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Atterraggio in soffitta

HERNDON, VA - MAY 31: A Cessna 177 airplane is lifted from the roof of an apartment building after running out of fuel while flying from Philadelphia on Friday, May 31, 2013, in Herndon, VA. (Photo by Jahi Chikwendiu/The Washington Post)

Glendanid Colon, stava dormendo con il marito quando a mezzanotte e mezzo hanno udito un tremendo schianto al terzo piano della loro casa situata in un tranquillo quartiere residenziale di Herndon in Virginia, alle porte della Capitale.
Un Cessna si era infilato nella loro casa. Per fortuna o per miracolo nessuno dei componenti la famiglia (genitori e due figli) ne' il pilota ed il passeggero del piccolo monomotore ha riportato ferite gravi.
Sembra che l'aereo abbia avuto dei problemi elettrici e che fosse quasi a secco di carburante.
Ed anche questa e' America.

La cultura italiana nella Capitale americana

Grande attivita' alla Casa Italiana di Washington.
Questo l'invito ad una delle prossime manifestazioni per chi fosse interessato.


Massoneria: il Grande Oriente si stringe al cuore del Gran Maestro Gustavo Raffi per la scomparsa del figlio Michele, studioso dei Templari

Roma, 29 maggio 2013
I Fratelli tutti del Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani si stringono al cuore del Gran Maestro, Gustavo Raffi, per la prematura scomparsa del figlio Michele, giurista, studioso dei Templari e di storia medioevale. Con il saggio 'Apologia dei Cavalieri Templari' (ed. Il Cerchio), ha dimostrato dal punto di vista giuridico come la condanna dei Cavalieri del Tempio sia stata un'ingiustizia verso un Ordine benemerito nella storia della cristianità.
Nel saggio, spinto da passione per la verità e dal desiderio di risalire ai fatti, Michele Raffi contesta nel merito le accuse confermate dai Templari sotto tortura e sottolinea le violazioni procedurali compiute nel corso dei processi ai monaci guerrieri, sorprendentemente attuali per le analogie con altri grandi processi del nostro secolo.
Sull'esempio dell'arcivescovo di Ravenna, Rinaldo da Concorezzo, lo studioso Michele Raffi ha dimostrato come la tortura e la calcinazione non portino mai alla giustizia, perché la verità - lungo le strade del Medioevo e in ogni tempo della storia - abita nei cuori degli uomini che sanno lottare per la verità. Liberi sempre per una storia da vivere. Soli con le loro idee, in cerca della Bellezza che salva.

Roma, Villa il Vascello 29 maggio 2013

Spesa pubblica: fare più cose con le stesse risorse

                          
                                                          di Guido Colomba


 Analisi dei costi e dei benefici per le infrastrutture e le opere pubbliche. Un termine scolastico che va indietro ai tempi di Giovanni Spadolini e Ugo La Malfa. C'è voluto un saggio del prof. Marsullo dal titolo significativo "Il filo di Arianna per un buon governo" per richiamare il metodo corretto al fine di ammodernare il Paese e favorire la crescita. Un metodo che la Banca Mondiale e la Banca Europea utilizzano con successo da trent'anni per il finanziamento di programmi e progetti. Ma la politica ha corrotto tutto e messo in soffitta il "manuale" dei costi e dei benefici, tuttora in vigore, che dovrebbe servire anche oggi per stabilire quali progetti finanziare e con quale priorità. Nel 1982 il debito pubblico ammontava a 181 miliardi di euro attuali pari al 63,5% del PIL. Oggi ha superato l'incredibile cifra di 2040 miliardi pari a oltre il 127% del PIL, il doppio di trent'anni fa. Nel 1982, Spadolini, primo premier non democristiano, istituì il "Nucleo di Valutazione" degli investimenti pubblici (attualmente presso il Ministero dello Sviluppo) diretto da Paolo Savona. Marsullo definisce il manuale "la pietra miliare" per la valutazione degli investimenti pubblici. Sarà bene che il governo delle larghe intese, guidato da Enrico Letta, lo distribuisca a tutti i ministri e costringa la Ragioneria generale dello Stato a farne uso immediato ogni volta che cerca la "copertura" della spesa. Lo faccia facendo rispettare le priorità derivanti dall'analisi dei costi e dei benefici da parte di tutti i livelli di governo (Amministrazioni centrali, Regioni, Province, Comuni, Asl ecc.). Una vera "spending review", per essere seria, deve partire da questo criterio operativo. Non a caso Paolo Savona, nel presentare il saggio di Luigi Marsullo, ha ricordato il "principio di equivalenza" utilizzato per stabilire la fattibilità di un'opera pubblica: "I ricavi previsti - ha detto - dovevano essere tali da pagare la rata del mutuo". Se ciò non si verificava allora era lo Stato a dover integrare stabilendo un criterio di priorità (costi e benefici) rispetto a tutte le altre iniziative proposte. La Bei, nell'esame dei vari progetti presentati dagli Stati membri, è in grado di fare questo tipo di calcoli. Purtroppo in Italia, le opere pubbliche costano in media due-tre volte la media europea e i tempi di attuazione sono spesso interminabili in presenza di 5-6 livelli di governo anziché un'unica cabina di regia. Non solo la contrattazione "politica" tra governo e regioni paralizza il Paese ma a tutto ciò si aggiunge il ruolo negativo della Ragioneria dello Stato nel condizionare e frenare l'esecuzione delle opere. Il problema dei 100 miliardi di debiti che la PA ha nei confronti delle imprese è sotto gli occhi di tutti. Il presidente di Confindustria chiede che gli otto miliardi, che emergono dallo sblocco europeo (è previsto per il 29 maggio) della procedura di infrazione per eccesso di debito, vengano utilizzati per saldare almeno una parte di questi debiti (finora solo 20 miliardi sono previsti nel 2013). Accanto a ciò, la stessa Confindustria deve capire che il tema della "spending review" non è più rinviabile e deve avere come obiettivo anti-crisi non tanto quello di spendere meno ma di fare più cose (socialmente utili) con le stesse risorse. 

“Prodi, scendi in campo e salva l’Ue”

(da La Stampa)


Dominique Strauss-Kahn

L’ex numero uno dell’Fmi oratore d’eccezione all’Astana Economic Forum: la politica europea ha fallito
FRANCESCO SEMPRINI
ASTANA (KAZAKISTAN)
Denuncia il fallimento della politica europea e la totale incompetenza dei governi nazionali, tira bordate alla Germania, annuncia il collasso delle democrazie e chiede a Romano Prodi di salvare il Vecchio continente. Dominique Strauss-Kahn torna in grande spolvero sulla scena internazionale a due anni dallo scandalo che lo ha detronizzato dalla guida del Fmi e ha polverizzato le sue ambizioni politiche.  

