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I Massoni italiani eleggono il Gran Maestro.

Grande Oriente
Domenica 2 marzo urne aperte per l'elezione del nuovo Gran Maestro
ElezioniIl 2 marzo oltre 16.252 fratelli maestri su un totale di 22.181 iscritti al Grande Oriente d'Italia andranno alle urne per eleggere il nuovo Gran Maestro e i membri della Giunta che governerà l'Ordine nel quinquennio 2014-2019. Sono tre le liste elettorali che sono state ammesse a partecipare dalla Commissione elettorale nazionale (Cen) dopo la verifica dei requisiti di candidabilità previsti dagli articoli 30 e 35 della Costituzione del Grande Oriente. Sono eleggibili i Fratelli con anzianità al grado di Maestro non inferiore a sette anni e che siano stati Maestri venerabili almeno per un anno. L'elettorato attivo è esercitato da tutti i Fratelli Maestri della Comunione, che con voto segreto e su liste bloccate, designano il Gran Maestro e i membri della Giunta. La formula "un maestro un voto" fu introdotta nel 2000 con delibera della Gran Loggia su proposta della Giunta guidata dal Gran Maestro Gustavo Raffi ad appena un anno dall'inizio del primo mandato. Una riforma che ha avuto la finalità di rendere tutti i Fratelli Maestri soggetti attivi dell'intero processo elettorale, e non solo di una parte di esso, come avveniva quando potevano votare solo i Maestri Venerabili. Il nuovo meccanismo ha introdotto elementi di trasparenza, partecipazione e consapevolezza nella scelta di chi deve essere investito ritualmente del ruolo di guida iniziatica della Comunione massonica. Per poter essere eletto Gran Maestro bisogna ottenere il 40% dei voti validi. Se ciò non avviene si va al ballottaggio: la data cautelativamente fissata in questa tornata elettorale è il 23 marzo. La cerimonia di istallazione si terrà il 5 aprile nel corso dell'assemblea della Gran Loggia a Rimini. Le tre liste, i curricula dei candidati e altro materiale riguardante le elezioni 2014 sono scaricabili in formato pdf nell' Area Goi del sito www.grandeoriente.it 

Da Cavour a Yalta

Alberto Pasolini Zanelli
La nuova mappa del Mar Nero disegna nuove frontiere fra i Buoni e i Cattivi. Da una parte la nuova Ucraina uscita dalle “urne” di piazza Maidan, l’America delle ritornanti tentazioni neoconservatrici e l’Europa sparagnina dell’Austerity che promette vaghe generosità. Dall’altra la Russia “neoimperiale” di Putin e delle Olimpiadi di Sochi e la Crimea. Una divisione un po’ schematica, soprattutto per l’Italia, il cui atlante storico rammenta pagine singolari. Per cominciare, senza la Crimea, forse, non ci sarebbe l’Italia unita.
O almeno sarebbe nata più tardi se a Cavour non fosse venuto in mente di intrufolare il suo Piemonte in una terra esotica in una guerra cui era del tutto estraneo, a difendere il sultano ottomano dallo zar di Russia. Oggi è un’abitudine, quasi un dovere mandar alpini o carabinieri in Irak o in Afghanistan, allora fu un colpo di genio di uno statista e patriota inventivo e spregiudicato: mandò i bersaglieri a dare una mano agli zuavi di Napoleone III e ai cavalleggeri della Carica dei Seicento. Gli inglesi ci guadagnarono il poema immortale di Tennyson, noi  la memoria della Cernaia e il quadro in  un museo storico di Istanbul, con un bersagliere ferito sorretto da due camerati turchi. Nonché - lo impariamo alle elementari - una sedia al tavolo della pace e un debito dell’ultimo imperatore dei Francesi, che saldò a Solferino scaraventando gli austriaci fuori d’Italia.
Un ricordino facile. Non, per carità, un esempio. Non ci sarà un bis. Al massimo ci chiederanno un voto all’Onu o alla Nato, un discorsetto pensoso. Lo scontro fra Crimea e Ucraina diventerà fra Ucraina e Russia e magari fra Russia e America, ma troverà dei limiti nel buon senso di Obama e di Putin. E poi la Crimea è il paese di Yalta, cinica spartizione dell’Europa. Però anche della prima arma batteriologica della Storia, per mano dei Mongoli dell’Orda d’Oro. Decimati dalla Peste Nera, pensarono bene di catapultarne i cadaveri dentro le mura di Kaffa, la città in Crimea che assediavano. Prima c’erano passati gli Unni, i Goti, i Bulgari, i Turchi, i Tartari. Li guidava un discendente di Gengis Khan Fondarono un khanato e lo chiamarono Krim, il nome con cui conosciamo la Crimea.
Prima si chiamava Tauride e grondava destino già nella tragedia e nel Mito dei Greci. Euripide ci mandò Ifigenia, prima profuga dalla guerra di Troia. Ben prima di Omero Giasone c’era andato alla conquista del Vello d’Oro, che pare guarisse le ferite, un anticipo del miracolo gentile di Florence Nightingale, Musa della Croce Rossa e contemporanea dei bersaglieri. I Tartari erano stato sottomessi settant’anni prima dalla Grande Caterina, pressappoco all’epoca in cui Mosca strappava l’Ucraina alla Polonia. Con la russificazione la penisola riacquistò molti suoi nomi europei, cioè ellenici. La capitale è ridiventata Simferopol e Sebastopoli la base navale in cui si affrontano due flotte rivali, eredi di quella sovietica.
La Crimea è una terra difficile e densa di sangue. Nella guerra civile che infuriò la Russia dopo la rivoluzione bolscevica fu l’ultima spiaggia dei “Bianchi”. Quando si arresero, nel 1920, furono massacrati dai Rossi in 50mila. Nella seconda guerra mondiale la Crimea fu occupata dai tedeschi, accolti con simpatia da parte dei Tartari. Al ritorno dei sovietici tutti furono puniti con la deportazione nell’Asia centrale, dove la metà morì di stenti. La “pulizia etnica” era in corso il giorno in cui Roosevelt e Churchill furono accolti da Stalin a Yalta per il “vertice” che sancì la spartizione dell’ Europa.
I superstiti poterono rientrare dopo il dissolvimento dell’Urss, ma già nel 1954 il successore di Stalin Nikita Kruscev, ucraino di nascita, aveva “trasferito” la Crimea dalla sovranità russa a quella ucraina. I Russi costituiscono il 60 per cento degli abitanti, gli Ucraini il 25, i Tartari il 12. In tutte le elezioni ha prevalso il partito guidato da Yanukovich, deposto dalla piazza e dal Parlamento di Kiev: un metodo che i Russi di Crimea paiono voler imitare. Memori, i Tartari si schierano con gli ucraini e scendono in piazza a loro volta. Mosca mobilita cacciabombardieri, Kiev denuncia una “aggressione” Washington distribuisce moniti, le due flotte di Sebastopoli si guardano più in cagnesco che mai.
Una guerra di secessione? Un pretesto per i nostalgici della Guerra Fredda? O Yalta srotolerà tappeti rossi per un altro piccolo vertice di spartizione? Una nuova Peste Nera è un incubo remoto. E nessuno offre bersaglieri. Se vuole rimanere unita, l’Italia stavolta deve arrangiarsi.


Memento: governare non e' stare sui media

Michigan’s hard luck story has been told and retold. Detroit, once the Motor City of the World and fifth largest city in the US, today boasts the same population as Nashville, Tennessee and a 14% unemployment rate. The state’s unemployment rate is 8.8% — 2.3 points higher than the nation. And, sadly, so on.
Zogby Analytics just completed a poll of 500 Michigan voters and found that President Barack Obama’s popularity has suffered dramatically. The poll, conducted online February 26, shows the President’s job approval as upside down – 43% approve, 54% disapprove. This in a state that first elected him in 2008 with 57% of their vote, and then followed by re-electing him in 2012 with 54%. Perhaps most ominous for the President – and the Democrats he supports – is that only 32% of independent voters approval of his job performance. And only 25% of Michigan voters believe the country is headed in the right direction.
So that should spell a good year for the Republicans in the state, right? Hardly. Congress, which is half controlled by a GOP majority, gets a thumbs up from only 15%, with four in five (79%) disapproving and Democrats lead right now in the Congressional generic in the state by eight points – 40% to 32%. The current GOP governor, Rick Snyder, leads his Democratic challenger, but his job rating is only slightly higher than the President’s. And former two-term Secretary of State Terri Lynn Land holds only a tiny lead (41%-38%) over her Democratic opponent in the US Senate race to replace longtime Senator Carl Levin.
The GOP is very competitive in this swing state but we might have figured that the President’s low numbers would be a drag on his party. No doubt the Democrats are hurting but the Republicans cannot gloat or take out the champagne and victory cigars yet. Drilling down into the polling numbers a bit, that Congressional generic reveals that 25% are undecided overall – including 56% of independents. Over 20% are still undecided in the Senate race, including a much larger percentage of independents.
Michigan voters speak for the nation. Voters are at record levels of disenchantment but neither party is quite ready to pick up the mantle of this disenchantment and express voter sentiment. In the same Michigan poll, we found that the anger and resentment of 2010 is largely gone. Only 17% described themselves as “mad as hell and not going to take it anymore. Another 9% said that politics and government were largely “okay” – but 62% said that “significant improvement is needed”. The problem for both political parties is that neither is seen as providing that significant improvement.
So we are left with demographics and turnout. If the economy is improving and Obamacare is working enough to energize its beneficiaries, then look for some Democratic surprises in November. If the GOP can resolve its “who is the real conservative” dilemma and speak with a united voice they may be able to mobilize their turnout as they did in 2010. On the flip side, if in the process the GOP finds its inner conservative soul in the form social issues, look for a significantly higher turnout of younger voters than in 2010  – particularly young women – who will come out to mainly vote against a party they are seeing more and more as retrograde.
For now, slight advantage to the GOP but it is still too early. Michigan voters are just not happy about anything or anyone just yet. When we asked those who said they were either “bitter” or “mad as hell” who they were most angry with, 37% said President Obama, 17% said the GOP, and 46% said they were mad at both.
(Zogby Analytics)

