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"Guardi che prima viene l'azienda e poi la famiglia."

 







Mio figlio stava per nascere ed io ero a Mosca per allestire un padiglione fieristico.

 Avevo cercato di farmi assegnare ad un altro incarico, ma l'amministratore delegato mi aveva detto: "Guardi che prima viene l'azienda e poi la famiglia."

Tutte le sere cercavo di parlare con Udine, dov'è mia moglie era assistita dalla madre in attesa del parto.

 Solo che era praticamente impossibile parlare; ogni volta ricevevo dei  "niente "nyte," È stato allora che ho deciso di parlare con la supervisor della compagnia telefonica sovietica alla quale ho espresso tutto il mio disappunto e l'ho fatto in maniera molto precisa, magari rischiando.

 La donna mi ha richiamato dopo un quarto d'ora e mi ha detto in francese che era impossibile parlare con l'Italia perché la compagnia telefonica italiana era sempre in sciopero. 

Vi posso assicurare che questa affermazione, fatta oltretutto nel contesto moscovita mi ha fatto una certa impressione.

Ovviamente per tornare in Europa, avevo bisogno di avere il biglietto di ritorno dell'aereo.

Nel pomeriggio si creava una lunga fila di persone nella hall dell'albergo chiamato Ucraina, che era l'unico nel quale venivano ammassati tutti gli occidentali di Mosca. 

La fila finiva di fronte ad un tavolino dietro il quale stavano due cretine che avevano di fronte a sé una scatola di legno orizzontale dentro la quale pescavano i biglietti di ritorno aerei.

Quando era il mio turno di fronte alle due deficienti queste facevano finta di scartabellare dentro la maledetta scatolina orizzontale di legno e poi chiudevano con un "nyet." 

Anche in questa occasione una sera ho deciso di perdere la pazienza e mi sono messo ad urlare, rompendo chiaramente le regole di comportamento all'interno dell'albergo Ucraina, ed anche in questa occasione nonostante lo stupore degli astanti per il mio coraggio all'improvviso si è materializzato un ufficiale super bullonato che ha allontanato le due stupide si è messo a cercare nella maledetta scatolina di legno orizzontale e ne ha estratto il mio biglietto di ritorno.

Il rientro nel mondo occidentale non era facile perché Aeroflot doveva fare il pieno di gasolio, ma solo gasolio sovietico perché costava di meno quindi abbiamo fatto una sosta obbligata a Vienna che in quegli anni era spartita nelle diverse componenti del dopoguerra.

Dopo Vienna inizia il viaggio su Milano ed ecco un'altra novità: annunciano che, a causa delle condizioni atmosferiche ovvero a causa della nebbia, sarebbe stato possibile un dirottamento su un'altra città. Tutto questo perché i piloti russi, o meglio sovietici, non erano in grado di atterrare con condizioni di visibilità limitate, al contrario di quelli occidentali abituati ad atterrare in spazi ristretti.

Come Dio ha voluto abbiamo finalmente toccato terra a Milano. 

Da lì mi sono precipitato al treno raggiungendo Mestre, poi Udine e finalmente sono entrato nell'ospedale giusto in tempo per assistere alla dilatazione a mano ed alla nascita di Max.