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Il Cairo ieri e oggi

L'ultima volta che mi sono recato al Cairo risale a due anni fa.
Una sosta di qualche giorno prima di prendere l'aereo per Hurgada sul Mar Rosso. Il mio amico Franco ha scelto di proposito un albergo nel centro citta', lontano dai falansteri costruiti dagli americani che sono uguali in tutto il mondo.
A dire il vero il primo impatto con l'Hotel Cairo non e' stato dei piu' entusiasmanti. Le solite guardie male in arnese che controllano chi entra, fumano e mangiano in mezzo ad un gran sudiciume ed incuria. Poi al primo piano la lobby. Saliti nelle nostre camere abbiamo deciso di lasciare subito il posto a meno che non ci avessero dato una diversa sistemazione. E cosi' e' stato. Il portiere ha capito la situazione e ci ha dato delle suites passabili. Dopo di che ci siamo immersi nel traffico e nella vita reale del Cairo.
Per il lettore devo precisare che in Egitto ci sono andato molte volte. Anni fa guidando anche un gruppo di campers, scortati dalla polizia. Ci aprivano gli stadi per farci passare la notte ed evitare il contatto con la popolazione.
Rispetto alla mia ultima visita la prima cosa che ho notato e' stato che la maggior parte delle donne, dalle adolescenti alle anziane, portava il velo o il burka. E pensare che anni prima era raro vedere una donna coperta. La guida turistica, una laureata in lettere, dichiara di appartenere a un movimento per la diffusione dell'Islam. Visitiamo i soliti luoghi turistici della capitale. Ma questa volta ci imbattiamo nei cortili delle moschee in studi televisivi che trasmettono dal vivo i sermoni e gli annunci dei religiosi musulmani. I taxi che prendo per andare da un dentista (che mi risolve con grande capacita' un problema canalare) sono sintonizzati sulle radio locali che trasmettono senza interruzione preghiere, incitamenti, discorsi, versetti. Alcuni dei tassisti, visto che sono straniero, mi dicono in inglese raffazzonato tutto il male possibile su Mubarak.
Nei quartieri arabi i negozi che vendono indumenti femminili hanno le vetrine divise in due parti con al centro la porta d'ingresso. Sulla sinistra vari tipi di burka, dal piu' semplice a quello superarabescato. Sulla destra manichini con minigonne e bluse multicolori che neanche le professioniste della Salaria indossano. E questo ci ricorda la volta che, venti anni fa, con il gruppo di camperisti ci recammo a visitare il Museo Egiziano al Cairo. La guida, un giovane di grande cultura ed energia, ci disse che i giovani di allora, o almeno molti di loro, rifiutavano l'invasione culturale dell'Occidente. "Voi non vi vergognate - ci disse - nell'andare in giro con le vostre donne che sono praticamente nude. Noi amiamo le nostre donne e non vogliamo che altri le possano offendere con il loro sguardo. A casa invece la donna e' libera di vestirsi come le pare."
Sono passati molti anni. Non sappiamo se il regime semi dittatoriale di Mubarak giungera' presto alla fine e da cosa sara' sostituito. Ma non crediamo che si stabilira' in Egitto una democrazia all'americana. La predicazione islamica ha ormai radici molto profonde in tutto il Medio Oriente. E l'Occidente dovra' confrontarsi sempre di piu' con questo tipo di realta' che si e' andata affermando nei decenni.

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