Letter from Washington DC

News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".

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Io e il pronto soccorso del Gemelli.



Secondo una recente statistica il Gemelli di Roma è il primo ospedale italiano per eccellenza nei suoi vari dipartimenti. 

La mia storia comincia, sarebbe meglio dire continua, quando una mattina mi sono trovato che non ero più in grado di camminare.

Mio figlio Max ha chiamato un'ambulanza che dal centro operativo è stata indirizzata al Gemelli.

Pertanto la scelta di questo nosocomio è stata per me assolutamente casuale.

Il Gemelli è assalito ogni giorno da migliaia di romani, complice la bomba di calore che ha assalito per un mese la penisola con temperature che hanno fatto parlare di noi in tutto il mondo.

Bastano alcuni minuti all'interno dell'ampio atrio di ingresso per rendersi conto delle centinaia di persone che entrano nell'ospedale.

Ovviamente a fare le spese di questa aggressione quotidiana è il Pronto Soccorso del Gemelli.

I barellieri dell'ambulanza hanno introdotto la mia lettiga dentro un'enorme sala nella quale trovano posto 140 letti su 3 file.

 Il letto alla mia sinistra è occupato da una signora in là con gli anni che alterna momenti di cordialità con terribili attacchi di tosse bronchiale  che rivelano decenni di consumo di forsennati chili di sigarette.

"Mio marito, buonanima, mi diceva di non fumare tanto. Lui non fumava. Ma se n'è andato prima di me."

Sono stato inchiodato nel letto tra gli altri 139 pazienti per oltre 22 ore. Durante le quali per sette volte ho chiesto a qualcuno del personale sanitario di darmi  un copriletto perché sentivo un gran freddo.

 Ho ricevuto grandi assicurazioni condite da cordiali sorrisi ma del copriletto nessuna traccia.

"Fanno sempre così", mi dice la mia anziana vicina di letto insistendo perché prenda la sua coperta.

Dopo la 22ma ora finalmente qualcuno interrompe il mio sonno agitato. Il letto viene spinto in un lungo tragitto, poi un ascensore sino al decimo piano N, dipartimeno di neuro chirurgia, e mi ritrovo in Paradiso.

10 luglio ore 1. Sala operatoria: perforata scatola cranica per drenaggio ematoma cerebrale dovuto a caduta.

11 luglio ore  24. Angio plastica sino al cervello per valutare precedente intervento.

Oscar



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La sfida del PNRR e gli obbiettivi della politica industriale

 


La sfida del PNRR – Gli obbiettivi che la politica industriale deve cogliere

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero

E’ buona abitudine, prima delle ferie estive, riflettere su come sta andando l’economia e, soprattutto, su come andranno le cose quando l’Italia si rimetterà in piena attività.

In alcune sedi è prevalsa l’idea che il nostro paese sia, da qualche mese, entrato in un ciclo virtuoso di lunga durata che ci porterebbe ad essere, per un non breve tempo, la locomotiva d’Europa.

Quest’ipotesi sarebbe rafforzata dal fatto che, nell’anno in corso, cresceremo di mezzo punto più della Francia e di un punto e mezzo più della Germania, anche se di un punto meno della Spagna.

Quest’ottimismo è corroborato dal risultato sopra le attese che si è avuto nel primo trimestre. Anche il successivo dato di maggio della produzione industriale (+1,6% rispetto ad Aprile) induce ad essere ottimisti.

E’ indubbio, quindi, che la ripresa dell’economia italiana post-Covid abbia dimostrato una certa maggior spinta rispetto agli altri paesi, in particolare nella manifattura e nella sua capacità di esportare.

Tuttavia i dati concreti dimostrano anche che, nonostante i buoni risultati messi in rilievo in precedenza, la produzione industriale dell’anno in corso è calata del 2,45% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Alcuni commentatori vedono una staffetta in atto fra la manifattura in calo e i servizi privati in crescita. Sempre leggendo i dati, la somma del valore aggiunto dell’insieme del commercio e del così detto HoReCa (Hotels-Restaurants-Catering) è stabile dalla scorsa estate nella speranza che, per effetto soprattutto del turismo, sia positiva anche per l’estate in corso, pur nutrendo serie preoccupazioni per il settore commerciale che risente pesantemente del calo dei consumi, dovuto al forte differenziale fra la diminuzione del potere d’acquisto dei salari rispetto alla crescita dei prezzi.

Se si esamina l’andamento complessivo dei servizi, si deve però concludere che l’aspetto positivo si deve attribuire soprattutto al settore immobiliare, in conseguenza della sua grande influenza sulle attività professionali, tecniche e amministrative a supporto dell’edilizia.

