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La malattia italiana

Riceviamo e volentieri publichiamo

Caro Oscar,

 In occasione delle elezioni del 2001, in una celebre intervista a Enzo Biagi, Indro Montanelli spiegava la sua teoria per battere Berlusconi (che poi le vinse e rimase a far danni all’Italia per vent’anni): “Io voglio che lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura solo con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, anche al Quirinale, dove vuole, anche al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità si ottiene col vaccino.”

Ma siamo poi guariti da quella malattia dalla quale il gran liberale Montanelli si augurava guarissimo?

A giudicare da quello che ci sta accadendo da settembre scorso, con la vittoria elettorale e l’occupazione delle istituzioni dello Stato - e della TV ‘cosiddetta pubblica’ – da parte di un governo di Destra-Estrema Destra, non sembra.

Per due motivi.

 Perché per ottenere una maggioranza di governo il Cavalier B., per la prima volta nella  storia politica italiana, ‘sdoganò’ subito dopo vinte le elezioni il partito di destra di Fini, senza chiedergli una revisione sul fascismo del passato (sconfessione che, a differenza della Meloni di oggi, Fini fece più tardi, nel 1995 a Fiuggi, rimanendo  però alla fine isolato con la nascita di una “vera destra-destra”, quella creata con Fratelli d’Italia dalla Meloni e La Russa).

E anche perché, da quel virus mai vinto, che si manifesta ripetutamente nella pancia di tanti italiani e che produce deresponsabilizzazione, qualunquismo, familismo, populismo, disaffezione dallo Stato e dalla Istituzioni stesse, fatalismo e pressapochismo, non siamo mai guariti. Un’infezione mai passata, come un ‘Covid’ che non si riesce a sconfiggere, permanente.

Un’infezione determinata in massima parte dalla mai celebrata Norimberga italiana e a quel patto di amnistia e pacificazione firmato nel ’46 da De Gasperi e Togliatti, che non consentì la de-fascistizzazione in Italia, come avvenne invece con la de-nazificazione in Germania. Consentendo ai fascisti italiani, e a molti stessi criminali tra loro, di poter rimanere nelle Istituzioni che avevano infettato. E che hanno continuato a infettare coi loro figli, amici e nipoti.

 

Questo è quello di cui la Meloni si rifiuta furbamente di parlare e che si rifiuta di riconoscere quando le chiedono del passato…

Se, immaginiamo, il nostro gran liberale Montanelli fosse ancora tra noi, direbbe la stessa cosa di questo governo di estrema destra e a tratti neo fascista, ma soprattutto fascista nella sua immutata cultura di fondo? Un governo dove, ogni giorno, assistiamo a pronunciamenti intolleranti estremi e pericolosi da parte di suoi rappresentanti e membri nelle Istituzioni (occupate), i quali spacciano come “diritto al libero pensiero” comportamenti che vanno contro  i diritti sanciti dalla nostra Costituzione? La quale condanna il pensiero violento, intollerante, discriminatorio e razzista. Comportamenti quindi contro la stessa democrazia sancita dalla nostra Costituzione.

Dovremo – dopo il non riuscito tentativo di vaccinamento vissuto nell’era berlusconiana – ritentare di vaccinarci anche questa volta? Aspettando e lasciando che  trascorrano “n” anni in cui una Destra-Estrema Destra incapace, impreparata, senza classe dirigente all’altezza dei compiti, qualunquista, populista (e perfino “anti-antifascista” come ha dichiarato di essere la seconda carica dello Stato, La Russa), dia fino alla fine prova di sé…?

L’unico vaccino che ci salverà dai rigurgiti di una mentalità sostanzialmente fascista – tanto più pericolosa quanto più somministrataci a piccole dosi, fino a una sorta di lento avvelenamento democratico… – sono sempre e solo due cose: la Cultura e la Democrazia.

Sandro

Roma

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