Era il 14 maggio quando l’economista francese veniva prelevato da un aereo diretto a Parigi e arrestato per la presunta aggressione sessuale a una cameriere del Sofitel, l’hotel di New York dove alloggiava. Da allora ha sperimentato il supercarcere di Rikers Island, gli arresti domiciliari (d’orati), un processo penale (archiviato) e uno civile (liquidato), la fine del matrimonio con Anne Sinclair, e il fallimento delle sue mire sull’Eliseo,in una vicenda dalle tinte fosche per alcuni dai contorni complottistici. E’ rimasto nell’ombra, «un po’ appestato», dicevano, anche per il fardello di un film in corso d’opera sulle sue vicende con un Gerard Depardieu diretto da Abel Ferrara. Il colpo di grazia. E invece eccolo tornare alla ribalta a dispetto dei suoi vessatori.  

Un velo di abbronzatura, completo grigio brillante, sorridente e impettito irrompe dinanzi a una platea internazionale, «oratore d’eccezione» all’Astana Economic Forum, il simposio euroasiatico kazako giunto alla sua sesta edizione. Sembra in forma? «Sapete che non faccio interviste, - ci dice - però sto bene, non trovate». Il timore di un blitz nel suo recente passato lo tiene sulle difensive prima di salire sul palco della «World Anti-Crisis Conference». Il parterre è d’eccezione, tra gli altri Romano Prodi, «il mio amico», ricorda, quindi il Nobel Christopher Pissarides. «Il dato di fatto è che il problema del debito pubblico è stato totalmente preso sotto gamba dai Paesi europei», esordisce Strauss-Kahn dopo essere stato salutato da un tiepidissimo applauso della sala. Non fa una piega, a testa alta inizia la sua requisitoria: «Ricordo quel G-20 di Londra, era l’aprile del 2009 quando si è iniziato a discutere dei debiti sovrani», afferma l’ex timoniere del Fondo, indicando una data della genesi del disastro europeo.  

«Ricordo che da parte di molti politici ci fu una presa di posizione netta, risolvere il problema da soli senza bisogno del Fmi. Una cosa che posso capire dal punto di vista politico, ma il fatto è che le istituzioni europee erano del tutto impreparate a gestire una emergenza di quel tipo. Questo fece si che si persero tra i sei mesi e un anno, durante i quali il problema è andato peggiorando. A questo si è aggiunto il rallentamento economico in particolare in Paesi come Spagna e Italia e quindi il problema è diventato anche più grande». L’Europa fu presuntuosa: «Si pensava che il problema poteva essere risolto con i tradizionali strumenti a disposizione dei singoli Stati e che poi si sarebbe tornati a crescere, soluzioni interne per far fronte a un problema globale, una trovata geniale».  

L’applauso questa volta è meno tiepido. «Così più passava il tempo e più per i politici diventava difficile prendere delle decisioni opportune perché questo significava ammettere che si era commesso un errore. Si è persa la bussola, ed ogni forma di coordinamento, specialmente quello fiscale, si è creato il caos». Il fatto è che «la struttura era debole, e Romano quando era capo della Commissione se ne è accorto meglio di chiunque altro». «Il problema oggi è la leadership e il nodo austerity lo conferma», dice caricando la bordata a Berlino: «Forse non ricordiamo quando la Germania aveva difficoltà serie nel rispettare il patto di stabilità. Allora sembrò opportuno non creare sbarramenti. Oggi invece?». L’applauso adesso è fragoroso.  

Il buco nero per Strauss Kahn non è il debito, ma la competitività e le riforme strutturali latitanti. Così veste i panni di Cassandra del «cliff» europeo: «La mia previsione è che nessuna decisione concreta sarà presa, ci si avvicinerà al «cliff» (il baratro), ci saranno azioni per guadagnare tempo, e in sei mesi si sarà di nuovo sull’orlo del «cliff». Questo porterà a una serie di conseguenze pericolose, disordini sociali e democrazie a rischio. «Gli europei - conclude - non sono in grado di gestire un processo di risoluzione, e lo stesso Fmi è ai margini». Cosa fare? Ci vuole volontà politica e capacità, per questo chiedo a Romano, “torna a far politica, torna in Europa». Stavolta l’applauso è scrosciante.  

Come salvarsi dal tornado



I ventiquattro morti per la furia del tornado che si e' abbattuto sulla cittadina di Moore nei sobboghi di Oklaoma City ripropongono all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale il problema della popolazione che vive nel cosiddetto "storm alley', il vicolo degli uragani. 
Nell'episodio di Moore sono morti sette bambini sepolti dal crollo della loro scuola elemntare. 
La domanda che sorge spontanea e' per quale ragione non fosse stata prevista al disotto della scuola una 'cellar', sorta di cantina bindata nella quale si rifugiano le persone all'avvicinarsi di un tornado. Queste cantine sono dotate di generi di conforto, apparecchiature radio e telefoniche per mantenere il contatto con il mondo esterno.
Ma soprattutto: come possono convivere queste popolazioni con la paura costante dei twisters che agiscono come grandi scalpelli sul terreno sul quale si abbattono con venti di 300 KM all'ora che agiscono come un aspiratore sollevando strutture delle case, auto, manufatti e scagliandoli a miglia di distanza.
Secondo Mike Smith un meteorologo,  senior vice president della AccuWeather Enterprise  e autore  di  “When the Sirens Were Silent” ci sono diversi miti da sfatare.
A cominciare da quello che i meteorologi fanno un pessimo lavoro e non sanno prevedere gli uragani. Secondo Mike Smith nel 2011, 553 persone sono morte negli Stati Uniti per uragani. Con l'esclusione di quattro, tutte erano al corrente di quello che stava per succedere.
Mentre negli anni '90 il preavviso di un uragano era di cinque minuti, oggi grazie ai radar, alle simulazioni sul computer ed alla ricerca, il preavviso e' di 12 minuti. Per quanto riguarda la cittadina di Moore il preavviso era stato addirittura di 36 minuti. Ma la sensibilita' della popolazione e' attenuata non solo dalla frequenza degli uragani di piccole dimensioni, ma soprattutto dai falsi allarmi. I quali inevitabilmente accadono quando si tratta di prevedere il bizzarro comportamento di Madre Natura. Le sirene suonano pochi minuti prima dell'evento disastroso, ma la gente e' informata attraverso radio e televisione. Qualcuno sugerisce di realizzare dei rifugi collettivi sotterranei nei quali la popolazione potrebbe rifugiarsi. Ma si tratta di una proposta insensata tenendo conto che dovrebbero essere attrezzate strutture delle dimensioni di uno stadio, con tutti i problemi di congestionamento del traffico. Si calcola che siano duemila ogni anno le vite salvate dalla tempestiva informazione sull'arrivo dei twister. Le autorita' si affannano nel raccomandare alla popolazione di rifugiarsi nelle cantine attrezzate sotto la casa, oppure dentro un armadio o nella stanza da bagno. Ma spesso gli incidenti mortali avvengono perche' ci sono quelli che si avventurano fuori dei rifugi alla ricerca del cane o del gatto o perche' vogliono mettere in garage la macchina che verra' risucchiata inevitabilmente dalla furia del vento. Quanto al fatto che vi sia una recrudescenza nella frequenza e violenza dei tornado Mike Smith sostiene invece che non ci sono dati certi per confermare che il riscaldamento globale possa portare a questi fenomeni. 

