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Il successo economico di Obama

U.S. President Barack Obama is photographed standing in front of the Resolute Desk in the Oval Office of the White House, December 6, 2012.


di Guido Colomba

(The Financial Review n 771) Obama sta avendo un successo economico superiore alle aspettative. In Europa ben pochi credevano veramente alla possibilità di questo successo che vede gli Usa vicini a cancellare i "deficit gemelli" (debito corrente pubblico e privato) scesi del 21% in cinque anni. Ora la creazione di una grande zona di libero scambio Usa-Europa, all'insegna di un rilancio del manifacturing, rappresenta la grande sfida dell'Occidente proprio mentre il mondo arabo accentua la sua implosione destinata ad incidere su tutti i movimenti islamisti (con conseguente accentuato nervosismo delle frange più estremiste). La grande crisi finanziaria, innescata nel 2008 dai derivati, sembra aver superato il punto di svolta. Le grandi banche Usa viaggiano verso i 100 miliardi di utili nel 2013. L'Europa comincia a dare deboli segnali di ripresa. L'Italia, nonostante l'assenza di una spending review, sta aprendo il ventaglio delle possibilità. Tre notizie appaiono significative. (1) La Cassa depositi e prestiti (Cdp) può mobilitare investimenti fino a 80 miliardi di euro cui si possono aggiungere 15 miliardi per le piccole e medie imprese laddove i minibond possano essere pienamente utilizzati. Allo studio vi sono anche le privatizzazioni. (2) Ma tutto si gioca sulle Pmi. L'industria italiana fa l'88% dei ricavi nei mercati esteri e sono proprio le "eccellenze" italiane delle medie imprese a dare il maggior contributo. Inoltre, sono in risalita gli scambi con i partner europei. Non a caso l'euro si rafforza. La percezione internazionale di questa mini svolta è confermata dallo spread Btp- Bund che ieri ha toccato il minimo da due anni a 248 punti base con il rendimento dei decennali al 4,16%. Inoltre anche le banche cominciano a rimborsare (10-15 miliardi) la Bce sui prestiti Ltro a tre anni a conferma di un miglioramento della liquidità interbancaria. Però accanto a questi segnali resta il problema del gap tra gli annunci e le realizzazioni visto che anche il "Decreto del fare", varato ieri dal Parlamento, appare condizionato ai famosi decreti attuativi. Inoltre, il "credit crunch" continua a pesare visto che finora il 90-95% dei finanziamenti alle imprese avviene tramite il circuito bancario. (3) Ecco perché ha grande significato il ruolo dell'"equity crowd funding", autorizzato dalla Consob per la prima volta in Europa, che consente alle piccole aziende di rivolgersi on line al mercato finanziario. Significativa la decisione di Azimut di acquistare una forte partecipazione nella piattaforma elettronica (Digital Magics) che è finalizzata proprio al finanziamento on line delle start up. In sintonia agiscono i fondi di investimento specializzati nel venture capital. In embrione sta nascendo un mercato dei capitali non bancario, ispirato al ben noto pragmatismo americano, che potrebbe dare una forte accelerazione alla ripresa del tessuto industriale in termini di innovazione, produttività e internazionalizzazione. Il fatto che vi sia una sorta di azione a tenaglia tra la CDP "pubblica" e intermediari finanziari privati, come il gruppo Azimut, costituisce una novità assoluta. Occorre ora sensibilizzare il governo e la classe politica a puntare con decisione al rilancio del settore manifatturiero, l'unico in grado di rilanciare l'economia e creare occupazione duratura. Il contesto internazionale è indispensabile. In questo senso é auspicabile che la Farnesina (con l’ICE) intensifichi la collaborazione nell'ambito del Transatlantic Economic Council per evitare che i Paesi del Nord Europa ne traggano i maggiori vantaggi. (Guido Colomba) Copyright 2013 - Edizione italiana.