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Libia: Chi ha alzato la mano di innocenti?

(Riceviamo da Paolo Majolino e volentieri pubblichiamo)

Prendendo spunto dall’articolo ho inteso analizzare il problema degli adolescenti guerrieri coinvolti in questa guerra da un’altra prospettiva che, quasi sempre, è omessa: quella economica.
Chi ha alzato la mano di questi ‘innocenti’?
E’ agli ispiratori della pseudo-guerra che necessita additare il dramma degli adolescenti utilizzati militarmente e costretti alla più ingiusta delle azioni: la guerra, se è poi fratricida aggiunge miseria all’animus combattendi.
Il dittatore che istruisce gli adolescenti è colpevole senza alcuna giustificazione, invero - a mio sommesso giudizio – lo è maggiormente chi è ispiratore della guerra ed aggiunge l’aggravante di sapere che in quella guerra saranno coinvolti adolescenti.
La Libia di Gheddafi è stata aggredita in una “non guerra” (citazione di Obama) per ragioni che non sono certamente il solo mancato rispetto dei diritti umani.
La vera ragione di questa ‘non guerra’ è stata la decisione di Gheddafi di abbandonare il dollaro e di adottare una nuova valuta: il dinaro oro, per farsi pagare il petrolio, gas ed altre materie prime.
Questa è la giusta prospettiva sulle reali motivazioni che hanno portato a questo nuovo conflitto.
Che poi la promotrice sia stata la Francia (Paese rimasto ancora colonialista nell’animo e nella memoria) è perché in quell’area da ‘dominus’ senza pari addirittura la Total non aveva alcuna concessione sul ricco suolo libico e certamente ora sarà al tavolo della ‘ricostruzione’ per pretendere dai ‘rivoluzionari’ il compenso.
Trent’anni fa (in un intervista rilasciata alla Principessa giapponese Nakamaru) Gheddafi aveva previsto l’intervento della CIA sul territorio libico e nel Medio Oriente per militarizzare l’area ed impadronirsi delle materie prime.
La decisione di abbandonare il dollaro per il pagamento di petrolio e gas – come fatto da Saddam Hussein nel 2001 riprezzando il petrolio sull’euro – avrebbe conseguentemente condotto ad una svalutazione del dollaro ponendo in serio pericolo l’economia statunitense, già sul baratro della bancarotta.

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