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Imperativo: abbassare il prezzo del barile

"Se vai a Roma, ci dice un'amica appena rientrata dalla capitale italiana, troverai che il traffico si e' dimezzato per colpa della crisi e dell'alto prezzo dei carburanti." A parte la solita atavica maleducazione di tanti cittadini della Caput Mundi, a parte il solito dito medio sventolato se uno allo stop si ferma davvero secondo le sempre piu' severe regole americane, a parte i motorini e gli scooters che scodinzolano inerpicandosi in ogni anfratto lasciato libero tra le auto, a parte tutto insomma: in effetti stiamo notando in questi giorni di permanenza romana che il volume di traffico e' inferiore rispetto a qualche mese fa.
Con il barile di petrolio che ha superato i 128 dollari sono gli stessi paesi produttori che stanno correndo ai ripari per arginare la crisi. Non possiamo dire che le auto ibride stiano contribuendo alla riduzione dei consumi di combustibile. Il loro numero e' ancora minimo rispetto alla massa totale dei veicoli circolanti a livello mondiale. Ma una modifica nella cultura della benzina facile si sta ormai verificando anche in America dove la soglia dei 5 dollari a gallone e' ormai vicina e spaventa milioni di persone che ogni giorno devono fare decine di miglia per andare a lavorare.
Le notizie che arrivano dall'Arabia Saudita sono infatti chiarificatrici: i principi del regno hanno deciso di reperire sul mercato il maggior numero di petroliere da indirizzare verso gli Stati Uniti; hanno riattivato i vecchi giacimenti perforati nel 1938 che avevano messo in naftalina e stanno facendo pressioni sugli Emirati e sul Kuwait perche' a loro volta diano impulso all'estrazione del petrolio.
Il pericolo per i produttori di oil e' che, complici le sanzioni applicate all'Iran, si dia un nuovo impulso alle ricerche di fonti energetiche alternative rispetto a quelle tradizionali derivate dal petrolio.

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