Ruby, Ghedini: “Premier convinto
fosse la nipote di Mubarak”
(Anche se fosse stata la nipote di Mubarak, capo di uno stato importante come l'Egitto, il vostro B. se la sarebbe comunque portata in una festa (definita 'elegante' dal diretto anfitrione) dove altre fanciulline si spogliavano e strusciavano contro il Sultano? (non citiamo il 'bunga-bunga per il quale siamo diventati famosi in tutto il mondo). E quanto ai Servizi di Sicurezza, e' mai possibile che il premier non fosse stato informato che la signorina non era la nipote di uno statista ma solo una sguardinella di paese? Boh. Misteri della politica italiana. Almeno per noi americani)
News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".
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Ecce homo!
(Foto da Dagospia. Ma noi siamo convinti del contrario, ne vedremo delle belle, ndr.)_______________________________________________
Disastro a Napoli, persa Milano
Il Cav: "Sconfitti, andiamo avanti"
De Magistris sfonda il 60%, Pisapia travolge la Moratti. Berlusconi: "Abbiamo perso, ma io sono un combattente. I milanesi preghino, i napoletani si pentiranno"
La Lega: "E' una sberla (Il Giornale)
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Da padre storico dei democratici sorride anche Romano Prodi, che si presenta in piazza del Pantheon a Roma per festeggiare. L’avvertimento dell’unico uomo che abbia battuto Berlusconi (per due volte) è tanto chiaro quanto perentorio: “Non più di cinque minuti per festeggiare – ammonisce – poi subito mettersi al lavoro”. C’è da augurarsi che i suoi seguano il consiglio. (Il Fatto)
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E tra i primi ad essere messi sul banco degli imputati sono i tre coordinatori nazionali, "rei", a detta dei più malpancisti, di una gestione troppo verticistica del Pdl. Tant’è che l’annuncio di dimissioni di uno dei tre, Sandro Bondi, fedelissimo di Berlusconi suona a più di qualcuno come una mossa per mettere nell’angolo anche gli altri due, Denis Verdini e Ignazio La Russa. (La Stampa)
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(Da La Nazione-Resto del Carlino-Giorno)
I dieci comandamenti che Pdl e Lega hanno rispettato per essere presi a legnate
di Xavier Jacobelli
Dopo il primo turno, per Pdl e Lega foriero di sinistre previsioni in chiave ballottaggio, la curiosità generale era una sola: verificare se, nelle due settimane a sua disposizione, il centrodestra avrebbe fatto di tutto per perdere ancora. L'ha fatto. Rispettando rigorosamente i dieci comandamenti per prendere una legnata.
1) Trasformare le consultazioni amministrative in un referendum pro o contro Berlusconi. L'hanno fatto.
2) Promettere il trasferimento di due ministeri al Nord, anche se agli elettori non fregava proprio niente. L'hanno fatto.
3) Promettere il trasferimento di due dipartimenti al Nord (anche se agli elettori non fregava proprio niente) perchè sui ministeri è subito scoppiato un grande casino. L'hanno fatto.
3) Scaricare in corsa la Moratti e Lettieri, definiti "candidati deboli", dopo avere detto che avrebbero stravinto. L'hanno fatto, salvo aggiungere subito che non era vero nulla, ma è stata la solita smentita da ridere.
4) Invadere i tg con le noiosissime interviste-monologo del premier che hanno causato una fuga di massa dal video, come ha certificato l'Auditel. L'hanno fatto.
5) Attaccare i magistrati perchè "da diciassette anni perseguitano il Cavaliere,vittima innocente della giustizia ingiusta" e bla bla bla bla. L'hanno fatto.
6) Riportare il premier a Porta a porta dove, invece, non dovrebbe mettere più piede per quindici anni, così i telespettatori si disintossicano. L'hanno fatto.
7) Esportare al G8 la teoria del complotto comunista e delle toghe rosse contro il premier, imbarazzando Obama e Medvedev. L'hanno fatto.
8) Dichiarare che chi vota per De Magistris e Pisapia è senza cervello. L'hanno fatto.
9) Proclamare che, in caso di vittoria di Pisapia, Milano sarebbe diventata una Zingaropoli islamica. L'hanno fatto.
10) Ostinarsi a pensare che il problema del centrodestra non sia Berlusconi, il cui appeal politico nelle città dov'è stato sconfitto, oggi è inversamente proporzionale ai processi in cui è coinvolto. Cioè zero. L'hanno fatto.
E il peggio deve ancora venire.
Il Cav: "Sconfitti, andiamo avanti"
De Magistris sfonda il 60%, Pisapia travolge la Moratti. Berlusconi: "Abbiamo perso, ma io sono un combattente. I milanesi preghino, i napoletani si pentiranno"
La Lega: "E' una sberla (Il Giornale)
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Da padre storico dei democratici sorride anche Romano Prodi, che si presenta in piazza del Pantheon a Roma per festeggiare. L’avvertimento dell’unico uomo che abbia battuto Berlusconi (per due volte) è tanto chiaro quanto perentorio: “Non più di cinque minuti per festeggiare – ammonisce – poi subito mettersi al lavoro”. C’è da augurarsi che i suoi seguano il consiglio. (Il Fatto)
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E tra i primi ad essere messi sul banco degli imputati sono i tre coordinatori nazionali, "rei", a detta dei più malpancisti, di una gestione troppo verticistica del Pdl. Tant’è che l’annuncio di dimissioni di uno dei tre, Sandro Bondi, fedelissimo di Berlusconi suona a più di qualcuno come una mossa per mettere nell’angolo anche gli altri due, Denis Verdini e Ignazio La Russa. (La Stampa)
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(Da La Nazione-Resto del Carlino-Giorno)
I dieci comandamenti che Pdl e Lega hanno rispettato per essere presi a legnate
di Xavier Jacobelli
Dopo il primo turno, per Pdl e Lega foriero di sinistre previsioni in chiave ballottaggio, la curiosità generale era una sola: verificare se, nelle due settimane a sua disposizione, il centrodestra avrebbe fatto di tutto per perdere ancora. L'ha fatto. Rispettando rigorosamente i dieci comandamenti per prendere una legnata.
1) Trasformare le consultazioni amministrative in un referendum pro o contro Berlusconi. L'hanno fatto.
2) Promettere il trasferimento di due ministeri al Nord, anche se agli elettori non fregava proprio niente. L'hanno fatto.
3) Promettere il trasferimento di due dipartimenti al Nord (anche se agli elettori non fregava proprio niente) perchè sui ministeri è subito scoppiato un grande casino. L'hanno fatto.
3) Scaricare in corsa la Moratti e Lettieri, definiti "candidati deboli", dopo avere detto che avrebbero stravinto. L'hanno fatto, salvo aggiungere subito che non era vero nulla, ma è stata la solita smentita da ridere.
4) Invadere i tg con le noiosissime interviste-monologo del premier che hanno causato una fuga di massa dal video, come ha certificato l'Auditel. L'hanno fatto.