Ci scrivono

Egregio Oscar, ben tornato! non capivo cosa fosse successo, non avendo piu' ricevuto il blog.
L'articolo sulla panoramica romana con le vacche sacre a due gambe  ha spiegato la temporanea assenza. Troppo forte!
Bisognerebbe dichiarare guerra all'India ed arrendersi il giorno dopo. Probabilmente verremmo governati meglio come colonia del terzo mondo cui gia' apparteniamo.
Cordiali saluti

giancarlo belluso
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Ben tornato,
E buon lavoro


Riccardo Concetti
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Proprio ieri pensavo in quale parte del mondo ti trovassi, bentornato.

Massimo Rosa
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Ben tornato Oscar. Mi sei mancato. Ti abbraccio. Maurizio.
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caro dott. Bartoli,
ha drammaticamente ragione nel suo lucidissimo ragionamento, reso ancor più severo e graffiante dal fatto che Lei ci osserva da lontano, da un Paese (come gli Stati Uniti) che ha fatto del senso della Patria condivisa il proprio elemento di unità.
Al contrario degli Usa, attraversati anch'essi da forti divisioni e contrasti su materie delicatissime, siamo un popolo incapace di condividere una sorte comune e naufraghiamo miseramente nell'esaltazione dell'Io, del singolo, di un egoismo pernicioso e distruttivo.
Nella consapevolezza di questa nostra natura litigiosa e totalmente refrattaria dal fare squadra, purtroppo, prevale lo sconforto e la rassegnazione.
un cordiale saluto
maurizio bassetti trento
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Grazie Oscar!
Ho passato un’oretta divertente ed istruttiva!....però ti trovo un po’ troppo pessimista sugli italiani. Tutti questi difetti, e tu da buon toscano puoi darne testimonianza, esistevano già all’epoca del Rinascimento….. ciò nonostante, o forse proprio per questo, siamo stati grandissimi!
Non possiamo pensare che un popolo abituato a ragionare per “bande” (con a capo un “bravo”) all’improvviso impari la filosofia orientale del bene collettivo da privilegiare su quello del singolo.
Però se in un ambiente come il nostro si riesce a creare una corrente positiva, allora si esalta la nostra creatività e la nostra capacità di stare assieme per far squadra. Mi dirai che raramente si ottengono queste condizioni così favorevoli, che al contrario spesso ciò che prevale è l’individualismo esasperato e la prepotenza, ma vedi che alla fine, nonostante tutto il “casino” e la “mondezza” a tutti i livelli (stradali e dei Palazzi), alla fine qualche saggio riesce a far passare un messaggio di buon senso e di legalità, senza demagogia.
C’è solo da augurarsi che i saggi piano piano aumentino, senza troppo mettersi in evidenza, perché grazie alla democrazia dei nostri giorni, troverebbero presto chi non si farebbe scrupolo di falciarli, come i pedoni delle strade cittadine di Bangalore, per non esserne oscurato.
A proposito di democrazia moderna poi, mi piacerebbe aprire con te un piccolo dibattito, sia sulla sua capacità di portare a galla dei leader di valore, sia sulla sua capacità di governare un mondo che oggi appare troppo complesso per poter essere governato da chi ha solo obiettivi di breve periodo, come i nostri politici, e non solo quelli italiani, naturalmente (pensa solo al Presidente USA che, oltre al suo rinnovo quadriennale, deve pensare anche alle elezioni di middle term!).
Ho parlato troppo e di getto!
Un abbraccio
Fernando

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Caro Oscar grazie per l'interessante lettura che mi hai offerto. E' curiosa, divertente e spiritosa. Non hai nemmeno citato una volta Berlusconi, cosa che mi ha fatto piacere. Ancora sorridendo ti abbraccio. Maurizio.
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Il culatello in America. Bersani non c'entra

 

Italia-USA: Al via il provvedimento che consentira' di esportare in America
importanti prodotti della salumeria italiana

Washington, 24 maggio 2013 - Il prossimo 28 maggio entrera' in vigore il
provvedimento con cui le Autorità statunitensi (Animal and Plant Health
Inspection Service) hanno ufficialmente riconosciuto l'assenza della
Malattia Vescicolare Suina (MVS) in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e
Veneto e nelle Province autonome di Bolzano e Trento. Esse si aggiungono
alle Regioni per le quali era gia' stata certificata l'assenza di MVS,
ovvero Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche e Valle d'Aosta.

Tale misura consentira' l'esportazione negli Stati Uniti di importanti
prodotti della salumeria italiana come il salame, la pancetta, la coppa e il
culatello. Secondo le stime dell'Associazione Industriali delle Carni e dei
Salumi (ASSICA) la disposizione potra' garantire circa 200 milioni di euro
di maggior export di carni e frattaglie e 40-50 milioni di euro di salumi a
vantaggio delle principali aree di produzione italiane.

"E' una decisione storica - ha rilevato l'Ambasciatore italiano negli USA,
Claudio Bisogniero - frutto di una efficace collaborazione tra la Farnesina,
questa Ambasciata, il nostro Ministero della Salute, le associazioni di
categoria, i consorzi e le Autorita' americane. E' ora importante avviare
un'efficace azione promozionale per cogliere appieno le nuove opportunità'".



Pino Ingrosso tra microfono e fornelli



Pino Ingrosso e' un noto cantante melodico del Salento. Si esibisce con grande successo in questi giorni alla Villa Torlonia di Roma.
Pino e' un artista poliedrico.
Ma quando si mette ai fornelli riesce ad esprimere il meglio di se'.
L'altra sera per pochi e selezionati amici ha preparato una spaghetti alle cozze che era da urlo. Seguita da pescatrice con patate novelle e gamberone su letto di asparagi.
Il tutto servito nel suo appartamento situato nel borgo medievale di Sacrofano alle porte di Roma.
Ed anche in questo l'Italia e' diversa dal resto del mondo.
Per fortuna.

