Entro' in casa un po' eccitata e disse:
"Domani Lalli viene con me all'Eiar a cantare una canzone che poi sara' trasmessa a suo padre in Africa."
Il regime che controllava tutto aveva deciso di gratificare le truppe impegnate nei diversi fronti facendo ascoltare canzoni cantate dai figli.
Quella di maggiore successo era "Caro Papa'.."
Il giorno successivo Lea, tenendo per mano Oscar-Lalli, si reco' alla sede fiorentina dell'Eiar situata dietro piazza del Duomo in un palazzotto umbertino.
Il poliziotto all'ingresso chiamo' qualcuno al telefono ed apparve una signora molto florida e simpatica che condusse la donna e il ragazzino in uno studio, occupato da un piano a coda, microfoni vari e leggii.
Al piano sedeva un tale che doveva essere persona di riguardo, almeno a giudicare dal tono col quale il tecnico al di la' del vetro gli si rivolgeva.
"Maestro Molinari, speriamo col balilla Oscar di non impiegare due ore come con quello di prima. Che strazio,,,," disse il tecnico.
Il pianista fece cenno a Oscar di avvicinarsi ed impose con un gesto a Lea di mettersi a sedere in fondo allo studio e di stare muta.
"Vuoi fare 'caro papa'?, vediamo in che tono..' Il maestro Molinari comincio' a suonare la melodia della canzone e Oscar senti' che era giusta per lui e provo 'a cantare la prima strofa.
Il Maestro Molinari sorrise e non riusci' a nascondere la sorpresa.
"Balilla Oscar, mi sembra che vada bene. Cantala tutta e tu- rivolto al tecnico al di la' del vetro, prova a iniziare a registrare su disco.."
Oscar-Lalli canto' la canzone.
"Maestro Molinari, disse il tecnico su di giri, buona la prima, mi sembra vada bene. Giudichi lei. Gliela rimando in studio...."
Un effetto strano riascoltare la propria voce per il balilla Oscar. E non e' che gli piacesse troppo.
Il Maestro Molinari non riusciva a nascondere la sua soddisfazione per il risultato di quella audizione.
"Adesso, disse rivolto alla zia Lea, questo disco lo riversiamo a Roma e poi manderanno al padre del balilla un telegramma con tutte le indicazioni su quando sara' effettuato il collegamento con l'Africa."
Poi accarezzando la testa di Oscar-Lalli " Hai una bella voce, sei intonato...continua a studiare.."
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Il tenente Sergio Bartoli era impegnato nel sistemare la Guzzi 500 cin la quale avrebbe dovuto percorrere piu' di trenta chilometri su una pista per raggiungere il presidio delle autoblindo dove avrebbe ascoltato suo figlio cantare sul grande ricevitore dell'esercito. Almeno stando a tutte le indicazioni che gli avevano mandato via telegrafo.
Si mise sulle spalle una tanica di benzina, verifico' di avere preso una gomma di ricambio, con camera d'aria, colla, pompa e tutto il resto, la borraccia piena di acqua e si mise in moto affrontando la pista del deserto.
Raggiunse il presidio dopo alcune ore ma si rese conto di una strana atmosfera.....chi lo accoglieva era come imbarazzato.
Alla fine un sergente maggiore gli disse: " Signor tenente, mi dispiace doverle dire che il collegamento radio con l'Italia non e' possibile, perche' il ricevitore si e' guastato.."
Il tenente Bartoli riprese la strada del ritorno con la sua Guzzi 500 per raggiungere il gruppo di autoblindo che comandava e che il giorno dopo sarebbe stato l'obiettivo degli aerei inglesi.
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Dopo due mesi arrivo' in Borgo Pinti una lettera tutta gualcita.
"Caro Lallino- ho cercato di andare a sentirti cantare, ma avevano rotto il ricevitore. Non c'e' da meravigliarsi se stiamo perdendo la guerra.
Gli inglesi mi hanno fanno prigioniero e poi mi hanno passato ai francesi che non sono proprio cordiali.
Spero che stiate bene, nonostante i bombardamenti su Firenze.
Vi penso molto.
Che dio ci protegga.
Sergio
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Complimenti Lalli-Oscar-Balilla
Allora era destino! Doppio destino: non solo perchè hai sempre una voce così bella; ma perché, pur non essendoci più i balilla, però sembrano tornati quelli con l’Orbace (solo che lo tengono ancora nell’armadio)
Un abbraccio!
Sandro
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Grazie di questa pagina intima e storica insieme! Una memoria preziosa che ci racconta più di tante parole …
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