5) Attaccare i magistrati perchè "da diciassette anni perseguitano il Cavaliere,vittima innocente della giustizia ingiusta" e bla bla bla bla. L'hanno fatto.
6) Riportare il premier a Porta a porta dove, invece, non dovrebbe mettere più piede per quindici anni, così i telespettatori si disintossicano. L'hanno fatto.
7) Esportare al G8 la teoria del complotto comunista e delle toghe rosse contro il premier, imbarazzando Obama e Medvedev. L'hanno fatto.
8) Dichiarare che chi vota per De Magistris e Pisapia è senza cervello. L'hanno fatto.
9) Proclamare che, in caso di vittoria di Pisapia, Milano sarebbe diventata una Zingaropoli islamica. L'hanno fatto.
10) Ostinarsi a pensare che il problema del centrodestra non sia Berlusconi, il cui appeal politico nelle città dov'è stato sconfitto, oggi è inversamente proporzionale ai processi in cui è coinvolto. Cioè zero. L'hanno fatto.
E il peggio deve ancora venire.
L'occasione persa del Cavaliere
(da La Stampa)
CESARE MARTINETTI
Se il capo del governo italiano, che a differenza dei suoi colleghi di Russia, Canada, Giappone e Francia, non è stato invitato a nessun incontro bilaterale (uno di quei faccia a faccia in cui si possono anche dire cose riservate), avesse avuto la possibilità di scambiare due parole con il Presidente degli Stati Uniti che cosa gli avrebbe potuto chiedere?
L’agenda nazionale e internazionale è piuttosto ricca. Cominciamo dall’ultima questione, quella che in Italia è stata giustamente chiamata emergenza e che ha spinto il governo a un duro confronto con l’Unione europea e la Francia: la crisi libica e i profughi di Lampedusa. Il capo del governo italiano, che a lungo ha esitato a impegnarsi contro il regime amico di Tripoli, avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti lo stato delle cose, per quanto tempo si pensa ancora di condurre le operazioni militari, il modo in cui si pensa di uscire dal confronto e innescare la fase due, quella della ri-costruzione.
E in questo quadro capire come affrontare insieme (con Usa e Onu, tanto per estendere l’orizzonte europeo che, Roma lamenta, pare a noi tanto ostile) l’ondata di profughi e restituire sicurezza agli italiani che si vedono minacciati dall’invasione straniera.
Il capo del governo italiano avrebbe poi potuto chiedere qualche risposta chiara sull’orizzonte delle cosiddette rivolte arabe. Il Presidente degli Stati Uniti ha tenuto nei giorni scorsi due importanti discorsi: uno sul futuro del Medio Oriente, l’altro - da Londra, dove con il premier David Cameron ha ricostruito su altre basi quel tandem che il suo predecessore Bush ebbe con Tony Blair - sul ruolo e i valori del nostro mondo occidentale. L’Italia deve ben sapere come orientarsi su entrambi i piani: siamo il molo dell’Europa proteso verso Medio Oriente e Maghreb. Abbiamo una parte da giocare: responsabilità ma anche un ruolo attivo, nella politica e nel business. Abbiamo oltre duemila soldati in Libano, il contingente più numeroso dell’Unifil, interessi diffusi, antichi e nuovi legami. Che cosa si pensa a Washington?
E l’Afghanistan? Eliminato Osama Bin Laden, qual è il vero orizzonte di quella guerra che l’Occidente sta combattendo da dieci anni? Il capo del governo italiano avrebbe potuto chiederlo al Presidente degli Stati Uniti. Anche laggiù i nostri soldati impegnati nel contingente Isaf sono numerosi, quasi tremila e 37 di loro sono anche caduti. Fino a quando si inseguirà il fantasma del mullah Omar? Al Qaeda è ancora una minaccia per l’Occidente? Cha facciamo?
E poi ci sono i temi più propri della crisi delle economie occidentali, casa nostra, i nostri conti, addirittura i nostri risparmi. Il lavoro, le famiglie, il nostro modello di welfare nel quale le nostre società sono cresciute e si sono sviluppate e che per la prima volta in modo così radicale è stato messo in crisi. Ogni settimana escono bollettini statistici che raccontano dell’Italia Paese scoraggiato, dove la crescita (diciamo così) è la più lenta d’Europa, dove la metà dei pensionati deve cavarsela con 500 euro al mese. Ecco, il capo del governo italiano avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti come stanno le cose o dire la sua sulle ricette che il G8 si apprestava a raccomandare ai membri del suo club di Stati un tempo ricchi.
E la crisi della Grecia può finire in un default? Le misure di salvataggio sono sufficienti? Cosa pensa Washington del modo in cui l’Unione europea ha reagito? E cosa si pensa della «simpatica» Italia, cui di qua e di là dell’Atlantico si associa sempre un sorrisino. Ce la facciamo? Ce la faremo, nonostante quei menagramo di Standard&Poor’s o anche noi rischiamo la via greca?
Il fatto è che il capo del governo italiano, ieri, ha avuto la possibilità di scambiare qualche parola con il Presidente degli Stati Uniti d’America. In modo irrituale, non previsto, fuori dal protocollo e persino dal galateo delle riunioni internazionali. Poco prima che iniziasse la seduta, il capo del governo italiano si è avvicinato al Presidente degli Stati Uniti, gli ha messo una mano sulla spalla ed ha cominciato a parlare. Il Presidente ascoltava con l’aria abbastanza stupefatta, era chiaro che non capiva una parola, un’interprete è venuta in soccorso, i microfoni già accesi ci hanno regalato i contenuti di quel furtivo faccia a faccia. Ha detto il capo del governo italiano al Presidente degli Stati Uniti: «Abbiamo presentato la riforma della giustizia che per noi è fondamentale». Pausa e poi: «Perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra...».
Barack Obama non ha risposto, nemmeno una parola. Si era preparato sulla crisi libica, le rivolte del mondo arabo, il nuovo assetto del Medio Oriente, la lotta al terrorismo, la strategia militare in Afghanistan, il nuovo ordine globale, come affrontare Cina e globalizzazione, come rispondere alle richieste dei Paesi «Brics» che chiedono la poltrona lasciata vergognosamente vuota da Dominique Strauss-Kahn. Si era preparato su tutto, il Presidente degli Stati Uniti. Ma sulle faccende personali di Silvio Berlusconi non aveva davvero niente da dire.
CESARE MARTINETTI
Se il capo del governo italiano, che a differenza dei suoi colleghi di Russia, Canada, Giappone e Francia, non è stato invitato a nessun incontro bilaterale (uno di quei faccia a faccia in cui si possono anche dire cose riservate), avesse avuto la possibilità di scambiare due parole con il Presidente degli Stati Uniti che cosa gli avrebbe potuto chiedere?
