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The reusable toilet wipe




Non sappiamo quanti 'verdi' stiano usando 'the reusable toilet wipe' al posto della comune carta igienica. Eppure quelli che sono sensibili al degrado ambientale ed alla distruzione di foreste dovrebbero essere i piu' convinti assertori della utilita' di questo nuovo modo e antico modo di pulirsi dopo avere utilizzato la toilette. Meno carta, meno alberi abbattuti.


Queste salviette dopo l'uso vengono riposte in un contenitore che viene poi vuotato nella lavatrice con l'aggiunta dei normali detersivi. Finito il bucato le salviette sono asciugate nel dryer che in America e' obbligatorio per evitare che ci siano quelli che espongono la biancheria ai balconi.


Chi produce e vende le salviette riutilizzabili sostiene che si tratta di un mezzo di pulizia intima molto piu' soffice della piu' soffice carta igienica.

La caduta degli dei


Donald Rumsfeld e' stato uno degli uomini piu' potenti dell'amministrazione Bush. Al punto che si diceva che fossero lui e Cheney a prendere le decisioni importanti al posto del succubo presidente. Sua la responsabilita' di mandare in Iraq migliaia di soldati male equipaggiati con mezzi che si sono rivelati inadatti a fronteggiare il bagno di sangue della violenza terroristica. Molto seguite le sue conferenze stampa, punteggiate di sarcasmo e di animosita' verso i giornalisti.
Giorni fa abbiamo incontrato Rumsfeld fuori della porta dell'University Club sulla 16ma. Stava aspettando qualcuno, senza guardie del corpo che sono date solo ai membri del governo in carica. E nessuno lo degnava della minima attenzione.
Il Washington Post ha pubblicato che mentre era ad una fermata ad aspettare un bus (si': avete letto bene: Rumsfeld e' oggi il signor Nessuno e non ha diritto ad un'auto di servizio) un tale e' uscito dalla fila e tenendo per mano un bambino gli si e' fatto incontro e lo ha apostrofato chiamandolo "Guerrafondaio, violentatore, uomo spregevole". Ed e' salito sull'autobus che nel frattempo era arrivato. Nessuno si e' mosso. Donald Rumsfeld ha subito stoicamente l'aggressione verbale e ha preso l'autobus successivo.

Toilettes a pagamento sugli aerei???

Le compagnie americane fanno pagare tutto. Anche il cuscino e la coperta per i voli da costa a costa. Molti, piuttosto che acquistare le schifezze che vendono in aereo, salgono a bordo con buste piene di vettovaglie e bicchieroni di bevande.
Sembra che alla irlandese Ryan Air abbiano deciso di far pagare anche l'uso del bagno al prezzo di una sterlina.
Vuoi scommettere che i viaggiatori maschi cominceranno a salire in aereo con il classico "pappagallo"?
Per quanto riguarda le appartenenti al gentil sesso non c'e' che da seguire l'esempio della nota astronauta della Nasa che, inferocita per le scappatelle amorose del suo fidanzato (comandante di Shuttle), si e' fatta 900 miglia senza mai fermarsi indossando sotto la tuta alcuni grossi pannoloni. E, arrivata a destinazione, gli voleva sparare.

Donna o Sorbona?

(da Repubblica.it)

La battuta di Berlusconi a Sarkozy "ridimensionata" da Palazzo ChigiMa intanto due parlamentari lo denunciano: "Disprezza vita e dignità delle donne"
Non ha detto "donna" ma "Sorbona"Il premier denunciato alla Corte europea
di GIOVANNI GAGLIARDI

ROMA - "Moi je t'ai donné la tua donna". "Ti ho donato la tua donna", ha detto Silvio Berlusconi, al presidente francese Nicolas Sarkozy. L'ennesima battuta del premier, questa volta riferita a Carla Bruni, che poche ore dopo viene ridimensionata da una precisazione di Palazzo Chigi ("Non ha detto 'donna', ha detto 'Sorbona'") non piace ad Anna Paola Concia, deputata del Pd, e Donata Gottardi, parlamentare europea del Pd-Pse. Che hanno deciso di sporgere denuncia contro il presidente del Consiglio per i suoi ripetuti riferimenti allusivi "di disprezzo" nei confronti delle donne. "Denunciamo Silvio Berlusconi, in qualità di presidente del Consiglio dei ministri italiano, alla Corte europea di Strasburgo per violazione degli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, a causa delle continue e ripetute dichiarazioni di disprezzo sulla vita e la dignità delle donne", annunciano le due onorevoli, dopo quella frase a Sarkozy. Sottolineando che "in Italia, a causa del Lodo Alfano, non è possibile denunciare il presidente del Consiglio alla magistratura". Le due parlamentari ricordano alcune delle dichiarazioni del premier che sono alla base della loro decisione: "Il 14 marzo 2008 in campagna elettorale: Berlusconi consiglia a una giovane precaria di sposare un miliardario per risolvere i suoi problemi economici. Il 25 gennaio 2009, durante un comizio elettorale a Sassari, teorizza che 'per evitare gli stupri servirebbe un militare per ogni bella donna'". E ancora, il 6 febbraio 2009, "l'inquietante dichiarazione su Eluana Englaro". Infine, "il 26 febbraio 2009, incontro internazionale con Sarkozy: Berlusconi, rivolgendosi al Presidente francese, lo avverte: 'Io ti ho dato la tua donna'".
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Quella che i francesi definiscono come "humour déplacé", ovvero l'ironia fuori luogo del premier, sembra destinata ad arricchire la galleria delle sue gaffe. Dalla battuta sull'"abbronzatura" di Obama a quella sui desaparecidos argentini, che una decina di giorni fa ha suscitato il risentimento di Buenos Aires. E poi a Strasburgo, quando all'Europarlamento diede del kapò nazista al deputato socialdemocratico tedesco, Martin Schulz. Lunga la lista dei bersagli di Berlusconi: i malati di Aids, i giudici, ("mentalmente disturbati"), i cinesi (che avrebbero "bollito i bambini ai tempi di Mao") fino alla stessa moglie, oggetto di allusioni a proposito delle voci di una liason con Massimo Cacciari: in quell'occasione, il premier coinvolse l'omologo danese, e allora presidente di turno della Ue, Andres Fogh Rasmussen: "E' il primo ministro più bello d'Europa - disse - penso di presentarlo a mia moglie perché è anche più bello di Cacciari". Qualche anno dopo, Veronica Lario si vide costretta a scrivere una lettera aperta a Repubblica. Accadde dopo la cena in occasione della cerimonia di consegna dei Telegatti, gli "Oscar della tv", nel gennaio del 2007. Berlusconi pronunciò un paio di complimenti di troppo: "Io con te andrei ovunque", disse alla showgirl Aida Yespica, e "Se non fossi già sposato me la sposerei", disse in riferimento a Mara Carfagna. E quella volta fu costretto a chiedere scusa. La smentita di Palazzo Chigi. In tarda serata, una nota di Palazzo Chigi ha smentito i media che hanno riportato la battuta del premier. "La frase che il presidente Berlusconi ha detto sottovoce al presidente Sarkozy durante la conferenza stampa a Villa Madama, mentre si stava parlando del riconoscimento in Italia dei baccalaureati, era semplicemente: "Tu sais que j'ai ètudiè à la Sorbonne" ("tu sai che ho studiato alla Sorbona"). Al presidente Berlusconi hanno dato l'oscar della volgarità che non meritava. A loro spetta invece l'oscar della denigrazione che si meritano appieno". Per la precisione, Berlusconi (laureato alla Statale di Milano) alla Sorbona ha frequentato un corso estivo.

Benvenuti al teatrino del Gaffista

(da Repubblica.it)


Canal+ traduce il labiale e svela la battuta di Berlusconi

E i media francesi assegnano al primo ministro italiano "l'oscar della volgarità"


"Io ti ho dato la tua donna"gaffe del premier con Sarkozy
di ANAIS GINORI


"Io ti ho dato la tua donna". Era rimasta una battuta sussurrata da Silvio Berlusconi a Nicolas Sarkozy in conferenza stampa, durante il vertice italo-francese che si è svolto martedì a Villa Madama. Nessuno, o quasi, era riuscito a carpirla. Il Cavaliere aveva interrotto per qualche secondo il presidente francese mentre stava illustrando i risultati del summit. "Io e Silvio Berlusconi - spiegava in quel momento Sarkozy - abbiamo fatto riconoscere l'omologazione dei diplomi superiori che finora non c'era...". Il premier si era allora avvicinato, pronunciando a bassa voce una frase, che immediatamente Sarkozy aveva liquidato con un sorriso imbarazzato. Il capo dell'Eliseo era tornato frettolosamente al suo discorso ufficiale, tagliando corto: "Non sono sicuro di dover ripetere". La misteriosa battuta ha però suscitato la curiosità dei media francesi. Mercoledì sera la trasmissione serale di Canal +, "Le Grand Journal", ha tradotto il labiale di Berlusconi, ricostruendo le esatte parole. "Moi je t'ai donné la tua donna", avrebbe detto il Cavaliere mischiando le due lingue. L'allusione all'italianità di Carla Bruni come fosse un bene da esportazione non è evidentemente piaciuta a Sarkozy. E neppure ai presentatori francesi che hanno costruito sulla gaffe una serie di ironie, assegnando a Berlusconi "l'Oscar della volgarità". La Bruni, d'altra parte, non aveva nascosto in passato il fastidio per quello che i francesi chiamano "humour déplacé", ironia fuori luogo, del premier. L'8 novembre, dopo che il Cavaliere aveva lodato "l'abbronzatura" di Obama, la first lady aveva confessato la soddisfazione di essere diventata francese.

Tata Nano



A marzo sara' in vendita anche in Europa ad un prezzo intorno ai 5000 Euro, molto di piu' dei 1900 euro che e' il prezzo di vendita in India. Ma l'aumento e' dovuto al rispetto degli standard di inquinamento e sicurezza europei.

Se non ricordiamo male il vertice della Fiat ha stretto nei mesi scorsi un accordo con il miliardario indiano ingegner Tata che e' anche lo sponsor della Ferrari.

A questo punto gli operai della Fiat si chiedono chi comprera' la 500, la Panda e compagnia cantando.

