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Empatia e vecchie storie fiorentine

Saranno state le due del mattino quando un gran fracasso venne dal letto vicino a quello su occupavo io al policlinico le Scotte di Siena. Nel letto vi era una rumeno che, nudo, cercava di scendere dal letto con gran confusione mentre l’infermiera di turno notturno tentava senza successo di impedirglielo. Ad un certo punto il Rumeno tira uno sganassone alla povera donna che cercava in qualche modo di fare il suo dovere evitando ulteriori problematiche. La povera infermiera massaggiandosi la guancia offesa su cui spiccava ormai un rossore, con la forma del palmo di una mano si limito’ a dire: 

“Poveretti bisogna anche capirli… Arrivano qui al pronto soccorso e sono completamente fuori di testa perché si trovano in un ambiente completamente diverso da quello in cui sono stati cresciuti e non ne conoscono le regole fondamentali di comportamento.“ 

Un magnifico esempio di empatia internazionale che l’infermiera notturna esprimeva autonomamente senza che nessuno se l’avesse costretta.. In suo aiuto arrivarono anche i suoi colleghi che cercarono di tranquillizzare il vecchio esasperato riportandolo a letto e probabilmente somministrandogli anche un poderoso calmante.

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Da vecchie cronache fiorentine.

Diddi aveva appena compiuto i 15 anni e le avevano preparato una tortina con numero e candeline. Era stato un pensiero gentile del centro per ragazze senza senza famiglia che la ospirava da qualche anno. Dopo l’austera celebrazione tornò nella sua stanza. Stava dormendo da qualche ora quando avverti uno strano rumore sulla destra del letto: un individuo si stava infilando sotto le lenzuola nel suo letto farfugliando: “non avere paura sono io papà tanto rimane tutto in famiglia.“

E visto che tutto rimaneva in famiglia anche il fratello Bruno pensò  bene di prendersi confidenza con la sorellina.

Diddi lasciò quello orfanotrofio che ormai per lei era diventato una terribile continua paura notturna e visto che c’era, e che l’esperienza ormai l’aveva maturata, comincio’ ad esercitare la più antica professione del mondo con grande successo visto che era così giovane. 

L’appuntamento era in Borgo Pinti al numero 3 al terzo piano, dove alcuni amici da anni avevano messo su uno “scannatio“ per andarci con le donne e le ragazze che acconsentivano a passare qualche ora in un ambiente tanto per per fare del sesso. Diddi suono’ tutti i campanelli della casa per farsi aprire la porta d’ingresso e cominciò a salire le scale verso lo scannatoio  all’interno l’aspettava Giovanni, un bel ragazzo che lei aveva incontrato nella balera chiamata Dipendenti Pubblici”. L’ambiente era schifoso perché nessuno degli amici che avevano affittato il piccolo locale si premurava di pulirlo. Le lenzuola che nessuna delle donne che le avevo usate avevo avuto la premura di far cambiare almeno per un minimo di logica igienica erano luride. Il giovane Giovanni aspettando Diddi si era seduto sull’unica poltroncina poltroncina che arrivava a casa. Per terra una la corda che un tempo doveva avere azionato la pesante persiana esterna, ora chiusa. Giovanni sì senti legare i polsi e dietro la poltroncina con quella corda e credette che fosse l’invenzione di Diddi che voleva introdurre nel loro incontro un elemento di grande novità sessuale. Come ebbe finito di legarlo, Diddi si avvicinò a Giovanni e gli sussurrò all’orecchio: “Adesso devi mantenere le promesse che mi hai fatto e cioè che io diventerò la tua donna ufficiale.

Giovanni si mise a sghignazzare dicendo: “Tu sei completamente fuori di testa figurati se io mi fidanzo con una troia come te…“ Si appoggiò allo schienale della poltroncina per riprendere fiato. Diddi estrasse un rotolo di adesivo da falegname borsetta destra, ne tagliò 40 cm e lo applicò sulla buca ed il naso di Giovanni che guardava alcuna occhi spiritati cercando di capire cosa stesse succedendo. 

Come ebbe tappato olio orifizio al Giovanni, Diddi gli apri’ i pantaloni e comincio’ a sfilargleli leggermente. Poi dalla solita borsetta estrasse un coltello a serramanico di grande affilatura e iniziò a tagliare il pene al suo mancato fidanzato a colpettini che lasciavano comunque segni di profondi sanguinamenti.  

Il vestito di Diddi ben presto si macchiò di sangue. Diddi prese le sue cose e si avviò verso la porta di uscita dell’appartamento iniziando la discesa della scala che portava la porta d’ingresso dello stabile. Arrivata in fondo apri la porta d’ingresso che poi richiuse dall’esterno dall’esterno  e si avvio’ verso via Sant’Egidio con il vestito macchato di sangue. I pochi passanti guardavano con un certo stupore. Diddi aveva chiuso a chiave dello scannatoio in via borgo Pinti scala piano tre e gettò via la chiave in una fogna.


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