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Europa, cambia lo scenario post-Brexit


              
                               Guido Colomba
In Francia Macron punta sulla meritocrazia e tende la mano alle masse escluse e marginalizzate.   
In Italia si parla poco o nulla degli errori della burocrazia

La Francia, sulla scia di Brexit, torna al centro dello scenario politico europeo costretto al confronto dell'era Trump. Una situazione che coincide con l'offuscarsi e il declino della cancelliera Angela Merkel. La festa della globalizzazione selvaggia (e degli interessi collegati alle multinazionali "esentasse") è ormai finita. In Europa, nei momenti cruciali, è Parigi che detta la linea. Sul fronte "liberal" non è certo la vittoria (nelle primarie) dell'utopista Hamon che può impensierire il favorito Emmanuel Macron, il golden boy della meritocrazia in costante ascesa nei sondaggi. E' lui, che tende la mano alle masse escluse e bastonate dalla globalizzazione, a rappresentare il vero antagonista di Marie Le Pen. Riformismo contro destra populista. Nel frattempo la Commissione europea si sta suicidando discutendo in termini ultimativi con il governo italiano sullo "zero-virgola" del deficit prospettico ignorando il dramma e il costo dei migranti e della disoccupazione giovanile risalita, a dicembre, sopra il 40%. Un flop gigantesco per l'austerity imposta dalla Germania e dai suoi alleati del Nord. Cresce anche la perdita di credibilità della Vigilanza della Banca centrale europea. Invece di assistere - come ha fatto la Fed - il sistema bancario, dopo la grande crisi dei mutui subprime emersa nel 2007, è divenuta essa stessa l'ombelico della crisi accentuando (con richieste vessatorie e a mercati aperti) le difficoltà delle banche alla ricerca di un nuovo modello organizzativo e di mercato. In primo piano le banche italiane per le quali il problema dei crediti deteriorati (NPL), pari a 80 miliardi, si sta trascinando da oltre cinque anni. Troppi per giustificare il "mantra" della Banca d'Italia e del Mef ("il sistema è solido e non necessita di interventi straordinari"). Ed è incomprensibile come il governatore Visco al Forex possa dire: "il nodo Npl va affrontato con decisione". Ma dov'era in questi anni? La stessa riflessione va fatta per il ministro dell'Economia Padoan quando scopre che "una procedura di infrazione può diventare un problema serio per l'Italia". Perchè non ha varato la "bad bank" come hanno fatto tutti gli altri paesi europei prima della normativa del "bail- in"? Perchè non ha chiesto alla Bce di fissare dei parametri (ignorando i derivati delle banche tedesche) per la valutazione dei debiti deteriorati ed impedire che i Fondi "avvoltoi" pensino di comprarli al 20-23% anche quando sono sorretti da garanzie reali? Nella tradizione delle democrazie parlamentari chi sbaglia paga e si dimette. Occorre dare atto a Matteo Renzi di aver cercato di contrastare la debolezza dell'Italia nell'eurozona dando grande risalto alle eccellenze italiane (resta tuttora il secondo paese manifatturiero dopo la Germania). E'stato lasciato solo. Dopo la sconfitta del referendum si è dimesso. Un gesto raro nella politica italiana. Purtroppo lo spread tra Bund e Btp è risalito a quota 180 punti base. Eppure il 71,6% del debito sovrano (2220 miliardi) è in mano agli italiani. Altri mille cento miliardi sono affidati ai gestori esteri. Inoltre, per una curiosa tradizione, il Mef - con il pieno appoggio di Banca d'Italia - acquista derivati "swaps". Una forma di assicurazione per coprirsi sui tassi di interesse. Non li ha mai fatti valere nel confronto internazionale. Eppure (con un nozionale di oltre 140 miliardi di euro) hanno un costo operativo di alcuni miliardi di euro all'anno. Altro che guadagno dal ribasso dei tassi di interesse. Perche il Parlamento non esercita i dovuti controlli sulla efficacia e sui costi di queste politiche? Purtroppo i partiti presenti nei due rami del Parlamento hanno costantemente approvato ad occhi chiusi tutte le imposizioni europee. C'è troppa distanza tra i grand commis dello Stato e la classe politica. Chi ci rimette sempre di più è la middle class.