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Def e Manovra 2017, la politica senza progetti


Graziano Delrio


Guido Colomba

La finanza pubblica è sempre più oscura tanto da rendere privi di significato, per assenza di progetti credibili, il Def e la relativa manovra per il 2017. Un esempio? Lo “split payment” del'Iva esteso alle Pmi ed ai professionisti proprio mentre si afferma di voler aiutare le piccole e medie imprese che rappresentano oltre l'80% del Pil. Si rastrella il barile con tecniche di tassazione pervasive mentre molti politici invocano "in aggiunta" una patrimoniale. Di fatto, questa misura rappresenta un prestito obbligatorio allo Stato di 3,4 miliardi. A regime, costituirà un anticipo annuo di 1,5 miliardi. Continua così una politica di "finanziarizzazione" dello Stato a danno dell'economia reale. Eppure una vera "spending review" (a cominciare dalle oltre 8000 società partecipate") è l'unica manovra possibile di politica economica. Certo, nel breve periodo, una diminuzione della spesa pubblica ha effetti negativi ma questi verrebbero più che compensati con effetto-leva attraverso la riduzione fiscale, da un aumento dei consumi e dal generale nuovo clima di fiducia che si diffonderebbe nel Paese. Un colpo di frusta a favore degli investimenti. Inoltre, avrebbe carattere "strutturale" con chiari benefici sulla occupazione giovanile, sulla produttività del lavoro e sulla diminuzione del debito pubblico. Infatti, un aumento del denominatore riduce il rapporto (superiore al 132%) tra debito pubblico e PIL. Se, invece, come sempre, si insegue solo il consenso elettorale per il timore degli avversari (innanzitutto il M5S) il Paese, senza progetti di medio-lungo periodo, continuerà a immiserirsi con l'aggravante demografica. E' questo il clima che ha determinato le affermazioni del ministro del Lavoro del tipo "I giovani all'estero? Bene, così ce li togliamo dai piedi" oppure "Il curriculum vitae dei giovani? E' meglio che vadano a giocare a calcetto per farsi conoscere". Non sorprende che il FMI abbia bacchettato l'Italia per la crisi del sistema bancario ("riduzione degli Npl lenta e limitata: bisogna fare di più") e che l'agenzia Fitch abbia ridotto il rating alla tripla Bbb inutilmente replicato dal ministro Padoan per dovere di ufficio. Il Paese ha voglia di cambiamento. Il risparmio degli italiani è tra i più elevati del mondo occidentale. Solo nel settore della gestione diretta del risparmio si è prossimi alla soglia dei mille miliardi. Vi è un nuovo clamoroso esempio. E' bastato introdurre i PIR (Piani di investimento del risparmio) con una esenzione fiscale totale sui guadagni, per determinare una corsa alla sottoscrizione da parte dei risparmiatori italiani (anche i fondi pensione possono partecipare). Con un ulteriore effetto di politica economica poiché il 20% della raccolta è vincolato a favore di investimenti nelle Pmi. L'obiettivo è di invertire un trend che vede, dal 2009 ad oggi, gli investimenti delle imprese in calo del 32%. In Borsa già si registra un aumento degli scambi derivanti da una maggiore liquidità a favore delle piccole e medie imprese. Il circolo virtuoso vede anche i maggior fondi esteri interessati a questo settore delle Pmi che ha saputo reagire alla crisi aumentando le esportazioni con una capacità concorrenziale che suscita spesso l'ammirazione internazionale. Tutto ruota intorno alla politica fiscale. Non a caso, anche la Francia con una spesa pubblica eccessiva ed una pressione fiscale superiore al 43% assai vicina a quella italiana, è un Paese spaccato e in difficoltà. C'è solo da augurarsi che, dopo le primarie del Pd ed il richiamo di Mattarella, la leadership politica trovi il coraggio per scelte non più rinviabili.