L’agenda nazionale e internazionale è piuttosto ricca. Cominciamo dall’ultima questione, quella che in Italia è stata giustamente chiamata emergenza e che ha spinto il governo a un duro confronto con l’Unione europea e la Francia: la crisi libica e i profughi di Lampedusa. Il capo del governo italiano, che a lungo ha esitato a impegnarsi contro il regime amico di Tripoli, avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti lo stato delle cose, per quanto tempo si pensa ancora di condurre le operazioni militari, il modo in cui si pensa di uscire dal confronto e innescare la fase due, quella della ri-costruzione.
E in questo quadro capire come affrontare insieme (con Usa e Onu, tanto per estendere l’orizzonte europeo che, Roma lamenta, pare a noi tanto ostile) l’ondata di profughi e restituire sicurezza agli italiani che si vedono minacciati dall’invasione straniera.
Il capo del governo italiano avrebbe poi potuto chiedere qualche risposta chiara sull’orizzonte delle cosiddette rivolte arabe. Il Presidente degli Stati Uniti ha tenuto nei giorni scorsi due importanti discorsi: uno sul futuro del Medio Oriente, l’altro - da Londra, dove con il premier David Cameron ha ricostruito su altre basi quel tandem che il suo predecessore Bush ebbe con Tony Blair - sul ruolo e i valori del nostro mondo occidentale. L’Italia deve ben sapere come orientarsi su entrambi i piani: siamo il molo dell’Europa proteso verso Medio Oriente e Maghreb. Abbiamo una parte da giocare: responsabilità ma anche un ruolo attivo, nella politica e nel business. Abbiamo oltre duemila soldati in Libano, il contingente più numeroso dell’Unifil, interessi diffusi, antichi e nuovi legami. Che cosa si pensa a Washington?
E l’Afghanistan? Eliminato Osama Bin Laden, qual è il vero orizzonte di quella guerra che l’Occidente sta combattendo da dieci anni? Il capo del governo italiano avrebbe potuto chiederlo al Presidente degli Stati Uniti. Anche laggiù i nostri soldati impegnati nel contingente Isaf sono numerosi, quasi tremila e 37 di loro sono anche caduti. Fino a quando si inseguirà il fantasma del mullah Omar? Al Qaeda è ancora una minaccia per l’Occidente? Cha facciamo?
E poi ci sono i temi più propri della crisi delle economie occidentali, casa nostra, i nostri conti, addirittura i nostri risparmi. Il lavoro, le famiglie, il nostro modello di welfare nel quale le nostre società sono cresciute e si sono sviluppate e che per la prima volta in modo così radicale è stato messo in crisi. Ogni settimana escono bollettini statistici che raccontano dell’Italia Paese scoraggiato, dove la crescita (diciamo così) è la più lenta d’Europa, dove la metà dei pensionati deve cavarsela con 500 euro al mese. Ecco, il capo del governo italiano avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti come stanno le cose o dire la sua sulle ricette che il G8 si apprestava a raccomandare ai membri del suo club di Stati un tempo ricchi.
E la crisi della Grecia può finire in un default? Le misure di salvataggio sono sufficienti? Cosa pensa Washington del modo in cui l’Unione europea ha reagito? E cosa si pensa della «simpatica» Italia, cui di qua e di là dell’Atlantico si associa sempre un sorrisino. Ce la facciamo? Ce la faremo, nonostante quei menagramo di Standard&Poor’s o anche noi rischiamo la via greca?
Il fatto è che il capo del governo italiano, ieri, ha avuto la possibilità di scambiare qualche parola con il Presidente degli Stati Uniti d’America. In modo irrituale, non previsto, fuori dal protocollo e persino dal galateo delle riunioni internazionali. Poco prima che iniziasse la seduta, il capo del governo italiano si è avvicinato al Presidente degli Stati Uniti, gli ha messo una mano sulla spalla ed ha cominciato a parlare. Il Presidente ascoltava con l’aria abbastanza stupefatta, era chiaro che non capiva una parola, un’interprete è venuta in soccorso, i microfoni già accesi ci hanno regalato i contenuti di quel furtivo faccia a faccia. Ha detto il capo del governo italiano al Presidente degli Stati Uniti: «Abbiamo presentato la riforma della giustizia che per noi è fondamentale». Pausa e poi: «Perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra...».
Barack Obama non ha risposto, nemmeno una parola. Si era preparato sulla crisi libica, le rivolte del mondo arabo, il nuovo assetto del Medio Oriente, la lotta al terrorismo, la strategia militare in Afghanistan, il nuovo ordine globale, come affrontare Cina e globalizzazione, come rispondere alle richieste dei Paesi «Brics» che chiedono la poltrona lasciata vergognosamente vuota da Dominique Strauss-Kahn. Si era preparato su tutto, il Presidente degli Stati Uniti. Ma sulle faccende personali di Silvio Berlusconi non aveva davvero niente da dire.
Tornadoes, morti, lacrime, famiglie distrutte e indifferenza mediatica italiana
In Italia se n’e parlato di straforo, causa la virulenza della campagna elettorale. Ma in America in questi giorni si sta vivendo un dramma che interessa migliaia di famiglie. Madre natura, alcuni dicono complice il riscaldamento terrestre, ha messo in ginocchio interi stati della Federazione. Il fiume Mississippi ha innondato vaste aree prima di giungere alla foce dove gli ingegneri della protezione civile sono stati costretti ad aprire le chiuse di contenimento allagando decine di KM quadrati di territorio nel quale migliaia di case sono state distrutte. Tutto questo per evitare che New Orleans e Baton Rouge le due maggiori città della Luisiana potessero essere allagate. E poi c’è la catena di tornados che si sta abbattendo su una vasta area del sud. La città di Joplin è stata distrutta per un terzo con 120 morti accertati sinora e centinaia di nomi che mancano all’appello.
Disgusting !!!!!!!!
Giustizia, Berlusconi a Obama:
in Italia una dittatura dei giudici (Il Giornale)
Berlusconi a Obama: "In Italia
dittatura dei giudici di sinistra" (La Stampa)
Deauville, Berlusconi a Obama:
da noi dittatura dei giudici di sinistra (Corriere della Sera)
Berlusconi a Obama - ecco il video
"In Italia dittatura giudici di sinistra" (La Repubblica)
Berlusconi a Obama: "Da noi dittatura dei giudici" (La Nazione- Il Giorno- Il resto del Carlino)
Ci scrivono...
Caro Oscar,
come ti ho promesso ieri sera in Ambasciata, ho deciso di inviarti questa mail.
Sono sinceramente felice di ricevere i tuoi articoli e orgoglioso, da italiano, di sentire un "commento" , una "voce" finalmente libera.
Purtroppo, come certamente anche tu avrai potuto notare , uno dei problemi socio-culturali dell'Italia e' l'ipocrisia condita da un radicato campanilismo politico.
Forse anche per questo motivo molti italiani trasferitisi negli Stati Uniti si sentono sollevati dal senso di liberta'e apertura mentale di molte realta' degli States (non ovunque, purtroppo).
Ed e' forse sempre per lo stesso malato comportamento che molti di noi "immigrati" o trasferiti temporanei proviamo alle volte un velato fastidio durante un casuale incontro con altri connazionali.