There Is No Hell Fire; Adam & Eve Not Real – Pope Francis Exposes

Pope Francis 1 There Is No Hell Fire; Adam & Eve Not Real – Pope Francis Exposes
In his latest revelations, Pope Francis said:
“Through humility, soul searching, and prayerful contemplation we have gained a new understanding of certain dogmas. The church no longer believes in a literal hell where people suffer. This doctrine is incompatible with the infinite love of God. God is not a judge but a friend and a lover of humanity. God seeks not to condemn but only to embrace. Like the fable of Adam and Eve, we see hell as a literary device. Hell is merely a metaphor for the isolated soul, which like all souls ultimately will be united in love with God.”
In a shocking speech that is reverberating across the world, Pope Francis declared that:
“All religions are true, because they are true in the hearts of all those who believe in them. What other kind of truth is there? In the past, the church has been harsh on those it deemed morally wrong or sinful. Today, we no longer judge. Like a loving father, we never condemn our children. Our church is big enough for heterosexuals and homosexuals, for the pro-life and the pro-choice! For conservatives and liberals, even communists are welcome and have joined us. We all love and worship the same God.”
In the last six months, Catholic cardinals, bishops and theologians have been deliberating in the Vatican City, in discussing the future of the church and redefining long-held Catholic doctrines and dogmas. The Third Vatican Council, is the largest and most important since the Second Vatican Council was concluded in 1962.
Pope Francis convened the new council to “finally finish the work of the Second Vatican Council.”
The Third Vatican Council concluded with Pope Francis announcing that…
Catholicism is now a “modern and reasonable religion, which has undergone evolutionary changes. The time has come to abandon all intolerance. We must recognize that religious truth evolves and changes. Truth is not absolute or set in stone. Even atheists acknowledge the divine. Through acts of love and charity the atheist acknowledges God as well, and redeems his own soul, becoming an active participant in the redemption of humanity.”
One statement in the Pope’s speech has sent traditionalists into a fit of confusion and hysteria…
“God is changing and evolving as we are, For God lives in us and in our hearts. When we spread love and kindness in the world, we touch our own divinity and recognize it. The Bible is a beautiful holy book, but like all great and ancient works, some passages are outdated. Some even call for intolerance or judgement. The time has come to see these verses as later interpolations, contrary to the message of love and truth, which otherwise radiates through scripture. In accordance with our new understanding, we will begin to ordain women as cardinals, bishops and priests. In the future, it is my hope that we will have a woman pope one day. Let no door be closed to women that is open to men!”
A few cardinals in the Catholic church are against Pope Francis’ latest declarations. Watch out for the report.
SOURCE: Copyright © 2013 Diversity Chronicle All Rights Reser

Diario Indiano: il letto, la doccia, il filtro, la famiglia, etc.

Townscape Resort

Il letto
In una villetta vicina alla nostra nel comprensorio dotato di grande piscina, palestra, campo da basket, tennis, etc. hanno realizzato tre appartamenti di lusso non ancora affittati.
Il proprietario ci avvicina e ce li vuol  mostrare. Molto ben rifiniti. Le camere da letto sono piccole. Dove mettono i letti, e' la nostra domanda? Il Tizio ci guarda un po' perplesso: "Qui in India si dorme su delle stuoie che poi al mattino vengono arrotolate".

La doccia
Le docce si dividono in wet e dry. Le prime sono quelle presenti nella maggior parte delle case indiane. Non c'e' la cabina dentro la quale rinchiudersi. L'acqua caduta sul pavimento del bagno viene avviata allo scolo con una spatola stile tergicristalli montata su un bastone.
La doccia dry e' la nostra, ma si trova solo negli hotel a quattro stelle e nelle case private di persone affluenti.





Il filtro acqua e lo schizzetto
Se uno non vuole passare la vita seduto sulla tazza del bagno a causa della dissenteria determinata dall'acqua inquinata deve acquistare i bottiglioni di Bisleri. Questo il nome di uno scienziato di Milano che agli inizi del '900 venne qui in India e inizio' la produzione di acqua depurata nei vari stabilimenti che andava costruendo. Oggi la parola Bisleri e' sinonimo di acqua potabile in ognuna delle tante lingue di questa nazione continente.
Ma se uno non vuol avere a che fare con la gestione di questi bottiglioni di plastica dall'aspetto polveroso, deve installare un superfiltro con il quale depurare almeno l'acqua da bere. Il mercato dei superfiltri e' fiorente in India. Si tratta di solide apparecchiature alimentate elettricamente che costano un equivalente di 400 dollari e non sono quindi alla portata di tutti.Chi non  se li puo' permettere deve sperare negli anticorpi.
Quanto allo schizzetto che si trova accanto alla tazza del bagno si tratta di un particolare igienico che fa sorridere i cultori della carta igienica. Eppure le abluzioni sono adottate in tre quarti del globo. L'unico inconveniente e' costituito dal divieto di usare la mano sinistra quando si mangia, perche' questa e' usata solo per i lavaggi. Ed anche i mancini devono usare la destra che raccoglie il cibo e se lo porta alla bocca con l'aiuto di un pezzo di schiacciata.

La Famiglia
Al di la' e sopra le divisioni determinate dalla appartenenza ad una casta e ad una religione, in India domina sovrana l'istituzione familiare. Tutto si decide nell'ambito della famiglia. A cominciare dai matrimoni che sono una iattura per i genitori di figlie femmine (come si dice dalle nostra parti) perche'
bisogna accordarsi con la famiglia del futuro sposo. Il matrimonio si basa su una scelta di carattere economico e castale (anche se la costituzione all'articolo 15 consente il matrimonio tra esponenti di caste diverse). I diretti interessati hanno una minima voce in capitolo.
Quanto alle esperienze prematrimoniali con altri partners o all'adulterio questi, se scoperti, sono considerati un grave danno di immagine per la famiglia. Sino ad arrivare negli stati rurali allo stupro di gruppo familiare per punire ovviamente la donna che viene considerata un oggetto e meno di un animale.
La famiglia si fa sentire anche nelle scelte professionali dei figli. Mio figlio Marco cerca di far capire ai suoi venti ingegneri che sono loro gli artefici della propria vita. E si imbestialisce quando qualcuno gli espone una domanda che riguarda la sua posizione professionale dicendo: " La mia mamma chiede di sapere..."
Questo pesante vincolo familiare si va attenuando nelle grandi citta' dove non e' raro incontrare qualche bella ragazza che convive con un partner. Ma si tratta di casi isolati e di persone lontane dai controlli familiari perche' distanti.

Il cinema
Agli indiani piace il cinema. Nelle metropoli ci sono multisale superattrezzate sia come proiezione che come sonoro. Poltrone allungabili, popcorn non solo salato ma anche caramellato. Intervallo a meta' film. A  Mumbai le proiezioni sono precedute dall'immagine della bandiera e dall'inno nazionale. Tutti in piedi, stranieri compresi, ovviamente.
I film indiani fatti a Bollywood si concludono con un breve musical degli attori. I film americani sono spesso sotto titolati per favorire la comprensione del dialogo. I posti sono pre assegnati in molte sale. Il che fa lievitare il biglietto d'ingresso. Si parte da 160 rupie pari a tre dollari sino a 300 e oltre.

Metal detectors
In India si vive nella paranoia dell'attentato. Purtroppo la cronaca conferma questo pericolo. All'ingresso di ogni supermercato, cinema, albergo, banca, ospedale, museo e via citando si deve passare attraverso i metal detectors. Le borse vengono analizzate a parte. Ogni tanto capita che il militare di turno si soffermi un po' troppo a palpeggiare il cavallo dei pantaloni alla ricerca di qualche arma nascosta. La cosa non fa molto piacere a parte l'inclinazione personale dell'agente .
Prima di entrare in un parcheggio le auto sono ispezionate con specchi. La nostra Nano viene fatta passare senza troppi impicci. Ormai ci conoscono.

