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Grazie: William e Kate


Grazie William e Kate per averci regalato una favola bella che ha interrotto per qualche ora lo tsunami quotidiano di orribili notizie. Per un po' abbiamo fatto finta che i morti dei tornados fossero solo una invenzione dei media; che la macelleria del Nord Africa gestita con spietata professionalita' da satrapi come Assad e Gheddafi non fosse mai avvenuta; che i milioni di cittadini che hanno perduto lavoro e casa avessero finalmente trovato una sistemazione; che le centrali nucleari giapponesi avessero ricominciato a funzionare senza perdite nell'oceano e nell'atmosfera.
Insomma: grazie di cuore, giovani e belli. E cercate di dare un futuro a questa vostra unione che sembra perfetta.

La giornata dei bluejeans superaderenti

Messaggio inviato a tutti i dipendenti del Dipartimento della Giustizia.

(La giornata dei bluejeans nasce dalla sentenza della Corte di Cassazione italiana che affermo', anni fa, che non c'era violenza quando la vittima aveva accosentito a sfilarsi da sola i jeans molto aderenti).



Reminder: April is Sexual Assault Awareness Month—Annual Denim Day—April 29

All DOJ employees are invited to join the Office on Violence Against Women (OVW) for their Annual Denim Day event at 10:00 a.m., Friday, April 29th, Conference Room 1.W.1001, Two Constitution Square. Denim Day originated in Los Angeles in the 1990s in response to the Italian Supreme Court’s reversal of a rape conviction in which the Chief Judge asserted: “because the victim wore very, very tight jeans, she had to help him remove them, and by removing the jeans it was no longer rape but consensual sex.” Women wore jeans to work on the established “Denim Day” as a way of protesting the verdict. Since then, Denim Day has become a national rape prevention campaign. ‪

This year, OVW is excited to host a group of Social Work seniors from George Mason University. The students have spent the past several weeks interviewing members of various communities about their impressions about sexual assault. This will be an opportunity for all of us to hear perspectives about this crime from different groups in the public. The students will present their findings in a variety of interesting formats. Additionally, a survivor of sexual assault will speak about her experience. Please wear your jeans and join OVW for their annual Denim Day photo!

Masi, ma si', vai dalla RAI

Come avevamo anticipato ai primi di marzo, grazie ad una nostra fonte interna RAI, il direttore generale Masi lascia l'incarico, non senza essersi garantito un ottimo paracadute.