D’altra parte sono proprio gli investimenti in costruzioni che hanno trascinato e tuttora, anche se in progressivo calo, stanno trascinando la crescita. Il boom delle costruzioni in Italia non ha confronti rispetto agli altri paesi. Si tratta di un’esplosione da mettere in relazione con i numerosi e poderosi incentivi pubblici dedicati all’edilizia. Si noti che nel bilancio di competenza degli anni 2021 e 2022 è stata dedicata ai vari incentivi immobiliari l’ imponente somma di 82 miliardi di Euro.

Il rapporto Prometeia stima che solo gli incentivi Superbonus 110% e Bonus Facciate abbiano contribuito per circa il 2% del PIL cumulativo del 2021 e 2022. Tutto questo, insieme al favorevole andamento dell’export a cui ha indubbiamente concorso la limitazione del costo del lavoro, spiega una parte importante del buon andamento della nostra economia. Si tratta naturalmente di incentivi che stanno progressivamente attenuandosi fino a scomparire e che, dopo aver provocato indubbi benefici alla crescita, aggiungono ora ulteriori preoccupazioni per i già difficili equilibri del nostro bilancio pubblico.

Tirando le somme, le prospettive non sono per una recessione, ma per un periodo di crescita limitata, quasi di stagnazione. Nei dati definitivi riguardo al secondo trimestre di quest’anno si registrerà una crescita sostanzialmente nulla e qualche decimo positivo nell’ultimo semestre dell’anno. Tenendo costo dei buoni dati del primo trimestre, il risultato definitivo per l’anno in corso sarà intorno all’1,1%, mentre la crescita si assesterà intorno allo 0,7% per il 2024.

Niente recessione, quindi, perché l’occupazione va bene e le famiglie hanno ancora parte dei risparmi accumulati nel periodo del Covid: circa 200 miliardi, anche se concentrati nella fasce di reddito più elevate e quindi con una bassa propensione al consumo. Il buon andamento dell’occupazione, in questo scenario di crescita molto limitata, significa però che non vi sarà un sostanziale aumento della produttività.

Il che pone un interrogativo molto serio su come sono state impiegate e come si stanno impiegando le imponenti risorse messe a disposizione dal PNRR.

Esse, infatti, avevano come principale obiettivo proprio l’aumento della produttività, mentre i dati disponibili dicono che esse stanno andando soprattutto in altre direzioni.

L’insegnamento che se ne ricava sottolinea la necessità di concentrare tutte le risorse possibili (dentro o fuori dal PNRR) verso gli investimenti che aumentano la produttività e che, di conseguenza, migliorano la nostra capacità concorrenziale.

Uno scenario possibile, anche se ottimista, prevede che il PNRR attivi investimenti aggiuntivi di 10 miliardi per quest’anno e 20 per l’anno prossimo. Cerchiamo almeno di fare in modo che, con una nuova politica industriale, questo obiettivo venga raggiunto. In secondo luogo bisogna dedicare grande attenzione alle esportazioni, per riequilibrare il calo della domanda delle economie dei paesi più legati a noi, a partire dalla Germania.

In questo caso il nostro basso costo del lavoro ci sta aiutando ma, se contiamo troppo su questo, diventeremo adagio adagio un paese del terzo mondo.

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L'America: tra il dire e il fare.


 Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Quando sono arrivato in America, mi è sembrato di trovarmi in un altro pianeta. Tutto diverso: i soldi, gli assegni bancari, i moduli, i gradi F invece che C, le unità di misura: pounds, oz, miles, feet, le settimane che cominciano dalla domenica, le date che si scrivono partendo dal mese, seguito dal giorno. Tutto standardizzato: le farmacie, i grandi magazzini, le catene di ristoranti. Tutto valutato in moneta: il ponte da $35 milioni, il palazzo da $320 milioni. Tutto deve essere fatto in fretta: fast, fast, fast. Quando devo firmare una ricevuta con il mio nome e cognome così lunghi, tutti cominciano a battere le dita sul tavolo. Al ristorante mentre noi mangiamo lentamente, all’europea, i tavoli accanto al nostro si ricambiano 4 volte. A NY, ai guardaroba dei teatri, se non dai rapidamente lo scontrino del cappotto perché l’hai dimenticato in tasca, tutti si spazientiscono, infatti, la consegna dei cappotti si svolge a una rapidità supersonica. Si lavora sempre: a Santo Stefano, a Pasquetta, a Ferragosto. Sempre, sempre, sempre, fast fast, fast. One, two, three…