Il Bel Paese

(Dalla cronaca di Repubblica del 26 e 25 febbraio 2009)


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Uccide figlio nel consultorio e si suicida - Aveva già minacciato la ex compagna

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Cosenza, sequestrata alla stazione del bus - Ha chiesto aiuto ma nessuno l'ha ascoltata

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Novi Ligure, due cinesi uccisi - Trovati con mani e piedi legati

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Madre e figlia uccise nel Trevigiano - Prime ammissioni dell'ex della donna

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Milano, falso allarme bomba - all'Ufficio delle Entrate

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Traffico d'organi, Maroni frena: "Mai detto si svolga in Italia"

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Padre uccide figlio di 9 anni e si suicida durante l'incontro in consultorio a Milano

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Napoli, un uomo arrestato per lo stupro del dodicenne

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Etc.

Rhythm & Blues alla Casa Bianca

(foto da Huffington Post)


Cambia tutto alla Casa Bianca: aboliti i western boots (gli stivali da cowboy) e gli Stetsons (i cappelloni di feltro) che hanno dominato la scena dei ricevimenti per lunghissimi otto anni, adesso è la volta della riscoperta della musica e del ballo. Non foss’altro per dimenticare la depressione della crisi.
Barack e Michelle sono giovani, amano la musica (a Chicago andavano spesso a sentire complessi blues e jazz) e gli piace ballare come hanno dimostrato nei gala della notte dell’Inaugurazione della presidenza. L’altra sera un party ha concluso l’incontro con i governatori (alcuni dei quali, come il governatore repubblicano della Louisiana, Bobby Jindal, hanno detto che i soldi dello stimulus non li vogliono). Gli esperti di socializzazione avevano detto al Presidente che i governatori non ballano. Ma dopo il dinner, Presidente e First Lady hanno aperto le danze con la musica di una band specializzata in rhythm and blues. E tutti si sono messi a ballare compresi i giovani assistenti di Obama che non vedevano l’ora di scrollarsi di dosso l’etichetta protocollare almeno per una mezz’ora. Alle 11 tutti a casa (orario eccezionale per i ricevimenti presidenziali).
Ed anche questa è America.

Discorso al Congresso







Barack Obama ha iniziato il suo discorso al Congresso dicendo una cosa ovvia: che lui non parlava solo ai membri del Congresso presenti ma ad ogni cittadino americano.

Retorico quanto si vuole, ma vero. Questo Presidente non e' stato eletto dalle lobby affaristiche come il suo predecessore, ma da milioni di americani che hanno inviato un piccolo sostegno di qualche decina di dollari alla sua campagna presidenziale.

Auguriamo a questo giovane di 47 anni il successo che merita, perche' il suo successo sara' anche quello di questa magnifica nazione che e' riuscita ad esprimere un talento di queste proporzioni.

Obamania? Ma si', certo. Metteteci dentro tutte le componenti di suggestione collettiva.

Ma Obama ha una marcia in piu' rispetto ai comuni mortali: sa parlare alla gente facendosi capire e sa impostare programmi che, tutti ci auguriamo, potranno portare alla soluzione dei gravi problemi che affliggono l'America.

Dalla sua ha la volonta' e l'energia di risolvere i problemi e di dare agli Stati Uniti un nuovo volto.

Il carisma di Barack Obama e' impressionante, la sua capacita' di arrivare dentro le coscienze della gente comune e di far sentire che e' dalla loro parte e' il talento di un vero leader, lontano mille miglia dall'icona del politico parolaio, bugiardo, arruffapopoli, corrotto.

Il 70 per cento degli americani si augura, noi compresi, che il Presidente Barack Obama possa dare davvero una sterzata in positivo a questo grande Paese.

La frustata di realismo di Murdoch ai suoi dirigenti

(Da Drudge Report)

MURDOCH WARNS: NATIONS WILL BE REDEFINED, FUTURES ALTERED

Media baron Rupert Murdoch issued an urgent internal communication late Monday, warning his staff: "We are in the midst of a phase of history in which nations will be redefined and their futures fundamentally altered." MORE The dramatic call comes as markets continue their plunge and the future of the media becomes increasingly muddled."Many people will be under extreme pressure and many companies mortally wounded," Murdoch declares. "Our competitors will be sorely tempted to take the easy beat, to reduce quality in the search for immediate dividends."He continued: "Let me be very clear about our company: where others might step back from their commitment to their viewers, their users, readers and customers – we will renew ours."The direction of the business now and over the next few years will define the character of our company for decades."

Che eredita' ci hanno lasciato i repubblicani

Washington, DC - Today, Congressman Chris Van Hollen (D-MD), Assistant to the Speaker, issued the following statement on the White House Summit on Fiscal Responsibility:
“After the last 8 years, there is no question that we have inherited an economic nightmare. But Democrats are committed to putting our fiscal house in order. The American Recovery and Reinvestment Act was the first piece of this puzzle, providing much needed tax relief to 95 percent of middle-class Americans and making critical investments in our economy. The President’s plan to tackle the housing crisis was the next piece, and will help millions avoid foreclosure while getting the housing market back on track. Today’s fiscal responsibility summit was yet another piece of President Obama’s comprehensive plan, a long overdue conversation about the best way forward to a sustainable economic future for our country.
“It took 8 years of bad economic policies to create this mess and we won’t get out of it overnight. But under the leadership of President Obama we are finally putting America on a path to overcome this economic crisis. This Congress will work day and night with the Administration to restore fiscal responsibility, create jobs, and lay the foundation for long-term economic growth. ”

Tagli e ritagli alla flotta di elicotteri presidenziali



Nel summit sul fisco tenuto alla Casa Bianca il senatore John McCain, a proposito dei tagli previsti per il settore difesa, ha ricordato che il contratto per gli elicotteri della presidenza prevede un costo di 400 milioni di dollari per ogni macchina analogo a quello dell'aereo presidenziale.
La risposta del Presidente Obama e' stata che guardera' fondo e con grande attenzione a questo contratto.
La conclusione che si trae da questo scambio di battute e' che per il contratto Finmeccanica-Alenia la campana suona a morto.
Da nostre informazioni risulta che il contratto si fermera' agli esemplari consegnati.
Piove sul bagnato anche per il contratto Alenia per il C27.

Qui finisce che ci comprano

(Dal Corriere della Sera 'The Italians')



Caro Beppe, vorrei avere un parere sulle affermazioni dei nostri governanti secondo i quali la nostra situazione economica è migliore di quella di altre nazioni europee. Il vero pericolo è oggi rappresentato dalla deflazione. Unico sistema per contrastarla è effettuare grandi investimenti pubblici e offrire così lavoro, guadagno e capacità di spesa a un gran numero di persone. A parer mio, per l'enorme debito pubblico accumulato, l'Italia è il paese che potrà effettuare il minor investimento, e di conseguenza quello che si troverà in maggiori difficoltà. La strada che si prospetta è essere acquisiti in parte o in toto da aziende straniere. E' quanto sta succedendo, non ti pare?


Giuseppe Boffi, boffig@yahoo.it
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Caro Giuseppe, io la vedo così. Abbiamo alcuni (noti) punti deboli: mancanza di materie prime, che ci espone agli umori di Paesi poco affidabili; debito pubblico, che succhia risorse; politica impicciona e pasticciona; pochi investimenti per infrastutture (a causa di procedure lente e manine svelte). Abbiamo anche punti a favore: propensione al risparmio; diffidenza verso il credito al consumo; cautela nell'indebitamento; gusto per la casa di proprietà; inventiva imprenditoriale; famiglie allargate che consentono sinergie e risparmi.
E' un riassunto brutale, d'accordo: ma credo che perfino Julius Pugnax Tremonti sarebbe d'accordo (adesso: nel Dpef 2004-2007 anche lui aveva pensato di "convertire in reddito parte della ricchezza immobiliare" per sostenere i consumi). Col ministro concordo su un altro punto: bisogna tornare a un'economia basata sulla produzione. Gli imprenditori tornino a fare gli imprenditori, e non i finanzieri o i concessionari. Le banche tornino a fare le banche: i nostri soldi servono per finanziare le imprese, non per giocare coi derivati e farsi belli con gli azionisti (se va bene; ultimamente è andata male).
In quanto al pericolo di "essere acquisiti in parte o in toto da aziende straniere": a parte Alitalia - che c'è costata una fortuna e finirà ai francesi, felici d'acquistare solo la ciccia - mi sembra che il rischio sia ridotto, rispetto al passato. Dollaro e sterlina sono deboli, le multinazionali zoppicano. Solo i fondi sovrani hanno i mezzi - ma hanno la voglia? - di fare shopping nel mondo, oggi. Perfino i cinesi hanno deciso di concentrarsi sulle faccende di casa (smetteranno d'acquistare il debito americano?).
Per riassumere: non credo siamo messi peggio di altri. Il nostro primo problema non è l'economia. I guai stanno nella maleducazione civica (notevole), nell'autoindulgenza (imbarazzante), nella politica (autoreferenziale), nell'amministrazione (goffa, talvolta corrotta), nella giustizia (lenta), nel disinteresse per il lavoro dei giovani. Così molti scappano: prima da sud a nord, poi all'estero.

Joshua Bell suona il suo Stradivari....nel metro



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Un violinista nel metro

Un uomo si mise a sedere in una stazione del metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.
Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.

Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.
Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.
Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione del metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

Una delle possibili conclusioni di questo esperimento potrebbe essere: :
"Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".

Oscars: vince il migliore










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Si e' appena concluso lo show degli Oscars e e' quasi mezzanotte ora di Washington.

Troverete migliaia di parole scritte dai corrispondenti delle principali agenzie e giornali italiani. E ci sara' sicuramente qualcuno che secondo il costume nazionale avra' la puzzetta al naso.

Ha vinto il film migliore, Slumdog millionaire, la cui produzione e' stata sempre sull'orlo del collasso perche' i soldi erano pochi anche se si trattava di una produzione fatta con budget limitato.

Ha vinto un modo nuovo e antico di fare cinema di livello, senza esagerare negli effetti digitali, ma scegliendo storie valide, riuscendo a tirare fuori il meglio anche da attori della strada.

Ma ha vinto Hollywood e l'Academy per il livello della premiazione. Quest'anno lo spettacolo c'e' stato ed i numeri presentati di cui facevano parte i nomi piu' noti dello star system americano sono stati una dimostrazione di professionalita' che dovrebbe fare riflettere chi in Italia si inventa una carriera artistica senza una preparazione adeguata, fidando nello stellone e nelle scorciatoie sessuali con i potenti di turno.

