Translate

Bce, Brics e deflazione



Guido Colomba 

Il dollaro forte rende più difficili le esportazioni americane. Stesso discorso per i tassi prossimi allo zero (anche Krugamn è contrario ad un aumento) che dovrebbero favorire gli investimenti e la produttività. Invece, la finanza globale è in crisi tanto da far rallentare lo sviluppo economico mondiale. Come mai? L'esempio italiano è significativo. L'Italia sta uscendo dalla crisi, confortata da una dose massiccia di indicatori Istat, grazie ad un mix vincente: da un lato, la precisa scelta di favorire il manifatturiero e le eccellenze del made-in che fanno vincere sui mercati mondiali. Dall'altro, una serie di incentivi fiscali (lavoro, innovazione, start-up) insieme ai primi tentativi di detassazione (es. prima casa e Tasi) nella cornice di riforme (PA) destinate a ridurre gli sprechi di Stato e degli enti locali (3600 società partecipate verranno cancellate). Sta di fatto che anche colossi come la Cina cercano di imitare la formula di successo delle Pmi italiane. Troppo ottimismo? Eppure, a Milano, i più grandi Fondi e investitori istituzionali hanno mostrato il loro interesse (già cresciuto negli ultimi dodici mesi) per l'Italia a conferma della credibilità conseguita dal team Renzi-Padoan-Guidi. Stride soltanto la campagna anti-trivelle che vede ben dieci Regioni puntare al referendum. Eppure è in gioco l'indipendenza energetica italiana che tante risorse ha sottratto allo sviluppo e al benessere dei cittadini. Ecco la prova sulla esigenza di modificare la Costituzione per accelerare la rapidità nelle decisioni (a cominciare dalla fine del bicameralismo perfetto) e frenare i veti incrociati, quasi sempre degli enti locali, che hanno bloccato da venti anni il Paese. Per il Mezzogiorno sembra emergere, dopo tanti errori, una nuova "attenzione pragmatica" destinata a promuovere la vera area di sviluppo dell'economia nazionale se accompagnata da infrastrutture adeguate. Resta il problema della corruzione diffusa in tutto il Paese. Qualcuno, ieri, ha sottolineato che avere bloccato la mafia a Roma non significa avere sconfitto la corruzione endemica. Pesa moltissimo, a livello europeo, lo scandalo della Volkswagen che oscura la stessa "legacy", evocata dai giornali Usa, del governo di Berlino (a caldo Renzi ha detto: "E' una truffa, vanno puniti"). Un problema di credibilità, per un Paese come la Germania, che esporta il 50% del Pil. Sorprende che, dopo una prima ovvia dichiarazione ("occorre chiarire al più presto"), la Cancelliera Angela Merkel si sia chiusa in un mutismo totale. Certo il momento è reso più delicato per la crisi del debito dei Brics. E' esplosa la bolla delle imprese che in dieci anni hanno più che quadruplicato il loro debito portandolo a 18mila miliardi di dollari quasi sempre espresso in dollari. In prima fila la Cina, dove il debito delle imprese (sia statali che private) rappresenta il 26% del Pil. La miniguerra delle valute (tutti i Brics hanno svalutato) non può risolvere nulla se confrontata con il drammatico calo delle materie prime (dal petrolio al rame, all'alluminio). La fuga dei capitali (-40 miliardi sui bonds) aggrava la situazione. Persino l'oro ha perso il suo ruolo di bene-rifugio. Con il paradosso che la Bce immette liquidità ma le banche chiedono sempre meno soldi (TlTro) alla banca centrale a conferma della deflazione. Nè bastano i confusi 40 regolamenti varati dai superburocrati di Bruxelles per creare un vero mercato unico dei capitali.