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"Wounden Warriors" serata in onore dei veterani feriti, Italiani e Americani



Ricordando anche mio nonno Leo, grande invalido della Seconda Guerra Mondiale

A noi di Lapo....

A noi di Lapo Elkan non importa assolutamente nulla.
Gli auguriamo solo che non debba fare presto la fine di suo cugino Edoardo Agnelli che almeno, impegnato com'era a entrare e uscire da cliniche di riabilitazione, non riempiva i rotocalchi con i suoi problemi.
Edoardo ha chiuso la sua travagliata giovane esistenza gettandosi da un ponte autostradale.

Un regime ispirato dalla Russia?



Alberto Pasolini Zanelli
Nei prossimi giorni ed ore le statistiche economiche americane segnaleranno probabilmente uno scatto all’ingiù della disoccupazione. Dunque un aumento dei posti di lavoro, sia pure per un periodo che dovrebbe essere molto breve ma che potrebbe estendersi a settimane e magari mesi. L’affare più urgente degli Stati Uniti è diventato, o meglio è stato fatto diventare, il controllo dei risultati delle elezioni presidenziali. Credevate che siano cose del passato e comunque accertate. Siete sicuri che Trump abbia vinto, al punto che si sta affannando a scegliere i collaboratori della sua Amministrazione che entrerà in funzione il 20 gennaio. È un lavoraccio per lui: deve sceglierne quattromila in pochi giorni. Ma non è niente in confronto all’affanno che incombe sugli scrutatori dei 130 milioni di schede depositate nelle urne l’8 novembre.
Qualche contestazione e richiesta di controlli c’è sempre, di solito su una gara conclusa con una manciata di punti di vantaggio in una limitata area geografica. Ma questa volta assistiamo o assisteremo a qualcosa di nuovo: un terremoto artificiale. Il lettore ricorderà che Trump è stato eletto con un confortevole margine di “voti elettorali”, cioè quelli che contano in America, ma è rimasto dietro a Hillary Clinton per quasi due milioni di voti. È quasi normale, è una conseguenza più che del sistema elettorale del fatto che l’America consiste di cinquanta Stati e ognuno ha diritto a due senatori quali che siano le sue proporzioni e, visto che il numero dei voti a disposizione di ogni Stato comporta un minimo di “grandi elettori”, gli Stati piccoli sono in qualche modo avvantaggiati su quelli grandi. “Nani” come il Wyoming o l’Alaska, ricevono un “premio di consolazione” dai colossi New York, Texas e California. Quindi un contrasto fra i due modi di contare è sempre possibile, è anzi frequente, si è ripetuto quest’anno. Ma non è questo a fare scattare la contestazione. In qualche parte qualche candidato sospetta di essere stato truffato nel conteggio e presenta reclamo.
E qui comincia il bello. Nel Wisconsin, Trump ha un vantaggio di 17mila voti sulla Clinton, ma il ricorso non è venuto da lei, bensì da una certa signora Stein, che si era presentata per gli ecologisti e ha ottenuto poco più dell’1 per cento su scala nazionale. Nel Wisconsin sfiora il 2 per cento, ma ritiene di essere stata danneggiata dagli errori e dai brogli dello scrutinio e quindi ci vuol vedere chiaro. Per un po’ quelli degli altri partiti hanno sorriso, ma hanno dovuto richiudere le labbra perché due giorni dopo è scesa in gara anche Hillary Clinton. Non ha presentato ricorsi, ma ha messo la sua “macchina” del Partito democratico a disposizione della signora “verde” non solo nel Wisconsin ma anche negli altri Stati in cui il margine a favore di Trump e dei repubblicani sia inferiore alla media e quindi se si scoprissero brogli in tutti e quattro gli Stati contestati, potrebbe risultarne che non lui ma la Clinton è diventata presidente.
A questo punto Trump non poteva non reagire e aveva le armi pronte perché durante la campagna elettorale egli non aveva mai cessato di mettere da parte un pezzettino dei suoi discorsi per denunciare i brogli che secondo lui venivano regolarmente commessi dai democratici: in almeno due modi, riuscendo a far annullare schede “repubblicane” e soprattutto facendo riempire le urne di pezzi di carta firmati da persone che non hanno il diritto di voto o perché non sono cittadini americani, o perché vivono in uno Stato e votano anche in un altro o perché non hanno più diritto di voto in quanto condannati per reati comuni. È una vecchia accusa contro i democratici perché la loro forza si concentra nelle grandi città dove è più difficile stabilire la completa identità di una persona. È mitico da quasi cent’anni quel Richard Daley, sindaco di Chicago, che concludeva i suoi comizi con l’appello: “Andate alle urne e votate. Votate. Votate. Votate”. Questi plurielettori, iscritti più volte nelle liste elettorali con nomi differenti, pare abbiano “regalato” a John Kennedy la presidenza nel 1960, fornendo un mazzo di voti che gli consentirono di superare Richard Nixon.
L’ondata contestatrice ha raggiunto dunque ben presto proporzioni da obbligare i repubblicani a una contromossa e Trump non ha avuto difficoltà a trovarla: si ricordava bene delle sue “insinuazioni” durante la campagna elettorale. E allora ha fatto ricorso anche lui, caso raro, questo sì, di un vincitore che chiede che si rifacciano i conti. E così l’iniziativa localissima della candidata arrivata quasi ovunque all’uomo posto rischia di diventare un problema o addirittura una crisi nazionale.
Volevo dire internazionale. I sostenitori della Clinton, infatti, da tempo accusavano la Russia di “interferire” nella campagna elettorale americana, in vari modi che cominciavano con i calorosi elogi di Putin per Trump e si sarebbero sviluppati con il patronato del Cremlino alle rivelazioni di Wikileaks su affari interni del Partito democratico. Che una Superpotenza interferisse nei ludi elettorali dell’altra sarebbe stato già singolare ai tempi della Guerra Fredda. Adesso è difficile immaginare Vladimir Putin con le dita sui tasti di un computer che cerca di portare via delle schede a Hillary Clinton. A questo punto tutti i partiti (tranne uno, il Libertario, terzo classificato) chiedono di riguardare e ricontare tutto. Sono convinti di trovare qualcosa? Il portavoce di Hillary dice che no, che non hanno prove né indizi importanti, “ma qualcosa potrebbe venire fuori”. Trump dice che la cosa lo interessa non perché si senta minacciato ma perché se scoprissero i brogli della controparte, allora lui si troverebbe ad aver vinto due volte: tra i “voti elettorali” e anche nel voto popolare. Chi avrebbe, dunque, tentato i trucchi? E a questo la crisi internazionale si estende ancora e diventa interplanetaria. C’è chi ha visto il giorno delle elezioni una “palla di fuoco” calare sulla Florida e “mandare segnali”. Oppure un Ufo, che potrebbe essere stato “affittato” o da Trump o da Putin per tentare un colpo di Stato negli Usa, coadiuvato da diversi hackers, presumibilmente “omini verdi” in “missione” da Marte, dove al potere potrebbe essere, chissà, un regime ispirato dalla Russia. E cabine elettorali potrebbero esserci sui satelliti artificiali in orbita, attrezzate ciascuna con una modernissima macchina dei trucchi.

