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Elezioni Usa, svolta nel credito e nell'industria?


 Guido Colomba

Una vigilia elettorale difficile. Chiunque vincerà troverà nel gennaio prossimo, sulla scrivania della "stanza ovale", gli stessi dossier problematici. Per Obama, ancora in carica per quasi tre mesi, un finale davvero difficile. Non a caso Wall Street ha chiuso la settimana con la nona seduta negativa di fila. Non accadeva da trenta anni. Da diversi giorni si parla esplicitamente del rischio di una bolla speculativa. L'Europa è in prima fila. Sono ai massimi, oltre il 90% secondo Fitch, i rischi legati alla liquidità dei fondi europei nei cui portafogli è facile trovare obbligazioni corporate, high yield, Abs e Notes. In caso di riscatti massicci la loro liquidità rischia di sparire con perdite massicce per i clienti retail. Con l'aggravante che la crisi dei debiti sovrani europei nel 2011 ha lasciato le banche oberate di crediti in sofferenza (in Italia oltre 85 miliardi di Npl) e la situazione finanziaria precaria. Ecco perchè le banche centrali si trovano in un "cul de sac". Dovranno tirare il freno alle politiche ultra-espansive (la Bce procede con 80 miliardi di euro al mese) ma dovranno navigare a vista poichè i rischi sono elevatissimi. Inoltre, la Bce sta comprando di tutto anche le obbligazioni corporate. Cosa succederà ai bilanci delle banche centrali così esposte a notevoli perdite potenziali? E' evidente che il "tapering" avrà un andamento molto lento proprio per evitare questi pericoli. Ciò significa che le obbligazioni investment grade, specie denominate in dollari, continueranno ad essere preferite. Per i gestori si tratta di autentico equilibrismo. Basti pensare che nel 2015 i Cds prezzavano il tasso di default al 2%. Ora, è salito di oltre tre volte al 6,3%. Per avere un'idea di quanto sta accadendo in Italia, dopo il "bail-in", valgono due esempi: (a) i corsi del bond subordinato della ex popolare di Vicenza, scadenza 20 dicembre 2017, in un anno sono scesi da 94 a 73,5; di conseguenza il rendimento è salito dal 6,12 al 31,66%; (b) il subordinato Mps, scad. 30 nov. 2017, rendeva il 3,85% e un anno dopo il 27,7% con corsi crollati da 94,22 a 75,80. Volendo esemplificare, la mancata realizzazione di una bad bank - come è avvenuto ad es. in Svezia negli anni '90 e nel Regno Unito nel 2008 - sta determinando una reazione a catena ed uno shock severo per i risparmiatori (ma anche gli investitori istituzionali ne sono vittima) tanto che ora preferiscono il deposito bancario in netto aumento. Si pagano a caro prezzo gli errori "tecnici" del governo Monti che ha accettato il "fiscal compact" e il pareggio di bilancio senza garanzie e senza contropartite. Al tempo stesso, l'Italia vive una doppia contraddizione. E' seconda in Europa, settima nel mondo, ottava nell'export di manufatti con un valore aggiunto del 2,3%. Un dato inferiore alla Germania ma superiore a Regno Unito e Francia. Dunque, un risultato invidiabile tenuto conto di una crisi, la più grave dal dopoguerra, che dura da otto anni. Inoltre, per la prima volta nella storia politica dell'Italia, il presidente degli industriali, Vincenzo Boccia, riconosce al Governo Renzi che la "legge di bilancio è un elemento di modernità nella politica economica del Paese". Il brand Italia - ha detto - può giocare bene le sue carte, specie nelle produzioni più specializzate". Ed ha auspicato un patto diretto con i sindacati per gestire la "fase di transizione" con due priorità: (1) gestire le emergenze e (2) avviare una politica industriale dello sviluppo. Anche questo è un primato.