Il morso della Taranta

PETRONE Carlo <br />IL MORSO DELLA TARANTA


Una danza rituale che racconta lotte e destini da cogliere nel ritmo di una musica che schiaccia il ragno. Il libro di Carlo Petrone, 'Il morso della Taranta a Taranto e dintorni', edizioni Giuseppe Laterza (pp. 426, euro 25. In allegato un Cd del Complesso di musica popolare 'I Febi Armonici'), è un viaggio nella storia e nel mistero. Petrone, avvocato, pubblicista e già autore di testi su argomenti giuridici e sociali, presenta una raccolta antologica di saggi che studiosi, giornalisti, sociologi, medici, psicologi e viaggiatori hanno scritto sul Tarantismo, misterioso fenomeno della Puglia.

Cosa cela la Taranta? Isteria, invasatura, intossicazione, superstizione morbosa, psicodramma, folklore? E come si scivola nella 'pizzica pizzica' e nella 'tarantella'? Il Tarantismo è originario di Taranto (sembra? senza dubbio?) e di qui si è diffuso verso le terre rimaste a conduzione agricola del Salento, ove sono ancora presenti manifestazioni sporadiche. A volte qualcuno l'ha chiamato rito magico-pagano che coinvolge le donne, solamente le donne, che nei mesi della torrida estate pugliese, ballano e ballano fino a stremarsi, come le folli danzatrici del sabba. Morse dalla Taranta, dicono. Il volume fornisce alcuni tra i più significativi spunti, ricerche, riflessioni, ricordi per chi voglia cimentarsi nello studio della complessa vicenda del Tarantismo, storia ingarbugliata nella quale occorre districarsi tra filologia, psichiatria, etnologia, musica, costume ed altro ancora.

"In queste pagine - spiega Petrone - c'è la voce del Sud che sa raccontare. Ma anche la danza di donne che gridano un bisogno di riscatto sociale, tra rimorsi e ricerca di nuove dimensioni di vita. Il simbolico morso della Taranta - ricorda - scatenava una crisi che veniva controllata ritualmente mediante 'l'esorcismo' della musica, della danza e dei colori. La sconvolgente realtà di ieri forse si ripropone sotto nuove forme nell'epoca contemporanea. E tante storie continuano". Nel vento che porta la pizzica.

Un bubbone da estirpare


   
     
   
                                                         
                                                                         di Guido Colomba
 Il neoministro Saccomanni è stato di parola. Ha nominato l'economista Daniele Franco nuovo Ragioniere Generale dello Stato al posto di Mario Canzio. La Ragioneria è una struttura cui fanno capo ben cinquemila dipendenti pubblici che dovrebbero elaborare, controllandolo, il bilancio dello Stato. Canzio, in carica dal 2005 (in sostituzione di Vittorio Grilli) si è lamentato della sostituzione. Eppure i nodi da sciogliere sono innumerevoli a cominciare dal conflitto di interesse (controllori-controllati) poiché alla Ragioneria dello Stato fanno capo incarichi e nomine relative alla aziende di Stato ed gli altri Enti pubblici decentrati. Francesco Giavazzi è intervenuto oggi sul "Corriere della Sera" ricordando che "il fatto che le pubbliche amministrazioni continuino a non pagare quanto devono alle imprese (circa 100 miliardi pari al 6% del Pil) è francamente criminale". La Ragioneria oggi rappresenta un bubbone pieno di erbacce da estirpare. Vediamo perché: 1. Come mai la spesa pubblica è aumentata di 30 miliardi durante la gestione Canzio? 2. Come mai non si conosce nei dettagli il debito dello Stato verso imprese e fornitori tanto che la Ragioneria ha chiesto il soccorso della Banca d'Italia? 3. Perché la Ragioneria ha tirato il freno a mano anche nell'ultima settimana cercando in tutti i modi di rinviare l'attuazione del decreto Monti che rimborsa in due anni i primi 40 miliardi (di cui 20 nel 2013) sui cento dovuti alle imprese? 4. Come si raccorda questa situazione con la denuncia formulata ieri dal presidente del Senato Grasso contro le lobby al soldo delle multinazionali? Già durante il governo Monti sono circolate insistenti voci di attacchi preordinati contro aziende strategiche italiane (Eni-Saipem, Finmeccanica ecc.) classificabili come esempi di concorrenza sleale o peggio ancora. Forse c'è veramente troppa polvere sotto il tappeto. Altrimenti il rischio è la Francia del '36. Cosa dice il Documento economico e finanziario (Def), ultimo atto del governo Monti? Mario Baldassarri, ex viceministro dell'Economia, fa riferimento ai 100 miliardi di entrate in più rispetto al 2012 raggiungendo nel 2017 gli 852 miliardi di euro. Il nuovo debito scenderà dai 48 miliardi del 2012 a 18 miliardi, cioè di 30 miliardi. Dove vanno gli altri settanta miliardi di maggiori entrate? E' previsto un aumento di 75 miliardi di spese correnti e una diminuzione di 5 miliardi di spesa in conto capitale. Altro che riduzione del perimetro della spesa pubblica. Ecco perché è fallita la "spending review" di Monti con la conseguente cacciata di Bondi (il risanatore di Parmalat) né è stato attuato il rapporto Giavazzi, pur commissionato dal governo tecnico, che annullava gli aiuti a pioggia dello Stato per concentrare gli incentivi in una razionale visione di politica industriale. Secondo Baldassarri ciò significa che "il Pil del 2007 dovrebbe recuperare nel 2019 e la disoccupazione del 2007 verrebbe recuperata nel 2020". La risposta di Giavazzi è molto più concreta poiché, citando il comunicato del 18 marzo scritto dai due vicepresidenti (Rehn e Tajani) della commissione europea "la maggior parte dei debiti commerciali della PA (esclusi quelli per investimenti) sono già registrati "per competenza" nei conti pubblici. In pratica il Tesoro, per pagare, emetterà titoli pubblici senza cambiare il debito corrente ma alzando lo stock del debito. Restano fuori circa 20 miliardi, il che significa che la somma rimborsabile senza effetti sul deficit è di circa 80 miliardi. Perché allora la Ragioneria continua a parlare di mancanza di copertura e si inventa 36 passaggi burocratici prima che una impresa ottenga il rimborso nell'ambito dei primi 20 miliardi del decreto Monti? Eppure l'impatto di 80 miliardi di rimborso, pari al 5% del Pil, nel circuito dell'economia reale avrebbe un effetto moltiplicatorio gigantesco. Purtroppo i guasti provocati dalla Ragioneria sono molto radicati. Essa infatti ha tollerato una continua confusione tra spese di cassa e spese di competenza. Quegli 80 miliardi di spese di competenza sono stati classificati quasi sempre come spese di cassa. Questo è il pasticcio che la Ragioneria non vuole confessare. Vi sono responsabilità da accertare al più presto possibile. Se necessario è bene spiegare alla Commissione europea come stanno le cose e trovare subito un rimedio. (Guido Colomba)

Litigano i massoni dentro le loro Logge anche se ......