Paura di ritrovarsi di colpo riproiettati nella chiusura mentale tipica degli italiani?
Per fortuna, questo non e' sempre cosi. Esiste una generazione parallela, da sempre, che ha una grande voglia di creare, fare, interessarsi senza costrizioni morali ed ideologiche.
Molti dei suoi rappresentanti hanno voluto e cercato esperienze all'estero.
Adesso, forse e' piu' numerosa, grazie ai processi globalizzanti e a mezzi di trasporto e comunicazione piu' facili, economici.
Tu, caro Oscar, ne rappresenti fedelmente un pezzo importante, grazie alle tue avventure passsate ed ai tuoi interessi presenti.
Ti esorto quindi a continuare con passione il tuo blog, anche se so che non hai bisogno di ulteriore supporto.
Desideravo comunque renderti consapevole del mio sincero apprezzamento.
A presto!
Francesco Ferretti
come ti ho promesso ieri sera in Ambasciata, ho deciso di inviarti questa mail.
Sono sinceramente felice di ricevere i tuoi articoli e orgoglioso, da italiano, di sentire un "commento" , una "voce" finalmente libera.
Purtroppo, come certamente anche tu avrai potuto notare , uno dei problemi socio-culturali dell'Italia e' l'ipocrisia condita da un radicato campanilismo politico.
Forse anche per questo motivo molti italiani trasferitisi negli Stati Uniti si sentono sollevati dal senso di liberta'e apertura mentale di molte realta' degli States (non ovunque, purtroppo).
Ed e' forse sempre per lo stesso malato comportamento che molti di noi "immigrati" o trasferiti temporanei proviamo alle volte un velato fastidio durante un casuale incontro con altri connazionali.
Paura di ritrovarsi di colpo riproiettati nella chiusura mentale tipica degli italiani?
Per fortuna, questo non e' sempre cosi. Esiste una generazione parallela, da sempre, che ha una grande voglia di creare, fare, interessarsi senza costrizioni morali ed ideologiche.
Molti dei suoi rappresentanti hanno voluto e cercato esperienze all'estero.
Adesso, forse e' piu' numerosa, grazie ai processi globalizzanti e a mezzi di trasporto e comunicazione piu' facili, economici.
Tu, caro Oscar, ne rappresenti fedelmente un pezzo importante, grazie alle tue avventure passsate ed ai tuoi interessi presenti.
Ti esorto quindi a continuare con passione il tuo blog, anche se so che non hai bisogno di ulteriore supporto.
Desideravo comunque renderti consapevole del mio sincero apprezzamento.
A presto!
Francesco Ferretti
Massoneria FAQ
Negli Stati Uniti i massoni non si nascondono. Ogni giorno tirano fuori dal portafoglio quattro milioni di dollari che vengono destinati a sostenere quelli che, nel mondo 'profano', hanno difficolta' a sbarcare il lunario. E Dio sa quanti sono nell'America di oggi che stenta a riprendersi dalla crisi epocale che l'ha colpita due anni fa. Nelle strade ci si imbatte nei grandi simboli, squadra e compasso, che sono posti in evidenza sulle facciate dei templi massonici. Alcuni addirittura illuminati al neon. All'ingresso dei piccoli centri tra le insegne del Rotary, del Lions e delle chiese (secondo diversa fede) vi e' anche quella della locale Loggia massonica. Molti attaccano sul paraurti posteriore della macchina un adesivo con i simboli massonici. L'America e' fiera della sua tradizione illuministica. I padri Fondatori della Nazione, a cominciare da George Washington, appartenevano all'Istituzione. E l'influenza del Craft sui moti risorgimentali (ed in particolare quello italiano) e' stata determinante.
Ma nel Bel Paese, nonostante l'azione che quotidianamente viene profusa dal Grande Oriente d'Italia per dare alla Massoneria un'immagine aperta, pulita, alla portata di tutti, il preconcetto antimassonico e' ancora presente nel giudizio collettivo. Complice la predicazione di 170 anni di ostilita' contro gli appartenenti all'Istituzione accusati di essere i rappresentanti di satana e di mille altre nequizie. Se poi si aggiunge il contributo negativo all'immagine complessiva della Massoneria dato dallo scandalo P2 e dalle ricorrenti scoperte di pseudo legge massoniche spurie, non riconosciute, ci si rende conto quanto sia difficile appartenere all'Antica Istituzione, la cui data di nascita risale al 1717 ma le cui origini si perdono nel medioevo ed anche piu' in la'.
Ecco perche' vogliamo segnalare al nostro Lettore un piccolo volume, molto ben curato anche sul piano estetico che si intitola: " Massoneria: FAQ", ovvero 'frequent answers and questions'. In poche parole: domande e risposte sulla Massoneria. L'originalita' di questa riuscita operazione dell'editore Luca Betti, sta nel fatto che il testo e' corredato da vignette e schizzi che danno ai quesiti ed alle sintetiche precisazioni un volto simpatico e di immediata comunicabilita'.
'Cos'e' la Massoneria- e' un'associazione segreta?, dove si riuniscono i massoni?, cosa c'entrano i muratori?, la massoneria esiste in tutto il mondo?, quale il ruolo delle donne in Massoneria?, quale e' il rapporto tra Massoneria e religione e perche' c'e' ostilita' tra Massoneria e religione cristiana in Italia? (Negli Stati Uniti ogni Fratello viene sollecitato a manifestare la propria fede religiosa al di fuori della Loggia e le riunioni massoniche si aprono sempre con la preghiera al Grande Architetto dell'Universo che tutti ci unisce al di la' delle differenze di pelle, cultura, lingua).
Questo libro nasce da un'idea di Giuseppe Galasso e Roberto Rossi, due giovani professionisti di Siena che dimostrano con il loro attivismo quanto l'Istituzione in Italia sia diversa dal cliche' che la vuole come una riunione settaria di vecchie barbe incanutite dedite all'intrallazzo economico e parapolitico. Di seguito riportiamo la presentazione del libro in quarta di copertina. Per informazioni si puo' scrivere a info@betti.it.
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"Grazie alla globalizzazione e alla tecnologia sappiamo in tempo reale cosa accade in ogni parte del mondo. I grandi network televisivi e le agenzie di stampa inondano la nostra vita con migliaia di notizie e immagini che riempiono i media tradizionali ed i rivoluzionari strumenti del mondo web w oltre. Il risultato è che ci sentiamo tutti più sapienti ma forse siamo soltanto più informati. Quanta e quale informazione si trasforma in effettiva conoscenza, andando a costruire il bagaglio culturale dei cittadini del Terzo Millennio? È un rapporto antico tra queste due componenti del sapere: l’effimera informazione e la duratura conoscenza. La prima ancorata all’hic et nunc, e necessaria nella vita quotidiana, la seconda universale e capace di travalicare i secoli tramandando valori universali. Questo libro vuole essere un invito a riflettere utilizzando il metodo offerto dalla massoneria, che non ha pregiudizi ed è aperta ad ogni visione. Purché ciascuna rispetti quella altrui."
