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Obama alla Merkel: l'euro deve sopravvivere


(The Financial Review) Vi erano due obiettivi non dichiarati: il primo si riferiva alla necessità per il dollaro super indebitato di contenere la concorrenza dell'euro. La Cina ed altri stati arabi petroliferi avevano incrementato, in questi ultimi tre anni, la componente in euro delle proprie riserve valutarie. Il secondo obiettivo era quello di rafforzare l'alleanza tra le banche di Wall Street e il Congresso Usa, unico modo per portare avanti una globalizzazione che salva gli Stati Uniti ma penalizza l'Europa. Dopo il crack Lehman Brothers del settembre 2008 nulla è cambiato nel settore dei contratti in strumenti derivati nonostante le ripetute lamentele di Sarkozy, della Merkel e dei leaders asiatici. Lo stesso strumento dei credit default swaps (cds) è stato il grimaldello per far esploderre la crisi dei debiti sovrani. Nonostante la difficoltà di formulare previsioni all'apice delle turbolenze finanziarie, vi è la sensazione che entrambi gli obiettivi siano stati raggiunti. Ed infatti, al G-7 di venerdì scorso, il Segretario di Stato Usa al Tesoro, Tim Geithner, ha annunciato lo stop con due frasi perentorie. La prima, di principio, afferma che "è interesse degli Stati Uniti che l'euro sopravviva". Il dollaro è tornato sovrano e l’euro, divenuto più debole è certamente più utile La seconda prescrive alla Germania di smetterla: "I Paesi più forti dell'area, come la Germania, devono fare quello che devono fare. E' nelle loro possibilità risolvere i costi della crisi". Ed ha precisato con chiarezza che "non si possono fare riforme senza soldi e non si possono fare soldi senza riforme" rilevando che l'attuale crisi è peggiore della Grande Depressione. Con buona pace dei falchi tedeschi che hanno ingenuamente alimentato la crisi dei debiti sovrani. E' sintomatico che le dichiarazioni di Geithner abbiano coinciso con le dimissioni di Jurgen Stark da membro esecutivo della Bce. Dietro le quinte Washington ha ricordato alla Germania l'enorme aiuto, in termini finanziari ed economici, ricevuto dagli Usa e dall'Europa nel favorire la riunificazione tedesca dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Il governo di Angela Merkel ha dovuto obbedire. Naturalmente questo intervento a gamba tesa di Washington non significa che la crisi sia risolta. Geithner parteciperà personalmente, per la prima volta, alla riunione dei ministri finanziari europei venerdì prossimo proprio per “coordinare” la grande manovra di salvataggio. E' evidente che i paesi considerati vulnerabili, come l'Italia e la Spagna, "devono proseguire il consolidamento di bilancio". Ma già la Francia, con il ministro delle Finanze Francois Baroin, ha detto di "preferire che si valuti caso per caso il consolidamento dei bilanci". Vi è un ulteriore elemento di valutazione positiva costituito dalla "golden rule" (cioè il pareggio di bilancio inserito nella Carta costituzionale) fatta propria da tutti i paesi "vulnerabili" (Piigs). Nel gioco delle garanzie collaterali l'Italia ha delle carte da giocare. Le proprie riserve auree sono le quarte nel mondo e nel caveau della Federal Reserve di New York la Banca d'Italia ha lingotti d'oro per cento miliardi di euro. Sul piano industriale, l'Italia è il secondo maggior paese manifatturiero dopo la Germania. La popolazione di oltre 60 milioni di abitanti e il ruolo nuovamente strategico nel Mediterraneo garantiscono una ripresa della produzione e dei consumi laddove Governo e Parlamento proseguano nell'azione di riduzione della spesa pubblica (in termini di sprechi diffusi) e nell'erogare i pagamenti (cash flow) per la realizzazione delle opere pubbliche prioritarie decise dal Cipe. Solo così l'Italia può trovare credito sul mercato dei Titoli di Stato per almeno 123 miliardi di euro entro la fine dell'anno e per altri 440 miliardi circa nel 2012. Purtroppo questo è il costo, ben descritto oggi d Galli della Loggia sul "Corriere della Sera", del debito ereditato dal "blocco sociale conservatore il cui obiettivo è la sopravvivenza e l'immobilità". (Guido Colomba)

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