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Gli americani divorziano dal divorzio?



Alberto Pasolini Zanelli
Gli americani divorziano dal divorzio? Lo suggerisce l’ultima, sorprendente statistica contenuta in un’approfondita indagine di costume. Anzi, lo impone con la forza dei numeri. È diminuita di un terzo la frequenza annua dello scioglimento dei nodi coniugali. Accade da anni. La frequenza dei divorzi non ha mai più raggiunto il “picco” dell’inizio degli anni Sessanta ed è anzi da allora in declino. Dei matrimoni “nati” negli anni Novanta, il 70 per cento hanno raggiunto il quindicesimo anniversario, un terzo in più. Coloro che sono convolati a nozze nel nuovo secolo hanno incontrato ancora più successo. Se la tendenza non si interromperà, almeno due terzi degli sposalizi non avrà più una possibile risoluzione in un divorzio. Lo prevede un dettagliato studio degli economisti di una università del Michigan.
I moralisti conservatori esultano, sventolano una rivincita dei Valori. Il più eloquente è Stephanie Coontz, che insegna all’Evergreen State College, che ha pubblicato ora un manifesto trionfale dal titolo: “Come l’amore ha conquistato il matrimonio”. E spiega in dettaglio anche la trasformazione del procedimento nuziale, che non è dovuta però esattamente a una riscossa di quei Valori, bensì all’adattamento del matrimonio alle realtà nuove. Per esempio sono in via di sparizione le nozze obbligate di un tempo, i cosiddetti “matrimoni riparatori” imposti dall’insorgere di gravidanze non previste e non desiderate e che erano naturalmente fra i meno “stabili”. Oggi ci sono e sono accettate alternative: la madre singola che si tiene il figlio e non si sposa, la ragazza madre che non diventa madre perché prende la pillola, quella che ricorre all’aborto. Più amore e più contraccettivi, questa la combinazione che porta al declino dei divorzi. Poi ci sono altri fattori, alcuni sorprendenti, ma che si ritrovano sotto l’ormai ampio tetto della “permissività”. Milioni di coppie sono assieme senza essere sposate ma soprattutto prima di sposarsi. Se va bene contraggono il matrimonio, se va male si lasciano senza nozze e quindi non hanno bisogno di divorziare. Quelle che invece si uniscono, lo fanno dopo un esperimento che, se è andato bene, costituisce una garanzia. Un altro fattore, correlato, è il rinvio dell’età matrimoniale. L’età media per convolare a nozze era, a metà del secolo scorso, di 23 anni per gli uomini e di 20 per le donne. Oggi è salita rispettivamente a 27 e 26. Maggiore maturità, maggiore stabilità. Inoltre è cambiata la struttura socioeconomica del matrimonio, che negli anni Sessanta una famiglia si fondava quasi sempre su una divisione dei compiti secondo il sesso: il marito lavorava fuori e portava lo stipendio, la moglie restava a casa e della casa si occupava. Come risultato la famiglia andava avanti, gli sposi non passavano poi troppo tempo assieme e quindi avevano meno occasione di litigare ma anche di approfondire la loro intimità. Oggi questo sistema è rimasto in vigore quasi solamente nei nuclei familiari legati a professioni tradizionali, a cominciare dai resti della “classe operaia”. A livelli superiori e con maggiori aspettative, risulta sempre più spesso che un salario non basta e la moglie deve cercarsi un lavoro fuori. Il fenomeno è stato poi accelerato dalla recessione intervenuta a partire dal 2008 a causa di sviluppi tecnologici e dunque sociologici. Molte donne, per esempio, hanno potuto entrare a far parte della forza lavoro grazie al perfezionamento delle “macchine domestiche” che hanno preso su buona parte dei loro compiti. Per le famiglie, poi, a un livello economico superiore il tenore di vita è salito in molti modi, migliorando così anche gli umori. Il denaro non sarà ma porta anche più tempo per amarsi.
Tante trasformazioni, un unico risultato: il divorzio di massa, istituzione nata in America, è in declino, ma per motivi estranei o addirittura opposti a un ritorno alle antiche virtù. Si divorzia di meno perché ci si sposa meno. Ci si sposa meno perché non è più così necessario sposarsi se qualcuno ha dei figli. E che comunque è più facile non avere. Fa meno paura, infine, la solitudine. Questo, è vero, soprattutto nell’Europa settentrionale, con un certo anticipo sugli Stati Uniti. In Svezia, Norvegia e Paesi affini è già corrente una nuova abitudine: ci si sposa e ognuno continua a vivere in casa propria. In questa combinazione il divorzio non viene, di solito, neppure in mente.