Gli Italiani all'estero. Una analisi-proposta che viene dall'Australia

La legge Tremaglia, n.459 del 2001, suscitò grande “speranza” negli italiani nel mondo, ma alla luce dei fatti e’ stata una cocente “delusione”. Questo perche’, contro ogni logica, la legge non ha tenuto conto del fatto che il compito del Parlamento italiano e’ quello di fare leggi a favore dell’“interesse generale” nazionale. Di conseguenza, i parlamentari eletti nelle quattro circoscrizioni estere “non rappresentano” chi li ha votati in quanto soggetti, esclusivamente, all’”interesse generale” del Paese. Cosi’ com’e’ la legge del voto degli italiani nel mondo e’ una “barzelletta”. E’ stata una “commedia” costosa di cui hanno “beneficiato” (lautamente) soltanto “diciotto” persone, quelle che hanno vinto la “lotteria” delle votazioni. Lo si può affermare senza essere smentiti. I 18 “magnifici” hanno “brillato” per non essere riusciti ad ottenere neppure “un solo” provvedimento a favore della comunità italiana nel mondo. Non sono neppure riusciti ad “impedire” o mitigare i tagli finanziari adottati dal governo, ovviamente esclusi quelli che era giusto tagliare per essere delle vere e proprie “truffe” tollerate dai governi di sinistra. Non bisogna continuare a fare gli “struzzi” e non vedere che nelle due elezioni estere (2006 e 2008) ha votato soltanto il 39% degli aventi diritto. E’ anche accaduto che una parte consistente di questa percentuale e’ stata “pilotata” da certi “organismi” politicizzati della sinistra e che numerosi sono stati i “brogli”, bipartisan, che hanno reso “ridicola” ed “illegale” la votazione. La bassa percentuale dei votanti ha ampiamente dimostrato che solo una “piccola percentuale”, degli italiani residenti all’estero, e’ interessata alle vicende politiche italiane. E questo non e’ un particolare trascurabile. Quasi nessuno degli italiani nel mondo conosce il nome del Presidente della Repubblica. Soltanto per le note vicende “scandalistiche” (diffuse all’estero da alcuni giornali italiani per danneggiarlo, ma che, in effetti, ha danneggiato l’Italia), molti conoscono Silvio Berlusconi, ma pochissimi sanno che e’ il primo ministro. Vista la profonda “ignoranza” delle cose italiane, non e’ giusto che a decidere per gli “interessi nazionali” sia qualcuno all’oscuro dei problemi politici, economici e sociali dell’Italia. D’altra parte, pero’, e’ pur vero che gli italiani nel mondo (circa 4 milioni) in possesso del passaporto italiano, sono cittadini italiani a tutti gli effetti e che, secondo la Costituzione, anche loro hanno diritto al voto. Veramente e’ stato sempre possibile votare, soltanto che, chi risiedeva all’estero, poteva farlo se rientrava in Italia per eleggere candidati presenti nelle liste della circoscrizione in cui era iscritto. Per far si che gli italiani nel mondo potessero esercitare il loro diritto costituzionale di votare, senza rientrare in Italia, sarebbe stata sufficiente una legge che permetteva loro, se iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti Estero), di votare per posta per uno dei candidati nelle liste della loro ultima circoscrizione di residenza in Italia. Invece Tremaglia ha voluto “strafare”. E’ riuscito a far modificare la Costituzione per istituire quattro circoscrizioni estere per eleggere 12 deputati e 6 senatori. Probabilmente le intenzioni del “buon” Tremaglia andavano oltre al solo diritto di voto, voleva anche che la sua legge permettesse l’applicazione dell’art.35 della Costituzione: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero”. Chi delle vecchie generazioni (ma anche quelle nuove) di emigranti hanno visto applicato questo articolo della Costituzione? Lo Stato italiano avrebbe dovuto “curare” la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori all’estero, “promuovendo” e “favorendo” gli accordi con le organizzazioni internazionali per “salvaguardare” i diritti dei lavoratori italiani. Non e’ mai accaduto niente di tutto questo. Tutti sappiamo invece come sono andate le cose. La “tutela” del lavoratore all’estero e’ stata lasciata esclusivamente nelle mani dei “patronati” che altro non sono le “filiali” dei maggiori sindacati italiani. Non e’ mai capitato che un “patronato” abbia “tutelato” il lavoratore italiano all’estero. Anche oggi la situazione non e’ cambiata affatto, il lavoratore italiano all’estero trova ancora difficoltà ad individuare quegli enti italiani che dovrebbero “tutelarlo” nel lavoro. Gli eletti all’estero, per giustificare la loro presenza in Parlamento, “almeno” avrebbero dovuto impegnarsi per l’applicazione dell’art. 35 della Costituzione per il fatto che, la “tutela” dei lavoratori italiani all’estero, e’ senz’altro “interesse nazionale”. Purtroppo gli italiani nel mondo continuano ad essere “figli di un Dio minore” abbandonati da tutti e, prima di tutto, dai 18 che gli hanno “carpito” il voto per farsi esclusivamente i “casi propri”. Sappiamo dei loro “lauti” stipendi con annessi benefici e della loro “cospicua” ed “immeritata” pensione, ma e’ un “mistero” come abbiano trascorso il loro tempo in questi ultimi “cinque anni”. Ogni parlamentare costa al contribuente piu’ di 200mila euro all’anno: totale costo annuo dei 18 e’ di 3milioni e 600mila, conseguentemente, per cinque anni il costo e’ di 18milioni. Con quali risultati? ZERO. Solo interrogazioni, proposte e “chiacchiericcio” e viaggiare in giro per il mondo in “missione”. Piu’ che essere dei “missionari” i 18 da cinque anni sono in “vacanza” e, per giunta, retribuita. Eppure per farsi eleggere ne hanno raccontate di “balle” e fatte di promesse, come la riacquisizione della cittadinanza italiana. Sapevano benissimo che nessun governo avrebbe mai approvato una legge a tale scopo. E l’eliminazione degli “indebiti” pensionistici? Un’altra vergognosa “presa per i fondelli” dei pensionati. E’ la prova provata che gli eletti all’estero, tranne a se stessi, non sono serviti ne’ per fare l’”interesse nazionale”, ne’, tanto meno, quello degli italiani all’estero. Hanno fallito nel loro compito anche i COMITES (Comitati italiani all’estero, 136 in tutto il mondo) ed il CGIE (Comitato generale italiani all’estero). Dopo ben vent’anni di attività (si fa per dire), questi “organismi”, sconosciuti al 99% degli italiani, ma che si “spacciano” per “rappresentativi” della comunità italiana all’estero, hanno “abbondantemente” dimostrato di non essere stati all’altezza di assolvere al mandato per cui furono istituiti. In piu’ hanno “sperperato” quasi 100 milioni di euro principalmente per far girare il mondo ai propri componenti “confortevolmente” alloggiandoli negli alberghi piu’ esclusivi, incassando anche una “diaria”. L’Italia, nonostante tutto, e’ ancora tra i sette Paesi piu’ industrializzati nel mondo, ed ha “necessariamente” necessità di far affidamento su una qualificata “rappresentanza” all’estero per mantenere, efficientemente, i contatti con la grande comunità italiana nel mondo, molto bene inserita in tutti i Paesi in cui si e’ stabilita. E’ consapevolezza generale che la comunità italiana nel mondo rappresenta una grande “opportunita’” per l’Italia. Per l’”interesse nazionale” e’ assolutamente necessario costruire, finalmente, quel famoso “ponte”, di cui si parla da lungo tempo, per stimolare maggiormente l’esportazione dei prodotti italiani, favorire le joint venture e promuovere il turismo. Se, da fatti reali, i parlamentari eletti all’estero, i COMITES ed il CGIE sono stati dei “fallimenti”, cosa dovrebbe fare lo Stato perche’ il “ponte” venga costruito per favorire il progresso italiano in Italia e all’estero per l’”interesse nazionale”? Se la riforma parlamentare (quando e se si farà) non cancellerà l’elezione dei 18 parlamentari esteri, gli stessi dovrebbero essere selezionati con un nuovo criterio. Non piu’ come “rappresentanti” dei partiti politici, ma per i loro requisiti che garantiscano “alta professionalità” per avere maturato una profonda conoscenza politica/sociale/amministrativa. Ad esempio, potrebbero essere scelti tra coloro che hanno ricoperto ruoli nel Parlamento dei loro Paesi di residenza. La loro esperienza favorirebbe “proficuamente” la collaborazione tra l’Italia ed il loro Paese adottivo. Ma la soluzione “ottimale” e’ di cancellare i 18 eletti all’estero, i COMITES ed il CGIE. Lo Stato italiano, nei Paesi dove esiste una buona rappresentanza di italiani, dovrebbe favorire la costituzione di “comitati esecutivi” con poteri “decisionali” formati, “esclusivamente”, da professionisti altamente competenti per la loro esperienza maturata nel campo economico, sociale e culturale ecc. E’ risaputo che le problematiche sono assai diverse e variegate da nazione a nazione ed anche da regione a regione dello stesso Paese. Il compito dei “comitati esecutivi” starebbe nell’individuare i problemi “specifici” ed evidenziare le opportunita’ (commerciali, industriali, culturali ecc.) nella loro area di gestione, sviluppare progetti e fare decisioni per sottoporle “direttamente” al ministro competente. Il finanziamento di tali “comitati esecutivi” sarà molto inferiore del costo globale dei 18 eletti all’estero e dei “carrozzoni” inutili come hanno dimostrato di essere i COMITES ed il CGIE. Seppure il costo fosse identico, i risultati che si otterrebbero saranno “concreti”, per l’assoluta assenza del gioco della “contrapposizione politica”, un vero “cancro”, che ha sempre bloccato ogni buona iniziativa se proposta dall’avversario. L’“unico” obbiettivo sarà quello di favorire l’“interesse nazionale” che comprende, ovviamente, anche quello degli italiani nel mondo.


Giampiero Pallotta
SYDNEY (Australia)

www.itamondo.blogspot.com

Oltre 300 morti nel sud della Federazione

Aumenta il numero dei morti a causa delle decine di tornados che si sono abbattuti su gli stati del sud della Federazione. Le case sono state letteralmente risucchiate dalla furia degli elementi. Persino imponenti macchine per movimenti di terra sono state sollevate e spostate. Molti decessi si sono avuti proprio all'interno dei rifugi che nelle zone soggette a uragani si costruiscono sotto le case. La violenza dei venti e' stata tale che ha aperto le botole delle cantine.

A proposito di minacce ricevute

Ciao Oscar,
tutto bene a Washington?
Ho appena dato una scorsa al tuo sito e mi è subito balzata agli occhi la mail del sig. Ongaro che ti promette una sonora segnalazione alla Polizia Postale con conseguente denuncia, ma a meno che non siano cambiate le cose o ci siano accordi bilaterali in materia con gli Stati Uniti, la nostra Polizia avrebbe potuto intervenire solo sui profili di Facebook (notizia peraltro già smentita a suo tempo).
In ogni caso la legislazione anglosassone consente di accedere ad informazioni specifiche soltanto nei casi di reati contro la persona, il patrimonio, i suicidi, gli omicidi e la criminalità organizzata.
Apruzzese, direttore centrale della Polizia Postale, è stato chiaro: in nessuno di questi casi l’urgenza è importante, dunque la “scorciatoia” annunciata sarebbe inutile oltre ad essere, come ribadito, fasulla.
Le sue parole precisano un fatto su tutti: ogni accesso ai contenuti di Facebook, solo di Facebook, richiederebbe sempre e comunque la preventiva autorizzazione della magistratura.
Giovanni
Grado (Italy)

Svolta epocale nel costume americano


Almeno per quanto riguarda il cinema e la televisione. Chi non ricorda lo scandalo della cantante Jackson alla quale cadde per un nanosecondo il reggiseno in una finale di football e la nazione fu percorsa dai brividi puritani che misero in crisi la stazione televisiva e la stessa artista costretta a pagare una multa ed a scusarsi? Ma quando dalle grandi trasmittenti generaliste si passa a quelle via cavo allora l’America mostra il suo vero volto. In questi giorni sia sulle cable tv che nelle multisale cinematografiche proiettano films nei quali gli attori maschi sono ripresi nella loro intimità più nascosta. Esibizionismo a tutto campo. Con soggettisti e registi che discettano pubblicamente su come debbano essere fatte le inquadrature, in quale stato di grazia e via analizzando. Ed anche questa è America.