Metropolitana
Stanno completando la metropolitana di Bangalore che corre in larga parte su sopraelevata. Nei giorni scorsi le tremende strade della capitale HT dell'India hanno subito una improvvisa trasformazione. Molte sono state asfaltate anche se i giornali pubblicano foto di strade nelle quali l'asfalto manca in un rettangolo dove doveva sostare una vettura che non e' stata rimossa prima della posa del bitume. Anche le montagne di spazzatura nelle quali pascolano le vacche  sacre sono state in  parte rimosse. Un conoscente indiano ci dice che questo attivismo di facciata e' determinato dalla vicinanza delle elezioni generali che si terranno tra poco.

Cellulare
La guida in moto o in auto parlando al cellulare e' proibita.  Cosi' come fumare in strada puo' portarti in guardina. Un dipendente di Marco e' stato beccato da un poliziotto che gli ha contestato l'uso del cellulare mentre guidava. La patente? Lasciata a casa (non cel'ha proprio). Multa da 500 rupie e ritiro della patente con obbligo di presenza in Corte. "Ho solo 100 rupie" dice il giovane al poliziotto che intasca il biglietto e lo lascia andare.

Un continuo costruire
A Bangalore sono in ultimazione palazzoni com migliaia di appartamenti, nonostante la recessione che ha colpito il paese. Uno si chiede come faranno a vendere quelle case. Per piu' di venti anni la nazione ha vissuto sullo sviluppo dello high tech, grazie soprattutto ai call centers istituiti dalle grandi societa' americane. La crisi che ha colpito gli Stati Uniti si e' fatta sentire pesantemente. Anche gli indiani stanno riducendo il numero di addetti per una stessa funzione cosi' come va aumentando la popolazione dei senza lavoro. La bomba nucleare della reazione popolare sta cominciando a ticchettare.
Il turismo straniero e' in forte caduta.

Ed anche questa e' India.




Diario Indiano: Pompeii, la Nano, le Donne e i Cobra

Pompeii-poster.jpg

Pompei:
decidiamo di andare a vedere Pompei in 3d. Ricerca su Internet: l'unico spettacolo alle 7:30 e' in un mall chiamato Cinepolis. Percorriamo venti chilometri in mezzo alla bolgia del 'rush hour'. Ci capita persino di vedere una donna in sari, che sta inviando un messaggino, incurante delle auto, moto, camion che cercano di schivarla.
Arrivati nel mal, alla biglietteria ci dicono che la proiezione e' stata cancellata perche' non ci sono spettatori.
"Ma ci siamo noi e abbiamo fatto questa strada per venire qui."
Arriva il manager del cinema e autorizza la proiezione. Siamo in un modernissimo teatro di 400 posti e ci vediamo Pompei, film catastrofe (e che cosa ti aspettavi?) cucito in Canada con una infinita' di effetti speciali molto belli, una storiella d'amore tutta da ridere ma che piace al pubblico meno smaliziato. E il pensiero costante "Quando sara' la prossima eruzione del Vesuvio?". Inutile fare gli scongiuri perche' il parere dei vulcanologi deve essere tenuto in considerazione.

Le Donne
A Mumbai abbiamo visto un sacco di donne molto belle e tutte in jeans e abiti occidentali. D'accordo: eravamo nella South Mumbai, in un albergo extra lusso. Ci e' venuto in mente il primo viaggio in Cina, tanti anni fa all'epoca delle Quattro Modernizzazioni. A Shangai e Pechino eravamo immersi in una marea umana, rigorosamente in uniforme che ti scivolava addosso nelle strade senza toccarti. A Canton invece le donne cominciavano a dare una interpretazione personale all'uniforme, inserendo qualche maglia colorata o modificando giacca e pantaloni. Bisogna lasciare spazio alle donne. Solo loro riescono a fare le vere rivoluzioni.

Tata Nano - Left Front Three Quarter (Exterior)

La Tata Nano
Siamo andati dal concessionario della Tata perche' sulla Nano di Marco si era accesa la spia del motore. La Nano e' la macchina meno costosa del mondo: si porta a casa con meno di 3500 dollari equivalenti in rupie, tasse e assicurazione compresi.
La linea e' stata studiata dagli  italiani, il motore e' un bicilindrico di 600cc raffreddato a liquido. Grande abitabilita', specialmente in altezza. La Nano ha tutto quello che serve ad un automobilista che voglia un mezzo per spostarsi in economia nelle pessime strade indiane. Nonostante le tante qualita', la Nano e' un flop di marketing da manuale.Agli indiani non piace perche' ricorda troppo da vicino un rickshaw, il veicolo a tre ruote. Chi decide di passare dalle due ruote all'auto vuole avere una macchina 'vera' anche se molto piu' costosa. Gli indiani si meravigliano nel vedere degli occidentali che se la cavano benissimo nel pauroso traffico di Bangalore a bordo della Nano. Non capiscono che, al di la' delle considerazioni economiche, la scelta di questa vettura e' una risposta culturale agli stereotipi di qusta nazione.
Il colosso Tata sta cercando nuove motivazioni di marketing per promuovere questa interessante vettura, ma i profitti gli arrivano quest'anno dalla Jaguar e dalla Land Rover che hanno acquistato dagli inglesi pochi anni fa.

Il Cobra
Grande agitazione degli uomini del comprensorio dove  Marco ha la sua villetta. Intorno alla casa hanno scoperto un cobra che deve essere catturato e spedito da qualche altra parte. Sembra che a Bangalore i serpenti stiano di casa, considerata la vicinanza con i boschi ed il clima di questo altipiano a mille metri di altezza.
Ogni volta che usciamo dalla porta di casa ci domandiamo se per caso non ci sia qualche visita di un cobra nelle vicinanze.

La security
Nel nostro resort abbiamo decine di guardie con turni di notte. Ma ci hanno piu' volte consigliato di non far uscire la moglie la sera anche solo per portare fuori il cane. Purtroppo molti estranei di qualche baraccopoli vicina saltano i muri che delimitano questa area. E vai a sapere che potrebbero fare se vedessero una donna sola con un piccolo cane. I giornali locali danno l'ennesima notizia di un tale, padre di tre figlie, che ha attirato a casa sua la bambina dei vicini di quattro anni e l'ha violentata. Per fortuna, si fa per dire, c'era una vicina curiosa che guardava da una finestra ed ha chiamato la polizia.
Ed anche questa e' India




Alessandro Buttice', un grande italiano che lavora per l'Italia, ma non in Italia

Alessandro Butticè

A Bruxelles, in occasione della cerimonia di commiato dal servizio permanente
effettivo Corpo del Colonnello (ora Gen. B. della Riserva), Alessandro Butticé, e del
vernissage di un ritratto in uniforme, opera del pittore belga Emmanuel
Beyens, ha partecipato, oltre a numerosi colleghi ed alti dirigenti delle Istituzioni
comunitarie, anche il Vice Presidente della Commissione Europea, Antonio
Tajani (nella foto in basso). Il Gen. B. (r.) Alessandro Butticé, quale
primo e più anziano ufficiale della Guardia di Finanza in servizio, dall'ottobre del
1990, presso le Istituzioni Europee, ha aperto al Corpo e ai tanti altri colleghi
che lo hanno seguito la strada sugli scenari europei ed internazionali. Continuerà
ora il suo servizio a Bruxelles, quale alto dirigente della Commissione Europea.
Dalla seconda metà degli Anni Ottanta, Il Gen. Butticé ha anche significativamente
contribuito all'introduzione nella Guardia di Finanza delle più moderne tecniche
di comunicazione istituzionale, a livello nazionale prima, ed internazionale
poi, contribuendo al restiling della rivista “Il Finanziere”.
Nello stesso periodo ha dato anche il suo apporto personale per la pubblicazione
del periodico “Fiamme Gialle”, supportando l'attività redazionale.
Una significativa lettera aperta di saluto a superiori e colleghi di ogni ordine e
grado è stata pubblicata dalla rivista on line Argil news, con un significativo articolo
del Direttore, e Vicepresidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, Dr. Gino Falleri.
Ad esse hanno dato significative risposte, oltre a tanti colleghi e collaboratori,
le massime autorità del Corpo e delle Istituzioni Europee che hanno conosciuto e
apprezzato Alessandro Butticé. Tra questi anche l'ex Presidente della
Commissione Europea, Prof. Romano FiammeGialle / Febbraio 2014 17
Prodi, e l'ex Vice Presidente, Consigliere di Stato Franco Frattini.
Il Prof. Prodi, col quale il Generale Butticé ha collaborato nei primi anni di vita
dell'OLAF, l'Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode, dei quali è stato per anni alto
dirigente e portavoce, ha definito il suo lavoro come “straordinario, anche perché
bisognava fare tutto dall'inizio – ha ricordato il Prof. Prodi - e non era certo un compito
facile. Nemmeno era facile vincere una certa diffidenza nei confronti
dell'Italia riguardo ad una funzione così delicata come quella che Le era stata affidata.
Per questo motivo – ha concluso - trovo del tutto appropriato il finale della
lettera che richiama la Sua doppia fedeltà all'Italia e all'Europa.”
In occasione di una visita alla Presidenza Nazionale, d'intesa e con l'incoraggiamento
del Presidente e del Vicepresidente Vicario dell'ANFI, Gen. C.A. Giovanni
Verdicchio, e Gen. C.A. Umberto Fava, il Gen. Butticé ha manifestato la sua intenzione
di costituire la Sezione A.N.F.I. di “Bruxelles-Unione Europea”, nella quale tutti 
coloro che hanno condiviso, condividono e vorranno condividere i valori
più nobili e l'orgoglio dell'essere “Finanziere”, in Europa e per l'Europa, saranno i
benvenuti. Grazie, Alessandro, per la tua iniziativa che consentirà all’A.N.F.I. una 
maggiore proiezione e visibilità internazionale.

