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Vendere la 500 negli USA: una cavolata!


Ogni volta che incontriamo nel traffico una 500 Fiat veniamo colti da un sobbalzo patriotico. Ci e' successo nei giorni scorsi a Pasadena. Purtroppo della 'piccola' Fiat' se ne vedono poche in giro. Scrivo da Los Angeles. Nel quartiere di Sherman Oaks dove si trova la mia abitazione il piazzale del concessionario e' superpieno di 500 che non riescono a vendere. I prezzi vanno da un minimo di 19mila ai 27mila delle edizioni Gucci.L'auto e'simpatica, certamente originale rispetto alla concorrenza. Con 18mila dollari e senza interessi un americano si compra una compatta di alte prestazioni come ad esempio la Corolla della Toyota, l'auto piu' venduta nel mondo. E nel segmento della 500 da tempo si e' assicurata un'ampia nicchia la Mini Cooper della BMW che ha un costo tra 17mila e 37mila dollari ma dalla sua ha il traino di un'immagine di macchine di alta qualita' della categoria lusso. Secondo l'ambizioso piano Fiat nel 2011 avrebbero dovuto vendere 50mila 500. Ne hanno vendute meno di 19mila.
Secondo il sito Dagospia, l'amministratore delegato della Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne avrebbe dichiarato che 'vendere la 500 negli Stati Uniti e' stata una cavolata'. Non sappiamo se l'affermazione corrisponda a verita'. Se lo fosse ci sarebbe da domandarsi chi abbia autorizzato quell'operazione che all'azienda e'costata miliardi sapendo che il segmento di mercato e' affollato. A cominciare dalla Yaris-Toyota, una vera quattro posti, che sta incontrando molto nel mercato americano che continua comunque quanto a numeri a puntare sugli SUV e sui grandi pick-up. La 500 e' una due posti. Nei sedili posteriori possono essere ospitati dei bambini. La stazza degli adulti americani (uomini e donne) non riesce ad entrare. La 500 e' dichiaratamente spinta come seconda auto. Giovanissimi e donne sono il target in America. Ma se la Fiat non si decide ad abbassarne drasticamente il prezzo, la 500 si rivelera' l'ennesimo tentativo fallito della Fiat negli Stati Uniti, nazione dalla quale negli anni '70 fu costretta a sparire dopo che le avevano cucito addosso l'acronimo: Fix It Again Tony. Un ricordo duro da smaltire.

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