(pictures from The Daily Beast)

Certificato di nascita di Obama: basta con le stupidaggini!

POLITICO Breaking News
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President Obama said Wednesday morning that he decided to release a long form of his birth certificate because the conspiracy theory over where he was born had eclipsed the debate on the budget. "We do not have time for this kind of silliness," Obama told reporters. "I've got better stuff to do."

Obama said that while the parties debate their fiscal policies, people can’t be "making stuff up" and providing "sideshows and carnival barkers."

Ci scrivono amabilmente dall'Italia

senza offesa, ti spiace non mandarmi più le tue cazzate se continui ti segnalo alla Polizia Postale e credimi non sto scherzando...

la prossima mail che mi arriva ti denuncio

Lucio Ongaro [lucio_ongaro@alice.it]
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Gentile Sig. Ongaro:
Le siamo grati perche Lei ci scrive premettendo: "Senza offesa". Chissa cosa ci avrebbe detto in caso contrario.
In genere i Lettori che desiderano essere cancellati dalle nostre list ci chiedono cortesemente di farlo.
E noi li accontentiamo immediatamente perche' non vogliamo recare fastidio al Prossimo Nostro con pubblicazioni che, oltretutto, sono gratuite.
Il suo messaggio e' comunque in linea con la maleducazione crescente che avvolge la nostra amata Penisola.
Le auguriamo tutto il bene possibile.
Letter from Washington

Obama: Kill the Oil Subsidies



(from The Daily Beast)

Seizing on the hint of bipartisanship offered by House Speaker John Boehner (R-OH) on Monday, President Obama kick-started a new attempt to axe the $4 billion in tax breaks granted to oil and gas companies ever year. Boehner appeared to agree with President Obama on Monday, saying that Congress could look at the subsidies. "If sustained, these high prices have the potential to slow down the pace of our economy's growth at precisely the moment when we need to be accelerating it," Obama said in a letter to congressional leaders released by the White House. Obama claimed the money saved by ending the tax breaks could be invested in clean energy, and also could help temper U.S. dependence on foreign oil. The remarks by Obama and Boehner come as the cost of gasoline in many cities has ballooned in recent weeks, passing $4a gallon in some locations.

Read it at Reuters

Water, Water, Water and Rotary Club of Washington DC



Rotary Club members from Washington and Paris gathered in mid-April for cultural exchange and something greater—entering the global policy arena for water. To kick off the initiative, they assembled 24 ambassadors along with leaders from the development community at the National Press Club in Washington to participate in the International Summit on Water in Developing Countries.

Don Marx, president of the DC Rotary club, said that “traditionally our role has been as an implementing partner at the country level or at the community level, so we are kind of notching it up one and saying we want to play at the national and global policy level.”

That ambition comes from a successful past. Rotary spearheads the lauded, ongoing campaign to eradicate polio. At the start of the initiative in 1985, polio infected over 350,000 children annually; just 1,700 cases were reported in 2009.

The enthusiasm for a repeat with water, sanitation, and hygiene may need to be tempered, however. Solving the water problem is “significantly more complicated than eradicating a single disease like polio,” says John Oldfield, managing director at the WASH Advocacy Initiative. He said that there are “lots of concerns, which Rotary is upfront about, around sustainability.”

Ron Denham, chair of WASRAG, a group within Rotary working on water issues, says that fewer than 30 percent of the water systems installed in developing countries over the last five years are still performing. He cited equipment shortages, lack of access to spare parts and inadequate technical expertise as reasons for the poor record. When those factors combine, he said, “the result is a disaster.”

Peter Sawyer, Pulitzer Center

NYTIMES, 100 MILA ABBONATI ONLINE IN 3 SETTIMANE

Il New York Times ha totalizzato centomila abbonamenti da quando l'accesso al sito
del quotidiano e' divenuto a pagamento, tre settimane fa. Ad annunciarlo' e' stata Janet Robinson, presidente della NYTimes Company, che comprende l'omonimo quotidiano, il Boston Globe, l'International Herald Tribune ed altre pubblicazioni. La 'svolta' era stata decisa il 28 marzo scorso, per tentare di risanare le finanze dello storico quotidiano. I risultati del primo trimestre, tuttavia, continuano a non essere soddisfacenti: il profitto netto, ha reso noto il gruppo, e' crollato del 57.6 per cento, attestandosi a 5.5 milioni di dollari a causa della "debolezza prolungata del mercato pubblicitario Usa". Mentre i ricavi complessivi sono scesi del
3.6 per cento e ammontanto a 566.5 milioni. Tuttavia, il mercato online sembra in crescita. Se i ricavi della pubblicita' stampata hanno subito un calo del 7.5 per
cento, infatti, quelli dell'advertising online sono saliti del 4.5. Gli abbonati digitali del NYTimes hanno superato quota centomila, ha riferito il gruppo, e "i primi indicatori sono rassicuranti". Attualmente esistono diverse possibilita' di
abbonamento all'antico quotidiano - fondato nel 1851 - a partire da 15 dollari al mese. I non abbonati possono invece consultare fino a un massimo di 20 articoli in trenta giorni.(AGI)

Buona Pasqua!!!

Buona Pasqua,
nella speranza che la Resurrezione del Salvatore sia in grado di lanciare per un nanosecondo un po' di Luce nell'animo dei lestofanti, dei laidi profittatori di innocenti coscienze, dei satrapi dichiarati e di quelli in gestazione.
Ed un Augurio a tutti gli altri, compreso chi scrive, che credono ancora nell'Uomo, nel dubbio che non genera certezze assolute e nella capacita' di risorgere dal male.

