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Monti, rischio-Italia e rischio-California

di Guido Colomba

Vi sono due notizie positive che accompagnano la campagna elettorale caratterizzata dalla totale assenza di dibattito sulle cose da fare. La prima riguarda la quota di titoli di Stato posseduta da investitori internazionali. E' di nuovo in aumento, sopra il 30%, in coincidenza con il venir meno del rischio-Italia misurato dal calo dello spread da 575 (novembre 2011) a 246 di venerdì scorso. Eppure in questi ultimi tredici mesi il Tesoro ha emesso Titoli di Stato per 470 miliardi di euro: il calo dello spread significa un risparmio sul servizio del debito di 45 miliardi nel triennio. Solo un recupero della credibilità internazionale avrebbe consentito questo straordinario risultato che ha evito il default all'Italia. Dunque, obiettivo centrato grazie alla lungimiranza di Napolitano ed alla azione di Monti. La seconda notizia riguarda la California (38 milioni di abitanti) che appena due anni fa ha sfiorato la bancarotta come la Grecia con un debito superiore ai 600 miliardi e un deficit corrente di 26 miliardi. Le misure di aumento delle tasse e tagli di spesa hanno fatto invertire la rotta. Il miracolo è riuscito grazie al governatore democratico Jerry Brown: il bilancio 2013-14 è tornato in attivo (851 milioni) pur contenendo più spese sanitarie e investimenti per l'istruzione ma, al tempo stesso, vincolando un terzo del surplus all'abbattimento del deficit residuo. Dopo l'austerity torna la felicità. La California continua ad essere il terzo Stato per crescita di popolazione e la sua economia equivale all'ottava nel mondo. E' possibile estendere questo esempio all'Italia? Mario Platero (Sole-24Ore) lo ha chiesto all'economista Cary Leahay: "In Italia - ha risposto - non ci sono ancora quei margini di flessibilità su regole e lavoro impliciti nel sistema americano. Soprattutto non avete una classe politica in grado di tagliare la spesa pubblica e la percentuale dello Stato nell'economia. Ma visto che ora avete le elezioni è in quello che si vedrà la differenza". Ciò conferma che all'estero vi è una chiara percezione dei tre principali mali italiani: (1) scarsa produttività (siamo all'ultimo posto nell'eurozona nei dieci anni trascorsi); 2) spesa pubblica che supera il 50% del PIL con tragici effetti sulla pressione fiscale; 3) rilevante presenza dello Stato nell'economia. Basti l'esempio delle oltre 8000 società municipalizzate che fanno capo agli Enti locali e che assorbono risorse e cumulano perdite. Purtroppo, i veti incrociati, favoriti dalle super competenze attribuite dalla Costituzione alle Regioni, rendono molto difficile, senza modificare le regole di questo gioco al massacro, una efficace inversione di rotta. Ciò si riflette anche sulla possibilità di vendere il patrimonio pubblico. E' stato proprio il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, intervistato durante le primarie del Pd, a ricordare a Radio 24 che vendere una caserma nel centro di Firenze richiede oltre 35 passaggi autorizzativi per ottenere un cambio d'uso. Altrimenti, così com'è il valore è nullo.