Poi ho cominciato ad abituarmi e valutare i vantaggi. Se hai bisogno di uno stagnino o di un elettricista, questi arrivano subito. Qui in Florida, un guasto all’apparecchio dell’aria condizionata è un grosso problema. Ma qualcuno arriva in giornata per ripararlo.  Negli uffici pubblici, quando arrivi ti danno un numero, ti siedi comodamente e aspetti che ti chiamino.  Arrivato in America, per poter avere la green card, sono stato costretto a sposare Evelyne. Quando sono andato a prendere la licenza di matrimonio, una negretta mi ha detto di alzare la mano  e di giurare che non c’erano impedimenti. Quindi, grande fiducia al cittadino, invece di richiedere un sacco di documenti. Si evitano così le lungaggini burocratiche. Ma se si accorgono che hai giurato il falso, allora sono dolori.  

Se qualcuno di sospetto circola nei paraggi, chiamo la polizia e questa arriva immediatamente. Quando sentivo arrivare l’arresto cardiaco, ho chiamato il 911. I pompieri sono arrivati subito e mi hanno salvato la vita.

Due volte alla settimana passa il camion a prendere la spazzatura. Prendono tutto: anche se metti all’angolo un pianoforte a coda. Nessuno, a Natale e a Pasqua viene a chiederti soldi.

So quanto costano le macchine della polizia, perché le offerte delle varie case sono pubbliche. Tutta l’attività pubblica è trasparente. Così conosco dove vanno i soldi delle mie tasse. Per i funzionari pubblici è più difficile rubare.

Per visite mediche, test e operazioni non c’è mai lista di attesa, One, two, three. Anche per quelli che non possono pagarseli e vengono assistiti con Medicaid.

Non si vedono mai cortei circolare per le strade con striscioni e bandiere rosse. Rarissimamente ci sono scioperi.

Gli automobilisti sono molto più corretti che da noi. Ai crocevia senza semafori passa la macchina che è arrivata prima, poi la seconda, poi la terza ecc, così non si formano mai ingorghi.

Nella zona in cui abito circolano molti animali. Questi sono rispettati e protetti.Tutte le macchine si fermano per lasciar passare l’anitra con gli anatroccoli. Nessuno pensa mai di cucinarsene una all’orange.

Anche nei ristoranti più chic, quello che non mangi o bevi, dal momento che l’hai pagato, te lo puoi portare a casa come “doggy bag”. In fondo è più giusto. All’inizio mi vergognavo da morire, ma ora realizzo che se bevo solo la metà di una buona bottiglia di vino, l’altra metà posso portarmela a casa, invece di perderla.

Tutti i marciapiedi hanno dei punti in cui possono passare gli handicappati con la sedia a rotelle. Allo stesso modo tutti i locali: negozi, ristoranti, chiese, cinema, teatri sono attrezzati per ricevere gli handicappati, che possono così andare ovunque.

Ora che sono vecchio, curvo e zoppo tutti mi aprono la porta. Se non c’è più posto a sedere in una sala d’aspetto, c’è sempre qualcuno che mi cede il suo posto.  Giorni fa, credendomi ancora nu giuvinotto, ho voluto salire in fretta su un marciapiede senza usare il passaggio per gli handicappati e così mi si è sfilato il sandalo. Subito una giovane signora l’ha preso e me lo ha infilato nel piede! La storia di Cenerentola alla rovescia, come tutto in America è alla rovescia. 

Ma molto spesso il rovescio della medaglia è meglio del dritto.

Dr. Rubinacci

_________________________________________________________

Questa descrizione super edulcorata dell'America di oggi si basa evidentemente su l'esperienza dello scrittore che, da quello che comprendiamo, vive inn una bolla felice nell'amata Florida. 

Dopo 30 anni vissuti prevalentemente nella capitale federale, Washington.dc, questa descrizione di un 'America perfetta popolata di persone costantemente pronte a dare il proprio aiuto ci lascia un po' perplessi. 

In realtà se tu non hai fatto i 15 anni di versamenti alla Social Security per poter utilizzare Medicare te la devi pagare e siccome questa assicurazione nazionale copre l'80% delle tue necessità assistenziali, ognuno è costretto ad acquistare un'assicurazione privata per coprire il mancante 20%. 

L'America vera è quella che vive sotto l'egida del "paga o crepa"*

Una delle ragioni per cui ho deciso di tornare in Italia dopo 30 anni di America è data dal fatto che non sono in grado di pagare 3800 dollari al mese per una medicina che in Italia è assicurata gratuitamente dal sistema sanitario nazionale.