La fine annunciata del giornale stampato. #2

Dove sta andando l’informazione in America

E proprio al formato tabloid le grandi testate hanno deciso in maggioranza di ispirarsi, rinunciando al giornale lenzuolo e varando una via di mezzo con il ridotto aspetto del giornale pettegolo.
Ma, almeno per chi scrive, la ‘manipolazione’ del quotidiano resta sempre un fatto impegnativo, soprattutto quando i rimandi dalla prima pagina ti obbligano a cercare altrove in qualche sezione distaccata l’articolo che ti interessa.
Senza parlare del fastidio causato dall’inchiostro della stampa che sporca le mani, nonostante i grandi miglioramenti tecnologici che hanno interessato la produzione delle rotative più all’avanguardia.
Ho disdetto l’abbonamento anche al Wall Street Journal che continua ad essermi recapitato tutte le mattine sul mio drive way. Una azione di pressione psicologica che mi porterà a rinnovare l’abbonamento con questo giornale.
E sapete perché? Il WSJ da quando è stato acquistato quattro anni fa da Rupert Murdoch, il magnate australiano che controlla gran parte dei media nel mondo industrializzato, ha subito una sostanziale rielaborazione grafica.
Il quotidiano si presenta molto equilibrato nei suoi contenuti, copre una vasta area di interessi pur mantenendo la sua originaria caratteristica di bibbia della informazione economico-finanziaria.
Ma anche gli articoli di colore, quelli focalizzati sui trend della società civile, le inchieste sui nuovi gadgets sono condotti con un rigore che non si riscontra su altre testate.
Quanto ai commenti di impostazione politica, questi sono confinati nella sezione ad hoc del giornale e non influenzano articoli ed inchieste in maniera pressante.
E lo dice un lettore del WSJ, il sottoscritto, che non condivide le idee iperconservatrici di Murdoch ma che continua a credere nei principi di un sano liberalismo. Anche se la parola nel corso dei decenni ha assunto negli Stati Uniti una connotazione negativa del tipo: socialistoide, fricchettone, e via accusando. Che non corrisponde alla connotazione europea del termine.
Il Wall Street Journal si e' 'dedicato' un'intera pagina pubblicitaria enfatizzando che e' il quotidiano piu' venduto in America. Il WSJ ha raggiunto i 2.061.142 copie con un aumento dell 1.8% rispetto all'anno scorso. USA Today (che per anni e' stato il quotidiano piu' diffuso in America) e' arretrato a 1.830.594 copie con una perdita del 3.7%. Ancora peggio ha fatto il New York Times con 876.638 copie ed un calo del 5.5%. Senza parlare del Los Angeles Times che con 600.449 copie ha perduto bel l'8.7%. Malissimo sta andando anche il Washington Post che vende 545.345 copie con una perdita del 6,4%. Seguono tutti gli altri quotidiani con flessioni nelle vendite che arrivano all'11.8 del NewsDay, mentre l'unico giornale che si salva dopo il WSJ e' il Dallas Morning News con un minimo incremento dello 0.3%.
Che succede nella stampa americana? I settimanali storici come Time Magazine e Newsweek (che e' stata venduta pochi mesi fa ed oggi riacquistata da Tina Brown proprietaria e editor del Daily Beast, un blog digitale) stanno ansimando. La pubblicita' e calata per tutte le testate.
Le ragioni di questo disastro sono viste da molti nel fatto che la gente, in tempi di crisi economica, deve tagliare su tutto anche sul giornale. E poi che bisogno c'e' di acquistare il quotidiano quando sono disponibili le edizioni online che per quanto riguarda i principali giornali sono fatte molto bene e sulle quali si concentra l'interesse dei lettori della carta stampata?
Il WSJ e' l'unico che fa pagare per il collegamento con la sua edizione elettronica sul web. Gli altri dovranno seguire l'esempio, ammesso e non concesso che i lettori, che hanno disdetto l'abbonamento al quotidiano su carta, vogliano passare a quello elettronico.
Le ragioni per le quali il WSJ riesce ad aumentare le copie vendute stanno, come abbiamo detto, nella confezione di alto livello qualitativo e nella nuova formula editoriale. Dopo l'acquisto da parte di Rupert Murdoch e dopo una battaglia con ex proprietari e giornalisti, il vecchio magnate australiano ha saputo fare dell'aristocratico quotidiano finanziario un giornale all'insegna del 'news you can use'.
Nel 1450 Gutemberg stampo' la Bibbia a 42 linee con i suoi caratteri mobili (che sembra fossero gia' stati inventati dai soliti cinesi). Forse l'era della carta stampata sta finendo e noi non ce ne rendiamo conto.
E' iniziata la rivoluzione delle tavolette sulle quali si possono leggere libri e giornali, gestire la posta, scattare foto e fare registrazioni, trovare l'indirizzo giusto con il navigatore e via citando per migliaia di applicazioni.
Per tanti, per molti, la vita professionale e familiare non consente piu' di ritagliarsi ampi spazi in cui concedersi la tranquilla lettura del quotidiano.
Chi se lo puo' permettere e' un privilegiato.
(2, continua)

The Urbino Press Award at the Italian Embassy in Washington D.C.


Slutwalk, la marcia della puttana


Si chiama Michael Sanguinetti. E' il capo della polizia di Toronto (Canada) e se avesse contato fino a dieci prima di dire il suo parere sui recenti casi di violenza alle donne ci avrebbe risparmiato l'ennesimo movimento di protesta. Mr. Sanguinetti ha detto ad un gruppo di studentesse: "Forse non dovrei dirlo, ma, per prevenire di essere assalite sessualmente cercate di evitare di vestirvi come puttane." Nei giorni scorsi il primo degli 'slutwalks' ha radunato nella grande citta' canadese migliaia di persone, molte delle quali vestite con biancheria provocante e superminigonne, che si sono dirette con i loro cartelli a vociferare sotto la direzione di polizia. Grazie a Facebook le cosiddette 'marce delle puttane' stanno dilagando in tutto il mondo occidentale. “Ne abbiamo le scatole piene" dice Heather Jarvis, che ha fondato il movimento a Toronto. "Non si tratta di avercela con un poliziotto che punta il dito solo contro le vittime delle aggressioni piuttosto che contro gli assalitori. Si tratta di cambiare un sistema ed una cultura.” Ed aggiunge: "L'idea che c'e' qualcosa di estetico che attrae i violentatori e' molto pericolosa. Io sono stata violentata la notte di Natale e portavo scarpe da ginnastica e una tuta."

Immigrati, migranti, rifugiati, disperati...

Una questione non solo di vocabolario

Fare questioni di semplice vocabolario, ossia di pertinenza dei termini usati in riferimento ai cosiddetti "immigrati" di Lampedusa può apparire cinico. Ma è necessario. Infatti, se li definiamo “immigrati”, "rifugiati", "profughi" prima ancora che sbarchino, poi non potremo più fare marcia e dare loro una nuova qualifica. Qualcuno, timidamente, comincia ad usare la parola “migranti”. Speriamo solo che non venga processato per revisionismo. In inglese vi è una varietà di termini: "migrants", "asylum seekers", "refugee claimants", "asylum claimants" , etc. Lo stesso in francese. Nella Svizzera italiana è stato persino coniato il lemma "asilante". In Italia, terra di San Francesco, l'attributo che fa unanimità è "disperati". E quindi "chiedete e vi sarà dato", anzi "prima che voi parliate vi diamo subito un permesso temporaneo di soggiorno, ma poi cercate di andare altrove." E ancora: "Solidarietà con voi, ma vi scaricheremo sul gobbo degli altri europei, obbligati ad essere solidali con noi dal trattato di Shengen".
Noi "italiani all'estero", alias mafiosi, conosciamo fin troppo bene l’impatto di certi termini identificativi. In Canada, anche dopo decenni di residenza regolare, noi, néo-québécois e néo-canadiens, come ci chiamavano un tempo, continuiamo ad essere per tutti degli “immigrants”. In Italia invece basta riuscire ad avvistare da lontano, avventurosamente e in gruppo, il confine italiano per essere chiamati, ipso facto, profughi e rifugiati. L'Italia non verifica nulla. Neppure il paese da cui i disperati provengono conta. Del resto, come fare a saperlo? Si conosce comunque il continente... Ed è già qualcosa.
E così si incoraggiano tantissimi a venire nel paese dei balocchi (dove il balocco per antonomasia non è usato più per fare figli...) Esaminiamo ora con un esempio concreto la conseguenza dell’uso di certi termini al posto di altri. A giudizio del primo ministro francese François Fillon, coloro che in provenienza dalla Tunisia sbarcano a Lampedusa non sono né immigrati né profughi, ma nella quasi totalità “immigranti economici clandestini”. Il suo ragionamento, circa la maniera in cui l'Italia dovrebbe trattarli - secondo lui: rispedirli da dove sono venuti oppure tenerseli per sé - potrà apparire molto duro, ma non manca di logica. Fillon: "Non vi è alcuna regola che preveda l’accoglimento sul territorio europeo e la libera circolazione degli immigranti economici clandestini. Una gran parte dei cittadini tunisini che sono arrivati in Italia, non hanno i requisiti potenziali, (“n’ont pas vocation”) come certuni lo propongono, per essere ripartiti nei diversi paesi europei, essi invece hanno i requisiti potenziali (ils ont vocation") per ritornare nel loro paese.” Per il Vaticano e per Napolitano essi hanno invece la vocazione giusta.
La nozione di frontiere nazionali ha per gli italiani una connotazione diversa da quella in vigore in Francia, in Germania e negli altri paesi europei, i cui governi infatti divergono dalla posizione “universalistica”italiana, e secondo la quale:" Siamo tutti esseri umani" ; “Ieri eravamo noi italiani ad emigrare in America...”
A questi italiani giungerà come una forte sorpresa il fatto che i critici più impietosi del caos e dell'abusivismo immigratorio italiano, siamo proprio, noi emigrati italiani –"emigranti" come ci chiamano in Italia. Noi infatti, per esperienza diretta, abbiamo una chiara idea delle regole che ogni terra d'immigrazione deve imporre - per non precipitare nel caos (o, nel caso italiano, per non aggravarlo) - sia ai candidati allo status di rifugiato sia ai "migranti-immigranti-immigrati" economici.
Claudio Antonelli
Montreal
Canada