Sul palcoscenico degli Oscars abbiamo visto impegnati nei vari siparietti attori e attrici che sono anche perfetti ballerini, cantanti, mimi.

E per quelli che arrivano, ve ne sono migliaia che studiano, sudano le classiche sette camicie e per campare non disdegnano di andare a servire in qualche ristorante tra un contratto e l'altro. "No sweat, no success". Non c'e' successo senza sudore e fatica.

Oscar Bartoli

Salvato il bilancio della California

Il bilancio della California, che è pari a quello di sette stati, si presentava quest’anno con un buco di 42 miliardi di dollari. Le prime pagine di tutti i giornali americani hanno seguito per giorni gli appelli del governatore Scwarzenegger che si appellava ad una politica bipartisan ed annunciava pesanti interventi restrittivi a cominciare dal settore dei dipendenti pubblici. Il governatore è repubblicano, ma non troppo se si tiene conto che sua moglie fa parte della famiglia Kennedy e lui ha sempre mostrato una forte antipatia per Bush, ampiamente ricambiata. Il pareggio del bilancio avviene a spese dei dipendenti pubblici che dovranno stare a casa per due giorni al mese senza essere retribuiti con l’accordo dei sindacati. Altri tagli sono stati fatti al settore scolastico. Sono state aumentate le tasse ed anche quella famigerata sulle automobili che aveva ucciso la ricandidatura del precedente governatore democratico Davis. (E in California se non hai l’auto sei morto considerate le distanze). Un forte aiuto viene dallo ‘stimulus’ firmato dal Presidente Obama. Adesso tocca allo stato di New York che ha un deficit di 13 miliardi e che il governatore non vedente Paterson democratico dovrà sistemare con l’aiuto del sindaco repubblicano della città di New York, Bloomberg.

Gli Intoccabili


"Gli Intoccabili"
Qualsiasi riferimento a persone e fatti reali e' assolutamente casuale

Gravi turbolenze per l'elicottero di Obama

'Marine One' e' il nome della flotta di elicotteri della Casa Bianca. Per piu' di trenta anni sono stati un appannaggio della Sykorsky che prende il nome dall'inventore dell'elicottero moderno, ampiamente usato in Corea e soprattutto in Vietnam.

Come i Lettori ricorderanno piu' di due anni fa un consorzio guidato dalla Lockeed come capo cordata ma del quale faceva parte sostanziale Alenia del Gruppo Finmeccanica, e' riuscito a prezzo di inauditi sforzi a contrastare un'altra cordata che cercava di imporre una versione rinnovata della vecchia flotta che aveva volato per la Casa Bianca, nelle versioni Sea Kings e Black Hawks con 19 apparecchi.

Il consorzio Lockeed vinse la gara per l'aggiudicazione di 28 EH-101 per una cifra che si supponeva non dovesse superare i 6.1 miliardi di dollari.

E' successo pero' che le continue richieste delle autorita' militari perche' queste nuove macchine fossero dotate dei piu' sofisticati strumenti (per sfuggire all'attacco di razzi, ingannare i radar, e dotare la macchina di una corazza tale da fronteggiare una esplosione nucleare), hanno fatto lievitare il prezzo e determinato ritardi. Sino a raggiungere, secondo il quotidiano britannico The Guardian, la somma di 11 miliardi di dollari.

Ovviamente queste difficolta' sono state accresciute da quei politici americani che avevano tutto l'interesse, anche sotto l'amministrazione Bush, a boicottare il contratto andato a stranieri.

Sembra che il problema sul tavolo del presidente Obama sia una delle tante grane che il nuovo inquilino della White House dovra' risolvere al piu' presto per non essere in contraddizione con il suo piano di austerita' generalizzata.

Tra i critici piu' feroci del 'Marine One' di marca anglo-italiana c'e' il tenente colonnello Gene Boyer, oggi in pensione, che era ai comandi dell'elicottero presidenziale quando Richard Nixon rassegno' le dimissioni dopo lo scandalo del Watergate nel 1974.

Gene Boyer ha definito il contratto dei 28 elicotteri come "foolish investment' ed ha dichiarato alla CBS che, in una crisi come l'attuale, andare da una flotta di 19 elicotteri a 28 e' assolutamente inconcepibile e ridicolo.

Inutile dire che gli uomini di Alenia-Finmeccanica a Washington e a Roma, stanno cercando di arginare il pericolo che il contratto possa essere rimesso in discussione da un Obama preoccupato per le conseguenze negative di immagine che ne potrebbero derivare per lui e la sua amministrazione in un momento delicato come l'attuale.

E' stata diffusa la notizia non confermata che negli ambienti della Casa Bianca non si riscontrano previsioni negative per la prosecuzione del contratto. Speriamo.

Afghanistan

Politico.com Breaking News:

President Barack Obama has approved sending roughly 12,000 troops to Afghanistan, 8,000 Marines and a 4,000-soldier Army brigade, plus support troops, Politico has learned.

Ha firmato il suo primo gran successo.

President Barack Obama signs the $787 billion economic stimulus bill into law in Denver, saying, “We have begun the essential work of keeping the American Dream alive in our time.”

Condanna del legale inglese Mills

Mentre il centro destra festeggia giustamente per la significativa vittoria in Sardegna, i giudici (ovviamente 'comunisti' e col dente avvelenato contro il povero Berlusconi e i suoi giannizzeri) continuano a fare il loro lavoro.

(Adnkronos)- I giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato il legale inglese David Mills a quattro anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari. Oltre a condannare Mills a quattro anni e mezzo per corruzione in atti giudiziari, i giudici hanno disposto che il legale inglese versi 250 mila euro alla parte civile costituita per la Presidenza del Consiglio (il presidente del consiglio Prodi si era costituito parte civile, ndr). Inoltre, il tribunale ha disposto la trasmissione alla Procura degli atti relativi alla testimonianza resa, nell'ambito del processo, a Benjamin Marrache, sentito come teste nell'ambito del procedimento.

Roberto Cavalli, the Renaissance Man

Era il 1995, mi sembra maggio, circa mezzogiorno. Camminavo con mia moglie e Max, mio figlio, sulla Quinta Strada a New York, in attesa di andare in un ristorante per il lunch. Da poco nominato direttore IRI per gli Stati Uniti.

Passiamo davanti all'ingresso di un albergo. Una voce scandisce: "Oscar Bartoli!".

Mi giro e vedo un signore di pelle nera vestito con al suo fianco una gran bella donna, anche lei elegantemente fasciata in un completo antracite.

Mi avvicino sorridendo. Il Tale mi guarda e dice: "Ovvia: tu 'un mi rihonosci?! So' Roberto Havalli. Quello della moda!"

Imbarazzato per la mia mancata percezione di uno dei piu' grandi personaggi della high couture italiana, mi scuso con Cavalli che continua nei ricordi: "Noi ci siamo honosciuti quando io ero un ragazzo e venivo a ballare nei locali della periferia di Prato dove tu suonavi e cantavi con la tua orchestra!"

E l'incontro si chiude cosi' con un abbraccio, mentre Eva la moglie sorride divertita.

Questo episodio americano ci e' tornato alla mente leggendo la bella intervista fatta a Cavalli da Antonella Amapane su La Stampa.

Ne viene fuori l'immagine di un uomo rinascimentale come si dice qui negli States, che guida il suo elicottero come se fosse la bicicletta, sorprende tutti con le sue collezioni, nonostante i 68 anni e' sempre alla ricerca del nuovo e della provocazione, sta per aprire un grande shop a Parigi in Rue Faubourg St. Honoré, nonostante la crisi che sta mordendo soprattutto il lusso italiano.

A New York per presentare il suo libro «Flowers and fighter» (dedicato al 'vale tudo', la lotta brasiliana a mani nude) con le immagini scattate da Michael Roberts per celebrare i suoi dieci anni di moda maschile, Roberto Cavalli e' uno dei pochi creatori di moda eterosessuale e innamorato della moglie Eva alla quale riconosce il gran merito di essere la sua meta' 'pragmatica'.

E lo diciamo non perche' animati da omofobia (figurarsi !) ma perche' siamo stanchi dello sfruttamento della propria inclinazione sessuale di altri stilisti che diventa troppo spesso un'arma di aggressione dell'opinione pubblica tanto per fare un po' di scandalo fotografico.

Roberto Cavalli e' blindato da stuoli di press agents e cosi', il nostro ricordo giovanile, sicuramente non riuscira' a superare il muro dell'idifferenza professionale di chi crede di proteggerlo.

Da questo blog e dalla Capitale degli Stati Uniti gli inviamo comunque questo saluto cordiale cementato da un lontano ricordo e il ringraziamento per essere uno dei pochi italiani che fa parlare della sua Nazione in termini ammirati. Un vero Ambasciatore.

Oscar Bartoli

Chavez dictator

Chavez ha vinto con larghissima maggioranza il referendum che modifica la Costituzione e gli consente di governare senza limite di mandati.
La gente sente che Chavez e' dalla parte dei poveri: ha distribuito aiuti alimentari a costo contenuto, ha attuato una profonda rivoluzione del sistema scolastico e sanitario, al contrario dei governi precedenti sostenuti dagli americani che favorivano solo i ricchi.
C'e' un altro premier che ha manifestato in piu' occasioni la volonta' di cambiare la costituzione del suo Paese per avere potere e carta libera. Ma ci scusiamo col lettore, perche' in questo momento ce ne sfugge il nome.

Il tallone d'Achille dei turboprop: il ghiaccio

I media americani continuano ad interrogarsi sulle cause che hanno determinato il disastro di Clarence , sobborgo a sei miglia dall'aeroporto di Buffalo nello Stato di New York.

Sembra accertato, almeno stando alle indiscrezioni che vengono da chi sta leggendo i dati delle scatole nere (in effetti arancione), che sia stato il ghiaccio la causa del crash che ha ucciso 49 persone a bordo e un abitante della casa investita.

L'aereo, un Bombardier Dash 8400, e' considerato un mulo del trasporto aereo. Dopo l'impennata del prezzo del petrolio nel luglio dello scorso anno, gli aerei turboprop che sembravano surclassati dai piccoli jets regionali, sono tornati di moda con soddisfazione del consorzio ATR (di cui fa parte Alenia-Finmeccanica), della brasiliana Embraer e della canadese Bombardier.