Dear Overseas Friends......


(riceviamo da una cara amica e volentieri pubblichiamo)

Nancy Bracken Garson nlbg@aol.com
 
Dear Overseas Friends,


I have had a number of letters from you recently asking my view on what just happened in the US election.  So I thought that perhaps I should put my thoughts together, as well as possible, and send out a general letter.The symptoms, dynamics and outcome of our election are complicated to understand, even to someone like me, who has spent a number of years in the active practice of politics.  But here, I shall give you the simplest answer I can: We had a Brexit vote, and those in England who are discontent with the present socio-economic system, including the arrival of new immigrants, are the same ones here who voted for Trump: the majority being white men with high school educations.We all understand that we are living in the midst of a huge economic and social revolution caused by the development of the internet, robotics, social media and international trade. I’m sure with 50 years’ distance we will be able to see it more clearly.  But presently, we are caught in a period where many less educated members of our country’s workforce have been displaced by obsolete businesses, and by competing cheaper labor from developing nations that close manufacturing companies here.So there are many in this country who have been trained for jobs that no longer exist, and often they do not have the skills to enter the “new” job market.Additionally, as Europe is well aware, when political crises occur in other countries, like the Middle East and Northern Africa, it is very difficult to stop the influx of humanity, seeking stability, peace for their children, and who own GPS systems, from finding their way to other nations. It has been so for the US for a number of decades now, from most of the Spanish-speaking countries of Central and South America, to the south of our borders. We also encourage the best and brightest youth from around the world to study at our universities, and many of them from India, Pakistan and China, end up staying here after their education, either legally or illegally. In about 30 years, the US will no longer be a white majority country.  This is difficult for many who understand their country through traditional history and churches.  While all of our inhabitants are immigrants from somewhere originally (outside of the Native Americans), from our founding until the 1960s, they were predominantly from Great Britain North, Central & Southern Europe, and Russia, with the exception of the black slaves who were brought from Africa in the first 200 years and some Chinese who emigrated to California in the 1850s and onward.And then there is the political system.In a plan devised by our Founding Fathers to withstand the onslaught of ‘mob” voting, and to better balance the outcome less in favor of the larger populated more “industrial” states, there developed this system known as the Electoral College.It is way too complicated to try to explain here, but one of the (intended?) consequences, is that in 2 of our recent elections—the 2000 Bush vs. Gore, and 2016 Trump vs. Clinton—both Republicans won the Electoral number required to win the presidency, even though THE DIRECT VOTE of the population was both in favor of the Democrats, for Gore by a million votes, and for Clinton, by over 2 million votes.It is also important to understand that for whatever reason, the US traditionally has had a very low registered voter election turnout rate, (unlike Europe), generally in the 48-53% range.  And of all the registered voters only about 53% have indicated a party preference - about 24% Republican and 32% Democrat, with an infinitesimal number for a few minor third parties.But that means that only about ½ of the voter population participates in the primaries which pre-select the party candidates!And then there is the general anger amongst most of the population about the poor way the Congress has carried out their mission the last 8 years of passing legislation for the benefit of the country.They have been mostly obstructionist, and more interested in attacking individuals than in passing annual budgets and dealing with crisis from the Zika virus to the pollution of our air and water.So the voters have said “enough”.And while the “uneducated white men” are responsible for Trump’s win, so are the liberal millennials who supported Bernie Sanders during the Democratic primary, but who would not come out to vote for Hillary for their own idealistic reasons; the same with the black vote which did not come out in the same numbers as they did for Obama.Both groups will now reap the negative results of their failure to come out and vote.And lastly, we have the personalities, careers and political philosophies of our 2 candidates: Clinton and Trump. Never before in our voting history have we had the 2 presidential candidates with such high “disapproval” ratings.Never before has such an inexperienced, uneducated candidate for political office been a representative of one of the 2 major parties.Never before have the “official” politicos and journalists so misread the underlying sentiment of many of the American people during the primaries or the general election.I am in shock, as are half the people in this country that such a person as Donald Trump, a misogynist, racist, outright liar, and someone inflaming all the “hate” sentiment in this country, should represent our nation.Psychologically, he is unstable and “trigger-happy”. He seems to have no “core”, no moral or political philosophy, has no ethical concerns about his many business and family “conflicts of interest”.He seems to be totally unaware of the responsibility and seriousness of the office, displaying his “television” personality even in choosing his cabinet members (many of him are completely unqualified in the details of their department).My only hope is that Trump does something so unethical, that even some of the Republicans in Congress will vote for his “impeachment”, or that maybe after a year, even Trump will realize that the job is too difficult for him and resign.I am so fearful for my country and the world,