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FOR IMMEDIATE RELEASE…April 20, 2011

Award-Winning Italian Filmmaker Seals Worldwide Distribution Deal with Entertainment 7

Award-winning Italian filmmaker Max Bartoli has just signed a worldwide distribution deal with Entertainment 7 to promote his most recent sci-fi film, Atlantis Down, starring actors Michael Rooker (Cliffhanger, The Bone Collector) and X-Files star Dean Haglund (Spectres, Kill Switch). The world premiere of Bartoli’s Atlantis Down at the Mann Chinese 6 Theatre in Hollywood was a featured part of the Los Angeles Italia Film Fest in February. He has since been invited to screen the film at the Apollo Theatre in Piccadilly Circus (London) on April 29th as a part of the SCI-FI London 2011 Film Festival.

Bartoli’s success with Atlantis Down breaks the traditional indie filmmaking mold. Having personally sourced independent funding through his company, Maxam Productions, Ltd., he shot the film under a strict deadline in just 13 days (Atlantis Down was shot in Virginia using 8 locations, 6 sets and has 225 CGI shots), managed a multicultural crew and brought the movie in significantly under budget. He subsequently directed, produced and edited an 8-episode TV series entitled Atlantis Rising: The Making of Atlantis Down, which has been aired on Virginia’s Cox 11. This latter film enabled Bartoli to partially underwrite costs of the film, even prior to securing a distribution deal.

In 2006, Mr. Bartoli produced and directed his first short film, Ignotus, which received broad acclaim and has since won 25 awards at international film festivals, including Best International Short Film at the New York International Independent Film & Video Festival. He has personally been awarded the prestigious Cisterna d’Argento for his outstanding achievement in the arts.

Prior to establishing Maxam Productions, Ltd., Bartoli worked as a director and producer for several prominent advertising agencies in Italy and England, directing and producing sports videos, corporate and institutional videos, as well as TV commercials.

Co-written, produced and directed by Bartoli, Atlantis Down is set in 2025, and the privatized shuttle Atlantis has been relegated to a glorified taxi between space stations. Its crew – on a seemingly routine mission, conducting experiments – soon comes to learn they are the experiment.
Entertainment 7’s domestic theatrical and home video division works in conjunction with various studios for its releases in North America, including Canada. The company’s international division has distributed and marketed films in over 100 territories outside of North America either directly or in conjunction with affiliated companies or via distribution co-ventures. Entertainment 7 plans global distribution for Bartoli’s film; they will be promoting Atlantis Down at the Cannes Film Festival, May 11th - 22nd.

La fine annunciata del giornale stampato.

Iniziamo la pubblicazione di una lecture che abbiamo tenuto agli studenti del MICRI master dello IULM di Milano. Si tratta di materiale che puo' interessare gli addetti ai lavori sia il pubblico generico.
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Dove sta andando l’informazione in America



Suona il telefono.
“Qui è il Washington Post. Sono Erika. Vorremmo sapere perché ha disdetto il suo abbonamento con il nostro quotidiano, please.”
Comincio ad andare fuori giri: “Questa è la quinta telefonata che ricevo oggi dal vostro giornale. Non ne posso più. Anche questo è uno dei motivi per cui confermo che non voglio più sottoscrivere alla vostra testata.”
Purtroppo per me e per le migliaia di cittadini americani che si trovano nelle stesse condizioni di spirito, questi episodi telefonici si ripetono ogni giorno, protagonisti quelli che lavorano nei call centers delle diverse testate.
E siccome ognuno ha da risolvere i propri problemi professionali, non è che alle poverette malpagate che devono chiamare con voce stanca quelli che hanno cancellato le subscription uno possa dedicare la sfilza delle ragioni per cui si è arrivati alla decisione di fare a meno del quotidiano.
Ma le voglio esporre qui al Lettore anche se so bene che incontrerò molte critiche e pareri negativi. Questa è la forza della democrazia.
Chi scrive non appartiene alla generazione X o Y come vengono identificati i giovani che si affacciano al mondo dell’informazione professionale. Sono un anziano professionista che dovrebbe essere incollato al giornale stampato su carta che preferisce.
Le mie fonti le trovo invece sul PC, sullo smart phone oppure sul mio netbook (un piccolo computer che sostituisce alla grande il reclamizzato IPad ad un prezzo di acquisto che è pari alla metà).
Il mestiere di blogger mi tiene incollato al computer per molte ore al giorno. Mi sono reso conto che da un po’ di tempo a questa parte le copie di giornali e periodici non letti si ammassano sui miei tavoli.
La ragione di questo spreco non solo di moneta da parte mia, ma anche da un punto di vista ecologico, consiste principalmente nel fatto che le notizie pubblicate su carta sono vecchie rispetto all’aggiornamento che posso ottenere dalle pagine online delle stesse testate, dai blog più noti, sia pure di diversa tendenza politica, (Drudge Report, Uffington Post), dai social networks tipo Facebook, You Tube e Twitter, per citare i più noti.
Dice: “Per forza, se stai sempre al computer è chiaro che non hai tempo per leggerti il giornale.”
Capisco e comprendo i molti amici, soprattutto italiani, che mi dicono che per loro la lettura del quotidiano è un rito, da recitare con un caffè a portata di mano e, per chi ha il vizio, una sigaretta, stando in poltrona.
Per anni ho sottoscritto l’abbonamento al Post, al New York Times e al Wall Street Journal. Si tratta di quotidiani che hanno fatto la storia di questa nazione-continente.
Ma con tutto il rispetto per le glorie passate devo confessare che la lettura del Washington Post, (tanto per fare un esempio concreto), mi ha spesso infastidito.
Molte pagine costituite da un piccolo articolo relegato in alto a sinistra ed il resto dello spazio interamente occupato da una inserzione pubblicitaria. E nonostante i tanti ritocchi nella grafica di questo giornale non è che la situazione sia di molto cambiata in meglio.
Qualcuno dice che questo dipende dal fatto che il più importante quotidiano della Capitale degli Stati Uniti deve rispondere ad una clientela composita e contrapposta.
Da una parte la classe politica e parapolitica che vive le sue giornate di lavoro all’interno della Belt Way , la tangenziale che circonda la Greater Washington, quell’area che comprende Washington DC (District of Columbia) e alcune contee della North Virginia e del Maryland.
E poi il gran pubblico degli African-Americans che costituiscono quasi il 70% della popolazione della città e che hanno interessi distanti da quelli della intellighenzia politica, lobbistica, impegnata nel Fondo Monetario piuttosto che nella Banca Mondiale e nel Banco InterAmericano de Desarrollo. Per non parlare delle ambasciate che ogni giorno devono fare il rapporto ai propri dante causa e spesso si limitano a ricopiare gli articoli del Post.
Un giornale bicefalo con notevoli cali di stile da una sezione all’altra. Fenomeno questo tipico di tanti altri newspapers americani e italiani.
Ma, a differenza delle testate americane, i giornali italiani devono coprire ‘tutto’: politica, costume, sport, spettacoli, cultura e gossip, i pettegolezzi. I quotidiani italiani sono ‘tuttologi’ e da un punto di vista grafico migliori rispetto a quelli statunitensi.
I pettegolezzi, le notizie rosa o dark, la cronaca nera amplificata, nella realtà anglosassone, sono materia da tabloid, i giornali della sera che negli ultimi tempi sono riusciti ad assicurarsi in America degli scoop eccezionali, nonostante il termine ‘tabloid’ sia diventato nel tempo sinonimo di notizie inventate a tavolino.
(continua)

