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I padroni degli Italiani



Caro Oscar,
Gli Italiani hanno sempre avuto più padroni: ora ne hanno almeno tre: uno parla in inglese, uno in tedesco ed uno in latino.
Marino a Roma ora -finalmente- si è dimesso; e chi l'ha buttato  fuori ? Non c'è dubbio su chi ha dato giustamente il colpo decisivo, e non è iscritto al PD e abita oltre Tevere !
Durante il primo conflitto mondiale (al Museo di Pinerolo stiamo per inaugurare, col Museo Nazionale dell'Arma di Cavalleria una mostra internazionale, supportata da National Geographic di Washington DC: http://cesmap.it/mostra-cavalli-e-cavalieri-dalla-preistoria-alla-prima-guerra-mondiale/  sul tema dei Cavalli e Cavalieri, per commemorare il centenario 1915-2015) i Savoia, entrando in guerra, seppero vittoriosamente contrapporsi, a prezzo esorbitante, all'avversario germanico. Ma pochi anni dopo erano già pappa e ciccia con "baffetto"; ondivaghi od opportunisti ? Certamente miopi.
Dopo la seconda guerra mondiale, grazie alle minestre Campbell's, al chewingum, al rock 'n' roll, e al Piano Marshall ( European recovery program, abbreviato in ERP) la lingua del padrone per gli italiani fu l'inglese e l'Arlecchino nazionale si affrettò ad impararla: sciù-scià sciù-scià ! deformazione nel dialetto partenopeo dell'originale termine anglosassone shoe-shine.
Arlequin,  Harlequin, finalmente il lombardo Arlecchino nato a Bergamo va a servire a Venezia e ovviamente parla veneto: Ostrega servo suo scior paron ! (.... Co sto me paron se magna poco, e quel poco el me lo fa suspirar... però se magna !).

A quando il nuovo Rinascimento ? Quando nasceranno dei novelli Dogi, dei De' Medici e dei Garibaldi ?


Dario Seglie
Torino, Italy

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Caro Dario:
Ci siamo dimenticati del motto nazionale: "O Franza o Spagna purche' se magna" da cui deriva l'inno della romanita' (ma non solo) : "Ma che c'emporta, ma che ce frega..."