Il tallone di Achille di questi aerei e' sempre stata la formazione di ghiaccio in particolari condizioni atmosferiche e nelle fasi delicate dell'atterraggio dopo essere stati per un certo tempo in circuito di attesa su qualche affollato aeroporto.

Mentre il pilota di un jet puo' immettere aria calda sulle superifici di attacco delle ali e del timone di direzione per dissolvere la formazione di ghiaccio, nei turboprop questa funzione e' svolta dai boots, rivestimenti di gomma che si gonfiano due volte al minuto sgretolando il ghiaccio che si e' andato formando.

L'incidente dello ATR42 a Conca di Trezzo nel 1987 nel quale morirono 37 persone fu determinato dalla fomazione di ghiaccio e dalla scarsa estensione dei boots. Un successivo incidente nell'ottobre del 1994 ad un ATR72 della American Eagle convinse finalmente i costruttori ad estendere la superficie dei boots.

Le eliche di un turboprop sono un misto di poliuretano e carbonio e sono riscaldate elettricamente.

L'aereo della Continental e' andato in stallo ed e' caduto come un peso morto sulla pancia in larga parte perche' il ghiaccio ne aveva modificato il profilo alare riducendo o eliminando la funzione di sostentamento. Ma forse hanno influito in misura negativa le manovre di estensione dei flaps che riducono la velocita' e l'abbassamento del carrello.

Insomma: oltre alle cause meteorologiche ed a quelle strutturali del velivolo non e' da escludere che vi sia anche l'inadeguatezza dei piloti a controllare una situazione di emergenza in presenza di formazione di ghiaccio. Non sarebbe la prima volta, come le indagini dei precedenti incidenti ai turboprop hanno dimostrato, e ci auguriamo che possa essere l'ultima, sempre che i costruttori prendano decisioni drastiche nella modifica dei sistemi di sicurezza ed i sottopagati piloti delle linee regionali, siano costretti a frequentare corsi intensivi di emergency.

Si apprende ora che la lettura delle scatole nere dimostra che i piloti volavano con l'autopilota inserito contravvenendo alle severe disposizioni della Federal Aviation Administration.

Il 'miracolo' dell'ammaraggio' sullo Hudson River e' in larga parte dovuto al fatto che il capitano "Sully" e' stato per anni un istruttore di emergency.

Romano Prodi, desaparecido...ma non troppo.


(Questa nota e' stata scritta dal Professor Romano Prodi )


Rimettere ordine

A Palazzo Chigi

Terminata la mia attività di governo ho dedicato una notevole parte del mio tempo a “guardarmi intorno”. Il che ha significato riprendere a studiare con sistematicità la politica, l’economia e i loro cambiamenti negli ultimi dieci anni e, soprattutto, potermi dedicare con intensità ed ampiezza di orizzonti a capire che cosa sta succedendo al di fuori dei confini italiani. Il tutto naturalmente inframmezzato da un vero e proprio lavoro di “facchinaggio” per stipare in un’unica casa l’enorme quantità di libri e carte che si erano via via accumulati a Bologna, poi a Bruxelles e quindi anche a Roma. Data l’impenetrabilità dei corpi, molti libri sono dovuti forzatamente uscire di casa.Il che provoca un certo dolore, ma anche la soddisfazione di rimettere in ordine le cose, accumulate in vent’anni, secondo un nuovo criterio. Ci vorrà un tempo lunghissimo per finire questo lavoro ma questa opera di “riordino totale” è estremamente efficace per staccare rispetto al passato e riadattare la testa in vista dei cambiamenti futuri, volendo dedicare una particolare attenzione allo scenario internazionale.
L’attenzione all’estero esigeva ed esige naturalmente uno strumento di lavoro ancorché minimo ed estremamente agile. È stato a questo proposito interamente cambiato lo statuto della Fondazione “Governare per”, trasformata in “Fondazione per la collaborazione fra i popoli“. La nuova denominazione è stata scelta in modo da descrivere accuratamente i suoi obiettivi, e non esige quindi alcun commento.

Viaggiando in Europa

Il primo cerchio di questo sguardo al mondo è naturalmente dedicato ai temi europei, sia nell’analisi del presente sia nelle possibili evoluzioni future. Questo interesse si è manifestato in una serie di convegni e di incontri in diverse parti d’Europa. Tra questi appuntamenti posso ricordare il discorso all’Università di Tarragona (dove ho ricevuto il premio per il dialogo interculturale nel Mediterraneo), all’Università di Santander, alla celebrazione del decennale della Banca Centrale Europea a Francoforte, agli “Stati generali” dell’Unione Europea a Lione e come oratore alla Conferenza Winston Churchill, in ricordo del discorso pro-Europa tenuto nel 1948 da Churchill, che si svolge ogni anno presso l’Università di Zurigo.

Questi incontri sono stati l’occasione per riprendere il tema dell’Euro, dell’allargamento, del Mediterraneo e della politica del vicinato, il cosiddetto anello dei paesi amici (come ho spiegato in “Insieme” si tratta di «[Quei]…paesi che stanno attorno all’Unione Europea, quell’anello che va dalla Russia fino al Marocco [...] con cui intraprendere una relazione speciale basata su una cooperazione stretta [...] Tutti i paesi che ne fanno parte potranno avere con l’Europa rapporti sempre più stretti, fino a condividere tutto con l’Unione tranne le istituzioni».).
Dopo il tentativo, da parte di qualche osservatore, di trattare questi temi in modo affrettato e qualunquistico, si procede finalmente verso un’interpretazione più approfondita, più equilibrata e più veritiera della politica europea impostata e attuata dalla Commissione da me presieduta tra il 1999 e il 2004. In un periodo di fortissima affermazione degli egoismi nazionali, le realizzazioni compiute sono un saldo punto di riferimento per il passato ed un punto di partenza per il futuro. Si comincia anche a riflettere su quale sarebbe la situazione oggi senza l’ancoraggio all’Euro e senza l’allargamento a nuovi paesi che, fuori dall’Unione Europea, sarebbero fonte di divisione e di turbamento. Questo soprattutto dopo che il referendum irlandese ha bloccato la positiva evoluzione di un’Unione Europea che già faticava a procedere nel suo processo di consolidamento. Mi ha fatto inoltre piacere constatare personalmente in un tranquillo viaggio, i progressi di Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca dopo il loro ingresso nell’Unione Europea.

In Albania

In questa linea di aggiornamento sullo “stato” della politica internazionale mi è stato di estrema utilità un soggiorno in Albania occasionato dalla partecipazione come insegnante ad un corso tenuto dall’Università di Bologna presso l’Università della Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana. È stata una occasione per incontrare nuovamente il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, il Presidente del Parlamento, i sindaci di Tirana e Durazzo. Il sindaco di Girocastro, mi ha voluto concedere la cittadinanza onoraria per quanto compiuto in favore dell’Albania durante il periodo alla Presidenza del Consiglio e alla Presidenza della Commissione Europea. È stato importante verificare quanto sia ancora vivo (anche a livello popolare) il ricordo della missione Alba che ha salvato l’Albania da una vera e propria guerra civile nel momento degli scandali finanziari e delle conseguenti violenti tensioni politiche.Con tutta la difficoltà che questo processo comporta, l’Albania sta rapidamente cambiando e iniziando il proprio percorso di modernizzazione e di democratizzazione. La prospettiva è, naturalmente, l’ingresso nell’Unione Europea, un ingresso accompagnato dalle necessarie riforme nella vita politica, economica e sociale del Paese. Vi sono molti che, naturalmente, pensano che il cammino di modernizzazione sia troppo lento, ma non dobbiamo dimenticare che sono passati poco più di dieci anni dal momento in cui l’Albania era considerata un paese in sicuro disfacimento.

All’ONU

In settembre comincia in modo imprevisto una nuova attività, quella di presiedere un così detto “gruppo di alto livello” (High Level Group) nominato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite (in accordo con l’Unione Africana) per cercare nuove regole e nuovi finanziamenti indispensabili a rendere più efficace il Peacekeeping in Africa. Il compito era quello di redigere di un rapporto, che presenterò in marzo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, attraverso una serie di aggiornamenti e approfondimenti ma soprattutto operando con un lavoro comune che si è svolto fra la sede delle Nazioni Unite di New York e la sede dell’Unione Africana di Addis Abeba. La diversità delle due città non potrebbe essere più stridente e, nello stesso tempo più efficace nel descrivere quale debba essere lo sforzo per aiutare l’Africa ad uscire dal suo stato di “continente dimenticato”. Questo lavoro si è fatto via via più appassionante, anche se non è facile assorbire in fretta gli aspetti tecnici ed operativi del peacekeeping. Mi ha aiutato l’esperienza politica e operativa delle due missioni di peacekeeping da me direttamente organizzate in Albania e in Libano durante i due periodi della mia presidenza del Consiglio. Missioni che sono da tutti ricordate tra i casi di successo in questo campo.

A rendere ancora più importante questo compito è l’evidenza dei dati che dimostrano quale sia la differenza, in termini di sviluppo, fra paesi che vivono in pace e paesi vittime dei conflitti. La frase “non c’è sviluppo senza pace” non è una espressione retorica ma la semplice descrizione della realtà. Una parte non trascurabile di questo rapporto è dedicato alle fonti di finanziamento che possono permettere alle Nazioni Unite e all’Unione Africana di organizzare in modo efficace il peacekeeping. Problema che diventa sempre più acuto con l’aggravarsi della crisi economica. Viene tuttavia spontaneo ricordare che la sproporzione fra le spese militari e quelle dedicate al peacekeeping è tale da essere persino difficile da spiegare.Basta un dato sintetico. Il totale delle spese dell’ONU per il mantenimento della pace nel mondo è stato nel 2007 attorno ai 7 miliardi di dollari.Una cifra forse non trascurabile a livello microeconomico, ma che è minore del costo di due settimane della sola guerra in Irak. Anche per questo motivo pongo sempre il problema della partecipazione al processo di peacekeeping in Africa come prioritario in tutti gli incontri politici e i contatti da me compiuti a livello internazionale. Questi contatti non sono naturalmente limitati ai leaders europei ma riguardano una sfera più ampia che va dall’Asia, all’America e all’Africa, dove è iniziato un dialogo sistematico sia con i leaders dell’Unione Africana sia con i responsabili politici dei paesi che si trovano in situazione di maggiore difficoltà e tensione.

