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Renzi stretto a tenaglia


Cosa potrà fare Renzi stretto tra due fuochi? Da un lato la rissa politica interna, oramai ingovernabile (ed intollerante alla "spending review") che tanto preoccupa Napolitano, dall'altro un'Europa le cui istituzioni appaiono come zattere in alto mare. Il "deleverage" delle banche ha colpito al cuore l'economia europea con particolare intensità in Italia. Il crollo del prezzo del petrolio, sceso sotto i 60 dollari al barile, ha messo sotto scacco la politica monetaria della Bce. Le implicazioni sono tali che i mercati hanno ceduto pesantemente (deflusso equity -$3,3 bn a Novembre), valutando in termini negativi il dilemma emergente tra deflazione (che aggrava il peso del debito) e creazione di liquidità (Q.E) da parte della Bce. Un'ipotesi, invocata dai mercati, che toglie il sonno alla Bundesbank. Junker, presidente della Commissione Ue, ha aggiunto il suo carico da novanta affermando di "non avere soldi" (il suo piano di 300 miliardi è solo un derivato con una base di 21 miliardi e una leva super generosa di 15 volte) tanto da invitare ironicamente "italiani e francesi" a immettere denaro fresco per gli auspicati investimenti. Quanto al "deleverage", basti ricordare che Ghizzoni ha valutato in 400 miliardi la diminuzione della capienza creditizia tra il 2008 e il 2014 del gruppo Unicredit, il primo in Italia e ai primissimi posti in Europa. Inoltre, nonostante gli stress test e la minore crescita delle sofferenze (ben 177 miliardi di euro su un erogato totale di 1814), le banche italiane restano sotto la lente di una supervisione Bce (su 3300 banche), molto stringente e dagli esiti incerti. Insomma, attraverso una valanga di regolamenti inutili è stata inventata, come sostiene l'economista (premio Nobel) Krugman, la ricetta perfetta per affondare l'Europa. Non certo la Germania, legata al pareggio del bilancio nonostante i suoi 222 miliardi di attivo della bilancia commerciale. Sta di fatto che i prestiti Bce (400 miliardi Lrtro) vincolati all'economia, sono stati richiesti dalle banche solo al 51%. Eppure, crescono i Btp (414 miliardi +31 su gennaio) nei portafogli delle banche italiane. In questo clima, paradossale e tragico, il vertice europeo di giovedì prossimo, è destinato ad un flop grottesco. L'assurdo è proprio questo: vi è una liquidità gigantesca che gira per il mondo con la benedizione del "shadow banking", la finanza “ombra” sulla quale, guarda caso, si registra l'assenza di ogni controllo. Forse per questo i guru che lavorano per le grandi banche sono in gran parte (56 su 75) ottimisti sulle prospettive dei mercati nel 2015. Tuttavia il crollo del petrolio, in sincronia con l'aumento del dollaro (+12% dal giugno scorso), proietta sinistri avvertimenti per i paesi emergenti che hanno debiti denominati in dollari per oltre cinquemila miliardi. Venezuela e Russia sono già in situazione critica. Inoltre, la caduta dei prezzi di molte commodity comincia a incidere pesantemente su diversi paesi. Di fatto, tutto ciò coincide con l'inchiesta del Senato Usa sulle manipolazioni dei prezzi delle commodity perpetrata a lungo dalle maggiori banche. Viste in un'ottica globale, queste tre vicende (crisi europea, deleverage delle banche, petrolio e commodity) mostrano il volto di un cambiamento geo-politico mondiale di cui si intuisce la mano ispiratrice ma che lascia intravvedere un caos dalle mille variabili.