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Deleverage, come uscirne?



                                                                       di Guido Colomba      

Mario Monti è di destra o di sinistra? Se lo domanda sul "Corriere della Sera" di oggi Galli della Loggia escludendo entrambe le ipotesi. In realtà, il ruolo di Monti si racchiude in una frase usata alla vigilia dell'incontro romano con il cancelliere Angela Merkel: "Un passo avanti nella Ue". E' questa la chiave interpretativa del summit della scorsa settimana più gradita a Monti. Il deleverage, frutto della crisi partita dal crack di Lehman Brothers tre anni e mezzo fa, sta riducendo gli asset bancari specie quelli esteri. La sfiducia tra le banche ha reso i mercati finanziari sempre più a matrice nazionale. E' questo il vero problema europeo. Il collegamento tra i debiti bancari e quelli sovrani ha creato un circuito perverso che ha reso l'impalcatura europea un ectoplasma finanziario. Ecco perché Monti ha ribadito che l'Italia non chiede alcun aiuto e che il sistema antispread, vittorioso a Bruxelles, era ed è nell'interesse di tutta l'Europa. Se non si esce da questa situazione l'intera impalcatura rischia di crollare. Mercato monetario e mercato finanziario si sono scissi in un limbo molto pericoloso. Non è affatto vero che Monti, dopo il positivo esito del summit, voglia o possa (come vorrebbero i partiti che lo sostengono) rallentare il cammino verso l'equilibrio dei conti pubblici e ammorbidire la spending review. Ed è questo l'argomento portante ribadito con la Merkel anche oggi a Roma. Monti non ha alcun interesse a parlare di vittoria sulla Merkel. Passo dopo passo si sta rilanciando il partenariato europeo che è stato miracolosamente salvato dai due interventi della Bce. Non a caso, negli Usa, Draghi è considerato uno dei personaggi non politici più potenti del mondo. Senza l'intervento della Bce con i mille miliardi prestati a oltre 750 banche europee, l'Eurozona non esisterebbe più. La Bce ha provveduto a garantire gli scambi valutari tra euro e dollaro in più occasioni assicurando la continuità degli scambi commerciali internazionali. Gli Usa temono questa evenienza ed hanno scelto Mario Monti come interprete tra i più affidabili e preparati per rilanciare il sistema europeo. Ieri, al ricevimento dell'ambasciata Usa, Thorne ha definito il ruolo di Monti "cruciale" nell'interesse di tutto l'Occidente. E' questo quadro di insieme che i partiti ed i sindacati italiani paiono incapaci di comprendere. L'Italia sta pagando la sua bassa credibilità. Basti pensare che nel 2013 pagheremo interessi sul debito per ben 91 miliardi di euro, cioè 36 miliardi in più della Francia che ha una esposizione eguale a quella italiana; 21 miliardi in più della Gran Bretagna che si sta avvicinando ai nostri livelli; 27 miliardi in più della Germania il cui debito è nettamente superiore a quello italiano. Il summit del 28-29 giugno costituisce il primo passo del salvataggio non solo con il meccanismo anti-spread che bloccherà la speculazione dei mercati ma anche con l'annuncio del trasferimento della vigilanza alla Banca centrale europea come premessa all'unione bancaria. Non è chiaro cosa accadrà all'Eba che si è distinta per il discrimine esercitato nei confronti delle banche italiane cui fu chiesto di versare altri 13,5 miliardi di euro (a causa del mark to market applicato sui bond sovrani) mentre altre banche come Dexia risultavano esenti da questa ponderazione pur essendo imbottite di derivati "tossici". Insomma l'Europa si è fatta male da sola e l'Italia, prima di Monti, era incapace persino di difendersi consentendo ad alcuni fondi esteri di comprare i titoli bancari italiani a metà del prezzo di sei mesi prima. Un altro aspetto riguarda l'eliminazione del ruolo di creditore privilegiato finora riconosciuto ai fondi Efsm-Esm. Mancano ancora i dettagli tecnici né è chiaro se i fondi potranno intervenire anche sul mercato secondario. Ma il cammino è tracciato. Per la prima volta in Italia si sta facendo un lavoro di squadra. Ci sono purtroppo molte voci "fuori dal coro". Tra queste la Confindustria, irritualmente alleata con la Cgil, dove il nuovo presidente si sta distinguendo con commenti sopra le righe del tutto inappropriati alla situazione. (Guido Colomba) Copyright 2012
     
     

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