Dialogo (e questo deve essere sottolineato) non significa parlare solo con quelli che la pensano come te o ti sono vicini nell’azione politica. Dialogo significa interagire anche con coloro che stanno provocando problemi e tensioni, non cessando mai di mettere sul tavolo le nostre convinzioni e le nostre analisi. Continui sono perciò i colloqui (anche telefonici) con tutti i leaders africani, anche con coloro che più hanno tensioni e problemi con la comunità internazionale. La mia esperienza mi ha sempre portato a concludere che non il dialogo ma la mancanza di dialogo ha provocato le maggiori tragedie dell’umanità. Ho ricordato spesso in passato la mia sorpresa nel constatare come i protagonisti della politica medio-orientale in molti casi non si fossero mai parlati fra di loro, né nei rari momenti di distensione né nei periodi di maggiore tensione. Farsi la guerra senza essersi mai scambiati direttamente alcuna parola appartiene alle grandi tragedie dell’umanità contemporanea.

In questo quadro e in questa prospettiva si inserisce un viaggio in Iran, invitato (insieme all’ex Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan ed altri leaders politici e religiosi) ad un incontro della Fondazione Khatami sul dialogo fra le religioni. È stata un’occasione non solo per parlare a fondo con l’ex Presidente della Repubblica Khatami più aperto verso la democrazia e l’occidente, ma per incontrare ancora una volta l’attuale Presidente Ahmadinejad, il “leader” supremo Khamenei, il sindaco di Teheran e gli altri leader iraniani. Un’occasione per ribadire le aspettative europee nei confronti dell’Iran a spingere questo Paese non solo verso un mutamento del suo ruolo nel Medio Oriente ma anche riguardo al problema nucleare, punto di tensione e di rischio per tutta la politica mondiale.

Il rapporto con l’Iran aveva raggiunto un momento molto significativo quando, durante il mio primo Governo avevo fatto (unico leader europeo) un viaggio ufficiale a Teheran. Un viaggio compiuto, dopo un lungo dialogo con il Presidente americano Clinton. Da un lato la presidenza di Khatami e dall’altra la presidenza Clinton permettevano infatti un pur ristretto spazio di colloqui, spazio che si è progressivamente chiuso in seguito. Il cambiamento della politica iraniana è la chiave di volta per la soluzione di molti problemi dell’area medio orientale ed è un mutamento difficile ma possibile anche perché la politica americana ha indebolito drammaticamente tutti i nemici dell’Iran. Se vi fosse razionalità in politica la dirigenza iraniana avrebbe tutta la convenienza a passare ad una nuova fase di dialogo con gli Stati Uniti e l’Europa. E forse dovrebbe anche erigere un monumento a Gorge W. Bush nella piazza centrale di Teheran proprio perché, con la sua politica, ha regalato all’Iran il ruolo di grande potenza regionale.

L’interesse per la Cina

In novembre ho compiuto un lungo viaggio in Cina. Per essere preciso a Pechino. Un viaggio dedicato a una serie di seminari su problemi politici ed economici di fronte all’Accademia del Partito Comunista Cinese, all’Accademia del Ministero degli Esteri, ai diplomatici in pensione ed ai giovani della scuola diplomatica. E con incontri con le massime autorità competenti sui problemi africani e, riguardo agli aspetti più tecnici della crisi, con la China Development Bank e la China Investment Bank. I seminari erano divisi equamente fra temi di politica e di economia internazionale ma, nella discussione che seguiva la mia introduzione, i temi economici hanno finito con il prevalere.Per la Cina si tratta infatti di affrontare per la prima volta dopo l’inizio del grande periodo di sviluppo, una pesante e diffusa crisi economica. Grandissima preoccupazione ma anche una precisa coscienza del nuovo ruolo che la Cina può svolgere nell’economia mondiale non solo come protagonista nella produzione ma anche come il più grande possessore di titoli del debito pubblico americano.Lunghe sono state le discussioni sul grande piano di rilancio della spesa pubblica cinese.Interessante notare che mentre i commentatori americani ed europei ne accentuano soprattutto l’aspetto degli investimenti in infrastrutture (ferrovie, telefoni e strade) l’analisi interna pone soprattutto l’accento sull’enorme aumento di spesa nel settore sanitario, scolastico, della ricerca e del sostegno del reddito delle categorie più disagiate, soprattutto nelle campagne.Se questa è la prospettiva e se i tempi di questa spesa saranno rapidi, queste decisioni provocheranno (attraverso un sensibile aumento del potere di acquisto interno) un forte e positivo processo di riequilibrio dell’economia mondiale. Dimensioni e rapidità delle spese sono naturalmente le condizioni perché si ottengano risultati in linea con le aspettative.Gli incontri sul problema africano sono stati rivolti a promuovere un forte impegno cinese per il peacekeeping in Africa.Un’Africa pacificata e con forti tassi di sviluppo è, tra l’altro, la migliore garanzia per gli enormi investimenti compiuti e in via di realizzazione da parte cinese nel continente africano. Di massima importanza è stato l’incontro privato di oltre due ore con il Primo Ministro Wen Jiabao, con il quale si è discusso con estrema franchezza e libertà sui temi più delicati sul tappeto; dalla crisi economica internazionale, ai rapporti con l’Unione Europea, al Tibet e alle prospettive della politica mondiale, soprattutto dopo il risultato delle elezioni americane.Come atto di cortesia, le immagini dell’incontro sono state inserite nel telegiornale delle 19, di fronte al quale siedono abitualmente più di 500 milioni di telespettatori.
Credo che l’attenzione da me dedicata fin dal lontano passato all’Asia (ed in particolare alla Cina) fosse davvero ben posta e che oggi ci si accorga finalmente come e dove si stanno spostando i punti di riferimento dell’economia e della politica mondiale.

Al Cairo per il Peacekeeping

Anche in questo caso con riferimento al Peacekeeping in Africa ma con allargamento ai principali temi politici (soprattutto il Medio Oriente) è stato il viaggio in Egitto, proprio nel giorno immediatamente precedente la tregua di Gaza. Sui problemi tecnici del Peacekeeping e sul ruolo dell’Egitto si è concentrato l’incontro con il Ministro della Difesa Tantawi e con il Ministro per la Cooperazione Internazionale, Signora Aboulnaga. Si è invece parlato soprattutto di politica internazionale nel lungo e amichevole incontro con il Presidente Mubarak. Indubbiamente, anche spinto da necessità di politica interna, il Presidente Mubarak è riuscito ad organizzare una tregua che, se anche non potrà dare pace duratura al Medio Oriente, ha però il grande merito di porre termine al tragico elenco di vittime dei bombardamenti di Gaza.

Infine in Messico

Diversa è stata la motivazione del viaggio in Messico, dove sono stato invitato dal Senato messicano a partecipare al dialogo fra le forze politiche e sociali per riflettere e formulare rimedi riguardo alle conseguenze della crisi economica mondiale sul Paese. Questo lungo “dialogo” è stato preceduto da un seminario a cui ho partecipato insieme all’ex Primo Ministro Spagnolo Felipe Gonzales e agli ex Presidenti della Repubblica del Cile Lagos e dell’Uruguay Sanguinetti. Il dibattito si è concentrato sulla politica necessaria per diversificare l’export del Paese (ora per oltre l’80% verso gli Stati Uniti) e sugli strumenti da adottare per fare riprendere gli investimenti ora in grandissima crisi. Alle analisi economiche si è affiancato l’esame delle conseguenze di una criminalità diffusa, che è arrivata a produrre 6.270 morti solo nel corso del 2008.

Su questi temi si sono concentrati anche gli incontri con il Presidente della Repubblica Calderon e con i massimi rappresentanti dei tre maggiori partiti rappresentati in Parlamento, cioè il Partito di Azione Nazionale (PAN), il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). Con i rappresentanti di numerose Associazioni non Governative e negli incontri all’Università Iberoamericana di Puebla (gestita dai gesuiti) e all’Università Statale di Città del Messico l’interesse è stato soprattutto sulle Piccole e Medie Imprese Italiane, sulla politica per lo sviluppo e la lotta alla criminalità nel Mezzogiorno e, soprattutto, sull’esperienza politica dell’Ulivo, alla quale è dedicato (da tutte le categorie incontrate) un particolare interesse.

Non è stato sempre agevole spiegare a tanti appassionati osservatori perché l’Ulivo sia prematuramente appassito.

Romano Prodi

Il ghigno del destino

Tra i 44 passeggeri che sono morti nel disastro aereo della scorsa notte a Clarence nello stato di New York a cinque miglia dall'aeroporto di Buffalo c'era anche Beverly Eckert il cui marito, Sean Rooney, era rimasto ucciso nell'attacco terroristico alle Torri gemelle del '11 settembre 2001. Era la portavoce del gruppo delle famiglie dei caduti 9/11 e la scorsa settimana aveva incontrato il Presidente Obama per discutere il suo piano di chiusura della prigione di Guantanamo, Cuba.

Prima di iniziare il suo intervento di fronte ai membri del Business Council Obama ha ricordato che Eckert stava andando a Buffalo per ricordare il compleanno del marito e presentare una borsa di studio alla sua memoria.

Nell'incidente aereo, sembra dovuto alla formazione di ghiaccio ed alle pessime condizioni atmosferiche al momento dell'atterraggio, sono morte 50 persone compreso un abitante della casa che e' stata investita dall'aereo precipitato.

Viagra e Cialis gratis a tutti i vecchietti!