Il livello di litigiosità nella società italiana è molto alto. Litigano i massoni dentro le loro Logge anche se ufficialmente fanno professione di tolleranza. Si litiga dentro i Rotary club, nelle associazioni sportive, nei sindacati, nelle bocciofile, nelle assemblee di condominio, nelle parrocchie, nelle stanze segrete del Vaticano. Si litiga soprattutto nei partiti, nei governi delle regioni, nei consigli comunali. Si litiga nelle famiglie dove non ci si sopporta più. Si litiga a scuola, nelle classi, nei consigli scolastici, nelle università. E' tutto un rinfacciarsi di impegni non mantenuti, di atteggiamenti offensivi, di sgarbi protocollari, di danni e offese ricevute.Si litiga nei talk show, dove l'ingiuria urlata ha la meglio sull'idea ragionata ed esposta in maniera cortese.
Dicono gli esperti che dipende dalla crisi che accende gli animi. Ma dipende anche dal continuo riaffiorare dell'esistenza di quell'IO italico che ottenebra ed avvolge ogni tentativo di fare gioco di squadra e passare la palla ai compagni anzichè completare una magnifica azione in assoluta autonomia. Dicono che dipende dal fatto che gli italiani sono solisti e non riescono a cantare in coro come fanno gli altri paesi.
Si litiga perchè si antepongono gli interessi personali e di bottega a quelli comuni del fare massa critica per superare le difficoltà.
Si litiga perchè in Italia siamo sempre IO e mai NOI.  Perchè dimentichiamo che per raggiungere dei risultati veri la forza di un singolo, se non è inserita  in un disegno di comune collaborazione, ha poco peso in un mondo che vive di sforzi globali per raggiungere traguardi condivisi dalla collettività

Le vacche sacre di Roma

Uno arriva a Roma da Bangalore dopo 13 ore di volo felice di trovarsi di nuovo a casa sia pure per qualche giorno prima di ritornare negli States.
Kushanata, questo il nome del taxista che ci ha condotto all'aeroporto alle undici di sera, ha guidato come un pazzo in mezzo al traffico di pazzi e incoscienti che suonano quando si trovano al rosso perche' biosgna passare lo stesso. Abbiamo rischiato di investire uno scooterista che si era infilato tra un bus e la nostra macchina. Pochi millimetri. Ci siamo lasciati alle spalle i cumuli di immondizia nei quali pascolano le vacche sacre e che di notte vengono incendiati producendo nuvole di diossina.Ci siamo lasciati alle spalle un'India composta da 450 milioni di individui su un totale di un miliardo e trecento milioni. Quell'India e' riuscita a entrare nel novero delle prime otto nazioni industrializzate. Il resto continua a sorpavvivere in qualche modo. Ma nella capitale dell tecnologia, dove le principali aziende americane e europee hanno da tempo creato i loro campus dalle costruzioni avveniristiche, si respira voglia di intraprendere, di darsi da fare, di inventare,  nonostante la polluzione atmosferica e i contrasti perenni culturali e religiosi.
A Roma ritrovo l'immondizia nelle piazzole della Cassia Bis e sulle rampe di accesso del raccordo. Perche' nella capitale del mondo carte e cicche, bottiglie di plastica e pannolini del pupo si buttano fuori del finestrino.  Il traffico fa concorrenza a quello indiano. A Roma gli amici che ci invitano la sera e offrono un cibo che finalmente ti concilia con la vita dopo tanto mangiare speziato indiano, si esibiscono nel salmodiare la stessa cantilena udita un mese fa prima di andare nell'India del sud: tutto va male, che disillusione Monti, che schifo il PD che ha bocciato Prodi il suo fondatore, non si sa dove sbattere la testa, questi grillini sono buoni solo a fare casino (altra disillusione), la speranza Renzi e' ancora li' che passa da una televisione all'altra, abbiamo dovuto confermare un ottantenne al Quirinale (meno male che Giorgio c'e'), si  continua a blaterare sulle passate esibizioni sessuali di Berlusconi. Ma i problemi dell'Italia sono altri.
Ed a questo punto ti viene voglia di riprendere un volo per Bangalore perche' senti che ti mancano le vacche sacre (a quattro gambe), che brucano nella monnezza. Quanto a quelle a due gambe che pascolano in Italia, di produzione nazionale e internazionale, il numero e' crescente stando alle riviste di gossip e a quanto si vede entrando in citta' dalla Salaria.

A big marketing flop: the Tata Nano


Tata's Nano, the World's Cheapest Car, Is Sputtering


Due anni fa i media di tutto il mondo hanno annunciato che il colosso indiano Tata avrebbe messo sul mercato con la sua controllata Tata Automotives, la macchina piu’ a buon mercato del mondo chiamata Nano.
Il prezzo di allora era 2000 dollari. Oggi per avere una Nano del modello base bisogna calcolare 2700 dollari ai quali aggiungere l’equivalente in rupie di altri mille dollari per tasse e assicurazione. Con un prezzo del genere tutti si aspettavano un successo senza precedenti di vendite.
Ma non e’ stato cosi’. Alla fine del mese di aprile 2013 le vendite della Nano si attestavano in 253mila unita’ e stanno calando non per colpa della generale crisi del mercato automobilistico in gran parte del mondo. Ma perche’ all’indiano medio che vuole lasciare la due ruote, quella vetturetta non piace.
Le ragioni di questo rifiuto sono soprattutto di carattere psicologico.
Sei mesi fa mio figlio Marco ha acquistato una Nano, modello base e dobbiamo riconoscere che si tratta di un’auto eccezionale con la quale abbiamo percorso oltre cinquemila chilometri nel traffico terrificante di Bangalore, megalopoli di quasi nove milioni di abitanti ed in continua caotica espansione.
Le dimensioni della Nano sono generose, soprattutto in altezza. Quattro porte, un motore bicilindrico di 620 cc raffreddato a liquido. Se qualcuno pensa a vetture spartane tipo la Citroen due cavalli o la Renault R4 si sbaglia. La Nano ha tutto quello che serve ad una automobile che voglia meritare questa definizione. Manca il servosterzo. La velocita’ non supera i 110 KM  piu’ che sufficienti in un paese come l’India nel quale la velocita’ massima nei pochi tratti autostradali (interrotti dai dossi e dai ckeck poitns della polizia) e’ di 80 chilometri all’ora. Nella capitale tecnologica dell’India si procede a 15 KM all’ora. E nonostante questo i morti nelle strade di Bangalore ogni anno superano gli 800.
Le ruote sono piccole e questo penalizza il comfort tenendo conto dei dossi e buche. Hanno dimensioni diverse tra le anteriori e posteriori. I consumi sono molto ridotti, 25KM a litro.
Se uno considera il rapporto qualita’/ prezzo il giudizio finale e’ piu’ che positivo.
Ma agli indiani la Nano non piace. Chi ha deciso di imbarcarsi in un lungo pagamento a rate preferisce una delle tante vetture proposte da una concorrenza vasta e articolata anche se deve pagare qualcosa di piu’.
Di fronte al flop di marketing i dirigenti della Tata stanno tentando di trovare strade alternative. Hanno proposto nuove serie della Nano con sedili rinforzati quanto a selleria, servo sterzo, radio, aria condizionata, vetri elettrici. Sta per uscire un modello con motore diesel turbocompresso portato a 800cc.
Resta il fatto che la Nano sarebbe sicuramente un successo in paesi in cui si sia raggiunta una maturita’ motoristica e dove potrebbe ritagliarsi uno spazio tra i giovani (prima auto), le donne e quelli che vogliono caratterizzarsi per una scelta trendy.
In India l’auto dei poveri non piace ai poveri. Ed il sogno del mitico ingegnere Ratan Tata di creare una nuova Wolksvagen per il momento e’ naufragato sul rifiuto di qualche centinaio di milioni di connazionali. Molti dei quali comprano le Jaguar, Land Rover ovviamente prodotte dalla Tata.


