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Euforia delle Borse ma l'Europa è al bivio




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Guido Colomba 
 
Lo scenario tecnocratico di Bruxelles non è mutato. L'intesa formale è rinviata. C'è tempo fino al 25 luglio per la definizione tecnica e non politica della soluzione alla crisi greca. Per cinque anni l'Europa ha preferito avvilupparsi in questa palude della non-decisione. I leader europei camminano sull'orlo di un burrone. La Casa Bianca è letteralmente terrorizzata da questa incapacità europea di risolvere una crisi minore (la Grecia vale solo il 3,5 del Pil europeo) mentre il mondo corre su scenari di scontri globali. Oggi, le Borse - pur senza un accordo formale- tirano un sospiro di sollievo e festeggiano con recuperi insperati dopo aver perso in due mesi mille miliardi di capitalizzazione (385 sui titoli di stato) per l'austerity contro la Grecia. Ma la governance dell'eurozona ne esce con le ossa rotte (anche la Finlandia, a forza di austerity è entrata in recessione) tanto da consentire al discusso Yanis Varoufakis di accusare: "La casta dei burocrati non ci vuole ascoltare così l'Eurogruppo sta perdendo potere". Ed ha precisato che, al meeting di giovedì scorso del'eurogruppo, il ministro irlandese Micheal Noonan ha protestato perchè lui e gli altri ministri non erano stati nemmeno informati delle nuove proposte del governo greco. Lo stesso economista Luigi Zingales (re:Il Sole24Ore 21/06/2015), dopo aver letto la pagina web del ministro greco, é rimasto sorpreso dalla "ragionevolezza" delle proposte di Atene. Vi sono poi aspetti tecnici che investono la politica economica del governo italiano che, per la discesa dei tassi, ha previsto nel Def dello scorso aprile un risparmio sulla spesa del debito pubblico (attualmente è pari a 2200 miliardi rispetto a uno stock del debito pubblico quotato dell'Eurozona di 5600 miliardi). Su cosa si basa? Su uno spread medio di 100 punti base nel 2015. Purtroppo in questi giorni lo spread ha oscillato tra 150 e 160 (ma era sceso a 88 a metà marzo). Oggi è sceso a 132. Quali effetti vi saranno sulla finanza pubblica? Per il Def il costo del debito dovrebbe scendere di 4,8 miliardi rispetto al settembre 2014 e dovrebbe incidere per il 4,2% rispetto al Pil. E' evidente che in questo nuovo scenario gravido di incertezze il governo dovrà puntare su una maggiore riduzione delle spese primarie. Il Tesoro teme l'effetto sui titoli di Stato e si affida alla efficacia del QE di 60 miliardi al mese lanciato da Draghi. E' invece preferibile che si punti di più sulla crescita della domanda interna (insieme a incentivi per gli investimenti e l'avvio delle liberalizzazioni) e meno sull'eccesso di tecnicismi finanziari (come è successo con i derivati swaptions) che troppo spesso hanno deluso le attese degli italiani. Occorrono iniziative concrete: Beppe Severgnini (re: Corriere della Sera 22/06/2015) ha giustamente commentato l’arrivo di “Kickstarter”, il sito americano vetrina del “crowd funding”, che offre spazio all’incontro volontario tra le idee creative imprenditoriali  e il finanziamento privato dei risparmiatori italiani.