Mexico City o Ciudad de Mexico ha quasi nove milioni di abitanti. Il sindaco si chiama Marcelo Ebrard ed è impegnato in una aspra campagna elettorale per il rinnovo della sua carica. Questo sindaco di 49 anni è diventato famoso per avere portato la sabbia intorno alle piscine pubbliche trasformandole in spiagge, per avere creato il circuito più lungo del mondo per i pattini a rotelle, per avere fatto la guerra ai tassisti abusivi che agivano alle dipendenze del crimine organizzato, per avere eliminato le auto dal centro città nei fine settimane. Ha liberalizzato l’aborto e permessi i matrimoni omosessuali. Ma, soprattutto, Marcelo Ebrard fa parlare di sé anche i media americani per un programma che offre gratuitamente il Viagra ed i prodotti concorrenti ai poveri che abbiano un’età superiore ai 60 anni. Chi ha dei problemi di disfunzione sessuale deve rivolgersi ad un ambulatorio pubblico nel quale sarà sottoposto ad accertamenti clinici. Se risulterà che la sua ‘Erectile dysfunction’ non è fasulla gli verranno consegnate le pillole miracolose con le opportune raccomandazioni sul pericolo di trasmissione delle malattie veneree. Secondo alcune indagini sembra che la metà dei messicani al disopra dei 40 anni soffra di problemi sessuali, con buona pace del ‘machismo’ che fa parte della cultura del Messico.
Per il giorno di San Valentino il sindaco di Mexico City ha sponsorizzato il ‘besame mucho’ (tutti si devono baciare) che diventerà lo slogan turistico della città. L’iniziativa è fatta per contenere la violenza familiare.

Nuovo impianto di biomassa della Solena in Argentina

(“El Nuevo Diario”, Province of Santiago del Estero, Argentina).

Agreement between the Province and the company Solena Group.

They will generate electricity with domiciliary residues

The Governor of the Argentine Province of Santiago del Estero, Gerardo Zamora, has provided a plant site in the Department of Robles, for the construction of a Solena plasma gasification plant, which will be able to produce clean and green energy from biomass. This will be done within the framework of the Law of Industrial Promotion. The ambitious project anticipates that with the contribution to the gasification plant of 500 daily tons of solid waste or refuse derived fuel, 40Mwh of renewable power can be produced, which represents the 25% of the energy demand of the province.

With the presence of Zamora, the signature of the agreement was done in the House of Government.
Bioenergy

Solena’s bioenergy plant will generate 40 Mwh of green electricity from 500 tons per day of biomass and fuel derived from residues generated by the city of Santiago del Estero and the environs.

According to Do, “the advanced plasma gasification technology produces a bio-synthetic gas that can be used to replace natural gas and to provide a bio-fuel gas to a gas turbine in combined cycle for the generation of renewable and clean electrical energy, without pollution or ash, as well as achieving lower emissions of CO2 because the plant does not use fossil fuels. The plant will be carbon neutral”.

The Solena gasification plant will allow Santiago del Estero to have the first installation for the generation of renewable electrical energy to satisfy the growth needs and, at the same time, to administer in a viable way the use of its urban and rural residues.

Romano Prodi professore alla Brown University

Former Prime Minister and President of the European Commission Romano Prodi has been appointed Professor at Large at Brown University for a five-year term.

Sommesso suggerimento a Mr. Berlusconi

Gentile Presidente:
Lieti per la cordiale telefonata scambiata con il Presidente Obama, ci permettiamo suggerirLe, sia pure con il cappello in mano, di non palpeggiare, manipolare, abbracciare il nuovo inquilino della Casa Bianca in occasione del prossimo incontro. Barack Obama non e' Bush e tantomeno Putin.
Gli anglosassoni (e soprattutto gli americani 'abbronzati' come Lei ha l'amabilita' di definirli) non amano essere 'toccati' in quanto vivono nella cultura del 'do not touch me'.
I suoi camerieri sicuramente non Le danno questi avvertimenti.
Ci permettiamo di farlo noi da settemila KM di distanza.
Le auguriamo tutto il bene possibile.
OB
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Nel primo pomeriggio la conversazione tra il presidente del Consiglio e il nuovo presidente UsaAl centro del colloquio i rapporti bilaterali tra i due Paesi e le questioni internazionali
Berlusconi parla con Obama"Una telefonata cordiale"

ROMA - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avuto nel primo pomeriggio una conversazione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. "E' stata una telefonata molto cordiale e molto concreta, su tutti i temi dello scenario internazionale e del G8" ha detto Berlusconi, parlando con i giornalisti nel Transatlantico della Camera. Al centro del colloquio i rapporti bilaterali tra i due Paesi e i maggiori dossier di politica internazionale anche alla luce del fatto che l'Italia detiene la presidenza di turno del G8.
(11 febbraio 2009)

L'Ambasciatore Castellaneta e il G8

G8:ITALIA PRESENTA AD USA AGENDA VERTICE, CRISI E' PRIORITA'
(ANSA) - WASHINGTON, 10 FEB - L'agenda del programma del G8, a presidenza italiana, e' stata presentata ieri alla Casa Bianca dall'ambasciatore italiano a Washington Gianni Castellaneta
durante un incontro con Lawrence Summers, il consigliere economico del presidente Barack Obama. Durante il colloquio Summers ''ha sottolineato che gli Stati Uniti apprezzano l'azione italiana quale presidente del G8 ed hanno auspicato che il vertice del G8 in Italia produca
risultati positivi'', hanno riferito fonti diplomatiche italiane.
Nella stessa occasione Summers ha ricordato come ''la priorita' resti la crisi finanziaria e come occorra rafforzare la cooperazione finanziaria internazionale per fronteggiarla e per prevenire il possibile ripetersi di situazioni di questo tipo'', sottolineando inoltre l'importanza del prossimo G7 delle Finanze che si terra' in Italia, riferiscono le stesse fonti. Summers e Castellaneta hanno anche commentato il recente rapporto del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia in cui, pur nel difficile contesto della crisi economica globale, il Fondo ha riconosciuto ''come il sistema bancario italiano si sia dimostrato 'resistente' e come un ritorno alla crescita sia previsto gia' nel 2010'', riferiscono le fonti diplomatiche. Durante il colloquio l'ambasciatore Castellaneta ha esposto a Summers le preoccupazioni italiane ed europee per le misure protezionistiche della clausola 'buy American' contenuta nel pacchetto economico in discussione al Congresso e per i dazi imposti dal Trade Rapresentative Usa sui prodotti alimentari comunitari, in particolare le acque minerali italiane. Castellaneta ha incontrato ieri alla Casa Bianca anche Carol Browner, la 'zarina dell'ambiente' del team Obama, presentando l'agenda del G8 Ambiente in programma a Siracusa dal 22 al 24 aprile ed ha illustrato la tradizionale linea italiana tesa ad avvicinare le posizioni degli Stati Uniti e dell'Europa in materia di difesa dell'ambiente.

La prima conferenza stampa di Obama

Passare dal balbettio confuso, imparaticcio, punteggiato da sfondoni delle rare conferenze stampa di George W. Bush (tenne la prima nell'ottobre, dieci mesi dopo la sua elezione), al linguaggio articolato, denso di concetti e di proposte di Barack Obama (la sua prima conferenza stampa il 9 febbraio dopo avere giurato il 20 gennaio) e' stata un'esperienza formidabile.
Si potra' discutere e spaccare il capello in quattro, si potra' dire (come sostengono i repubblicani) che Barack sta trasformando la piu' importante democrazia in uno stato socialista, si potra' dire che il suo piano piu' che uno 'stimulus' e' 'spending'. A questi critici ammalati di miopia partigiana, Obama ha ricordato di avere ricevuto un'eredita' pesantissima e ha risposto alle domande di 13 giornalisti parlando per un'ora. Ma quel che conta e' che questo giovane di 47 anni che si e' caricato di un peso tremendo parla alla gente, si si fa capire, penetra con le sue argomentazioni, e' vicino a chi in questo momento non sa dove sbattere la testa e spera solo che le iniziative dell'amministrazione Obama possano rimettere in moto l'economia. Ci voleva un uomo cosi' e gli Americani l'hanno scelto a gran maggioranza.
Oggi negli Stati Uniti si comincia a respirare di nuovo la voglia di scrollarsi da dosso questa catastrofe economica e la depressione che ha generato.
Seguendo i media italiani sembra invece che gli abitanti del Bel Paese vivano tutti in ottime condizioni economiche e di spirito, che la crisi sia solo una brutta esperienza vissuta dagli americani, mentre il sistema bancario italiano, ragazzi!, e' forte e sano. Sembra che ormai gli italiani si siano abituati all'idea che il loro Paese deve cambiare diventando una repubblica presidenziale guidata, e' inutile dirlo, dal Cavaliere che ha annunciato di modificare la Costituzione giudicata filosovietica. Il teatro delle maschere poteva nascere e prosperare solo in Italia.
Oscar Bartoli

Tecnica di un colpo si stato

di Marco Travaglio

A lui non frega nulla di Eluana. A lui interessa affermare il principio che una sentenza definitiva può essere ribaltata per decreto, o per legge ordinaria, o per legge costituzionale. A lui non frega nulla della vita e della morte. A lui interessa compiacere il Vaticano con un decreto impopolare ma a costo zero, fatto già sapendo che il Quirinale non lo firmerà, dunque senza pagare alcun prezzo di impopolarità. A lui non frega nulla delle questioni etiche. A lui interessa coprire il colpo di mano contro la giustizia e la civiltà: i medici trasformati in questurini e delatori contro i malati clandestini; le ronde illegali legalizzate; le intercettazioni legali proibite; gli avvocati promossi a padroni del processo, che faranno durare decenni convocando migliaia di testimoni inutili per procacciare ai clienti ricchi l'agognata prescrizione; i pm degradati ad «avvocati dell’accusa», come negli stati di polizia, dove appunto la polizia, braccio armato del governo, fa il bello e il cattivo tempo senza controlli della magistratura indipendente; dulcis in fundo, abolito l'appello del pm contro l'assoluzione o la prescrizione in primo grado, ma non quello del condannato (non hai vinto? Ritenta, sarai più fortunato), sempre all'insegna della «parità fra difesa e accusa». Tutte leggi incostituzionali che, dopo il no del Quirinale al decreto contra Eluanam, hanno molte possibilità in più di passare. Per giunta, inosservati. Parlare di colpo di Stato è puro eufemismo. E poi, che sarà mai un colpo di Stato? Se la Costituzione non lo prevede, si cambia la Costituzione.

I casi piu' noti del 'diritto a morire'

(Dal Guardian.co.uk)


Right-to-die cases
Tony Bland

During the 1989 Hillsborough disaster Bland, from Keighley, Yorkshire, suffered two punctured lungs, blocking oxygen flow to his brain and was left in a persistent vegetative state (PVS). After campaigns on both sides, the House of Lords ruled in 1993 that withdrawing treatment, as advised by a doctor and approved by Bland's parents, was lawful.