"Saro' conciso o circonciso?" Questo e' il dilemma
San Francisco e' meglio conosciuta come 'Gaysia", stante il gran numero di omosessuali, fieramente organizzati e di asiatici che sono la colonna portante dell'economia della Bay Area.Una citta' molto liberale, che da decenni vive la sua popolarita' di punta di diamante del rinnovamento americano, contrapposto al puritanesimo finto bigotto di altri stati.
Ha fatto sensazione che un gruppo di residenti nella citta' del Golden Gate Bridge si stia dando un gran daffare per promuovere un referendum contro la circoncisione. Sino ad ora hannno raccolto quasi ottomila firme, ma sembra che il successo dell'iniziativa sia assicurato.
I sostenitori dicono che la circoncisione, ampiamente praticata non solo tra gli ebrei ma anche da altre componenti della popolazione, e' una mutilazione sessuale. Analoga alla anfibulazione che ancora oggi molte madri arabe pretendono da medici che operano illegalmente nell'occidente e in America per le proprie figlie. La proposta referendaria che porta a livello ufficiale una tematica che era considerata solo familiare, ha suscitato le ire dei rabbini sia a livello locale che nazionale.Ma si prevede che i cittadini di San Francisco saranno chiamati a votare visto che gli attivisti di questa iniziativa hanno superato ampiamente la soglia delle 7167 firme necessarie per attivare una richiesta ufficiale. Se approvato dal voto sara' punito con multa di mille dollari e sino ad un anno di prigione chi pratica la ciconcisione a minori di 18 anni.
Si prevede che la proposta se votata aprira' un fiume di contestazioni basate sul Primo Emendamento della Costituzione che sancisce la liberta' di credo religioso.
Ma dall'altro lato si fa rilevare che questa forma di mutilazione sessuale e' dolorosa e puo' avere conseguenze per la salute dell'individuo. Si dice inoltre che i genitori non possono arrogarsi il diritto di decidere per un individuo, il bambino, che non e' in grado di esprimere un consenso o dissenso. Solo in eta' adulta la persona potra' valutare se sottoporsi o meno a questa pratica chirurgica. Circa l'80% degli uomini in America e' circonciso. Da decenni una tesi sostiene che i soggetti circoncisi non sono portatori dello Aids, secondo esperienze fatte in Africa. Ma in una citta' come San Francisco, popolata da una larga percentuale di gay, si afferma che la diffusione dello HIV non si ferma di fronte a soggetti circoncisi.
Tra poco arriva il Grana a New York
The “Le Sette Mosse per l'Italia” voyage is a mission of discovery similar to that of Christopher Columbus – except in this case the goal is not to discover a new world but to improve on the existing one. At the helm, Giovanni Soldini, world-class navigator with his shipmate, Eataly entrepreneur Oscar Farinetti: together they have embarked on an ambitious trans-Atlantic crossing to promote ideas for social and economic reform to greatly improve life in Italy.
What is the crew eating on this quixotic mission? First of all, Grana Padano, a storied cheese that symbolizes the long heritage and excellent quality of Italian food products and affirms the strength of the ‘Made in Italy’ brand -- and a delicious, nutritious food source for sailing.
Low in fat compared to other cheeses and lactose-free, Grana Padano is an affordable, versatile cheese with a sweet, nutty flavored taste perfect for an easy, healthy, economical and delicious meal. Aged from nine months to 24 and up, Grana Padano pairs well with a variety of cuisines and makes an ideal part of a healthy diet.
The modest sailboat St Elmo’s Fire, bearing the logo” I love Grana Padano" on its starboard side, departed from Genoa (like Columbus) at the end of April and will reach New York on June 2nd, Italy’s ‘Festa della Republica.’ Upon disembarkment, the crew will present the Italian General Consul with the Seven Steps they have agreed upon and then enjoy Grana Padano with an aperitivo, served dockside to the returning voyagers and a jubilant awaiting crowd.
What is the crew eating on this quixotic mission? First of all, Grana Padano, a storied cheese that symbolizes the long heritage and excellent quality of Italian food products and affirms the strength of the ‘Made in Italy’ brand -- and a delicious, nutritious food source for sailing.
Low in fat compared to other cheeses and lactose-free, Grana Padano is an affordable, versatile cheese with a sweet, nutty flavored taste perfect for an easy, healthy, economical and delicious meal. Aged from nine months to 24 and up, Grana Padano pairs well with a variety of cuisines and makes an ideal part of a healthy diet.
The modest sailboat St Elmo’s Fire, bearing the logo” I love Grana Padano" on its starboard side, departed from Genoa (like Columbus) at the end of April and will reach New York on June 2nd, Italy’s ‘Festa della Republica.’ Upon disembarkment, the crew will present the Italian General Consul with the Seven Steps they have agreed upon and then enjoy Grana Padano with an aperitivo, served dockside to the returning voyagers and a jubilant awaiting crowd.
L'aereo di Obama manca un atterraggio
Air Force One Aborts Landing
Air Force One, with President Obama on board, had a missed approach on its first attempt to land Wednesday morning at Bradley Field in Connecticut. The plane circled the airport and successfully landed on its second try. Weather at the time was overcast, with visibility of 1.5 miles. Sources say the missed approach was not dramatic and would not have caught the attention of those on the ground. In fact, members of the press on the plane said they did not even notice anything out of the ordinary. A White House spokesman called it "a standard and safe procedure."
(Daily Beast)
Air Force One, with President Obama on board, had a missed approach on its first attempt to land Wednesday morning at Bradley Field in Connecticut. The plane circled the airport and successfully landed on its second try. Weather at the time was overcast, with visibility of 1.5 miles. Sources say the missed approach was not dramatic and would not have caught the attention of those on the ground. In fact, members of the press on the plane said they did not even notice anything out of the ordinary. A White House spokesman called it "a standard and safe procedure."
(Daily Beast)
Maurizio da Torino
Caro Oscar,
mamma mia! Quante villanie ricevi! Scopro che molta gente, a cui invii la tua "lettera", la pensa come me, ma non TOLLERA chi, come te, la pensa diversamente. Confesso che anch'io mi ero stupito per il tuo atteggiamento verso Fini. Non ho commentato perché ritengo che, votando fra due anni, fra tre anni del sig. Tulliani non si ricorderà più nessuno. Ricordi Cofferati? Deus ex Machina della CGIL, che faceva ballare l'Italia e poi sindaco di Bologna e poi, e poi . . . sparito. Sarà la stessa cosa. Come ti avevo pronosticato, qui a Torino ha vinto Fassino, persona per bene ma che odora di rottame delle Frattocchie. Spero sia all'altezza del suo predecessore anche lui PD ma non Frattocchie. Speriamo in bene. I torinesi hanno spalle larghe. Si abitueranno ad avere un Sindaco attaccapanni. Il problema che non riesco a far capire é che continuo a coltivare ho la folle pretesa che, per chiunque io abbia votato, una volta leader della maggioranza, abbia la possibilità di governare, senza essere perseguitato con avvisi di reato, magari da parte di PM fantasiosi e dichiaratamente suoi avversari politici, rinviato a giudizio da GIP, appartenenti alla stessa casta e poi costretto a difendersi in Tribunale, venendo poi magari assolto da altri membri della casta medesima. E' già successo, sai? In questo caso, però, l'opposizione potrà urlare che si deve dimettere perché se si deve difendere in tribunale, vivendo le relative angosce, non ha né tempo né lo spirito per governare bene. Ti rendi conto che così qualunque leader, sia di destra, sia di centro che di sinistra sarà perennemente preda possibile di PM che non voglio definire? Sin che non avranno separato la Pubblica Accusa dai Giudici in tutti i sensi, sin che non ritorneranno alla norma costituzionale che ripristina la salvaguardia da certa magistratura, sciaguratamente abrogata durante tangentopoli, la mia opinione non avrà modo di cambiare. Scommetto che pensi che io voglia le leggi "ad personam" . Chissà? Può anche essere. Non ti offendere per quelli che ti danno del coglione. Almeno dichiarano che tu li hai e con i tempi che corriamo in Italia non é cosa da poco.
