Translate

Draghi, troppi dubbi da sciogliere


Guido Colomba
Ora i mercati puntano sul "quantative easing" per contrastare il rischio di deflazione in Europa con acquisti da parte della Bce estesi ai titoli di Stato, quindi ai Btp (con evidenti benefici al settore equity). Con quali probabilità? Il dubbio riguarda il veto della Merkel e la capacità di Draghi di uscire dal suo appiattimento sulle posizioni di Berlino. Perchè il vero problema, secondo il Tesoro Usa e un nutrito gruppo di economisti americani (in primis Krugman), è proprio il fallimento della politica monetaria della Bce. I dati sono sotto gli occhi di tutti: (a) la base monetaria è scesa di quasi un terzo (32%) negli ultimi due anni; (b) l'inflazione è precipitata, dal luglio 2012, dall'1,7% (cioè molto prossima al target del 2%) allo 0,4%; (c) l'offerta di moneta (M1,M2,M3) continua a crescere molto lentamente come il cammino delle tartarughe. Altro che sostegno alla crescita in una fase di protratta crisi economica. Mentre la Fed, ma anche BoE e BoJ, hanno favorito la ripresa, la Bce ha tirato il freno a mano. Questi dati si cumulano pericolosamente all'austerità anti-debito (fiscal compact) imposta da Berlino e dai falchi del Nord Europa. Non debbono ingannare i miglioramenti relativi a Spagna e Grecia poichè riflettono una base statistica molto bassa causata dalle "purghe"imposte dalla Germania come attestano i dati abnormi sulla disoccupazione in quei paesi. L'equivoco più grave è stato trasmesso dalla Bundesbank alla Bce nel senso di attribuirsi un compito improprio cioè di "vigilare su riforme e rigore fiscale". Facendo così la Bce è venuta meno al suo compito istituzionale di garantire un tasso di inflazione "sotto ma vicino al 2%". La lettera a doppia firma, Trichet e Draghi, inviata nel luglio 2011 al governo italiano, è divenuta la testimonianza di questa politica fallimentare della Banca centrale europea. L'altra faccia della medaglia è costituita dai finanziamenti (Tltro) che la Bce ha promesso, a partire da Settembre, a favore delle imprese sempre per il tramite delle banche. Le prime dieci banche italiane, come annunciato dal Sole24Ore, hanno chiesto alla Bce 52 miliardi per le Pmi che salgono a 75 miliardi con gli istituti locali. E' certo una notizia positiva che non esclude due critiche: 1) perchè la Bce ha atteso così tanto (tre mesi dall'annuncio) per introdurre finanziamenti a favore dell'economia reale?; 2) perchè prevedere una procedura così complicata, canalizzata tramite le banche e quindi destinata a tempi non brevi? C'è una evidente discrasia tra i banchieri centrali europei e le esigenze delle fasce di cittadini meno abbienti. Questa élite, circondata dalla opulenta casta bancaria, ha ignorato le gravi implicazioni della deflazione senza dare alcun peso alle diseguaglianze che in sette anni di crisi hanno alimentato la fascia della quasi povertà e letteralmente spezzato la spina dorsale della middle class. Ecco perchè il ministro dell'economia Padoan ha chiesto alla Bce "di fare la sua parte". Quattro anni sprecati sono troppi. L'idea di colpire "in progressione" le pensioni da mille euro in su è la dimostrazione che troppi governanti italiani non hanno la minima idea del disastro che sta attraversando il Paese e l'Europa. Non vi è dubbio che Renzi saprà bloccare questa idea perversa.