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Noi e la Democrazia

Dall'Amico Prof. Savino Chiariello di Firenze riceviamo e pubblichiamo nella speranza che i nostri Lettori seguano il suggerimento di questo studioso appassionato di democrazia americana e innamorato dell'Europa.

"Grazie, Oscar,

per aver riportato nella mia mente, e in quella di tutti i tuoi lettori, il discorso di Pericle agli ateniesi del 461 a.C., tratto dalle Storie dello storico Tucidide (V Secolo, 455-404): è un elogio della democrazia ateniese basata non sul governo dei ricchi, ma sulle capacità di ciascuno.

Esso fa molto riflettere ed è di sorprendente attualità. Per questo motivo, merita di essere maggiormente valorizzato da parte tua. Al riguardo, vorrei suggerirti:

a) d'invitare ciascuno dei tuoi lettori ad inviare il discorso di Pericle a cinque amici;

b) di scrivere nella "Letter from Washington" una lettera aperta indirizzata al Presidente dell'Unione Europea, invitandolo a inserire il discorso di Pericle negli opuscoli divulgativi-istituzionali.

Pian piano, il concetto di democrazia si rafforzerebbe e crescerebbe il senso della storia e la consapevolezza del rapporto di continuità nei confronti del passato.

E tutto ciò, nella prospettiva di veder partorire, dal basso, politici più responsabili nel soddisfare le esigenze primarie dei cittadini (in particolare: sanità e lavoro), e come tali degni di guidare una comunità all'insegna di una migliore democrazia.

Un caro saluto. Savino Chiariello

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Il discorso di Pericle agli Ateniesi fatto nel 461 aC. Lo riproponiamo nel caso a qualcuno fosse sfuggito:

2500 anni fa ad Atene facevano cosi’...

"Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche dirispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così."

[Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.]

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