Scampoli indiani



Le donne

L'india vera e' quel terzo di miliardo e 300 milioni che tira a piu' non posso. I restanti novecento milioni sono una truppa di sottoproletariato e affamati che tende a fatica ad affacciarsi al banchetto.
I quattrocento e rotti milioni del'India che e' riuscita ad entrare tra le otto nazioni piu' industrializzate a livello mondiale, (pari alla popolazione dell'Europa e superiore di piu' di cento milioni alla popolazione degli Stati Uniti) sono caratterizzati da un costante scontro tra le culture ancestrali e le motivazioni del successo in chiave occidentale.
La componente che sta dando i maggiori grattacapi ai conservatori bigotti e' costituita dalle donne. Basta sedersi in un caffe' in uno dei mall di Bangalore in un giorno di festa per capire l'importanza del cambiamento innescato dalle giovani donne e la ragione del crescente numero di violenze sulle donne da parte di uomini che sentono svanire la loro presunta superiorita' ed hanno paura.
Passano le ragazze che hanno messo da parte il colorato sari e indossano jeans aderenti. Ma soprattutto la maggior parte delle giovani donne indiane in cui ci imbattiamo ha rinunciato a raccogliere i lunghi capeli neri nella tradizionale treccia, simbolo di pacata sottomissione al padrone maschio. Adesso la treccia e' stata sciolta ed i capelli cadono sulle spalle. Con grave imbarazzo di mamme e nonne.
Molte sono quelle che guidano lo scooter nel traffico caotico e infernale della capitale tecnologica. Nessuna giovane accetta di sedersi all'amazzone sulla moto del proprio uomo come invece continuano a fare le madri di famiglia. Sulla moto poi ci si va in quattro e non c'e' da stupirsi se lungo le strade principali ci sono dei cartelli messi dall'amministrazione comunale che dicono che nel 2011 a Bangalore ci sono stati 6020 incidenti con 750 morti. Negli ultimi due anni questa statistica sembra avere avuto una decisa impennata al rialzo.Nessuno guarda questi cartelli.
In India gli uomini portano i baffi. Tutti. Meno quei giovani che si accompagnano con le ragazze di cui sopra molti dei quali rinunciano all'onore del labbro.
Sentite questa storia:
Mammohan e' un giovane ingegnere, specialista nel 'cloud'. Giorni fa e' venuto in ufficio piuttosto abbacchiato.Alla fine ha raccontato la ragione del suo abbattimento. La sua ragazza con la quale si incontrava da qualche anno, gli ha comunicato che la famiglia ha concluso un contratto matrimoniale con un tizio. Siccome lei non vuole andare contro le decisioni dei genitori, sara' meglio interrompere definitivamente la relazione. La maggior parte dei matrimoni continua ad essere gestitata durettamente dai parenti quando ancora i promessi sposi sono bambini. E se la ragazza, malauguratamente, dovesse avere una passioncella con qualcun altro, ci sono molti modi per farle passare la fregola. A cominciare da quella plastica dell'imene che trova un certo successo tra fidanzate abbienti in procinto di convolare a giuste nozze. Come si concilia questa tradizione con il nuovo femminismo indiano e' difficile da definire.

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Lo schizzetto

Gli italiani quando vanno per la prima volta negli Stati Uniti si scandalizzano per la mancanza del mitico bidet nelle toilettes pubbliche e nei bagni degli alberghi. Non capiscono che per una parte consistente della popolazione americana il bidet e' considerato un arnese da professioniste del sesso. Mentre la ragione vera del mancato successo dello strumento idraulico sta nel fatto che viene considerato un aggeggio non igienico e facile portatore di infenzioni.
Quando gli italiani vengono poi a contatto con l'India si scandalizzano ancora di piu' perche' al posto della tradizionale carta igienica trovano accanto alla tazza uno schizzetto.L'abluzione dopo la funzione e' diffusa in tutta l'Asia e Africa. Al punto che quando si e' a tavola, visto che il cibo si porta alla bocca con le mani, viene considerata una grave scorrettezza se uno straniero, anziche' usare la destra per mangiare,  si impegna con la sinistra che, mancini a parte, e' istituzionalmente dedicata ai lavacri.
Personalmente ritengo che sia un modo per tenersi puliti certo migliore della cosiddetta carta igienica.
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Difficile farsi capire in India. 

Succede spesso di chiedere ad un interlocutore locale se e' d'accordo su qualcosa. Per esempio: "Avete una Coca Cola"?
Quello risponde agitando la testa da sinistra a destra ed uno crede che stia negando. Invece si tratta di un modo per dire "si'". Per chi non e' abituato possono nascere degli equivoci molto comici.