Molti cordiali saluti
Maurizio.
mamma mia! Quante villanie ricevi! Scopro che molta gente, a cui invii la tua "lettera", la pensa come me, ma non TOLLERA chi, come te, la pensa diversamente. Confesso che anch'io mi ero stupito per il tuo atteggiamento verso Fini. Non ho commentato perché ritengo che, votando fra due anni, fra tre anni del sig. Tulliani non si ricorderà più nessuno. Ricordi Cofferati? Deus ex Machina della CGIL, che faceva ballare l'Italia e poi sindaco di Bologna e poi, e poi . . . sparito. Sarà la stessa cosa. Come ti avevo pronosticato, qui a Torino ha vinto Fassino, persona per bene ma che odora di rottame delle Frattocchie. Spero sia all'altezza del suo predecessore anche lui PD ma non Frattocchie. Speriamo in bene. I torinesi hanno spalle larghe. Si abitueranno ad avere un Sindaco attaccapanni. Il problema che non riesco a far capire é che continuo a coltivare ho la folle pretesa che, per chiunque io abbia votato, una volta leader della maggioranza, abbia la possibilità di governare, senza essere perseguitato con avvisi di reato, magari da parte di PM fantasiosi e dichiaratamente suoi avversari politici, rinviato a giudizio da GIP, appartenenti alla stessa casta e poi costretto a difendersi in Tribunale, venendo poi magari assolto da altri membri della casta medesima. E' già successo, sai? In questo caso, però, l'opposizione potrà urlare che si deve dimettere perché se si deve difendere in tribunale, vivendo le relative angosce, non ha né tempo né lo spirito per governare bene. Ti rendi conto che così qualunque leader, sia di destra, sia di centro che di sinistra sarà perennemente preda possibile di PM che non voglio definire? Sin che non avranno separato la Pubblica Accusa dai Giudici in tutti i sensi, sin che non ritorneranno alla norma costituzionale che ripristina la salvaguardia da certa magistratura, sciaguratamente abrogata durante tangentopoli, la mia opinione non avrà modo di cambiare. Scommetto che pensi che io voglia le leggi "ad personam" . Chissà? Può anche essere. Non ti offendere per quelli che ti danno del coglione. Almeno dichiarano che tu li hai e con i tempi che corriamo in Italia non é cosa da poco.
Molti cordiali saluti
Maurizio.
Pasolini e gli Italiani
L'amico Paolo ci invia questa poesia di Pier Paolo Pasolini
Pasolini e gli italiani
(...) L'intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d'anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione,di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.Mostrare la mia faccia, la mia magrezza - alzare la mia sola puerile voce - non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella più strana indifferenza. Io muoio, ed anche questo mi nuoce. (...)
(Da: "La Guinea", Poesia in forma di rosa, in "Bestemmia", volume primo, Garzanti, Milano 1993)
Pasolini e gli italiani
(...) L'intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d'anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione,di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.Mostrare la mia faccia, la mia magrezza - alzare la mia sola puerile voce - non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella più strana indifferenza. Io muoio, ed anche questo mi nuoce. (...)
(Da: "La Guinea", Poesia in forma di rosa, in "Bestemmia", volume primo, Garzanti, Milano 1993)
P come pee
I ricercatori dell’Università di Ohio stanno studiando una fonte energetica che può essere prodotta da ognuno di noi. Ovvero: la pipì. Secondo questi scienziati l’urina contiene il 99 per cento di acqua, ma nel restante uno per cento vi è una larga presenza di idrogeno presente nella urea, il componente organico la cui formula è (NH2)2CO. Se fosse possibile raccogliere l’urina dei 24mila studenti della Ohio University si potrebbero alimentare con energia elettrica 60 edifici ogni giorno. I ricercatori ammettono che molto deve essere ancora studiato e fatto prima di arrivare a risultati concreti. Ma sono altrettanto convinti che la nuova tecnologia potrà essere disponibile molto presto.
Sperando che non si tratti dell’ennesima bufala giornalistica, ricordiamo che durante la seconda guerra mondiale furono fatti studi accurati per recuperare il grasso dagli escrementi umani. Si era in piena ‘autarchia’, bisognava ridurre le importazioni dall’estero e sviluppare le risorse interne. E si diffuse la voce malevola che una famosa crema di nocciole fosse fatta utilizzando proprio quel tipo di grasso concentrato. Per fortuna si trattava di una accusa smentita subito dalle analisi e prove concrete.
Sperando che non si tratti dell’ennesima bufala giornalistica, ricordiamo che durante la seconda guerra mondiale furono fatti studi accurati per recuperare il grasso dagli escrementi umani. Si era in piena ‘autarchia’, bisognava ridurre le importazioni dall’estero e sviluppare le risorse interne. E si diffuse la voce malevola che una famosa crema di nocciole fosse fatta utilizzando proprio quel tipo di grasso concentrato. Per fortuna si trattava di una accusa smentita subito dalle analisi e prove concrete.
“ UN PAESE SENZA”
(riceviamo da Alessandro Petti di Roma e volentieri pubblichiamo)
Favole e realtà
Dove è possibile vivere senza classe dirigente e senza vergogna
Se è vero che le favole – quelle vecchie e quelle nuove – contribuiscono a educare la mente in quanto sono il luogo di tutte le ipotesi, ci danno chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, aiutano (non solo i bambini) a conoscere il mondo…, allora ricorrerò ancora una volta a una favola - una favola più precisamente dell’indimenticabile, indimenticato, Gianni Rodari (premio Andersen 1970, il Nobel della letteratura infantile) – per capire meglio la realtà nella quale stiamo vivendo.
La favola si intitola “Il Paese senza punta” (la potrete trovare in “Favole al telefono”, edizioni Einaudi) e racconta la storia di Giovannino Perdigiorno che era un gran viaggiatore. Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese senza… qualsiasi cosa ed oggetto che avesse una punta: spigoli delle case, chiodi, sciabole, matite, e perfino le spine delle rose!