Diario indiano: Mumbai




Trident, Nariman Point, Mumbai offers spacious and well appointed banqueting and event spaces with the latest amenities.

L'aereo della Air India sta atterando e sorvola a bassa quota alcune colline coperte da baracche, senza soluzione di contintuita'. Sotto i tuguri di lamiera e cartone vivono milioni di quei venti che secondo le informazioni ufficiali costituiscono la popolazione metropolitana di Mumbai, un tempo Bombai. Questo enorme slum si chiama Dhavari.
Usciti dall'aeroporto per i voli domestici (caratterizzato da una nuova torre di controllo di originale interpretazione architettonica), ci immergiamo nel traffico della  mattinata. Abbiamo prenotato un taxi che per 30 dollari al giorno sara' a disposizione per otto ore.
La prima sorpresa: il traffico e' indiano, ovvero fatto di non rispetto delle regole. Ognuno supera dove puo', suonando  il clakson perche' in questo paese si 'deve' suonare. Al punto che sul retro degli autocarri scrivono "sound the horn".
Ma la prina immersione nel traffico di  Mumbai e' piacevole se si fa un paragone con l'orribile caos che caratterizza le strade di Bangalore, capitale high tech dell'India e capitale dello stato di Karnataka.
La prima cosa che salta agli occhi e' l'assenza dei maledettisimi rikshaw. A Bangalore sono decine di migliaia, infestano le strade, schizzano da tutte le parti, inquinano con i loro motorini.
Nel centro storico e finanziario di Mumbai i rikshaw sono stati aboliti. Solo taxi alimentati a gas naturale e auto private. Questi triclicli a motore (in Sri Lanka li chiamano tuk-tuk) sono autorizzati solo a Bandra (sobborgo di Mumbai) e devono anch'essi essere alimentati a gas liquido. Ed allora uno si rende conto che se le autorita' del governo locale funzionano i risultati non tardano a venire.
La seconda sorpresa e' la pulizia delle strade che compete con quella di Colombo, capitale dello Sri Lanka.
Non trovi una cartaccia per terra. Per chi vive nel letamaio di Bangalore il confronto e' immediato.
Poi ti immergi nell'extra lusso del Trident Hotel dove e' facile dimenticare i milioni di diseredati che vivono in Dharavi, lo slum piu' grande del mondo.

Non si sa quanti siano quelli che vivono, si fa per dire, in Dharavi. L'inizio di questo slum risale alla occupazione britannica. Alla fine del '900 in Dharavi scoppio' la peste bubbonica che si e' poi diffusa in tutta l'India con decine di milioni di morti.
A Dharavi non ci sono fognature. Una toilet per 1440 persone. La gente urina e defeca nel Mahim Creek. Colera, dissenteria cronica, tubercolosi e criminalita' diffusa sono i mali di questa popolazione. Il film "Slum Dog Millionaire" e'  stato girato in questa area.

Nella zona alberghiera di Nariman Point le auto parcheggiate vanno dalle piu' celebri europee alle Rolls Royce. Arrivati in albergo abbiamo appreso che un magnate musulmano aveva prenotato duecento camere per gli ospiti del matrimonio di una figlia. Per strada non e' mancata la presenza del cavallo bianco coperto di drappi sul quale doveva cavalcare lo sposo.

Visita obbligatoria al Taj President Hotel dove nel 2008 si e' avuto l'attacco terroristico che e' costato la vita a centinaia di persone compresi ospiti stranieri degli alberghi e poliziotti. L'azione dei guerriglieri e' stata finanziata dal Pakistan e condotta in otto punti della parte sud di Mumbai, compreso il Trident, l'albergo in cui ci troviamo.

Allora si comprende perche' per entrare in un cinema, in un supermercato, in un mall, in un albergo sia necessario sottoporsi a ripetuti esami da parte degli ufficiali delle diverse security, compresi i metal detectors. Negli aeroporti indiani i controlli di sicurezza sono divisi per sesso. Le donne sono rinchiuse in cabine e non si escludono visite ginecologiche perche' il pericolo di attentati suicidi, usando tamponi esplosivi, e' sempre piu' attuale.

I punti obbligati nella visita a Mumbai sono: le cave di Elephanta da raggiungere con un'ora di battello, salendo 250 alti gradini. Famose per la rappresentazione della 'Trimurti' che non ha nulla a che vedere con la triplice sindacale italiana, ma si riferisce a Brahma (dio della creazione), Vishnu (dio della conservazione) e Shiva (dio della distruzione). 
Il Prince of Wales Museum e' molto bello e curato. 

Ma la visita piu' toccante, almeno per chi scrive, e' stata alla casa dove Ghandi ha vissuto dal 1917 al 1934. Chiamata Mani Bhavan dal nome di un precedente proprietario, l'abitazione apparteneva a Revashankar Jagjeevan Jhaveri un attivista politico.
Nel 2010 Barack Obama ha visitato questo piccolo museo che comprende la stanza dove il Mahatma Ghandi dormiva, studiava e filava la lana. 

La sua strenua lotta politica contro le autorita' inglesi  e la sua uccisone il 30 gennaio del 1948 ad opera di un musulmano fondamentalista avrebbero dovuto abolire in India la discriminazione tra le caste e aiutare i poveri a modificare il proprio stato di vita ed avere opportunita' per realizzarsi.
Oggi l'India e' uno dei protagonisti mondiali. Ma solo quella parte di India che rappresenta il vertice dell'immensa piramide di questa popolazione. Del resto la presenza dello slum Dharavi che contrasta con il lusso della Mumbai fatta di finanza e industria ne e' la tangibile dimostrazione.
Oscar

The face of Gandhi in old age—smiling, wearing glasses, and with a white sash over his right shoulder




Chi ha vinto in Ucraina?

Alberto Pasolini Zanelli
Vladimir Putin ha vinto le olimpiadi di Sochi. Ha portato a casa un bel sacchetto di medaglie e soprattutto la soddisfazione della smentita delle previsioni catastrofiche che erano circolate, forse non a caso, in Occidente all’immediata vigilia. Sono rimasti fuori, soprattutto, i terroristi la cui ombra si era stesa sull’intera celebrazione, teoricamente solo sportiva. Ma per il resto il presidente russo è rientrato al Cremlino sotto il peso di una sconfitta politica, non definitiva ma per ora innegabile. Da Kiev Putin non ha riportato a casa nemmeno una medaglietta di bronzo. La crisi ucraina, certo non risolta, presenta tuttavia un bilancio provvisorio negativo per la Russia. Sulle piazze ucraine si è ripetuto, aggravato e tinto di sangue, il sogno della Rivoluzione Arancio, trasformandola di nuovo in una copia della Primavera del Tahir del Cairo.
Quella sulla piazza Maidan di Kiev nacque tre anni fa dalla ribellione a un test elettorale inquinato e portò sul momento alla vittoria dei partiti “occidentalisti”, che aspiravano a integrare il Paese in Europa e nella Nato, tranciando  il cordone ombelicale millenario con la Russia. Però poi gli “amici” di Mosca rivinsero le elezioni e, tornati al potere, ne abusarono, per esempio gettando in carcere il leader uscente Julija Timoshenko. Il nuovo presidente Yanukovich aveva cercato, per il resto, di barcamenarsi, tenendosi buono Putin e incamminandosi sulla strada di una cooperazione con l’Ue. Finché fu costretto a scegliere e proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto concludere le trattativa con Bruxelles, si tirò indietro, “convinto” da un massiccio prestito finanziario del Cremlino. Dal quel giorno la parola è tornata alla piazza e il governo ha alternato invano repressione e concessioni, ammanettando i critici un giorno sì e cooptandoli al potere un giorno no. Ma non è riuscito a fermare la piazza, ad evitare che la violenza prendesse il sopravvento. Alla fine la pacifica protesta è degenerata in golpe. Il Parlamento ha “cacciato” un presidente che era stato eletto dal popolo. Julija Timoshenko è uscita dall’infermeria del carcere, Yanukovich è partito per l’esilio. A Kiev è rifiorita una speranza che rischia però di confondersi con lo smarrimento. Putin ha cercato di evitare tutto questo, ha scelto le mosse sbagliate, ha perso.
Per ora. Perché della crisi ucraina conosciamo un bollettino della vittoria, non una soluzione. L’unica cosa chiara è come essa è nata: da una crisi economica, anzi dal peggioramento continuo di impoverimento del Paese, dai tentativi dei suoi governanti (gli uni e gli altri, gli “europeisti” e i “russofili”) di risolverla con l’aiuto dell’estero. L’Ucraina è e resta in condizioni economiche disastrose. Il reddito mensile della maggior parte dei suoi 45 milioni di abitanti si aggira sui 50 euro, la disoccupazione è enorme, enorme l’emigrazione verso le aree prospere della Russia ma soprattutto verso tutti i Paesi dell’Occidente. Li vediamo arrivare, sono milioni, in grande maggioranza donne. L’Ucraina ci dona le sue badanti.
L’Occidente aveva da offrire una miscela tra qualche aiuto immediato, molte promesse, un ambizioso programma di semi integrazione politica. Il governo di Kiev si era barcamenato, sperando di poter fruire di una specie di asta fra l’Ue (con il sostegno neppur troppo discreto dell’America) e i contanti che Putin era pronto a calare sul tavolo: un prestito di 15 miliardi e uno sconto del 35 per cento sulle forniture energetiche. Yanukovich ha scelto Mosca, non prevedeva che ne sarebbe scaturita una rivolta molto simile a una rivoluzione. Forse sperava che l’Occidente avrebbe “rilanciato”, magari attenuando per l’occasione i toni severi e poco invitanti dell’Austerity. Invece diversi governi europei hanno soffiato sul fuoco. Caso limite la Polonia, il cui ministro degli Esteri ha minacciato i leader della protesta di abbandonarli se non si fossero attenuti alle sue istruzioni: “Altrimenti – ha detto – vi troverete addosso la legge marziale, l’esercito. E sarete tutti morti”. L’America ha tenuto altri toni, diversi però dal consiglio che il presidente Usa, George H. Bush, diede vent’anni fa da un balcone sulla Maidan a una folla plaudente: “Portate pazienza, date la precedenza alla democrazia sull’indipendenza”. Lo ascoltarono allora, non oggi.