Botanic Garden in Bangalore

La svolta: Saccomanni manda a casa i burocrati


                                                                      di Guido Colomba



(The Financial Review n 751) Due notizie campeggiano in tema di politica economica. La prima viene dagli Usa dove Fannie Mae staccherà un assegno al Governo statunitense di 59,4 miliardi. Con il recupero dei mutui Fannie Mae ha potuto rimborsare, compresi gli interessi, ben 95 dei 115 miliardi ricevuti per il suo salvataggio nel 2008. La seconda viene dall'Italia dove la lotta alla burocrazia è finalmente iniziata. Con Saccomanni al vertice del Tesoro vi sarà un nuovo Ragioniere dello Stato e nuovi dirigenti del Tesoro che hanno finora tirato il freno a mano per condizionare le misure a favore della ripresa economica. Quasi ininterrottamente, i ministri Tremonti e Grilli (egli stesso per alcuni anni Ragioniere generale dello Stato) sono stati gli oscuri portatori di questo atteggiamento. Se ne sono accorti finalmente i principali mass media. E' intervenuto Giavazzi ("La burocrazia inossidabile", Corriere della Sera, 9 maggio): "Uno dei motivi per cui il governo Monti non è riuscito a tagliare la spesa pubblica è stata la scelta di mantenere al loro posto, quasi senza eccezioni, tutti i grandi burocrati che guidano i ministeri". Una tesi su cui "The Financial Review" insiste con successo da diverse settimane. Infatti solo mandando a casa questa burocrazia (i così detti grand commis dello Stato) è possibile varare una politica economica degna di questo nome. Il quotidiano romano "Il Messaggero" ("Come crescere senza ragionieri",11 maggio) così riassume la situazione: "Quanto sta accadendo nei dintorni dell'Imu e della Cassa integrazione in deroga, è la riprova che qualcosa di profondo deve cambiare nella cultura di Via XX Settembre". Le accuse sono specifiche: "Che fanno i tecnici della ragioneria dello Stato? Congelano tutto in attesa di individuare "le fonti di copertura", infilando zeppe qua e là come se la scelta del che fare spettasse a loro". A forza di delegare alla burocrazia interna la gestione dei testi di legge e la cura della contabilità di Stato i ministri "hanno perso ogni capacità di incidere". Ad accentuare le critiche alla Ragioneria provvede oggi "IL Sole24Ore"(Più chiarezza sulle cifre" G.Santilli, pag.7) in tema di debiti della pubblica amministrazione: "Troppi numeri non tornano" precisando che l'Anci ha sempre detto che nelle casse dei Comuni vi sono 9-10 miliardi di liquidità spendibile se solo si fosse allentato il patto di stabilità. Invece le richieste di svincolo dei sindaci non superano i 4 miliardi compresa la quota di anticipazione richiesta alla CDP. In pratica 2-3 miliardi a fronte di 9-10 miliardi richiesti. Come mai? Chi ha sbagliato i conti? Oppure i sindaci hanno avuto eccessiva prudenza per evitare le sanzioni per chi non abbia speso effettivamente entro 60 giorni almeno il 90% del richiesto? Vale la pena di ricordare che la Ragioneria, poche settimane fa, ha chiesto alla Banca d'Italia la stima dei debiti della PA (saliti a 91 miliardi) verso le imprese poiché non era in grado di farlo direttamente. Forse è venuto il momento di affidare al Parlamento il compito di predisporre i regolamenti attuativi delle leggi approvate, chiedendo i relativi pareri scritti entro 30-60 giorni alle varie amministrazioni pubbliche competenti per materia. Qualcosa di analogo avviene al Congresso Usa. Una proposta che giriamo al governo guidato da Enrico Letta. 



PD come Poveri noi Democratici liberali

Domani assemblea del PD per decidere chi dovra' essere il segretario Caronte che dovra' traghettare temporaneamente , verso lidi unitari  un partito fatto di tribu' l'una contro le altre armate.
Chi scrive ha votato diverse volte a sinistra non perche' convinto della bonta' della sinistra che, a cominciare dal defunto PCI, di guai in Italia ne ha causati molti. Ed e' sempre stata in preda di un 'cupio dissolvi' che l'ha condotta alla drammatica situazione preagonica di questi giorni.
Il Paese e' ingessato per colpa anche di quei sindacati che hanno anteposto con miopia l'interesse degli occupati a quello di milioni di giovani che vogliono avere un futuro.
Ho votato a sinistra obtorto collo perche' il mio voto andava a Romano Prodi che giudico, per avere lavorato con lui per sette anni, una Persona per bene, onesta e di alta preparazione professionale e scientifica. Come dimostra l'apprezzamento di cui gode ai massimi livelli internazionali.
I 101 democratici che gli hanno votato contro nelle elezioni presidenziali sono l'esempio palpabile del degrado morale e della stupidita' politica che anima tanta parte del PD di oggi.
Ed ho votato a sinistra perche' non mi riconoscevo e continuo a non riconoscermi in quell'armata Brancaleone guidata da un personaggio squallido  ma abile nel gestire i suoi affari personali e circondato da una corte di figure che si caratterizzano per la volgarita' degli atteggiamenti.
Per chi puo' votare oggi un liberale? Questa e' la domanda di fondo che giro a tutti quelli che come il sottoscritto non sanno piu' come esercitare in maniera corretta il proprio diritto di scelta.
Si e' tanto parlato, anche troppo, di Matteo Renzi. Ma un voto dato a Renzi dove va a finire oggi in un contesto superagitato come quello del Partito Democratico?
Oscar
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Caro Oscar,
a proposito del PD, sei stato molto efficace nel descriverlo, grosso modo, come un’accozzaglia di svariate “tribù” l’una contro le altre armate, cosa che ha determinato, in ultima analisi, lo sfascio in cui oggi il partito si ritrova. A mio modesto avviso, il PD in questi anni non è riuscito a elaborare una forte, propria identità, capace di amalgamare le varie anime di radice comunista, democristiana, socialista, socialdemocratica e anche liberale. Oggi, si pone  l’esigenza di chiudere con le singole “fedi” del passato e, attraverso una rinnovata dirigenza, recuperare e, come obiettivo, valorizzare ex novo i valori comuni quali la dignità delle persone attraverso il lavoro, la difesa dell’impresa pubblica nei beni essenziali (sanità, acqua, energia elettrica), l’onesta amministrazione del bene comune, nonché la drastica riduzione della spesa pubblica passando attraverso l’umiltà dei parlamentari di autoridursi come numero e di autolimitarsi ad uno stipendio dignitoso, al pari di un operaio specializzato. Insomma, il nuovo Partito democratico potrà qualificarsi come erede della tradizione di sinistra se la sua azione politica saprà realizzare detti valori, in primo luogo ponendo al centro il lavoro e la dignità delle persone.
Un caro saluto.
Savino (Firenze)