Sue Rodriguez

Diagnosed with amyotrophic lateral sclerosis in 1991, Rodriguez began a campaign against Canada's law forbidding medically assisted suicides. Her two-year legal battle ended with the Canadian supreme court ruling against her. Rodriguez eventually found a physician willing to assist in her death in 1994.

Terri Schiavo

Respiratory and cardiac arrest in 1990 caused Schiavo massive brain damage leading to PVS. After eight years, her husband Michael Schiavo petitioned the Florida courts to have her life support removed. Terri's family appealed, leading to a seven-year legal battle. Her feeding tube was finally removed in 2005.

Daniel James

The former England youth rugby player, 23, was left paralysed when a scrum collapsed. In need of 24-hour care, he applied to the Dignitas suicide clinic and travelled with his parents to Switzerland last September. James's parents were caught up in a tabloid frenzy on their return.

Craig Ewert

Ewert's assisted death caused headlines when he allowed it to be filmed for a Sky documentary, Right to Die, screened in December 2008. The former university professor, from Harrogate, North Yorkshire, was suffering from motor neurone disease and was filmed at Dignitas's clinic kissing his wife goodbye and then drinking a lethal mixture.

Scempio atroce

(da Repubblica)
Non poteva esserci
scempio più atroce
di EUGENIO SCALFARI

IL CASO ENGLARO appassiona molto la gente poiché pone a ciascuno di noi i problemi della vita e della morte in un modo nuovo, connesso all'evolversi delle tecnologie. Interpella la libertà di scelta di ogni persona e i modi di renderla esplicita ed esecutiva. Coinvolge i comportamenti privati e le strutture pubbliche in una società sempre più multiculturale. Quindi impone una normativa per quanto riguarda il futuro che garantisca la certezza di quella scelta e ne rispetti l'attuazione.

Ma il caso Englaro è stato derubricato l'altro ieri da simbolo di umana sofferenza e affettuosa pietà ad occasione politica utilizzabile e utilizzata da Silvio Berlusconi e dal governo da lui presieduto per raggiungere altri obiettivi che nulla hanno a che vedere con la pietà e con la sofferenza. Non ci poteva essere operazione più spregiudicata e più lucidamente perseguita.

Condotta in pubblico davanti alle televisioni in una conferenza stampa del premier circondato dai suoi ministri sotto gli occhi di milioni di spettatori.
Non stiamo ricostruendo una verità nascosta, un retroscena nebuloso, una opinabile interpretazione. Il capo del governo è stato chiarissimo e le sue parole non lasciano adito a dubbi. Ha detto che "al di là dell'obbligo morale di salvare una vita" egli sente "il dovere di governare con la stessa incisività e rapidità che è assicurata ai governanti degli altri paesi".

Gli strumenti necessari per realizzare quest'obiettivo indispensabile sono "la decretazione d'urgenza e il voto di fiducia"; ma poiché l'attuale Costituzione semina di ostacoli l'uso sistematico di tali strumenti, lui "chiederà al popolo di cambiare la Costituzione".

La crisi economica rende ancor più indispensabile questo cambiamento che dovrà avvenire quanto prima.
Non ci poteva essere una spiegazione più chiara di questa. Del resto non è la prima volta che Berlusconi manifesta la sua concezione della politica e indica le prossime tappe del suo personale percorso; finora si trattava però di ipotesi vagheggiate ma consegnate ad un futuro senza precise scadenze. Il caso Englaro gli ha offerto l'occasione che cercava.

Un'occasione perfetta per una politica che poggia sul populismo, sul carisma, sull'appello alle pulsioni elementari e all'emotività plebiscitaria.

Qui c'è la difesa di una vita, la commozione, il pianto delle suore, l'anatema dei vescovi e dei cardinali, i disabili portati in processione, le grida delle madri. Da una parte. E dall'altra i "volontari della morte", i medici disumani che staccano il sondino, gli atei che applaudono, i giudici che si trincerano dietro gli articoli del codice e il presidente della Repubblica che rifiuta la propria firma per difendere quel pezzo di carta che si chiama Costituzione.

Quale migliore occasione di questa per dare la spallata all'odiato Stato di diritto e alla divisione dei poteri così inutilmente ingombrante? Non ha esitato davanti a nulla e non ha lesinato le parole il primo attore di questa messa in scena. Ha detto che Eluana era ancora talmente vitale che avrebbe potuto financo partorire se fosse stata inseminata. Ha detto che la famiglia potrebbe restituirla alle suore di Lecco se non vuole sottoporsi alle spese necessarie per tenerla in vita.

Ha detto che i suoi sentimenti di padre venivano prima degli articoli della Costituzione. E infine la frase più oscena: se Napolitano avesse rifiutato la firma al decreto Eluana sarebbe morta.

Eluana scelta dunque come grimaldello per scardinare le garanzie democratiche e radunare in una sola mano il potere esecutivo e quello legislativo mentre con l'altra si mette la museruola alla magistratura inquirente e a quella giudicante.

Questo è lo spettacolo andato in scena venerdì. Uno spettacolo che è soltanto il principio e che ci riporta ad antichi fantasmi che speravamo di non incontrare mai più sulla nostra strada.

Ci sono altri due obiettivi che l'uso spregiudicato del caso Englaro ha consentito a Berlusconi di realizzare.
Il primo consiste nella saldatura politica con la gerarchia vaticana; il secondo è d'aver relegato in secondo piano, almeno per qualche giorno, la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più e alla quale il governo non è in grado di opporre alcuna valida strategia di contrasto.

Dopo tanto parlare di provvedimenti efficaci, il governo ha mobilitato 2 miliardi da aggiungere ai 5 di qualche settimana fa. In tutto mezzo punto di Pil, una cifra ridicola di fronte ad una recessione che sta falciando le imprese, l'occupazione, il reddito, mentre aumentano la pressione fiscale, il deficit e il debito pubblico. Di fronte ad un'economia sempre più ansimante, oscurare mediaticamente per qualche giorno l'attenzione del pubblico depistandola verso quanto accade dietro il portone della clinica "La Quiete" dà un po' di respiro ad un governo che naviga a vista.

Quando crisi ingovernabili si verificano, i governi cercano di scaricare le tensioni sociali su nemici immaginari. In questo caso ce ne sono due: la Costituzione da abbattere, gli immigrati da colpire "con cattiveria".

Il Vaticano si oppone a quella "cattiveria" ma ciò che realmente gli sta a cuore è mantenere ed estendere il suo controllo sui temi della vita e della morte riaffermando la superiorità della legge naturale e divina sulle leggi dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Le parole della gerarchia, che non ha lesinato i complimenti al governo ed ha platealmente manifestato delusione e disapprovazione nei confronti del capo dello Stato ricordano più i rapporti di protettorato che quelli tra due entità sovrane e indipendenti nelle proprie sfere di competenza. Anche su questo terreno è in atto una controriforma che ci porterà lontani dall'Occidente multiculturale e democratico.

Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico.

Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l'instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali.

Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del '22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: "Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli".

Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent'anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra.
In quel passaggio del 3 gennaio '25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante.
Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione.

Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve.
Vedo preoccupanti analogie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel "rinsavimento" sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l'altro ieri.

E tutto è sciaguratamente avvenuto sul "corpo ideologico" di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.

I bonus ai banchieri, intesa Obama-Sarkozy

I bonus ai banchieri, intesa Obama-Sarkozy
Guido Colomba
Verso un vertice europeo su “bad banks” e “bond europei”. Si apre la caccia ai colpevoli?


(The Financial Review) Dopo le parole del presidente Obama, dopo quelle del senatore Dodd, presidente della commissione bancaria e dopo le azioni del procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, nessuno sarà più invulnerabile. A sua volta Cuomo ha aperto un'inchiesta su John Thain, ex ragazzo d'oro di Goldman Sachs ed ex presidente della Borsa di New York: aveva chiesto un bonus di 10 milioni di dollari per il suo lavoro, l'anno scorso, come a.d. di Merrill Lynch, salvata dal fallimento da Bank of America con un intervento statale di 15 miliardi. Sembra però che abbia minimizzato la dimensione dei titoli tossici al momento del salvataggio. Finora la giustizia aveva colpito i pesci piccoli. Gli unici due arresti di alto profilo sono stati quelli di Ralph Cioffi e Matthew Tannin, circa sei mesi fa, i due manager dei fondi immobiliari ad alto rischio di Bear Sterns. Poi si era fermato tutto e stava prevalendo l'idea di "archiviare" la caccia al colpevole per occuparsi della crisi. Ma Obama, la settimana scorsa, ha sbloccato la situazione descrivendo i "bonus" da 18 miliardi di dollari "vergognosi", un nuovo "apice di irresponsabilità". "Questa situazione -ha detto Dodd- fa infuriare gli americani. Il Tesoro dovrà escogitare un modo per recuperare il denaro già erogato, altrimenti non potremo chiedere sacrifici al contribuente". Una posizione che è destinata ad influenzare anche l'Europa (e l'Italia) apparsa molto distratta sull'argomento. Inoltre, l'ipotesi sempre più vicina della "bad bank", con pesanti oneri per i contribuenti, costringe a una posizione chiara sulle responsabilità dei banchieri. Sarkozy, dopo una lunga telefonata con Obama, vorrebbe ora convocare un nuovo vertice europeo il 22 febbraio per decidere cosa fare se un Paese membro della moneta unica, fosse colpito da una crisi sul proprio debito a causa della tempesta internazionale. Secondo "Le Monde", Sarkozy è allarmato dai differenziali sul debito dei Paesi dell'euro che si stanno allargando rapidamente. Sul piano istituzionale, occorre una forma di garanzia comune sul debito degli Stati dell'area euro, idea sostenuta da tempo anche dal ministro Giulio Tremonti. In pratica, un'emissione di bond europei (finora osteggiati dalla Merkel) sarebbe simile ai piani di sostegno promossi dal Fondo Monetario. Dunque, siamo giunti alla fase finale: per uscire dalla crisi occorrono accordi internazionali o pluriregionali.

