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32 giorni di trumpismo

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E' accaduto qualche giorno fa: mia moglie ha telefonato ad una cara amica, ci conosciamo da oltre 20 anni, le ha chiesto come stesse. La risposta è stata un entusiastico grido di amore per Donald Trump e i suoi primi 30 giorni alla Casa Bianca. Le obiezioni della signora che condivide da tempo il mio talamo nuziale sono state abbastanza precise scatenando l'ira della controparte, nota per essere oltre che una donna raffinata anche una cattolica fondamentalista. La telefonata si è conclusa con reciproco disgusto e sarà dura rimettere insieme i cocci di una antica amicizia.

I sostenitori di Donald Trump affollano a migliaia i comizi che il presidente ha ricominciato a tenere come se dovesse prepararsi alla campagna elettorale del 2020.

Le televisioni non amiche come la Cnn intervistano  i fans di "riporto arancione". I commenti sono all'insegna dell'entusiasmo perché nonostante le critiche, nonostante le gaffes (ultima quella di aver citato un ipotetico attentato in Svezia), nonostante le decine di ordini esecutivi che non hanno trovato pratica attuazione  parlamentare, milioni di americani si sentono pienamente rappresentati da questo personaggio

Hector Herrera è un handy man, un aggiusta tutto. Messicano, un paio di matrimoni alle spalle con cinque figli, mi ha detto che è più che soddisfatto per aver votato Donald Trump, un presidente che, secondo lui, mantiene quello che aveva promesso in campagna elettorale.

Quanto al fatto che Donald Trump abbia definito la stampa "nemico del popolo americano" per Hector si tratta  di una accusa molto vera perché, secondo lui, i giornalisti sono una categoria composta da mestatori pronti a scrivere tutto e il contrario di tutto a pagamento.

Come giornalista ringrazio il mio collaboratore messicano che non sembra particolarmente turbato.

Scrivo questo pezzo lunedì 20 febbraio, President's Day, anche se sono migliaia quelli che stanno sfilando in 25 città degli Stati Uniti innalzando cartelli con la scritta "Not My President's Day".

La spaccatura verticale che divide gli americani da decenni si è andata accentuando. Il vallo e' oggi ancora più largo al punto che si sono modificate consolidate abitudini del vivere quotidiano.

I trumpisti rifiutano inviti a cena per evitare discussioni con qualche odiato liberale. Intorno ad un tavolo vige il precetto massonico secondo il quale nelle tornate non si parla di politica e religione.

Quanto al sesso è un argomento che per molti della nostra età rappresenta solo un tema di carattere letterario. Per cui non sai di che parlare.

Resta comunque l'interrogativo di fondo: ce la farà Donald Trump a superare la boa del primo mandato? E la risposta è, tanto per cambiare, 50% si' e 50% no.
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DELLA SERIE TE TU TI INTRUMPI.
Giuseppe Rigoni
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Oscar Bartoli sempre delicato e interessante da leggere.
Giovanni Lani
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