Quanto alle relazioni sociali al termine della giornata di lavoro ognuno si ritira nella propria riserva indiana. i neri con i neri. gli asiatici divisi per nazionalità. Gli italiani con gli italiani.....

Almeno secondo la mia lunga esperienza a Washington da qualche anno è diventato più complesso è rischioso organizzare qualche cena, sperando in un civile confronto di idee tra persone che la pensano in maniera diversa.. Nonostante la buona volontà del padrone di casa dopo il terzo bicchiere di vino il democratico confronto di idee all'europea rischia di degenerare in una rissa.

Perché la convivenza sociale in larga parte degli Stati Uniti negli ultimi anni è diventata così radicalizzata da impedire un tranquillo confronto di opinioni e idee.

E gli accorati appelli alla sopravvivenza della democrazia si susseguono costantemente. Su tutti i media.

Sì, perché, gentile lettore, siamo arrivati al punto che sono molti a temere per la sopravvivenza della più antica democrazia operativa.

Oscar

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Tittìa “Prima del Palio ho paura più di tutti ma davanti al canapo è solo vita o morte”


dal nostro inviato Michele Bocci Repubblica
Tittìa “Prima del Palio ho paura più di tutti ma davanti al canapo è solo vita o morte”

Siena — E’ il giorno dopo il trionfo al Palio di Provenzano e i contradaioli della Selva, quando lo incontrano, ancora lo abbracciano, se lo stropicciano un po’, fanno due parole e magari un selfie. Lui si presta, sempre sotto lo sguardo vigile dei “guardia-fantino”: un gruppetto di ventenni che lo segue ovunque, per evitare problemi in caso di incontri spiacevoli con le contrade nemiche. Giovanni Atzeni a 38 anni è diventato un mito del Palio di Siena, per le sue cinque vittorie consecutive. In totale i trionfi sono stati dieci in 36 partecipazioni. Lo chiamano Tittìa, cioè «che freddo»: l’esclamazione che faceva da ragazzo, appena arrivato dalla Sardegna, entrando al mattino nella stalla. «Di solito non parlo tanto», si scusa l’uomo che qui ormai chiamano leggenda mentre siede al tavolino di un bar di piazza del Campo. I guardia-fantino osservano e si rinfrescano con una birra.

Ha avuto tempo di ripensare al suo quinto Palio consecutivo?

“La “mossa” è stata lunga, circa 45 minuti, e difficile. Quando sono uscito, speravo di avere un buon posto al canapo e mi è andata bene. Sapevo di essere favorito: avevo un cavallo forte, gareggiavo per una contrada importante. Un posto sbagliato al canapo avrebbe potuto sciupare tutto”.

E invece è andata benissimo. È stato in testa dall’inizio alla fine.

“Ho solo pensato a mettermi davanti. Dopo qualche metro sono scattato e sono andato molto bene. Conoscevo la cavalla, Violenta da Clodia, ci avevo già vinto un Palio. Mi sono detto: se non faccio errori grossissimi, questo lo porto a casa”.

C’è spazio per la paura, mentre si corre sul tufo di piazza del Campo?

“No, non quando sei in gara. Quella ce l’hai, anche tanta, i giorni prima e fino alla mattina della corsa. Come dico a mio figlio: ho più paura di tutti. Ma quando arrivi al canapo è vita o morte, non c’è mezza misura. A quel punto la paura non esiste più, al suo posto arriva la fame di vincere”.

A proposito: lei è già recordman con cinque trionfi consecutivi. Quali sono, ora, i suoi obiettivi?

“Si va anno per anno. Ogni vittoria ti cambia la carriera e la vita in meglio. Aceto, che ha vinto 14 Palii, ha corso fino a 52, 53 anni e io ne ho 38. Non mi pongo obiettivi, voglio fare bene e continuare su questa strada. Arrivare molto, molto in là. Ma devo stare attento: più in alto vai, più si aspettano da te e più la caduta può far male. Intanto correrò da favorito il prossimo Palio, speriamo bene”.

Lei ha corso molto, in palii diversi. Perché Siena è particolare“E’ il massimo per qualsiasi fantino. Perché ha una storia millenaria, perché questa piazza è unica, perché c’è la spinta delle contrade e di tutta la città. E poi è una sfida conosciuta in tutto il mondo. Qui si confrontano i dieci fantini più forti che ci sono”.

Quando pesano sulla corsa le tensioni tra le contrade?

“Io imposto il mio Palio. Mi piace avere rapporti con le contrade. Ho vinto con tante, e porto sempre rispetto a quelle che mi stanno vicino. Ho ottimi rapporti con molti e questo mi dà tranquillità. Poi, quando scende il canapo, ognuno fa il suo”.