Una proposta per il governo Renzi

Guido Colomba
Una proposta per il governo Renzi (e per il Parlamento). Per battere la burocrazia che blocca l'attività legislativa e paralizza il Paese (478 decreti su 830 ancora non scritti) non basta sostituire quelle cento persone (consiglieri e avvocati di Stato) che hanno in mano il potere effettivo dei ministri. Con l'aggravante di essere sempre le stesse persone che effettuano un incestuoso scambio di incarichi. Occorre, al tempo stesso, guardare l'altra faccia della medaglia. Cioè capire come e quando è nato il "male oscuro" di leggi dello Stato la cui "implementation" è subordinata ai famigerati decreti attuativi. Renzi, annunciando la sua battaglia alla burocrazia, ha affermato che occorre un cambio di mentalità e di cultura. Dunque, andiamo all'origine del problema affidando l'incarico alle Commissioni parlamentari di ottenere dalle Amministrazioni Pubbliche pareri e impegni scritti entro trenta giorni dalle hearing in modo tale che in sede redigente il testo sia già autoapplicativo. Ove in aula maturassero nuove modifiche si dovrà attuare la stessa procedura: chiedere alle Amministrazioni pubbliche, entro 30 giorni, analoghi impegni attuativi che verranno acquisiti nel disegno di legge. Ovviamente il primo soggetto di questo adempimento è la Ragioneria dello Stato (più Direzione Generale del Tesoro) che troppe volte ha mercanteggiato la "bollinatura" costringendo i governi (e commissioni parlamentari) a rovinose retromarce. Il governo dell'economia (re: Panebianco, Corriere 23 feb.) affidato a Padoan, deve partire da questa premessa visto che, a oltre due anni dall'insediamento del Governo Monti, meno del 40% di quei provvedimenti è stato attuato. Il problema si estende alla politica fiscale, una delle tre riforme annunciate da Renzi, dove l'Agenzia delle Entrate recupera solo il 4-5% delle tasse evase nonostante i roboanti annunci al pubblico dei tax payers. Il tema riguarda anche i ripetuti "condoni" che hanno visto entrare nelle casse dello Stato cifre nettamente inferiori a quelle concordate con gli evasori. La retorica contro la burocrazia non serve a nulla se non si prende atto che tutto ciò si traduce in mancati incassi per decine di miliardi che gridano vendetta allo spettacolo offerto dal governo Letta che per dieci mesi ha cercato di trovare 4,5 miliardi per abolire l'IMU. Non è difficile, in questo contesto, comprendere la diffusa ostilità (in prima fila giornali e televisioni) che la casta rivolge al nuovo governo Renzi se non nella percezione tra la "main street" che gli interessi colpiti sono così diffusi da rasentare il panico. Vi è poi il tema delle banche e del credit crunch. Con cinque anni di ritardo si è iniziato a parlare di "bad bank". Altri paesi, come Inghilterra, Spagna ecc, vi hanno fatto ricorso con successo (tra gli esempi storici vi è la Svezia negli anni '90). In Italia, una retorica istituzionale, inutile quanto non veritiera, ha evitato questo strumento ampiamente collaudato nel mondo occidentale. Una debacle per la Banca d'Italia. Sul banco degli imputati la Vigilanza come dimostrano i più recenti episodi di Monte dei Paschi e Banca Marche. Chi paga per questi errori? Nel frattempo il sistema bancario italiano è alle prese con il macigno di 155 miliardi di crediti inesigibili. Il credit crunch, così prolungato, ha queste origini. Un tema reso ancora più complicato dalla necessità di ricapitalizzare le banche più deboli con almeno 8 miliardi di euro entro aprile (Mps sta pagando l'8% di interessi sul prestito statale, non era meglio la bad bank?). Gli appelli di Confindustria restano privi di riscontro: solo 22 miliardi su 100-110 di debiti della PA sono stati rimborsati alle imprese. Silenzio sul cuneo fiscale. Sorprende che il governatore Visco continui a difendere "questa gestione" della finanza pubblica indicandola all'attenzione di Matteo Renzi.  Con l'avvento del nuovo governo, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, potrà auspicabilmente dare contenuti concreti a cominciare dallo sfoltimento delle oltre 30mila partecipazioni societarie che fanno capo alle amministrazioni pubbliche (si stima con un rosso di 23 miliardi). Di queste 2023 società, partecipate dagli Enti locali, sono in rosso perenne. Stesso discorso per la centralizzazione degli acquisti (ruolo Consip) con la definizione dei costi standard. Se ne parla da anni ma con scarsi risultati (solo per lo Stato centrale almeno 800 milioni di risparmi all'anno). C'è uno Stato da rifare. La pressione fiscale è tale che gli italiani non sono disposti ad aspettare oltre. (Guido Colomba)

Diario indiano: un paese di soli uomini?

In qualsiasi ora del giorno nei quartieri periferici di Bangalore, nelle strade intasate dal traffico infernale, si vedono solo uomini, in larga maggioranza giovani. Verso le cinque del pomeriggio escono dalle fabbriche gruppetti di donne, le une vicine alle altre che attendono il bus che le riportera' a casa. Nei villaggi le donne le vedi soprattutto alle fontane dove si caricano su un fianco delle grandi brocche di plastica piene di acqua che portano nel loro domicilio fatto spesso di lamiere ondulate e pezzi di legno.
Diverso e' il caso dei malls nei quali la fauna femminile ha un diverso atteggiamento, seguendo i dettami della TV che insegna alle ragazze come vestirsi e acconciarsi ala moda.
Alla domanda" dove sono le donne?" la risposta e': "Stanno a casa.". E lo fanno perche' la tradizione lo impone, ma sopratutto per sicurezza. In India la cultura imperante, soprattutto negli stati rurali, vede la donna come un soggetto privo di tutti i diritti riconosciuti al maschio.
Guardate questa tabella sulla popolazione indiana:

India's Population 2014


Current Population of India in 20141,270,272,105 (1.27 billion)
Total Male Population in India655,875,026 (655.8 million)
Total Female Population in India614,397,079 (614.4 million)
Sex Ratio940 females per 1,000 males
Age structure
0 to 25 years50% of India's current population
Currently, there are about 51 births in India in a minute.
India's Population in 20121.22 billion
India's Population in 20111.21 billion

Il numero degli uomini sopravanza di di 40 milioni quello delle donne. Nei secoli passati la nascita di una bambina era considerata una calamiita' perche' il padre doveva sborsare la dote per far uscire la figlia da casa. Non e' che la situazione sia cambiata di molto da allora.
I matrimoni sono nella stragrande maggioranza concordati tra le famiglie che devono trovare un punto d'incontro proprio sulla dote. Grande importanza ha l'oroscopo la cui consultazione consente la definizione o meno della data degli sponsali che sono un rituale che coinvolge decine di membri delle due famiglie.
Di questo miliardo e 270 milioni l'India che conosciamo, con la quale commerciamo, della quale vediamo i migliori films di Bollywood, e' composta da 450-500 milioni. Il resto di questa immensa popolazione deve arrangiarsi sino ad arrivare a quelli che vivono, se gli va bene, con non piu' di due dollari al giorno. Se si aggiungono le divisioni costituite dalla quattro caste principali, dalle diverse religioni e sette, si avra' un'idea sia pure molto limitata degli immensi problemi che questa societa' deve affrontare.
Quando ci si imbatte in questi gruppi di giovani che al calar del sole vagolano senza una meta si capisce il perche' di tante storie di violenza di gruppo sulle donne.
La  prostituzione e' illegale in India. Un quartiere di Bangalore chiamato K.R Market accoglie nei suoi vicoli decine e decine di bordelli nei quali lavorano delle schiave del sesso molte delle quali HIV positive. Ognuna deve soddisfare dai 15 ai 50 clienti al giorno. Di quello che incassano a loro viene riconosciuto solo il dieci per cento. E ringrazino qualche dio che almeno gli viene offerto un tetto e un po' di cibo.

