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Odissea Alitalia-CAI

Aldo N. (un nostro affezionato Lettore di Milano) ci manda questa cronaca tragicomica di un viaggio in Sicilia a bordo degli aerei della rinata Alitalia-Cai.
Come abbiamo piu' volte scritto Alitalia e' un'azienda che, se il nostro fosse un Paese normale, avrebbe dovuto essere dichiarata fallita almeno dieci anni fa.
Negli ultimi mesi del governo Prodi AirFrance era pronta ad accollarsi i debiti dell'azienda, dopo avere concordato con le nove (diconsi: nove) sigle sindacali e quelle confederali tagli del personale non superiori alle 2400 unita'.
Mr. Berlusconi, in campagna elettorale, si e' impegnato perche' l'accordo fallisse oltretutto profferendo ingiurie nei confronti di AirFrance.
Adesso, stando alle ultime notizie, sembra che AirFrance si pappera' Alitalia-Cai, grata al Sig. Berlusconi ed ai suoi guardaspalle per avere derubricato i debiti e gran parte dei dipendenti appioppati sulle spalle del contribuente italiano.
Ma questo gli italiani non lo sanno perche' il sistema di informazione televisivo (che e' quello che conta in un Paese di gente che non legge) e' in mano al piccolo Imperatore di Arcore.