Volare su aerei col foro

Un 737 della Southwest Airlines nei giorni scorsi e' stato costretto ad un atterraggio di emergenza a causa di un foro di cinque piedi di lunghezza che si e' creato nel tetto della cabina. I passeggeri hanno applicato le maschere di ossigeno e l'aereo e' atterrato senza ulteiori danni all'aeroporto di Yuma, Arizona che era in stato di allarme. Southwest e' l'unica compagnia aerea americana che produce profitto da quando e' stata creata quasi trenta anni fa. Famosa per i contratti che riesce a fare con i fornitori di carburante e che le hanno consentito di superare meglio di altre aziende gli shock petroliferi, usa un solo tipo di aereo, il 737 della Boeing. Questo velivolo e' considerato un cavallo da soma da quasi tutte le linee aeree che lo utilizzano sia su brevi tratte che su lunghi percorsi. I voli costa a costa delle principali compagnie sono gestiti con B.737-800. Nell'aprile del 1988 un 737 della Aloha Airlines perse quasi tutto il tetto della cabina e riusci' ad atterrare. La FAA, l'agenzia federale per il volo, inizio' una serie di accertamenti analitici sulle flotte americane, riscontrando cracks che si erano verificati nelle strutture in prossimita' della congiunzione dei segmenti di fusoliera con ribattini. La Boeing garantisce che non vi sono pericoli di rotture a causa di 'metal fatigue' per almeno 90mila cicli (atterraggi e decolli). Il 737 della Southwest atterrato a Yuma aveva solo 40mila cicli e 13 anni di vita. In una indagine condotta dal New York Times si mette in evidenza che la FAA ha impiegato diversi anni prima di emanare delle norme precise che impongano alle compagnie controlli piu' frequenti sulle strutture dei propri aerei. La ragione di questi ritardi sembra sia da attribuire alla pressione esercitata dalla lobby del costruttore unitamente agli utilizzatori. Recentemente FAA ha stabilito che i controlli della fusoliera devono essere effettuati ogni 30mila cicli per gli aerei costruiti ancora col sistema dei rivetti su metallo. La fatica dei metalli si verifica a seguito di migliaia di pressurizzazioni e depressurizzazioni. Le lastre di alluminio finiscono per comportarsi come un foglio di cartoncino che a furia di piegature finisce per spezzarsi. Ufficialmente si fa rilevare che dopo l'incidente del 1988 non si sono piu' avuti episodi di quella gravita'. Ma dopo il crack di cinque piedi di lunghezza verificatosi sul B 737 della Southwest il 1 aprile, la compagnia ha dovuto ammettere di avere individuato altre piccole rotture del metallo in cinque aerei. La ripresa economica dovrebbe consentire alle maggiori aziende di sostituire gli aerei piu' vecchi delle flotte con nuove macchine sicuramente piu' affidabili. Resta il problema dei controlli che devono essere effettuati sugli aerei piu' vecchi in maniera obbligatoria. Ce lo chiedevamo nei giorni scorsi volando in Italia su un vecchio MD-80 dell'Alitalia perfettamente restaurato nel layout della sua cabina e con ottimo servizio a bordo. E come se non bastasse la preoccupazione per la 'metal fatigue' degli aerei, ci si sono messi di mezzo anche i controllori di volo delle torri dopo alcuni episodi accaduti recentemente con aerei atterrati senza assistenza perche' gli addetti stavano schiacciando un pisolino. Ed anche questa e' America.

Ci scrivono....

Caro Bartoli,

la leggo spesso sul suo blog: appena scrive una nuova lettera, ecco che mi arriva il messaggio in casella !
Arrivederci Roma ! ottima !
Sono d'accordo quasi su tutto e mi piacerebbe argomentare sul resto ...
Purtroppo faccio parte di quella fetta di paese che, non rubando e non dedicandosi alla politica (che ci sia qualche collegamento...?) lavora anche sabato e Domenica per tirare avanti una bella famiglia con 3 figli (22-22-15).
Quindi, prima di iniziare un pomeriggio di lavoro domenicale mi concedo qualche minuto ...
Cittadino dello stivale mi rendo perfettamente conto di dove sto scivolando ...
56 anni, professionista, agricoltore, velista, ex-assistente al Politecnico di Milano, cacciatore di montagna, guardia venatoria volontaria, liberale ante-grande-guerra, credente-praticante ... romantico (?) ...
Realista per costituzione e lavoro (ingegnere), sono abituato a guardare ai problemi cercandone curiosamente le cause per arrivare, partendo da quelle, a possibili soluzioni.
Provo a sintetizzare alcuni dei miei molti pensieri e ... per evitare innumerevoli "a mio avviso" premetto, una volta per tutte, che quanto scrivo di seguito non è che il mio, opinabile, personalissimo, punto di vista.

Lei ha perfettamente descritto la nostra situazione quotidiana : il furbismo impera, la meritocrazia non è che un lontano ricordo, l'imprenditoria e la fantasia che hanno fatto rinascere l'italia del dopoguerra merce solo "per esportazione", il senso civico è vissuto (soprattutto dai giovani!) come un handicap che ti preclude carriera, successo, ecc.
L'egoismo dilaga a tutti i livelli : sentendo mancare lo Stato l'italiano coltiva il suo orticello e lo difende al meglio.
In un editoriale di oltre 25 anni fa Giorgio Bocca (che non è il mio giornalista preferito ...) scriveva: "Ho perduto la speranza perché ho capito che l'Italiano nasce suddito e non cittadino!".
Qui è la radice del problema ...