La mamma degli imbecilli e' sempre incinta

Secondo una televisione indiana e' stata recapitata una busta all'ambasciata indiana a Roma contenente un bossolo. Non e' dato sapere se si tratta di una bufala anche perche' da parte dei diplomatici a Roma non e' venuta alcuna conferma. Se la notizia fosse vera l'imbecille che ha ideato questa iniziativa nella sua ottusita' non si rende conto che ha aggravato la sorte dei due marines italiani (non sono maro, porca miseria), alla vigilia della, si spera, definitiva sentenza della Suprema Corte il prossimo 24 febbraio. A questo si aggiunga che a fare le spese di questo pesante clima sono le centinaia di aziende italiane e i loro dirigenti e dipendenti che stanno operando con successo in India da tempo. Purtroppo la mdre degli imbecilli e' sempre incinta.
Oscar
Bangalore,
India

Previsioni Vesuvio: terque, quaterque, etc.

File:Vesuvius from plane.jpg

*(di Nicola Facciolini)*

Vesuvio, una superbomba termonucleare ad orologeria: lahars,
nubi ardenti, colonne di gas e fontane di lava nella catastrofe di Ercolano
e Pompei dell'Anno Domini 79, descritta nel kolossal "Pompeii" di Paul W.S.
Anderson (Germania, Usa, 2014). Nulla al confronto di quel che realmente
potrebbe succedere all'unica, estesa supercaldera magmatica del
Vesuvio/Campi Flegrei/Golfo di Napoli da 500mila megatoni, a 8-10
chilometri di profondità. Nella migliore delle ipotesi, due settimane di
preavviso. Le testimonianze geologiche mostrano come, in un arco di tempo
geologicamente recente, le eruzioni pliniane del Vesuvio si siano
susseguite secondo un ritmo irregolare ma allarmante. Le eruzioni maggiori
ebbero luogo 25mila, 17mila, 15mila, 11.400 e 8mila anni fa. Le nubi
ardenti nel 79 d.C. uccisero all'istante gli abitanti di Ercolano e Pompei
con temperature di 600 e 300 gradi Celsius. Almeno tre milioni di persone
oggi rischiano la vita a Napoli e sei milioni in Campania. Gli scienziati
dell'Osservatorio Vesuviano Ingv rassicurano la popolazione: "Il nostro è
un servizio alla popolazione, per la massima trasparenza e condivisione Non
c'è alcuna intenzione di nascondere i fenomeni naturali alla popolazione,
anzi essi vengono condivisi fin dal primo momento. **Pertanto, essa deve
essere percepita in termini di grande sicurezza e fiducia, e non può e non
deve divenire fonte di ansie". **Nuovi studi scientifici allargano la Zona
Rossa dei flussi piroclastici a tutta Napoli ma, in caso di prevedibile
eruzione subpliniana, per evacuare e salvare tre milioni di persone servono
nuove autostrade a dieci corsie, treni antisismici ad alta velocità, vie di
fuga dirette ovunque purché oltre i 250 Km dalla megacaldera, la seconda
più distruttiva sulla Terra dopo quella americana di Yellowstone.
Aggiornato il Piano di Protezione Civile del Vesuvio, ma non basta! Sul
nostro territorio esistono almeno dieci vulcani attivi negli ultimi 10mila
anni: Colli Albani, Campi Flegrei, Vesuvio, Ischia, Stromboli, Lipari,
Vulcano, Etna, Pantelleria e Isola Ferdinandea. L'Italia ha un'antica
tradizione in vulcanologia ma l'improvvisa catastrofe più colossale di
sempre è nel futuro. L'eruzione delle pomici di Avellino di 3794 anni fa
causò un collasso socio-demografico che portò all'abbandono dell'intera
area di Napoli per secoli! Un'eruzione simile oggi scatenerebbe uno tsunami
distruttivo capace di devastare Napoli e buona parte del suo
hinterland.* *L'eruzione
di Avellino scaraventò nella stratosfera quasi 100mila tonnellate al
secondo di roccia surriscaldata, scorie e ceneri.* *Nelle fasi iniziali
dell'eruzione di Avellino, il flusso fu istantaneamente letale, specie
nelle aree più vicine al Vesuvio. Un vento arroventato, soffocante, avanzò
a circa 385 chilometri orari, toccando temperature non inferiori ai 480
gradi Celsius e trattenendo abbastanza calore da far bollire l'acqua a 15
chilometri di distanza dalla bocca del Vesuvio**.*




Ucraina, patria difficile

Alberto Pasolini Zanelli
L’Ucraina torna ad esplodere. A ritmi sempre più serrati, dai giorni di quella rivoluzione color arancio che, come poi la Primavera Araba, accese tanti entusiasmi e speranze premature. Fu sconfessato, allora, un verdetto delle urne inquinato e vinsero invece i partiti “occidentalisti”, che aspiravano a integrare il Paese in Europa e nella Nato, tranciando  il cordone ombelicale millenario con la Russia. Però poi gli “amici” di Mosca rivinsero le elezioni  e, tornati al potere, ne abusarono, per esempio gettando in carcere il leader uscente Julija Timoshenko. Il nuovo presidente Yanukovich, cercò, per il resto, di barcamenarsi, tenendosi buono Putin e incamminandosi sulla strada di una cooperazione con l’Ue. Finché fu costretto a scegliere e proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto concludere le trattativa con Bruxelles, si tirò indietro, “convinto” da un massiccio prestito finanziario del Cremlino.
Da allora parla la piazza. Il governo alterna repressione e concessioni. Gli oppositori a volte vengono arrestati e maltrattati e altre volte si vedono offrire la presidenza del Consiglio. Ma poi si  torna agli scontri, ogni volta più sanguinosi e letali. E la crisi si internazionalizza, si  trasforma in  duello tra Stati Uniti e Russia, in una sequela anacronistica della Guerra Fredda. Putin vorrebbe restituire alla Russia un ruolo di grande potenza e una zona di influenza il più possibile simile a quella che spettò all’Urss dopo la Seconda guerra mondiale.
E gli ucraini cosa vogliono? Sono divisi, non solo dalle idee ma soprattutto dalla loro Storia travagliata, di un passato che non è passato. La Russia non nacque a Mosca ma proprio a Kiev, con l’avvento del cristianesimo ortodosso e il mito della Terza Roma. Ma poi l’epicentro si spostò a Nord e l’Ucraina appartenne per secoli non a Mosca ma a Varsavia, fino alla spartizione della Polonia quasi contemporanea alla Rivoluzione francese. Durante la Prima guerra mondiale e la guerra civile russa vi si affrontarono armate bolsceviche, zariste, tedesche, polacche, nazionaliste. Vinsero i Rossi e l’Ucraina diventò il “granaio” dell’Urss mentre i suoi cittadini venivano fatti morire di fame; fino alla nuova invasione tedesca che vide parecchi ucraini allearsi con Hitler pur di combattere Stalin. Forme di guerriglia si prolungarono fino al 1950. Gli spiriti sono così divisi che una recente celebrazione della “liberazione” del 1945 è stata recentemente inscenata da soldati senza uniformi riconoscibili.
Quella guerra costò all’Ucraina sette milioni di morti. I ricordi sono antichi e potenti, si intrufolano nei calcoli politici ed economici. Forse saranno egualmente questi ultimi a prevalere. L’Ucraina paga petrolio e gas russi più cari, per esempio, dell’Italia. Potrà trasferirsi nel campo occidentale le reiterate violenze lo rendono più probabile, le esperienze no. Sulla piazza in cui roteano in queste notti le spade elettroniche dei duelli un presidente americano, George H. Bush, parlò da un balcone poche settimane prima della dissoluzione dell’Urss, freneticamente applaudito. Ma consigliò agli ucraini di portare pazienza.

Pasolini.zanelli@gmail.com

LA STORIA DEI NOSTRI MARO' GRIDA VENDETTA


di Beatrice Rangoni Machiavelli

Sono tanti i personaggi politici che non meritano la stima degli italiani, fra questi desidero segnalare il Signor Ignazio La Russa, non del tutto estraneo alla grave disavventura capitata ai nostri innocenti Marò.

