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Uomo di estrema destra, estrema, estrema, estrema

Alberto Pasolini Zanelli
Un falco sta spiccando il volo. Stende le sue ali minacciose su Washington, su diversi Paesi e continenti e soprattutto sull’Europa, più legata all’America e più vicina geograficamente alla Russia, oggetto di rappresaglie perché sospetta di aver fatto uccidere una propria ex spia e di un atto di “aggressione” che sarebbe senza precedenti: una invasione elettronica, una congiura per far eleggere uno dei candidati alle elezioni presidenziali dello scorso novembre: con successo dal momento che a vincere è stato proprio Donald Trump, il patrocinato dal Cremlino che ora siede alla Casa Bianca e si incarica della punizione, cui gli alleati europei sentirebberro il dovere di associarsi in nome della solidarietà della Nato. Dovere ora compiuto con l’espulsione a pioggia dei rappresentanti di Mosca. Con lo sconto parziale dell’Italia, che in questo momento non ha un governo e pochi giorni dopo le calorose congratulazioni di Trump a Putin, a sua volta eletto presidente.
Che cosa è cambiato tanto da indurre le diplomazie europee a tale gesto? La giustificata preoccupazione, nel caso di una diversa decisione, del risentimento americano. Ma anche, e forse soprattutto, il fruscio delle ali di quel falco che ha appena spiccato il volo e che si chiama John Bolton. Trump suscita una profonda, inesauribile curiosità. È l’uomo nuovo della politica Usa, è imprevedibilevolatile, spesso contradditorio. Bolton è esperto, coerente, intransigente. È il falco esplicito. È lui che fa vibrare più forte la sirena d’allarme. Uomo di estrema destra, fa paura anche e soprattutto ai conservatori. Una delle loro voci più lucide è George Willil numero uno fra gli intellettuali repubblicani, l’uomo cui il presidente Reagan faceva ascoltare in anteprima i suoi discorsi prima di divulgarli all’America e al mondo. Ora Will dice che il nuovo portavoce della Casa Bianca è la “persona più adatta a trascinare il Paese in una guerra”. Scegliendo Bolton e per di più accompagnandolo come Segretario di Stato Mike Pompeo, Trump potrebbe aver scelto diincoraggiarlo a proclamare che questa amministrazione potrebbe mettere sotto gamba a legge internazionale, i trattati o gli impegni politici presi dai suoi predecessori. “Bolton – conferma da Parigi un esperto americano di studi internazionali – è instabile, intelligente ed efficace, ma non troppo interessato alle sorti internazionali della democrazia. Egli è un uomo del mondo in cui crede l’attuale inquilino della Casa Bianca. “American First”.
Un pericolo per il mondo, a cominciare proprio dall’America, che non lo meriterebbe perché l’America sa ancora difendersi, anche dai suoi “superpatrioti”. Già un terzo nell’amministrazione Trump: un superconsigliere dal fatidico nome di Pompeo, convinto che la Corea del Nord meriterebbe una “guerra preventiva” se non smantellasse, e presto, i suoi ordigni nucleari.
Bolton non è così esplicito ma più coerente con gli impulsi di Trump, il presidente che non molto tempo fa ha dichiarato che “le Nazioni Unite non esistono: se al palazzo dell’Onu venissero a mancare dieci piani non farebbe la più piccola differenza”. Bolton ne è convinto. Ha maturato questa teoria quando era Segretario di Stato per il controllo degli armamenti. Ha sostenuto la disastrosa guerra in Irak ed è tuttora convinto che sia stata una buona idea e auspica decisioni analoghe per la Corea del Nord e obbligare la Siria e l’Iran a cambiare regime.
Resta da vedere se Bolton e Pompeo riusciranno a convertire Trump a questi piani aggressivi. Già ci provoò, raccontano, il generale McMaster, bloccato dal ministro della Difesa Mattis. Mala tentazione rimane viva, soprattutto in Bolton e in Pompeo, che molto probabilmente faranno pressione su Trump alla vigilia del suo annunciato incontro con il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un alla fine di maggio. Poi dovrebbe venire il turno del presidente iraniano. Trump sembra già deciso a cancellare quel trattato voluto da Obama e approvato da tutti i partecipanti europei, dai membri della Nato alla Russia.