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Caro Oscar,
Al rientro dalle sofferte vacanze di fine anno (in Italia si è andati in vacanza il 23 dicembre per tornare il 7 gennaio al lavoro, grazie ad una serie di ponti e chiusure aziendali), ti racconto la mia via crucis grazie alla ns. amata Compagnia di Bandiera, orgoglio e faro nel mondo della ns. nazione.
Fidando (che minchione!) nei proclami sulla costituenda nuova compagnia aerea CAI, che avrebbe dovuto rilevare Alitalia sì da essere operativa a tutti gli effetti dal 15 dicembre, avevo prenotato in ottobre il volo Milano - Catania del 23 dicembre per me e mia moglie, al fine di rivedere i miei siculi parenti.
Avendo la parte restante della famiglia sparsa in Europa, mia figlia Costanza (che lavora a Londra) aveva prenotato in pari data il volo Alitalia Londra-Catania (spezzato a Roma) e mia figlia Ligheia quello Salonicco-Catania (Airone fino a Roma e prosecuzione Alitalia).
Nell'attesa di poterci riunire nello scogliaccio da cui traiamo origine il giorno 23 dicembre, mia moglie aveva riempito una valigia di regali per la sterminata parentela sicula, che attendeva con ansia i "continentali".
Tutto bene fino al giorno 22 dicembre, quindi, poi ...il disastro!
A mia figlia Costanza il giorno 21 arriva una e-mail da Alitalia, nella quale si dice che il suo volo era stato annullato, ma lei veniva rischedulata per il giorno 24 dicembre, con arrivo a Catania alle ore 20.00. A me e mia moglie arriva contemporaneamente altra e-mail con avviso di cancellazione del volo ed invito a non rispondere alla e-mail, ma di contattare il call center Alitalia.
Mi pongo immediatamente in succube attesa al telefono e dopo 78' (dopo aver digitato tutti i vari 1 e 2 e 3 e 4 etc. di prammatica del risponditore automatico) mi risponde un cortese impiegato che afferma non esserci voli diretti disponibili per la destinazione, causa cancellazioni dovute a motivi non bene identificati (sciopero personale di volo, mancanza di carburante, etc.). Mi si propone una strana alternativa: volo Milano-Roma giorno 23 alle ore 20.00 e prosecuzione il giorno successivo per Catania con volo alle ore 22.00. Alitalia, però, avrebbe offerto lo snack a bordo, come consueto.
Alle mie vibrate proteste, il gentile interlocutore afferma di essere soltanto un impiegato in attesa di nuovo contratto da parte di CAI e quindi pienamente solidale con la mia protesta, ma inabile a propormi qualcosa di meglio.
La conversazione finisce con la mia rinuncia della soluzione proposta.
Poichè appartengo ad una razza che è sopravvissuta nei secoli sotto almeno 6 o 7 diverse dominazioni, mi adopero come di prammatica cercando il solito amico vicino alla Direzione Alitalia. Il mio uomo promette intervento e...miracolo! Il giorno successivo sono invitato a richiamare il call center Alitalia perchè qualcosa di positivo mi era stato trovato.
Nel frattempo mia figlia Ligheia, dopo un regolare volo Airone da Salonicco a Roma, era giunta a Catania alle ore 24.00 di giorno 22, dopo 6 ore di attesa a Fiumicino.
Il 23 mattina chiamo il solito call center e dopo 85' di attesa telefonica l'operatore, invero molto gentile e solidale, mi afferma esserci per me un'unico doppio posto per la Sicilia con un volo Milano-Roma -Palermo, in partenza lo stesso giorno alle ore 15.00 da Linate ed arrivo a Palermo (breve sosta a Roma) alle ore 18.30. Accetto di cuore, confidando ancora nella validità del Vettore Nazionale.
Chiusa la conversazione, corro a casa per prelevare moglie e bagagli ed andare in aeroporto.
Per essere breve, il ns. volo parte con 90' di ritardo da Milano (causa ufficiale, cambio aeromobile) quale unico volo per Fiumicino, essendo stati cancellati tutti gli altri voli.
Giungiamo a Roma ed attendiamo ancora 95' prima d'imbarcarci per Palermo (causa ritardo ignota).
Arriviamo a Palermo alle ore 20.30, ma non troviamo i bagagli. Stessa situazione per almeno 30 altri passeggeri dello stesso volo, che giungevano dall'estero o da altre città nazionali. Lunga coda per denunciare lo smarrimento bagagli, con la presa conoscenza di casi umani disperati (emigranti che aspettavano i bagagli da giorni, dopo aver passato la notte a Fiumicino in attesa di poter raggiungere Palermo con i primi voli disponibili avendo avuto la cancellazione di quello di biglietto). Particolarmente disperata la situazione di alcune famiglie che venivano da N.Y. e da Chicago perchè, con i bambini al seguito, avevano dovuto dormire sui sedili di Fiumicino e, raggiunta Palermo, da due o tre giorni aspettavano i bagagli.
Espletate le formalità di rito, con un'auto Hertz raggiungiamo l'albergo nella patria Catania alle ore 2.00 del giorno 24.00.
La mattina successiva, al risveglio, la notizia che Alitalia aveva cancellato i voli Londra-Roma-Catania e rimborsato il biglietto a mia figlia Costanza, che è conseguentemente rimasta a Londra per il periodo di vacanze.
Da giorno 24, ad intervalli regolari di 5 ore circa, ho chiamato il numero indicatomi del Lost and Found Alitalia, sperando di avere notizie dei bagagli. Le attese sono state, in media, di 20'-30', prima che qualcuno rispondesse di richiamare ulteriormente in quanto non si avevano notizie. Da notare che giorno 25 e 26 e giorno 1 gennaio il numero chiamato risultava non operativo (i lavoratori in Italia hanno tutti diritto a fare Natale!).
Per motivi di sopravvivenza, non avendo nulla con noi al di fuori di quanto addosso, ho dovuto spendere circa 800 € in effetti personali per evitare di apparire dei "vu cumprà" in casa di parenti ed amici.
Poichè appartengo sempre a quella sopranominata razza, chiamo il solito amico a Fiumicino e chiedo se fosse possibile rintracciare i bagagli. La risposta è disarmante: esiste una piramide di Cheope di bagagli smarriti e non è umanamente possibile fare alcuna ricerca particolare. Occorre avere fiducia ed attendere.
In conclusione, grazie a quella buona sorte che ogni tanto aiuta i disperati ed i reietti, abbiamo ricevuto comunicazione che i ns. bagagli erano arrivati in Palermo il giorno 4 gennaio e che potevano essere ritirati ivi o consegnati da Alitalia ove avremmo desiderato (e senza alcun costo aggiuntivo!).
Essendo già ritornati in Milano, chiediamo la consegna dei bagagli a Linate. L'operatore, però, molto gentilmente mi invita a fare denuncia all'Alitalia per il diritto a pretendere le penali di rito (1.000 € a bagaglio, essendo stati superati i 10 gg. di ritardo di consegna).
Lo farò prontamente, nella certezza di non avere un euro da una compagnia in fallimento!
E' la soddisfazione dei minchioni e di quelli che hanno creduto che l'orgogliosa razza padana (Colaninno e Company), dopo aver salvato Telecom Italia dalle grinfie straniere, potesse perpetrare ancora il loro miracolo. Purtroppo, in Telecom hanno rubato quanto di meglio hanno trovato (lasciando al successore Tronchetti la possibilità di asportare soltanto il patrimonio immobiliare più la pluvalenza di alcune grasse consociate estere), ma in Alitalia al momento attuale c'era ben poco da imboscare e, quindi, meglio lasciare il massimo dei debiti allo Stato (ivi compresi gli stipendi di fine anno dei dipendenti) ed aspettare di trarre con calma il massimo dei vantaggi.
Questo non è conflitto d'interessi, ma qualcosa che sa sempre di ladrocinio. ancora una volta, come diceva il buon Principe De Curtis:
"Ed io pago ... io pago...".
Evviva!
Un abbraccio
Aldo

PS: Spero che la mia esperienza possa suggerire agli italiani di essere meno minchioni. Purtroppo (ed è amaro dirlo), i commenti che ho sentito da parte di tutti gli emigranti rientrati in Italia per vacanze o di quegli sventurati stranieri che speravano di godere delle bellezze e dolcezze del ns. paese nel periodo natalizio erano all'unisono:"Mai più Alitalia!".
Da Italiani è certo che ci pestiamo i coglioni.
Tra la popolazione viaggiante c'è anche la certezza che gli stessi dipendenti Alitalia (o CAI che siano) boicottino la Compagnia. Non è pura follia?

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