Pare che, per ragioni che ignoro, abbia voluto che sulla nave italiana ci fossero i due fucilieri. Affermo questo perché è stato sostenuto - e non smentito - che per desiderio di La Russa i nostri Marò sono stati assegnati alla nave senza un regolare contratto che avrebbe dovuto precisare in quali circostanze fosse consentito l'uso delle armi.

E' probabile che questa inadempienza abbia giustificato la fretta, altrimenti incomprensibile, con la quale i nostri due fucilieri sono stati rispediti in India. Anche se era stato preso un impegno in tal senso, nulla vietava di precisare che in ogni modo avrebbero dovuto prima subire il processo secondo la giustizia italiana.

Non possiamo che augurarci, per loro e le loro famiglie, che possano tornare al più presto, anche se non si può escludere che - al corrente dell'errore italiano - l'India, in campagna elettorale, metta sul piatto della bilancia la dimostrazione che può non tenere in conto il volere delle potenze occidentali.

Italy recalls Delhi envoy for talks on marines

Deccan Herald

Italy recalls Delhi envoy for talks on marines Reuters Image

 After the Supreme Court on Tuesday deferred hearing in the trial of the two Italian Navy personnel to February 24, Rome termed the postponement as “unacceptable” and went on to note the “manifest inability” of judicial authorities of India in handling the case.

New Delhi’s envoy to Rome, Basant Kumar Gupta, was summoned to the Ministry of Foreign Affairs of the Italian government, which also recalled its own ambassador to India, Daniele Mancini, for consultation.

“Italy takes note of the new unacceptable deferment ruled this morning by the Indian Supreme Court in the case of Italian marines, (Massimiliano) Latorre and (Salvatore) Girone, and the manifest inability of Indian judicial authorities in handling the case,” Emma Bonino, Minister for Foreign Affairs of Italy, said in Rome.

Her statement was put up on the website of the Ministry of Foreign Affairs of the Italian government soon after the Supreme Court of India gave the government time till February 24 to clarify if a tough anti-piracy law would be invoked against the marines, who are accused of killing two Indian fishermen off the coast of Kerala in February 2012.

“The Italian government ordered the immediate recall of the Italian Ambassador in New Dehli, Daniele Mancini, for consultations in Rome,” Bonino said in Rome.

The Supreme Court deferred the hearing till February 24 after Attorney General G E Vahanvati submitted before a bench headed by Justice B S Chauhan that the government was waiting for the opinion of the Ministry of Law and Justice on the issue of invoking the Suppression of Unlawful Acts against Safety of Maritime Navigation and Fixed Platforms on Continental Shelf Act (or the SUA Act). Vahanvati also submitted before the Supreme Court that the opinion of the Ministry of Law and Justice might come on Friday.

Ministry of Foreign Affairs secretary-general Michele Valensise said that Rome would proceed with renewed vigour in its efforts in all forums to protect the position of its marines and would continue to insist on respect for international law.

Marines case: Italy protests ‘delay’, recalls envoy


(The Times of India)
NEW DELHI: Accusing India of behaving in an ambiguous and unreliable manner on the issue of its two marines charged with murdering a couple of fishermen off Kerala, Italy on Tuesday recalled its ambassador, Daniele Mancini, to Rome "for consultations''. It also summoned Indian ambassador to Italy Basant Gupta to register a strong protest against the manner in which the trial in the Supreme Court has been delayed. 

After the apex court postponed the case for further hearing on February 24, the Italian foreign ministry reacted by saying this was "yet another unacceptable, deliberate delay'' and ordered ambassador Mancini to immediately depart for Rome. 

According to Italian news agency ANSA, foreign ministry secretary-general Michele Valensise conveyed to Gupta that the case showed "an Indian desire to draw out the affair beyond all limits". 

"The Indian judicial authorities' delaying tactics — two years on from the incident — are unacceptable and indicate an Indian desire to procrastinate beyond all limits," said the Italian official in a statement. Italy's foreign minister Emma Bonino said Italy "will continue and intensify action to defend its sovereign rights in line with international law". This is the second time Italy has recalled its ambassador in the case. The first was in May 2012 when the marines were charged with murder. 

"Italy's main aim remains trying to obtain the return of the two marines as quickly as possible," Bonino said. Defence minister Mario Mauro was equally scathing in his criticism, saying Italy was faced with an ambiguous behaviour and a lack of trustworthiness on the part of Indian authorities. 

Italy said the decision to recall the ambassador reflected the feelings of the Italian people. 

Meanwhile, in New Delhi, official sources said the ministry of external affairs has not been informed by Italy about the move. "There is no need for the Italian government to inform MEA if they are calling their ambassador for consultations," an official said. 

The marines, Massimiliano Latorre and Salvatore Girone, are facing murder charges for allegedly killing two Indian fishermen in February 2012. 

Italy has registered strong protest against India for slapping the provisions of the Suppression of Unlawful Acts against Safety of Maritime Navigation and Fixed Platforms on Continental Shelf (SUA) Act against the marines, asserting that these provisions are slapped against pirates and its marines are not pirates. 

Italy has also lobbied with the European Union and the United Nations in this regard.

Ode in onore di Emma Bonino

Gentile Signora Bonino:
sicuramente non si ricorda di me anche se ci siamo conosciuti al Four Season di 
Washington DC qualche anno fa. Ho avuto il piacere di riprendere su questo  blog 
il suo articolo  sulla mutilazione degli organi sessuali femminili pubblicato con risalto 
dal Deccan Herald, quotidiano di Bangalore, la capitale tecnologica dell'India.
Le rubo qualche secondo, ammesso che le facciano leggere quanto di seguito, 
per esprimerle  tutto il mio apprezzamento come cittadino che vive tra Washington 
e India, per l'impostazione data, sia pure  in zona Cesarini, alla vicenda dei due 
fucilieri italiani 'detenuti' da due anni in territorio indiano.
Di fronte all'incoerenza delle autorita' indiane e dopo tanti meschini comportamenti 
dei suoi colleghi politici e ministeriali italiani, Lei ha saputo imprimere alla vicenda 
dei due marinai italiani l'unico assetto che forse potra' portare ad una soluzione 
positiva ma che certamente sta salvando l'immagine di un paese, l'Italia, tremebondo, 
afflitto da endemica paura di salvare il prestigio di un popolo compromesso da 
intrallazzi e manovre di sottobanco nel commercio internazionale. 
Da troppo tempo si sta giocando sulla pelle di due soldati che sono accusati di 
avere fatto il proprio dovere. 
Da troppo tempo si ripetono le visite di politici italiani 
che, con la scusa di portare la testimonianza dell'affetto italiano ai due marines, 
vengono in India per farsi pubblicita' senza tenere conto che le autorita' 
indiane gli hanno sbattuto sul muso le porte senza riceverli.
Auguro a Lei e a noi una felice soluzione di questa vicenda che sta mettendo a 
rischio la convivenza internazionale.
Con molta stima
Oscar Bartoli
Bangalore (India)




Ping pong indiano sui due Marines italiani


Maro': Corte indiana rinvia udienza(ANSA) - NEW DELHI, 18 FEB - La Corte Suprema indiana ha deciso oggi di rinviare l'udienza sul caso dei Maro' a lunedì 24 febbraio alle 14 (le 9,30 in Italia) in attesa di una risposta scritta del governo sull'applicabilità o meno per questo caso della legge per la repressione della pirateria (Sua act).