Il senso civico non si crea "per Decreto" ma è la conseguenza di una scelta sociale: un gruppo di persone giunge alla convinzione che per vivere meglio è giusto darsi e rispettare regole.
Per giungere a questa maturazione la storia propone molte strade, tutte più o meno impervie e traumatiche, tutte caratterizzate dal denominatore comune di un lasso di tempo sufficientemente lungo perché il processo nasca e si compia.
E questo perché è necessario che la generazione (le generazioni ...?) che compie la scelta riesca a radicarla, progressivamente, nella generazione seguente e così via, EDUCANDO PRIMA e chiedendo poi che il processo non si arresti.
Non riesco a vedere un sostanziale disaccoppiamento tra senso civico e senso di appartenenza ad uno Stato.
Non uso volutamente la parola nazionalismo perché la sua accezione deteriore ha portato alle catastrofi che conosciamo MA se la scelta del "gruppo" di darsi delle regole e seguirle, è finalizzata ad una migliore qualità di vita globale che non preveda prevaricazione di altri, quando il "gruppo" coincide con una popolazione ed un preciso territorio, con una "Nazione", è evidente che nasce una sorta di coscienza Nazionale e quindi un sentimento di tutela di tale identità.
E' un sentimento che, se misurato, se non scivola nella chiusura verso il prossimo, se è aperto all'integrazione di chi vuole entrare a fare parte della Nazione, se pretende dagli estranei al "gruppo" il rispetto delle regole che sono state fissate, è quanto di più auspicabile possa verificarsi.
E' il sentimento che dovrebbe ragionevolmente albergare nei cittadini; l'applicazione di questi semplici concetti potrebbe essere alla base della soluzione delle problematiche attuali legate ai flussi migratori ... ma le cose semplici non sono fatte per la politica !
Purtroppo gli italiani sono poco cittadini: lo sono, paradossalmente, molto di più quando vanno all'estero, quando l'isolamento e la nostalgia fanno loro ricordare un paese bellissimo, quando il confronto con altri popoli che li ospitano fa loro sentire struggente la mancanza di ciò che una bandiera dovrebbe rappresentare.
Ecco perché mi commuovo quando vedo sventolare un tricolore ... sempre.

Adesso ci stiamo "facendo in quattro" per festeggiare (?) i 150 anni dell'unità d'Italia ...
Nessuno ha il coraggio di raccontare a questo paese smarrito che forse ci sarebbe più bisogno di rigore che di festeggiamenti !
Nessuno va a dire che i consumi complessivi di Energia Elettrica dei primi tre mesi del 2011 fanno registrare tre segni negativi con punta del -2,2% ( e il consumo di EE è strettametne legato al PIL ...).
Nessuno ricorda che ogni nascituro ha sul capo €.50.000,00 di debito pubblico ...
Ecc.
Politici di vario livello e di tutte le colorazioni evocano momenti e ideali del passato strumentalizzandoli, tragicomicamente, ciascuno per il proprio tornaconto.
Ma i problemi non stanno nella mancanza di memoria o stortura della storia Patria (anche se non la si fa più studiare e non la si conosce più) !
I nostri veri problemi di oggi affondano le radici in una guerra perduta ed in una guerra civile che non è ancora finita.
Gli italiani sono ancora divisi in due fazioni: quelli che sostengono di aver vinto la guerra e quelli che dovrebbero averla persa.
Uno dei "bachi" sta lì: la realtà è che non ci sono due Italie, ce n'è una sola e quella, la guerra, l'ha persa.

Se si fosse partiti da lì, si fossero contati i danni, verificate le risorse, archiviate le faide, fatta giustizia (da entrambe le parti e ce ne sarebbe stato bisogno ...) e rimboccate le maniche, avremmo raccolto tutte le energie di una nazione verso un solo obiettivo: ricostruire.
Invece di "chiudere" una guerra civile con pragmatismo, salvando lo Stato (cosa ha fatto la Germania ?), facendo autocritica costruttiva (per cancellare un ventennio sono stati scientemente cancellati i soli cent'anni di storia unitaria che precedevano) la fazione cosiddetta "vincitrice", con alcuni complici ..., ha scelto semplicemente di azzerare tutto quanto era esistito fino ad allora, per costruire una nuova società di stampo socialista.
Non essendo poi riuscito il progetto, ma non essendoci dall'altra parte Uomini capaci di scelte magari impopolari ma oneste e coerenti, si è rimasti a vivacchiare a metà del guado inaugurando la sciagurata stagione della ricerca del consenso e dei compromessi (più o meno storici).
La classe politica ha chiuso gli occhi sulle reali necessità del paese ed ha assunto quella condotta ondivaga i cui deleteri frutti oggi raccogliamo a piene mani.
Non è stata fatta una politica industriale di lungo respiro, non si sono curate le reali risorse del paese, non si è programmato e si è improvvisato .
A tutti i livelli si è operato per convenienza: di partito, di lobby, di settore industriale, di fazione, di privato ... (una su tutte: chissà perchè l'Italia è ancora sprovvista di una dorsale ferroviaria a carattere commerciale mentre si è sempre avvantaggiato il trasporto su gomma).
Al popolo è stata data l'informazione al momento "più opportuna" ... fino alla deriva attuale .

In questo stato di cose, ricordando Platone, mentre coppieri improvvidi continuano a versare vino al popolo, nasce e si sviluppa la tirannide.
E' già avvenuto in passato; in larga misura ne viviamo oggi una sorta di ripetizione in versione ... oligarchica.

E' vero, dovremmo (o dovremo ...), riconquistarci lo Stato, ma chi?
In Italia non si riesce ad entrare in politica restando immacolati !
Per essere eletti si deve scendere a compromessi e quindi, o si rinuncia (esperienza personale, nulla di eclatante !), oppure si accetta la trattativa ma poi, non si è più liberi di agire onestamente.
I migliori, quelli che hanno capacità, fantasia, voglia di fare, I GIOVANI (!), vengono frustrati realmente o psicologicamente (fa differenza?) al punto da abbandonare un paese che non consente di raccogliere il sudore della propria fronte ancor prima di averci provato.
Una rivoluzione, anche se pacifica (è di questo che stiamo parlando ...) deve avere basi culturali sulle quali radicarsi, alti ideali comuni verso i quali tendere.
Saranno i campioni del Grande Fratello che guideranno le schiere dei "nuovi cittadini" sulle barricate, anche se solo immaginarie?
Oppure saranno le nuove Marianne di Arcore? (magari potrebbero avrebbero un certo seguito maschile ...)
E' vero, come Lei scrive , che "da un popolo di anziani non si può pretendere che schizzi fuori l'energia per cambiare" ma, mi creda, ci sono ben poche energie giovani, oggi, disposte a lavorare e a sacrificarsi per degli ideali comuni e per avere uno STATO!
Al primo colloquio di lavoro il candidato "standard" è più interessato a sapere quale sarà il suo orario di lavoro, i suoi giorni di ferie, la sua retribuzione ... che nemmeno cosa dovrà fare, cosa potrà imparare, quali prospettive di arricchimento culturale e tecnico la ditta gli può riservare, quali progetti hanno su di lui ...
Fosse un movimento per rimettere insieme la nazionale di calcio avrei più speranze ...
Vengo dalla campagna e pur vivendo in città, la frequento ancora: quanta saggezza minuta è stata insipientemente distrutta, quale patrimonio culturale è stato sperperato !
Quante possibilità sono state precluse, in questo ormai simulacro di Nazione, alle giovani generazioni che si affacciano oggi alla ribalta del mondo.

