’abbronzato’ come lo ha definito quell’incontenibile gaffeur del primo ministro italiano.

Auguri agli italiani che hanno scelto a larga maggioranza Berlusconi e la sua compagnia di giro. L’augurio è che non debbano presto pentirsene come hanno fatto gli americani con il loro Bush.

Ed un augurio speciale anche al Cavaliere. Avere raddoppiato le tasse per la televisione a pagamento colpendo sopratutto SKY, il concorrente di Mediaset, ha fatto imbestialire Mr. Murdoch. Il quale sarà pure un incallito repubblicano, ma proprio per questo al centesimo ci tiene di brutto. Ed ha dato ordine al suo amministratore delegato della SKY italiana di iniziare da subito un fuoco di sbarramento a forza di spot televisivi che al momento in cui scriviamo non è possibile sapere a quali risultati potrebbe portare. Alcune fievoli voci nel governo di centro destra hanno fatto sapere che il provvedimento potrebbe essere modificato. Mettersi contro Murdoch non è stata un’idea geniale. Il ministro italiano del tesoro, Tremonti, si è lanciato in difesa del suo imperatore dicendo che la colpa non è loro ma dell’Europa che, due anni fa, ha chiesto all’Italia di allinearsi all’aumento della tassazione e del precedente governo Prodi che aveva promesso all’Europa che lo avrebbe fatto. Ed invece è toccato il calice amaro all’ignaro Cavaliere senza macchia e senza paura. Ma le voci si rincorrono e dicono che è stata Mediaset (la corazzata mediatica del Cavaliere) a spingere con i suoi uomini sulla dirigenza UE perché fossero fatte pressioni sul governo italiano. Un alibi per giurare poi che loro non ne sanno niente anche se invece si trattava di sparare a palle incatenate contro SKY-Murdoch che all’impero televisivo di Berlusconi dà molta noia.

Auguri ai tanti che hanno perso il lavoro ed a quelli che lo perderanno nei prossimi mesi. Milioni di drammi familiari ignorati da chi ha la pancia piena e sollecita il popolo bue perché vada a fare shopping e spenda. Così si rianima l’economia, dicono gli esperti. Vallo a raccontare a chi dal mese prossimo non avrà i soldi per pagare il mutuo, la sua carta di credito è stata bloccata dalla banca, ci sono le rate da pagare della macchina, le tasse universitarie dei figli, l’assicurazione malattia non viene più pagata dalla azienda e lui e la famiglia si trovano ad incrementare quei 44 milioni di americani che non hanno alcuna copertura sanitaria.

Gli esperti americani cercano di fare i pompieri e affermano che tra questa crisi e quella della Grande Depressione le differenze sono sostanziali. Quella crisi durò 12 anni e ci volle una guerra mondiale per consentire all’America di risollevarsi. I fabbricanti e mercanti di armi anche oggi ci sperano molto perché le condizioni e le avvisaglie ci sono tutte. Ad esempio tra India e Pakistan siamo proprio sicuri che tutto sarà rimesso alla pazienza delle rispettive diplomazie dopo il massacro di Mumbai? E poi viene dato per certo che Al Qaeda organizzerà entro cinque anni un attentato di dimensioni ciclopiche, molto più devastante dell’11 settembre 2001. E allora scatterà la reazione e c’è già chi si frega le mani al pensiero.

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