Fonte: (R.F. N° 456 , 6/2/109 ore 11:05)

GLI SPOT DEL SUPERBOWL, LA SPERANZA EUROPEA

Crisi, riflessioni dopo Davos

Intervento su Il Messaggero del 6 febbraio 2009

di Romano Prodi

IL DISASTRO dell`economia mondiale è così grande che, al vertice di Davos, perfino i no-global non sapevano che pesci prendere. Nonostante ì drammi causati dal crollo dell`economia erano infatti ben pochi a protestare. Le proteste, inoltre, non si rivolgevano verso le difficili decisioni da prendere o le spaventose ingiustizie da sanare, ma si concentravano nel contestare il fatto che a parlare di rimedi fossero soprattutto coloro che erano stati la causa della crisi.

Se questo avveniva nelle strade di Ginevra e Davos non minore era la confusione nei saloni dove si svolgevano i dibattiti e le discussioni.
Tre sentimenti sono tuttavia emersi sopra tutti- gli altri nei giorni dì Davos, cioè un sentimento di paura, uno di imbarazzo e uno di speranza.

Il sentimento di paura è quello del protezionismo. Non solo il protezionismo sul commercio dei beni, ma anche riguardo alla circolazione dei capitali e alla mobilità della mano d`opera. Ed è una paura giustificata perché gli americani minacciano misure contro le importazioni (una sorta di “buy american”), i francesi sembrano orientarsi verso una politica di aiuti limitata alle imprese nazionali, e gli esempi potrebbero essere moltiplicati.
Quanto al mondo del lavoro, come sta avvenendo in Gran Bretagna, la politica contro gli operai stranieri sta raggiungendo ovunque elevatissimi livelli di popolarità, se perfino un ministro del Governo italiano ha dichiarato che i lavoratori inglesi sono un modello a cui ispirarsi. Se questo processo non viene arrestato da un coordinamento delle politiche di tutti i grandi Paesi, non solo la crisi si aggraverà ma ne usciremo fuori solo fra moltissimi anni.

Il secondo sentimento (di imbarazzo) riguarda il nuovo ruolo che i governi stanno assumendo nella vita economica mondiale per effetto di anni di errori politici e di mancanze etiche. Dal punto di vista politico troppi pensavano (o tentavano di farci credere) che il mercato da solo è sempre capace di riequilibrare il sistema economico e di correggerne gli errori. Per coloro che avevano seguito questa dottrina giudicandola infallibile è infatti imbarazzante dover ammettere la necessità di un massiccio intervento dello Stato per impedire che le banche (e di conseguenza le imprese) crollino come castelli di carta. L`allargamento dell`intervento pubblico appare quasi la soluzione di ogni problema. Siamo ormai arrivati all`assurdo che proprio coloro che in passato avevano sostenuto necessario il ruolo dello stato come arbitro autorevole e severo del quadro economico debbano ora adoperarsi perché l`intervento pubblico non diventi troppo pesante e non pregiudichi il necessario funzionamento del mercato. Essere arbitro autorevole e severo significa oggi applicare regole e comportamenti etici che sono stati ignorati o calpestati nei passati due decenni.
Non esiste infatti un`economia senza regole e senza la forza di chi le faccia rispettare.

Il terzo sentimento (quello di speranza) riguarda il ruolo futuro dell`Europa.
Un`Europa che era nata non solo per creare sviluppo, ma anche per costruire una politica di maggiore equilibrio fra Paesi ricchi e Paesi poveri e per dare un minimo di sicurezza a tutti i propri cittadini, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà.
Un`Europa che è nata per promuovere il mercato ma anche per proteggere i cittadini dalle suemancanze e dai suoi errori .
Un`Europa in cui Stato e mercato giocano un ruolo distinto ma complementare e sono entrambi sottomessi a precise regole e in cui la protezione dei più deboli nei momenti di difficoltà non deriva dalla carità o da buoni sentimenti, ma da obblighi di comportamento collettivo e dal riconoscimento dei diritti delle persone.
Nel primo dopoguerra per definire il modello europeo, si usava la definizione di "economia sociale di mercato".
È una terminologia un po` antica ma che rende bene l`idea della direzione da tenere in questo momento critico e del ruolo di equilibrio che l`Europa potrà e dovrà svolgere nel mondo.
Vorrei concludere con una riflessione finale che non mi appare inappropriata.

Pochi giorni fa si è svolto negli Stati Uniti il famoso "Superbowl"
l`avvenimento sportivo più seguito da tutti gli americani.
Basti pensare che i telespettatori sono solitamente superiori di numero rispetto agli americani che si recano a votare alle elezioni presidenziali. Potete immaginare quale cifra astronomica costino gli spot pubblicitari durante questo avvenimento.
Ebbene i telespettatori si sono trovati di fronte a uno spazio pubblicitario (chiamato cash for gold) che offriva "la migliore valutazione" ai milioni di cittadini che erano costretti a vendere gli anelli o le collane d`oro per potere tirare avanti.
Mentre un`altra pubblicità prometteva di restituire il prezzo di acquisto di un`automobile a chi fosse successivamente rimasto disoccupato.

Sono questi gli aggiustamenti che noi affidiamo al mercato?
lo penso di no. Penso perciò che valga la pena di riprendere in esame e riscoprire (rinnovandolo) il vecchio modello europeo.

Romano Prodi

Marines americani oppressi da un peso eccessivo

Un soldato in missione dovrebbe portare un peso non superiore alle 50 libbre. Invece i marines impiegati in Afghanistan su territori montuosi che vanno dagli 8mila agli 11mila piedi di altezza devono agire oppressi da un peso di 130 libbre. Le conseguenze sono di ordine fisico e operativo. Un numero impressionante di soldati chiede di essere ricoverato a causa di danni fisici determinati dal peso dei giubbotti antiproiettile, elmetto, altri accessori per proteggere le parti esposte del corpo, armi, apparati di puntamento e comunicazione, munizioni. Minifratture, infiammazioni lombari, ernie al disco, distorsioni cronicizzate alle caviglie sono tra i piu' comuni danni fisici riportati dai soldati. La questione ha investito i massimi livelli delle forze armate, soprattutto nella previsione di dovere aumentare in misura notevole la presenza delle forze armate americane nei territori montuosi dell'Afghanistan. Come informa il Washington Post le alte gerarchie dei marines stanno studiando indumenti e attrezzature che, pur offrendo al soldato una protezione, gli restituiscano una agilita' operativa messa in pericolo dall'attuale peso che devono portarsi dietro fronteggiando, oltretutto, un nemico che si muove in scarpe da tennis, coperto di indumenti leggeri.

La prima intervista televisiva del presidente Obama

Come una televisione araba e' riuscita ad ottenere la prima intervista del presidente Obama.
L'articolo che segue e' stato pubblicato sul settimanale Time Magazine.

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How al-Arabiya Got the Obama Interview
By Scott MacLeod / Cairo

How did a journalist for an Arab-language broadcaster score the first television interview granted by President Barack Obama? Well, at first, Hisham Melhem, the Washington bureau chief for al-Arabiya, a Saudi-backed news channel headquartered in Dubai, thought he was getting someone else. Not that he hadn't tried — like everyone else in Washington — to snag the historic first.

When Melhem's bosses in Dubai got a feeler from the White House on Sunday, it seemed that al-Arabiya was about to get an exclusive interview not with Obama but with new Middle East envoy George Mitchell. The previous Friday, Melhem had begun pressing for an interview with Mitchell after learning from sources that the former U.S. Senator and Northern Ireland peace negotiator was heading to the Middle East almost immediately. The White House told al-Arabiya execs to be ready for a major interview on Monday. (See pictures of Obama's campaign behind the scenes.)

Shortly before 9 a.m. on Monday, Melhem knew from the caller ID on his BlackBerry that the White House was phoning him. As Melhem remembers it, "This man says, 'My name is so-and-so, and I'm either going to make your day or ruin your day. Would you like to chat with the President about 5 p.m. today?' I joked, 'I guess I can accommodate the President.' "

Melhem says there apparently was an internal debate at the White House about whether it was the right time for Obama to grant an interview to the Arab media, but that when the decision was made, several advisers recommended it be granted to al-Arabiya. The channel is seen as a prominent voice of moderation in the Middle East, preferring calm analysis to what many see as rival al-Jazeera's more sensational coverage. The Obama scoop came at a good moment for al-Arabiya, which had seen ratings falter as al-Jazeera provided blanket coverage of Palestinian suffering during the recent Israeli war in Gaza. (See pictures of heartbreak in the Middle East.)

Melhem arrived at the White House at 3 p.m., but Obama did not appear for the taping until nearly three hours later. Melhem says Obama put him at ease and that they schmoozed for a while before getting down to the questions. After Melhem told the President that his wife and daughter were enthusiastic supporters of Obama's campaign, the President jotted nice notes to them on White House stationery. When Melhem mentioned that he shared Obama's love of Chicago's blues music, the President beamed with satisfaction while White House aides tapped their feet impatiently. "There we were, two blues fanatics, sitting there talking about Muddy Waters," Melhem says.

Whether it was because of the chemistry between the men or Obama's scripted intention, Melhem came away with an interview that amounted to an unprecedented reach-out to the Muslim world by a U.S. President. Unprompted, Obama spoke about his own Islamic connections, noting that some of his family members are Muslim and that he had lived in the largest Muslim country, Indonesia. "My job is to communicate the fact that the United States has a stake in the well-being of the Muslim world, that the language we use has to be a language of respect," Obama said. (See Obama's family tree.)

Melhem had come close to an Obama interview before. He nearly snared a Q&A during then candidate Obama's visit to the Middle East last summer. Disappointed but hardly deterred, he pressed his source network again after Obama's November election victory. "I began pushing hard when I realized that he was going to be serious about the Muslim world in the first part of his Administration," Melhem told TIME. The White House certainly knew who they were dealing with.

Melhem, long a vocal critic of U.S. Middle East policy, says he was touched by Obama's conciliatory tone and references to his Muslim roots. "You can feel the authenticity about him," he says. "The interview was his way of saying, 'There is a new wind coming from Washington.' Barack Obama definitely sees the world differently from a man named George W. Bush."

Obama's aides cut Melhem off before he could finish all his questions, explaining that the President had a dinner date with his wife. But it seems that in the Obama White House, Arab reporters stand a good chance of getting more scoops. As they concluded the interview and shook hands, Melhem recalls, Obama told him, "There will be more."