Storia di “Buonasanita’“ Indiana



Dice che dipende dal caldo torrido con punte oltre i 42. L’estate piu’ calda a Bangalore nell’arco di 35 anni.
Dice che dipende dalla dieta locale, molto speziata alla quale cerchiamo, quando e’ possibile, di creare un’alternativa cucinando un pacco di De Cecco.
Ma il mio medico americano interpellato via Internet ha detto che puo’ dipendere non solo dalla dieta e dal caldo, ma anche potrebbe essere un problema al cuore, ai reni o al fegato. Una cosa leggera.
Percio’: meglio farsi visitare da un medico locale.
Di che si tratta, vi state chiedendo? Mi si sono gonfiate le gambe. In genere questo succede a chi, come il sottoscritto, fa lunghi voli in aereo. Ma l’inconveniente in genere passa dopo qualche ora dall’arrivo.
Questa volta invece le mie gambe hanno deciso per conto proprio di fare concorrenza al classico zampone Fini.
Mae, la ragazza di mio figlio Marco, prenota una visita da un cardiochirurgo al Fortis Hospital che con traffico normale si puo’ raggiungere in venti minuti da casa. Ma siccome il traffico non e’ mai normale, ma sempre impazzito, riusciamo a raggiungere l’ospedale dopo un’ora, schivando le vacche sacre che pascolano nella monnezza,opportunamente incendiata con copiosa produzione di diossina che ai locali sembra fare molto bene; imprecando contro le migliaia di motorini che ti passano da tutte le parti e contro i camion che iniziano un sorpasso proprio quando tu hai deciso di iniziare a tua volta a superare un trattore che procede a cinque all’ora e che si sposta a sua volta nel mezzo della strada per non investire le sopramenzionate vacche  e alcuni pedoni che procedono nello stesso senso di marcia infischiandosene della propria sicurezza perche’ tanto, anche se vengono investiti e muoiono si ritrovano fiondati in un altro essere vivente (sperando che non sia una zanzara).
L’ospedale e’ dotato di un parcheggio multipiano molto comodo.
All’ingresso, nella hall simile a quella di un buon albergo, ci rivolgiamo ad un banco dove un’attenta signorina in sari ci dice nel suo incomprensibile inglese a quale piano dobbiamo andare. Per fortuna ci aiutiamo reciprocamente con il body language.
Terzo piano, dipartimento di cardiologia. Sala di attesa molto vasta con televisore che trasmette senza audio le ultime notizie ssulle votazioni appena concluse dello stato di Karnataka, quello in cui viviamo con altri sessanta milioni di indiani.
Una assistente completa la nostra registrazione, dietro pagamento. Il medico ci riceve dopo poco in un minuscolo studio.
Considera gli arti gonfi, misura la pressione, mi palpeggia e dice che l’inconveniente e’ dovuto al cambio di dieta ed al caldo opprimente.
Conferma che in genere questo problema puo’ avere origine nel malfunzionamento del cuore,dei reni o del fegato. Ma non e’ il caso mio.
Mio figlio non si fida e chiede che siano fatti tutti gli esami necessari. Marco si e’ formato in America dove e’ raro trovare un medico che sia disposto a fare una diagnosi. Non si puo’ mai sapere, tante le volte che la diagnosi fosse sbagliata, ci fossero delle complicazoni e il paziente decidesse di farti causa per danni.
Ma qui in India, evidentemente, siamo su un altro pianeta e il Dr. Venkatesh, cosi’ si chiama il mio giovane dottore, dimostra chiaramente di non gradire la richiesta. Ma prescrive subito sei esami. Il fatto di essere straniero pone il sottoscritto su una corsia preferenziale.
Vengo affidato ad una bella ragazza in sari che mi conduce presso i vari laboratori dove sono sottoposto a esame del sangue, urine, ecografia del cuore, elettrocardiogramma, doppler delle gambe, sonogram dei reni. Passando davanti a decine di pazienti molto pazienti che sono in attesa da qualche ora.
Spesa totale pari a 124 dollari cui biosgna aggiungere i dieci dollari della visita del medico. Il quale esaminati i rapporti e i diagrammi conferma appieno la sua diagnosi. Tutto bene. E mi prescrive tre, dico tre, pasticche di diuretico per vedere se queste gambie si sgonfiano.Acquisto le pasticche nella farmacia dell'ospedale pagando 14 centesimi di dollaro.
Personale medico, paramedico, addetti alle pulizie ci salutano inchinandosi a mani giunte.
Le gambe sono ancora un po' gonfie ma tra qualche giorno a Roma con una carbonara seguita da una coda alla vaccinara, innaffiata da un bianco freddo dei Castelli, sono sicuro che tutto rientrera’ nella norma. Del resto i medici hanno detto che tutto dipende dalla dieta.

Oscar



Pregiata carne in scatola dalla Cina



Come e' noto i cinesi sono omnivori. Dai cani, ai gatii alle scimmie, dai serpenti ai8 lumaconi i menu cinesi sono molto variati. Pertanto non deve avere impressionato piu' di tanto la notizia che la polizia di Pechino ha scoperto un cartello di aziende che producevano carne in scatola. Solo che nelle scatole non c'era carne di manzo, montone o vitello, ma carne di topo. Sono stati messi in prigione 63 sospetti che si sono messi in tasca un mlione e seicentomila dollari di guardagno Pari a dieci milioni di yuan. La polizia ha confiscato 20mila tonnellate di scatole contenenti carne di topo.

Basta !!! E' l'ora di cambiare....!!!!! Basta!!!!

Un popolo di 60 milioni di abitanti.

Un contesto industriale di prima qualita': dall'auto, ai farmaceutici, dall'industria degli armamenti, a quella edilizia. Commercio supermotivato, imprese che eccellono nell'alta tecnologia, vivacita' culturale, una forte presenza nel mondo della moda.

Eppure tutto va a catafascio.

Non per colpa degli imprenditori ma della classe politica.

La capitale e' un bordello, con un traffico impazzito a tutte le ore, costruzioni che spuntano da ogni parte senza un piano organico di infrastrutture e servizi.

Nei loro comizi queste tragiche maschere di politicanti che tendono solo ad arricchirsi usano l'armamentario piu' vieto degli imbonitori per suscitare residue emozioni in una popolazione che non crede piu' a niente e piu' a nessuno.

L'unica regola in un paese che vive senza regole e' la corruzione. Diffusa ad ogni livello partendo dalla testa.

Ed oggi si vota.

Ma di chi credete stiamo parlando?

Dello stato del Karnataka che ha come capitale Bangalore, il grande polo industriale dell'alta tecnologia.

Oggi 5 maggio si vota per il rinnovo del governo.

Qualsiasi riferimento ad un altro Paese di 60 milioni di abitanti e' puramente casuale.

Saluti

Oscar
Bangalore (India)