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L’Italia come la vedono certi americani informati

John è un nome di fantasia. Corrisponde ad un tale, sui 45, che occupa una posizione di livello in un ‘Think Tank’, una di quelle società che, a caro prezzo, ti preparano delle indagini su come va il mondo. La conversazione che segue è nata intorno ad un tavolo di un famoso ristorante italiano di Washington.

John:

Beh, dovreste essere contenti voi italiani: ormai avete inventato il peronismo all’italiana, dopo il divorzio all’italiana! (il nostro perfido interlocutore si riferisce al film omonimo di Pietro Germi del 1961 in cui il protagonista, Mastroianni, cerca di liberarsi dalla moglie uccidendola, per convolare a nuove nozze con l’amante, ndr,).

Oscar:

Se alludi alle leggi ‘ad personam’ del nostro premier, non posso darti torto. Resta comunque il fatto che una stragrande maggioranza degli italiani lo ha votato e quindi la sua forza deriva dal consenso popolare.

John:

La sua forza deriva dal controllo del suo impero mediatico al quale bisogna aggiungere anche la televisione pubblica. Con questo lavaggio quotidiano del cervello i risultati devono venire per forza.

Oscar:

il Cavaliere ed i suoi giannizzeri sostengono invece che non controlla un bel nulla e che in Italia esiste un partito anomalo che si identifica nel giornale La Repubblica.

John:

Balle. Ma credi forse che noi non seguiamo da vicino le cose del tuo paese? Non foss’altro per ragioni professionali. Repubblica sta facendo il suo gioco. E si tratta soprattutto di un gioco imprenditoriale, perché si è ritagliata uno spazio nell’opinione pubblica che era totalmente scoperto a causa dell’inesistenza di una opposizione compatta e non un Carro di Tespi come l’attuale. Scopo soprattutto è vendere copie e acquisire pubblicità.

Oscar:

Se parli con la gente in Italia a qualsiasi livello è convinta che i mestatori professionali dell’informazione ce l’hanno con il povero Cavaliere tirando fuori tutto e di tutto.

John:

Come no? Sono invenzioni e calunnie le minorenni ‘frequentate’, le mignotte pagate da qualche prosseneta e fatte entrare nella sua residenza che privata non è perché vi risiede il primo ministro? E non basta….

Oscar:

Vedo che ce l’hai in modo particolare con Silvio Berlusconi…

John:

Personalmente lo ammiro perché è un personaggio a tutto tondo. Ma lo seguo professionalmente da anni e devo dire che mi fa venire i brividi nella schiena. Perché si tratta di un soggetto capace di tutto. E mi fa paura per l’Europa l’idolatria che ha scatenato in milioni di italiani. Si tratta di un virus che può determinare una epidemia.

Oscar:

Non esageriamo. E poi Berlusconi non è il solo ammalato di satiriasi se si pensa che abbiamo avuto il presidente della regione Lazio, felicemente sposato e padre di due figlie che andava a trans. Del resto qui in America non è che le cose siano migliori. Prima di tutto ci avete insegnato che in politica non si fanno prigionieri. Basta un senatore con la testa confusa che fa filibustering per cinque giorni per bloccare una legge che doveva sostenere il pagamento degli assegni di disoccupazione. Quanto al sesso le cronache degli ultimi decenni sono state incorniciate nelle avventure erotiche dei tre fratelli Kennedy, nei blow job che si faceva fare il presidente Clinton tanto per attenuare lo stress, nell’autolesionismo del senatore Edwards, (quasi sicuro candidato alla vicepresidenza con Obama) con amante, figlia e moglie ammalata terminale di cancro, nei politici che vengono beccati nelle latrine pubbliche a fare piedino (poveri loro) a qualche poliziotto, nell’uso che si fa delle intern a Washington (alcune delle quali poi ci scrivono dei libri). Insomma: parliamoci chiaro. Non è che questa America possa dare troppe lezioni di morale.

John:

Forse…ma non ho mai letto su qualche giornale americano che ci sono degli imprenditori che si fanno delle allegre risate, commentando il terremoto che si è appena scatenato all’Aquila e dintorni uccidendo centinaia di persone. A loro interessano gli affari che verranno fuori grazie ai loro agganci politici.

Oscar:

Questo dipende dal fatto che qui non vengono pubblicate le intercettazioni telefoniche.

John:

Va bene. E cosa mi dici di questa commedia all’italiana della bocciatura delle liste alle elezioni regionali presentate male e fuori tempo massimo dai rappresentanti del PDL, il partito voluto da Berlusconi? Se fossi un elettore di centro-destra di fronte a casi del genere mi domanderei: “Ma questi da dove spuntano? E vengono a chiedere il mio voto quando non sanno nemmeno gestire un elementare atto amministrativo.” E guarda che chiedono il tuo voto per governare la tua regione. E quale regione: la Lombardia e il Lazio. E poi tutta questa guerra dichiarata contro le istituzioni, contro la magistratura….Aggiungi la dichiarazione del ministro della difesa La Russa che avrebbe detto: “Siamo pronti a tutto”. E questo mi ricorda i fascisti quando preparandosi alla marcia su Roma gridavano il motto garibaldino “O Roma o morte”, urlo imperativo subito ribattezzato dal pittore scrittore Mino Maccari in “O Roma o Orte (cittadina a 40 km da Roma, ndr). Ma non è finita: nel bordello giornaliero degli scandali, delle intercettazioni, del malaffare si è inserita anche la nota del cantore del Coro della Cappella Sistina che procurava incontri maschili ad un alto dirigente, nonché ‘sediario del Papa’, attualmente agli arresti per accuse di corruzione negli appalti. Il Vaticano si è affrettato a dire che non si tratta di un seminarista o di un sacerdote, ma di un laico. La commedia all’italiana funziona alla grande, devi ammetterlo.

Oscar:

Qui da voi si fa più alla svelta: si eleggono giudici vicini al partito che comanda ad ogni livello sino alla Suprema Corte Costituzionale, che è poi quella che prende le decisioni che incidono per decenni sulla vita di una intera popolazione.

John:

A questo punto mi devi dire perché hai deciso di stare in America, se ci sono tante cose che non vanno bene.

Oscar:

Perché, anche se questo non è il migliore dei mondi possibili, ci si rende conto che se uno ha voglia di spendersi, qui ce la puoi fare senza andare a prostituirsi con il potente di turno o cercando il classico calcio nel culo all’italiana. Ed aggiungo che qui mi sento un cittadino di serie ‘A’, perché pago le mie tasse sino all’ultimo centesimo ma so bene che la stragrande maggioranza della popolazione fa altrettanto. Qui in America ci sono tanti farabutti. Ma quando vengono beccati la pagano cara. Ed in genere vengono scoperti. Insomma: quello che mi strazia ogni volta che torno in Italia (e ci torno spesso) è immergermi in una atmosfera cupa e grigia, in cui tutti si guardano in cagnesco, in cui gli ideali sono andati a farsi fottere e la gente vive in un materialismo osceno e immorale. Generalizzazioni, potrai dire. D’accordo: peccano per eccesso. Ma spesso ci azzeccano. I giovani, sono soprattutto i giovani italiani che mi fanno paura perché i loro modelli di riferimento per il futuro sono mutuati dalla televisione del più basso livello. Cameriere! Il conto per favore.

John:

Questa è la mia carta di credito. Facciamo a metà. Anche questo fa parte del nostro modo di essere americani.

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