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L’Ultima Cena.

tradizioni, da <b>Caltanissetta</b> all’Expo la vara “L’<b>ultima</b> <b>cena</b> ...

 Rosario Amico Roxas

L’ultima Cena, una delle “vare” più simboliche che completa la teoria di “vare” che, a  loro volta, completano l’esposizione del Giovedì Santo di Caltanissetta, opera dei fratelli Biangardi, è andata a fare bella mostra di sé all’Expo di Milano. Potrà apparire paradossale che proprio
“L’Ultima cena” sia andata a rappresentare la nostra città all’Esposizione universale sull’alimentazione. Sembra proprio che quella cena  sia diventata una icona alimentare che andrebbe a mettersi in concorrenza con i vari prodotti alimentari che rappresentano degnamente le specialità italiane  e mondiali.
Ma quella cena rappresentata nella “vara” fu  tutta particolare, certamente non vocata a pubblicizzare  le pietanze che in quella occasione vennero servite, secondo la tradizione ebraica: agnello, erbe amare, pane e vino. Il transito dalla cena di Mosè, che anticipò il passaggio miracoloso del Mar Rosso, alla cena di Cristo segna una separazione netta nella spiritualità religiosa, al punto che, in parecchie occasioni, ho voluto identificare la cena di Cristo come “La prima cena del popolo cristiano”, quando Gesù fornì ai suoi seguaci la possibilità concreta e tangibile di “essere” in comunione con Dio, attraverso l’Eucarestia che in quella cena venne esaltata.
Sono le risultanze del sinodo che confortano una nuova e diversa strada per comprendere la dimensione spirituale  della Transustansazione, cioè della trasformazione del pane e del vino in corpo mistico e sangue
di Gesù, attraverso la Fede, che diventa un valore inalienabile.
Dal sinodo emerge una apertura che finora non era neppure intuibile, cioè di poter somministrare la particola della “Comunione” anche ai divorziati risposati, affidandone ai sacerdoti la discrezionalità.
Ciò significa che è superata l’affermazione che abbiamo usato circa il “fare la Comunione”, che diventa “essere in Comunione”, attraverso una manifestazione di Fede  che esclude la partecipazione esibizionistica per diventare la più alta manifestazione di Fede. Quanti, divorziati e risposati, andranno ad assumere la particola per mero esteriore esibizionismo, non faranno altro che ingurgitare un impasto di farina e acqua, commettendo anche un sacrilegio, perché solo la Fede permette a quella particola di generare una sintesi di Fede che nessuna altra religione concepisce.
In quella cena, che continuo ad identificare come “La Prima cena del popolo cristiano”, si è manifestata interamente la doppia natura di Gesù, con i suoi timori umani e con la testimonianza divina di Fede; tutto secondo la superiore volontà di Dio.
La “vara” dell’Ultima Cena” saprà esprimere ai visitatori il messaggio spirituale che porta con sé, ben al di fuori di una esibizione formale in una manifestazione internazionale sull’alimentazione ?