Però, pur disilluso, coltivo il seme: educando i miei figli, continuo a "battere" sul trinomio Mazziniano perché ... per me non può essere che così, perché non riesco ad arrendermi, anche se so che, almeno per la mia generazione, questa è una battaglia è perduta.
Continuo per coerenza a seminare testimonianze di civismo ma, mi creda: in questa Italia è l'equivalente di una cura omeopatica per un malato terminale.
Ci vuole ben altro !

Volevo scrivere pochi minuti e invece ...

La sua cassa di risonanza è certamente molto più importante della mia: continui a denunciare la positività dell'italianità e l'insipienza di chi ci governa.
Il mondo corre veloce e chissà che la Provvidenza si dedichi un po' a noi ... certo che a quel punto, dovrà trascurare gran parte del resto del mondo!

Con simpatia
Cordiali saluti

G. della Volta

Arrivederci Roma!

Seimila Km in auto in un mese. Milano, Roma, Rimini, Forli, Firenze, Siena, Borghi medievali, Taranto. Ma soprattutto Roma. Un tempo Roma era nota per il Ponentino e la bonomia dei suoi abitanti. Oggi sia il Ponentino che la bonomia sono spariti. A Roma si trova solo gente incavolata, il traffico e' sempre di piu' una bolgia dantesca, tipico specchio di microcomportamenti all'insegna della volgarita', prevaricazione, arroganza. Ma il fenomeno non e' solo un'esclusiva della Capitale. Con percentuali variabili si riscontrano ormai questi atteggiamenti in tutte le regioni italiane ed uno si chiede cosa stia succedendo. Il Paese da' la sensazione di avere perduto la capacita' di orientamento. E' come un pugile suonato. Le polemiche del pollaio della politica, le paginate riservate al sesso dei potenti, gli scandali a ripetizione, il menefreghismo di tanta parte della popolazione che non accetta il diverso di pelle e di cultura, l'egoismo prorompente, sono tutti modi di essere di una societa' schizzoide. Poi c'e' l'Italia dei ristoranti, sempre pieni nonostante la crisi, dove si mangia benissimo. E l'Italia piena di stile, di bella gioventu', di musei favolosi. Ma questa Italia superiore per qualita' della vita all'America, non riesce a stare al passo con le piu' importanti democrazie del mondo quando si tratta di applicare un po' di educazione civica. Gli Italiani, dispiace dirlo, sono fondamentalmente maleducati. Tutto e' gestito all'insegna della furbizia, della violenza verbale, della sopraffazione, della voglia di fottere il vicino anziche' aiutarlo. Ovviamente i cittadini dello Stivale non si rendono conto della spirale al basso nella quale stanno precipitando. E le testimonianze di chi in Italia ci viene spesso e per lunghi periodi non sono prese in considerazione, tutti presi come siamo nel contemplare il nostro ombelico e credere che siamo ancora il centro del mondo. Contiamo poco, ragazzi. Sveglia. Cerchiamo di darci tutti quanti una regolata provando ad essere una nazione all'altezza della nostra incredibile tradizione culturale. Qualcuno sostiene che ormai e' troppo tardi. La senectute ha travolto il corpo fisico della popolazione italiana, dove la componente dei minori di 40 anni e' ridotta al 29 per cento. Tutto il resto e' in la' con gli anni. Da un popolo di anziani e vecchi non si puo' pretendere che schizzi fuori l'energia per cambiare quello che non funziona. I vecchi sono conservatori. Non vogliono sommovimenti, ma vivere in tranquillita', facendosi sciacquare le meningi dalla televisione, parlando con le parole degli altri perche' avere idee proprie e manifestarle in autonomia e' una fatica terribile. E' un compito che spetta ad ognuno di noi. La restituzione di un ruolo di civilta' non puo' esserci regalata dal potere costituito. Ce la dobbiamo costruire giorno per giorno, seminando con la nostra testimonianza quotidiana testimonianze di civismo. Prima che sia troppo tardi.

Aumentati i suicidi negli USA

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention il numero di persone che si suicidano durante i cicli negativi dell’economia tende ad aumentare. La percentuale oggi si avvicina a quella della Grande Depressione durante la quale il numero di persone che si toglievano lavita era salitoa 22 su 100mila individui. La crisi economica scoppiata alla fine del 2007 ha sconvolto milioni di famiglie americane. Molti si sono trovati dall’oggi al domani senza lavoro e senza casa. Costretti a rintanarsi n tendopoli spontanee che si sono formate nei sobborghi dei centri abitati. Molti vivono in auto, utilizzando i servizi dei supermercati e si affidano alla carita’ delle associazioni di volontariato. Il fenomeno dell’aumento dei suicidi colpisce gli uomini dai 25 ai 60 anni in eta’ lavorativa. Mancanza di prospettive per il futuro, problemi familiari, dipendenza da alcoolismo e droghe sono tra le cause scatenanti del fenomeno che deve essere affrontato, secondo i ricercatori del Centro con un'azione congiunta fatta dai familiari e dalla comunita’.

Williamsburg, antica capitale


A tre ore di macchina da Washington DC si trova Colonial Williamsburg, la ex capitale della nuova nazione. Negli anni ’30 le strutture dell’antica citta’ sono state restaurate grazie ad un piano di interventi voluto dal patriarca della famiglia Rockfeller. Williamsburg e’ visitata ogni anno da milioni di Americani che si immergono nella sua ovattata atmosfera del 18 secolo. Gli abitanti di Williamsburg vestono gli antichi costumi, i turisti affollano I fondaci degli artigiani dove acquistano articoli in pelle, legno e pergamena. I prezzi sono controllati e pranzare in una delle originali taverne gustando i cibi cucinati secondo le ricette del tempo e’ alla portata di tutte le borse.In queste ore a Williamsburg hanno stabilito una ‘no flying zone’ . Gli aerei non possono sorvolare la citta’ anche se a grande altezza. La ragione? Per il fine settimana e’ attesa la famiglia Obama. Il presidente e la First Lady voglono trascorrere alcuni giorni con le figlie come tanti altri concittadini per far loro respirare l’atmosfera dell’antica capitale in Virginia. Sempre che Barack Obama non debba restare a Washington se non dovesse essre trovato un accordo in estremis con i repubblicani che pretendono tagli al budget dell’amminstrazione. In questo caso il governo chiudera’ i battenti e 800mila dipendenti pubblici rimarranno senza stipendio.

Fallisce la pizza


La catena di fast food Sbarro andra’ in bancarotta la prossima settimana, secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal. Si tratta del ricorso al chapter 11 che corrisponde piu’ o meno alla nostra amministrazione controllata. Sbarro ha un debito di 35 milioni di dollari con un hedge fund che dovra’ gestire la societa’ cercando un acquirente. In America le strade delle citta’, grandi e piccole, e dei paesi sono caratterizzate dalle insegne delle pizzerie, che servono un cibo che ognuno interepreta come gli pare. La pizza piu’ amata dagli americani e’ quella con i ‘pepperoni’ (doppia p) che non sono i vegetali ma il nome di un tipo di salame. Molti in America sono convinti che la pizza sia stata creata negli Stati Uniti. E a dividersi questa leggenda metropolitana sono gli abitanti di Chicago e quelli di New York. Gli italiani non sono riusciti a difendere uno dei prodotti piu’ tipici della cultura culinaria del Bel Paese e non possono certo rammaricarsi se qualcun altro si e’ appropriato l’onore della creazione del piatto piu’ diffuso nel mondo.