Renzi e spending review: eliminare il fortino del potere burocratico


di Guido Colomba

La priorità di Matteo Renzi è quella di sconfiggere il fortino del potere 
rappresentato dai superburocrati che bloccano il Paese, attestato dai 
478 decreti (su 830) ancora non scritti dalla burocrazia. Come ha detto 
Giuseppe De Rita (Corriere della Sera, 16 feb.) la politica è resa inefficace 
"dall'alta dirigenza e dall'appiattimento lobbistico degli apparati". L'ennesima
prova l'ha fornita il ministro (uscente) Saccomanni secondo cui "è priva 
di utilità" la clausola di flessibilità di Bruxelles in quanto richiederebbe 
una manovra restrittiva di pari entità con effetti che sarebbero neutri 
o negativi sulla crescita nel breve periodo". Forse l'ex direttore generale 
di Bankitalia è convinto che gli italiani siano tutti bamboccioni visto che, 
negli ultimi due anni, il Tesoro ha motivato l'austerity sostenendo che 
bisognasse far uscire l'Italia dalla procedura di infrazione relativa al 
non rispetto del 3% nel deficit di bilancio proprio per poter effettuare 
investimenti (in deroga) finalizzati alla crescita e alla creazione di posti 
di lavoro. Con la legge di stabilità questo traguardo - rispetto del 3% - 
è stato faticosamente raggiunto come insegna la penosa vicenda legata 
all'abolizione dell'IMU. Eppure Saccomani fa sapere che tutto ciò è 
"inutile" e che il governo sta preparando il materiale analitico necessario 
ad assumere decisioni "eventualmente" da comunicare alla Commissione 
Ue. A conferma di ciò ieri, commentando l'incarico a Matteo Renzi, ha 
messo in guardia dai rischi che a suo dire sono legati al "cambio di passo". 
Per Saccomanni andare veloci significa scivolare in un precipizio. Ecco 
perchè il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, è stato 
messo su un binario morto. Nell'ultimo quinquennio Grecia, Irlanda e 
Spagna (non a caso Madrid paga uno spread inferiore) hanno ridotto 
la spesa pubblica, l'Italia l'ha aumentata. Non è solo una questione di 
spesa ma anche di semplificazione della PA: il costo degli adempimenti 
amministrativi per le imprese supera i 27 miliardi all'anno, un record del 
mondo occidentale. Basti considerare che avviare una nuova impresa 
costa in Italia 2100 euro contro una media Ue di 370 euro. Per ottenere 
una licenza occorrono mediamente 234 giorni. Il disagio delle imprese 
(in 5 anni bruciati 134 miliardi di fatturato) è stato espresso dagli industriali 
piemontesi con una marcia digitale dei 40 mila. I debiti della PA continuano 
ad essere pagati col contagocce (in due anni solo il 20% del totale 
(stimato 100-110 miliardi). Il Job Act porterà a livello mitteleuropeo la 
disciplina e la tutela del lavoro ponendo sotto controllo il cuneo fiscale. 
Nessuno mette in dubbio che sia indispensabile una nuova legge elettorale 
insieme alla riforma del titolo V della Costituzione per eliminare le 
"sovrapposizioni" tra Stato e Regioni che impediscono di assumere 
decisioni rapide e mettono le imprese in una condizione di inferiorità 
sul resto dell'UE. L'ondata di sfiducia e insofferenza è alimentata proprio 
dai "reiterati episodi di incuria e di cattiva gestione, di clientelismo e di 
corruzione che hanno contrassegnato l'operato di numerose amministrazioni 
regionali di diversa colorazione " (re: Valerio Castronovo, Sole 24 Ore -14 feb). Fortunatamente Matteo Renzi e l'ex vicesindaco Dario Nardella hanno 
ben capito la gravità della situazione. Il terreno è già predisposto. 
Tre settimane fa, Nardella ha parlato al convegno sulla spending 
review (29 gennaio), dove Cottarelli era relatore, per mettere a nudo 
tutti i vizi della burocrazia auspicando normative "autoapplicative" 
(senza ricorrere a decreti attuativi evitando "interventi localistici e 
microsettoriali"). Un'analisi "up to date" come non si sentiva da anni. 
E' significativo che Cottarelli (proviene dal FMI) abbia fatto appello 
alla politica perchè siano raggiunti gli obiettivi di riduzione della spesa 
pubblica confermando così che il pugno di ferro dei super burocrati 
della Ragioneria e della Direzione generale del Tesoro di fatto blocca 
qualsiasi iniziativa. Giova ricordare che da due anni la direzione generale 
del Tesoro è caratterizzata dalla immissione di uomini di fiducia di via 
Nazionale. Ed è tempo che il "fortino" della Banca d'Italia cominci a 
guardare al paese reale con più concretezza anche nel confronto 
internazionale per arginare le crescenti diseguaglianze. Per il governo 
Renzi la parola magica è "implementation".  (Guido Colomba - Copyright 2014- 
edizione italiana). 

Start-Up America: Our Best Hope

(Thomas L. Friedman dal New York Times)
PALO ALTO, Calif. — THE most striking thing about 
visiting Silicon Valley these days is how many creative
 ideas you can hear in just 48 hours. Jeff Weiner, the 
chief executive  of LinkedIn, explains how his company 
aims to build an economic graph that will link together 
the whole global work force with every job being offered
in the world, full-time and temporary, for-profit and 
volunteer, the skills needed for each job, and a presence
for every higher education institution everywhere 
offering a way to acquire those skills. What they all have
 in common is they wake up every day and ask: “What 
are the biggest trends in the world, and how do I best 
invent/reinvent my business to thrive from them?” 
They’re fixated on creating abundance, not redividing
scarcity, and  they respect no limits on imagination.
No idea here is “off the table.”Aaron Levie, the chief 
executive  of Box, explains how his online storage and 
collaboration technology is enabling anyone on any 
mobile device to securely upload files, collaborate, 
and share content from anywhere to anywhere.
Laszlo Bock, who oversees all hiring at Google, lays 
out the innovative ways his company has learned to
identify talented people who have never gone to 
college. Brian Chesky, the co-founder of Airbnb, 
explains how his start-up has, in the blink of an eye, 
become one of the biggest providers of overnight 
rooms in the world — challenging Hilton and Marriott 
— without owning a single room. Curt Carlson, the 
chief executive of SRI International, which invented 
Siri  for your iPhone, recalls how one leading innovator 
just told him that something would never happen and 
“then I pick up the paper and it just did.” Then, 
after you’ve been totally energized by people inventing 
the future, you go back to your hotel room and catch 
up with the present: the news from Washington. Two 
headlines stand out like flashing red lights: House 
Speaker John Boehner says immigration reform in 
2014 is off the table and Senate Majority Leader  
Harry Reid says the “fast track” legislation we need to 
pass vital free-trade agreements with the European 
Union and some of our biggest trading partners in 
the Asia-Pacific region is off the table. Forget about 
both until after the 2014 midterm elections, if not 2016.  
Summing this all up, The Associated Press reported 
on Feb. 9 something that you could not make up: 
“WASHINGTON (AP) — Little more than a week 
after Groundhog Day, the evidence is mounting that 
lawmakers have all but wrapped up their most 
consequential work of 2014, at least until the results 
of the fall elections are known.” What a contrast. 
Silicon Valley: where ideas come to launch. 
Washington, D.C., where ideas go to die. Silicon Valley: 
where there are no limits on your imagination and 
failure in the service of experimentation is a virtue. 
Washington: where the “imagination” to try something 
new is now a treatable mental illness covered by 
Obamacare and failure in the service of experimentation 
is a crime. Silicon Valley: smart as we can be. Washington: 
dumb as we wanna be. True, some libertarians in 
Silicon Valley cheer Washington’s paralysis. But it is not 
so simple. There is a certain “league minimum” that 
we need and are entitled to expect from Washington, 
especially today. America just discovered huge deposits 
of energy and gold at the same time. That is, thanks 
to advances in drilling technology we have unlocked 
vast new sources of natural gas, which — if extracted with environmentally sound practices — will give us decades 
of cheap, cleaner energy and enable America to restore 
itself as a center of manufacturing. At the same time, 
the dominance of American companies in cloud computing, 
and the “Internet of Things” — billions of devices 
with sensors — have given us a huge lead in the era 
of Big Data, where the winners will be those who are 
best at amassing, analyzing and protecting that data 
and use software to quickly apply what they learn from 
the data to improve any product or service. These data 
mountains and the tools to exploit them are the new gold. 
And we’ve got it. In such an era, one of the two most 
valuable things Washington can do to create more good 
jobs and wealth is to open more export markets. The other 
is to have an immigration policy that not only provides 
a legal pathway to citizenship for those here illegally but 
enables America to attract the best brainpower and apply 
that talent to the data mountains and software opportunities 
we’re creating. But Washington these days won’t even 
do the league minimum. As The Economist observed in an essay entitled “When Harry Mugged Barry,” both the 
Trans-Pacific Partnership trade deal with big Asian 
markets like Japan, which is almost done, and the 
U.S.-European Union trade deal, which is being 
negotiated, are “next generation” agreements that 
even the playing field for us by requiring higher 
environmental and labor standards from our trading 
partners and more access for our software and services. 
“Studies suggest that proposed deals with Asia and 
Europe could generate global gains of $600 
billion a year, with $200 billion of that going to America,
” The Economist added. “And that understates the 
benefits, since the deals would spur competition in 
the market for services, which make up most of rich 
countries’ output but are seldom traded across borders. 
Opening industries like finance and transport to 
greater competition could bring great savings to 
consumers. ” The U.S. trade representative, Michael 
Froman, told me that if we’re able to conclude these 
two trade deals, America would have free trade with 
“two-thirds of the world.” If you combine that with 
our lead in cloud computing, social media, software 
and natural gas for low-cost manufacturing — plus our
rule of law and entrepreneurial cultural — you understand, 
says Froman, why one European C.E.O. told him 
that America will be the “production platform of choice
” for manufacturers all over the world to set up 
their operations and export to the world. But it will all 
have to wait at least until after 2014 when we might 
have a week to legislate before we get ready for 2016. 
God forbid either party should challenge their respective 
bases who oppose freer trade or immigration. That 
would actually require leadership. We cannot and 
should not abolish politics, but sometimes we can’t 
afford politics as usual. And this time, with rising 
inequality, is one of them. We need to be doing 
everything we know how to do to create good jobs 
and growth. “When your mind-set isn’t about creating 
abundance, ” says Carlson of SRI, “you go into 
extractive mode, which is a death spiral.” Start-up 
America is our best hope. Sure, we’re doing better
than most everyone else, but just being the “cleanest 
dirty shirt” has never been the American dream.