Nancy

Quarto settore e "venture philantropy"


Guido Colomba

C'è un intreccio virtuoso tra la "venture philantropy" e la riscoperta del recupero e manutenzione dei tesori d'arte con l'aiuto finanziario dei privati. Il tutto nell'ambito di un riconoscimento crescente da parte dello Stato, come avviene nel Nord America e nel Nord Europa, attraverso adeguati sconti fiscali. Il primo aspetto è legato alla crisi del modello tradizionale del welfare occidentale. La vecchia ricetta, basata su più tasse per finanziare il welfare, è tramontata perchè non più sostenibile. "Oggi è impensabile - ha detto Carlo Pesenti al convegno "Investire sull'utile" - che il settore pubblico possa garantire le prestazioni del passato". La donazione, come gesto personale e privatistico, non pare una risposta adeguata per rispondere ai bisogni sociali. Nasce qui il concetto della "venture philantropy", nata nel mondo anglosassone (la metà delle 210 organizzazioni attive è negli Usa), in grado di inserire competenze imprenditoriali in una fase storica caratterizzata da una società sempre più sfiduciata. Cresce l'idea di una ibridazione tra pubblico, privato e terzo settore. Un comparto che ha raggiunto in Italia una dimensione di tutto rispetto con 235mila organizzazioni non-profit, con oltre 500 mila addetti, che rappresentano il 4,3% del Pil. Può nascere un "quarto settore" con nuovi protagonisti? C'è un esempio operativo a Milano dove è sorto un grande centro ambulatoriale (re: Oltre Venture), con costi di poco superori al ticket. La sfida è utilizzare strumenti misti con il finanziatore che sia disposto ad accettare rischi e rendimenti diversi in funzione di un intervento di finalità sociali. C'è un riflesso occupazionale di grande significato. I protagonisti di queste nuove iniziative di "welfare partecipato" sottolineano che "anzichè offrire ai giovani di fare volontariato, offriamo loro dei lavori anche ben pagati in questo settore". Il G7 delle Accademie. L'altro aspetto riguarda il salvataggio del patrimonio culturale messo a dura prova anche dai ripetuti terremoti che hanno colpito l'Italia. Se ne occuperà anche l'Accademia dei Lincei nel marzo del 2017 con una iniziativa - il G7 della cultura -che precederà il G7 della politica che si terrà a Taormina il 26-27 maggio prossimo. Con vari interventi normativi e regolamentari, il ministro dei beni culturali Franceschini, è riuscito a sensibilizzare anche il mondo industriale. Boccia, presidente di Confindustria, è stato esplicito: "L'Italia può essere considerata una grande piattaforma di accoglienza sia nella logica degli investimenti che di bellezza, arte e cultura". Ed ha spiegato che "investire in cultura deve essere una priorità. Vivere in Italia è vivere una emozione per l'enorme patrimonio che possiede. E investire sempre di più in cultura è un modo per raccontare tutta l'Italia fuori dai suoi confini". Il Chiostro di Sant'Andrea delle Dame, della Seconda Università di Napoli, è stato recuperato e in parte ristrutturato grazie all'intervento diretto dell'associazione industriale.