Da quanto tempo vive a Siena?

“Da vent’anni, prima stavo in Sardegna. Sono nato in Germania. Mio babbo, che faceva il muratore, era emigrato e ha conosciuto lì mia madre, che è tedesca. Lui ha sempre avuto cavalli da corsa. Io ho iniziato presto a partecipare in Sardegna a paliotti, piccoli palii che a quei tempi si potevano correre anche da minorenni. Lì ho conosciuto il fantino Trecciolino, Luigi Bruschelli, che mi ha invitato a Siena. Il sogno è sempre stato quello di vincere un palio qui: è l’obiettivo da raggiungere per chi fa il mio lavoro”.

Ha una scuderia. Quanti cavalli possiede?

“Tanti, troppi, ho perso il conto. Comunque diciotto sono da gara. Due hanno fatto l’ultimo Palio, gli altri sono da ippodromo”.

Gli animalisti attaccano la manifestazione di Siena. Cosa si sente di dire a queste persone?

“Che devono venire qui a vedere come teniamo i cavalli. Sono bellissimi, curati come persone. Siena ama i cavalli. Per noi che abbiamo le scuderie sono davvero come figli”.

Quanto tempo passa a cavallo ogni giorno?

“Tanto. La mattina alleno quelli da corsa per sei o sette ore, poi la sera esco per allenarmi io. Inoltre cerco di mangiare sano e due o tre volte a settimana faccio un po’ di palestra. Ma la preparazione non basta, per vincere ci vuole il talento naturale. Io crescendo ho imparato da tanti, ho avuto la fortuna di lavorare nella scuderia di Trecciolino, mi ha insegnato tutto. Adesso corro una decina di palii all’anno. Ho vinto tre volte quello di Asti”.

Vorrebbe che suo figlio seguisse le sue orme?

“Va a cavallo da quando è piccolo. Ha un bel talento e anche passione ma io, come la mamma, spero che faccia altro. Vorrei che diventasse alto due metri, non 1.72 come me, e non si ponesse il problema, che prendesse un’altra strada. Dico sempre che a fine carriera voglio una vita serena. Adesso affronto emozioni fortissime. Ma un conto è provarle sulla tua pelle, un altro è pensare che debba sopportarle anche tuo figlio. Ecco, non ho voglia di vederlo fare la mia vita. È troppo dura”. 

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Oscar Bartoli

Oscar Bartoli

About Me

Avvocato, giornalista pubblicista, collabora con alcuni media italiani. E' stato residente negli Stati Uniti dal 1994, vivendo tra Washington D.C., Veracruz (Mexico) e Bangalore (India). Nel 2023, dopo trenta anni di America, ha deciso di tornare in Italia e vive a Roma. Consigliere comunale per il Partito Liberale a Palazzo Vecchio (Firenze) porta ancora addosso i segni delle percosse che i 'compagni' comunisti di allora gli hanno dato per essere andato a parlare nelle piazze dove comandava solo il PCI. Ha lavorato per molti anni nel gruppo SMI, leader europeo nel settore metalli non ferrosi, successivamente nell'IRI come responsabile dei contatti con i media e in seguito direttore IRI USA. Ha insegnato per dieci anni alla scuola di giornalismo della Luiss e per due anni alla Catholic University di Washington DC. Tiene un corso sulla comunicazione nel Master di Relazioni Internazionali dello IULM di Milano. Rotariano da decenni ha contribuito a creare due Club a Roma, e' stato presidente del Cassia Romana ed attualmente fa parte del Washington Rotary Club. Da giovane, per pagarsi gli studi ma, soprattutto, perche' gli piaceva, ha lavorato come chitarrista - cantante suonando nelle case del popolo, circoli cattolici, night clubs, radio e televisione.

Da non perdere

- "Lei non sa chi sono io" Oscar Bartoli- Prefazione Romano Prodi- Editore Ciuffa
-"E anche questa e' America", prefazione di Walter Veltroni - Luiss University Press
- "Massoneria FAQ. Elogio della conoscenza (e dell'informazione)" di Oscar Bartoli e Stefano Bisi Betti Editrice
- "Mezzogiorno di Fuoco: duello all'ultimo spot" di Oscar Bartoli - Editore goWare
- "W.D.C (sotto traccia)" di Oscar Bartoli, Editore Luca Betti
- "DC Undercover"
(Scarith Books/New Academia Publishing 2013)
- "Borgo Pinti, storia di una famiglia fiorentina" by Oscar Bartoli editore Mauro Bonanno

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