Tanto che quando tentò di coglierne una, si accorse subito che le sue spine non pungevano, perché non avevano la punta!
- Ma che paese è questo? – domandò Giovannino, sempre più sorpreso, ad una guardia.
- Il Paese senza punta – rispose la guardia… E adesso, per favore, mi dia due schiaffi.
Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera – racconta Rodari.
- Per carità, non voglio mica finire in prigione per oltraggio a pubblico ufficiale. I due schiaffi semmai dovrei riceverli io, non darli.
- - Ma qui usa così – spiegò la guardia -, per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli.
- Ma è ingiusto, è terribile.
- Certo che è ingiusto e terribile – disse la guardia -. La cosa è infatti tanto odiosa che la gente, per non essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia due schiaffi, e un’altra volta stia più attento.
- Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia…
- Quand’è così – concluse la guardia – dovrò riaccompagnarla alla frontiera.
Quante cose ci insegna questa bellissima favola!
Immaginate innanzitutto, per un momento, se vigesse anche da noi la legge che vige nel “Paese senza punta”: assisteremmo quasi certamente a una strage di guardie picchiate ogni giorno a sangue e, per contro, alla bella vita di una pletora di governanti circolanti a piede libero…
In un Paese infatti come l’Italia, in cui la regola sembra essere diventata soprattutto disattendere le regole anzi, peggio, disprezzarle, l’unico baluardo sarebbero le guardie…
Ed è, guarda caso, proprio la Magistratura italiana – insieme al Presidente della Repubblica, che ne è di diritto alla presidenza - a porsi oggi come baluardo del rispetto delle leggi, della nostra bella Costituzione e dello Stato di diritto, lo Stato cioè che tutela in modo eguale i diritti di tutti i cittadini.
Una istituzione fondamentale, la Magistratura, che, tuttavia, invece di essere apprezzata, onorata, sostenuta, difesa e amata dagli italiani, per la difesa sistematica che fa giorno dopo giorno del rispetto delle regole e delle leggi, proprio dall’indifferenza degli italiani è stata lasciata sola.
Per la maggioranza infatti degli italiani - grandi anarchici, egoisti, indifferenti - tutto sta bene come sta e, in sostanza, la menzogna vale quanto la verità.
Nessuna rivolta organizzata si registra, peraltro, nemmeno contro l’aspetto forse più deteriore di questi nostri brutti tempi caratterizzati dalle menzogne - e dalle protesi, sia follicolari sia penee – berlusconiane: “la volgarità trionfante e lo schianto culturale – come scrive Curzio Maltese – che non sembra mai toccare il fondo: non un singolo film, romanzo, saggio politico, o qualsivoglia frutto del pensiero che meriti di rimanere; bensì una televisione di serie B imitativa di vecchi format americani, una teoria politica mal tradotta dal reaganismo, più una serie infinita di barzellette, slogan da stadio e ghirigori avvocateschi, … il folclore della Lega, la Padania e il dio Po. Al confronto, il fascismo era un movimento di intellettuali”.
Tutto ciò con il sostegno di una maggioranza cortigiana disposta a votare qualsiasi legge ad personam e a dichiarare in Parlamento il falso – come nel caso della “nipote di Mubarak” – pur di mantenersi al potere. “Ma quello a cui non si riesce ad abituarsi – scrive sempre Maltese – è alla pretesa dei delinquenti di infangare gli onesti, alla volontà dei ladri di mettere in galera le guardie”.
Proprio come nella favola – non ve lo dicevo poco fa? – di Gianni Rodari.
Ma è, poi, tutta l’Italia di oggi ad essere un “Paese senza”. Un Paese, per incominciare, senza classe dirigente, laddove per definizione classe dirigente è quel gruppo di persone che nella gestione del potere e della cosa pubblica antepone l’interesse generale (del Paese) ai propri interessi particolari di azienda, partito, organizzazione.
In base a questa definizione universalmente accettata il nostro Paese è, pertanto e a tutti gli effetti, un Paese senza Presidente del Consiglio, poiché in tutt’altri interessi - e processi - personali ed aziendali affaccendato, nel disprezzo sia del buon governo, sia del rispetto delle comuni leggi, sia di quelle della semplice decenza; un Paese senza Ministro degli Esteri, in quanto incapace di esprimere un proprio pensiero che sia uno; un Paese senza Ministro della Difesa, letteralmente “mimetizzato” nella difesa del Padrone piuttosto che di quella dei nostri delicati equilibri interni e internazionali; un Paese senza Ministro dell’Agricoltura, anche se – come ha dichiarato subito dopo la sua, recentissima, nomina – un paio di volte è stato in un agriturismo; un Paese senza Ministro perle Riforme, impegnato ogni volta che può presso le sorgenti del fiume Po a riempire un ampolla, che dovrebbe funzionare come una specie di acqua della Madonna, ma per leghisti. Etc, etc. Divertitevi voi a proseguire questo esercizio tanto viene facile farlo.
Ha scritto su “La Stampa” Massimo Gramellini: “Il vero tratto distintivo di questa casta di macchiette non è più nemmeno l’incompetenza. E’ la mancanza di vergogna”.
Insomma, siamo proprio “un Paese senza”. Un Paese indifferente, e senza vergogna.
Alessandro Petti
Roma
Favole e realtà
Dove è possibile vivere senza classe dirigente e senza vergogna
Se è vero che le favole – quelle vecchie e quelle nuove – contribuiscono a educare la mente in quanto sono il luogo di tutte le ipotesi, ci danno chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, aiutano (non solo i bambini) a conoscere il mondo…, allora ricorrerò ancora una volta a una favola - una favola più precisamente dell’indimenticabile, indimenticato, Gianni Rodari (premio Andersen 1970, il Nobel della letteratura infantile) – per capire meglio la realtà nella quale stiamo vivendo.
La favola si intitola “Il Paese senza punta” (la potrete trovare in “Favole al telefono”, edizioni Einaudi) e racconta la storia di Giovannino Perdigiorno che era un gran viaggiatore. Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese senza… qualsiasi cosa ed oggetto che avesse una punta: spigoli delle case, chiodi, sciabole, matite, e perfino le spine delle rose!
Tanto che quando tentò di coglierne una, si accorse subito che le sue spine non pungevano, perché non avevano la punta!
- Ma che paese è questo? – domandò Giovannino, sempre più sorpreso, ad una guardia.
- Il Paese senza punta – rispose la guardia… E adesso, per favore, mi dia due schiaffi.
Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera – racconta Rodari.
- Per carità, non voglio mica finire in prigione per oltraggio a pubblico ufficiale. I due schiaffi semmai dovrei riceverli io, non darli.
- - Ma qui usa così – spiegò la guardia -, per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli.
- Ma è ingiusto, è terribile.
- Certo che è ingiusto e terribile – disse la guardia -. La cosa è infatti tanto odiosa che la gente, per non essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia due schiaffi, e un’altra volta stia più attento.
- Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia…
- Quand’è così – concluse la guardia – dovrò riaccompagnarla alla frontiera.
Quante cose ci insegna questa bellissima favola!
Immaginate innanzitutto, per un momento, se vigesse anche da noi la legge che vige nel “Paese senza punta”: assisteremmo quasi certamente a una strage di guardie picchiate ogni giorno a sangue e, per contro, alla bella vita di una pletora di governanti circolanti a piede libero…
In un Paese infatti come l’Italia, in cui la regola sembra essere diventata soprattutto disattendere le regole anzi, peggio, disprezzarle, l’unico baluardo sarebbero le guardie…
Ed è, guarda caso, proprio la Magistratura italiana – insieme al Presidente della Repubblica, che ne è di diritto alla presidenza - a porsi oggi come baluardo del rispetto delle leggi, della nostra bella Costituzione e dello Stato di diritto, lo Stato cioè che tutela in modo eguale i diritti di tutti i cittadini.
Una istituzione fondamentale, la Magistratura, che, tuttavia, invece di essere apprezzata, onorata, sostenuta, difesa e amata dagli italiani, per la difesa sistematica che fa giorno dopo giorno del rispetto delle regole e delle leggi, proprio dall’indifferenza degli italiani è stata lasciata sola.
Per la maggioranza infatti degli italiani - grandi anarchici, egoisti, indifferenti - tutto sta bene come sta e, in sostanza, la menzogna vale quanto la verità.
Nessuna rivolta organizzata si registra, peraltro, nemmeno contro l’aspetto forse più deteriore di questi nostri brutti tempi caratterizzati dalle menzogne - e dalle protesi, sia follicolari sia penee – berlusconiane: “la volgarità trionfante e lo schianto culturale – come scrive Curzio Maltese – che non sembra mai toccare il fondo: non un singolo film, romanzo, saggio politico, o qualsivoglia frutto del pensiero che meriti di rimanere; bensì una televisione di serie B imitativa di vecchi format americani, una teoria politica mal tradotta dal reaganismo, più una serie infinita di barzellette, slogan da stadio e ghirigori avvocateschi, … il folclore della Lega, la Padania e il dio Po. Al confronto, il fascismo era un movimento di intellettuali”.
Tutto ciò con il sostegno di una maggioranza cortigiana disposta a votare qualsiasi legge ad personam e a dichiarare in Parlamento il falso – come nel caso della “nipote di Mubarak” – pur di mantenersi al potere. “Ma quello a cui non si riesce ad abituarsi – scrive sempre Maltese – è alla pretesa dei delinquenti di infangare gli onesti, alla volontà dei ladri di mettere in galera le guardie”.
Proprio come nella favola – non ve lo dicevo poco fa? – di Gianni Rodari.
Ma è, poi, tutta l’Italia di oggi ad essere un “Paese senza”. Un Paese, per incominciare, senza classe dirigente, laddove per definizione classe dirigente è quel gruppo di persone che nella gestione del potere e della cosa pubblica antepone l’interesse generale (del Paese) ai propri interessi particolari di azienda, partito, organizzazione.
In base a questa definizione universalmente accettata il nostro Paese è, pertanto e a tutti gli effetti, un Paese senza Presidente del Consiglio, poiché in tutt’altri interessi - e processi - personali ed aziendali affaccendato, nel disprezzo sia del buon governo, sia del rispetto delle comuni leggi, sia di quelle della semplice decenza; un Paese senza Ministro degli Esteri, in quanto incapace di esprimere un proprio pensiero che sia uno; un Paese senza Ministro della Difesa, letteralmente “mimetizzato” nella difesa del Padrone piuttosto che di quella dei nostri delicati equilibri interni e internazionali; un Paese senza Ministro dell’Agricoltura, anche se – come ha dichiarato subito dopo la sua, recentissima, nomina – un paio di volte è stato in un agriturismo; un Paese senza Ministro perle Riforme, impegnato ogni volta che può presso le sorgenti del fiume Po a riempire un ampolla, che dovrebbe funzionare come una specie di acqua della Madonna, ma per leghisti. Etc, etc. Divertitevi voi a proseguire questo esercizio tanto viene facile farlo.
Ha scritto su “La Stampa” Massimo Gramellini: “Il vero tratto distintivo di questa casta di macchiette non è più nemmeno l’incompetenza. E’ la mancanza di vergogna”.
Insomma, siamo proprio “un Paese senza”. Un Paese indifferente, e senza vergogna.
Alessandro Petti
Roma
Ci rubano la porno scena
Il direttore Fmi accusato di tentata violenza su una cameriera di un hotel a New York. Nonostante i 62 anni, la terza moglie e una manciata di figli, sembra che si tratti di un perenne assatanato. Accusato di condurre un livello di vita dispendioso a carico del Fondo, non sapeva che gli amori ancillari sono pericolosi. E nessuno gli ha detto che quando uno del suo calibro e' affetto da priapismo la soluzione e' quella di pagare superbe escorts.
Solar Impulse
Che notizia!!
(Da l'Unita')
L'aereo sperimentale «Solar Impulse», è atterrato all'aeroporto di Bruxelles al termine del suo primo volo internazionale di 13 ore con l'ausilio della sola energia solare. Il velivolo progettato dallo svizzero Bertrand Piccard e pilotato da Andre Borshberg, ingegnere di formazione, era decollato dall'aeroporto militare elvetico di Payerne alle 7.40 del mattino ed ha toccato terra senza incidenti verso la 20, 40.
«È magnifico», ha esclamato, entusiasta, Piccard. L'apparecchio è già entrato nella storia dell'aviazione nel luglio del 2010, volando senza scalo per 24 ore con l'ausilio dei soli pannelli solari e delle batterie. «Solar Impulse» sarà presentato a Bruxelles il 23 maggio, per poi raggiungere un mese dopo l'aeroporto parigino di Le Bourget, dove sarà l'«invitato speciale» del 49esimo Salone Internazionale dell'Aeronautica. 13 maggio 2011Vedi tutti gli articoli della sezione "Tecnologia"
Ci scrivono...
Caro Oscar,
pensi che sia giunto il momento che una nuova e soprattutto giovane
classe dirigente intervenga affinchè :i Berlusconi, i iBossi, i Di Pietro, i Bersani, i Riciclati ecc. la smettano di fare dei giochini Fini e di rendere i partiti Casini?
Un caro saluto
Walter - Cosenza
________________________________________________
Grazie.
Il problema mio è la totale mancanza di idee credibili al servizio di un progetto di modernizzazione del Paese, traducibile in crescita. Sono convinto non ci sia alcun pericolo per la democrazie, al limite per il buon gusto. Ormai irrimediabilmente compromesso dall'attuale maggioranza come dalla variegata galassia delle opposizioni, tutti presi ad ingaggiare una lotta titanica a chi sia il più cialtrone.
Per questo io ai seggi andrò, non questa volta -nel mio comune non si vota, per annullare la scheda. Lo ritengo un mio diritto, con buona pace di chi dissente.
Saluti
Roberto
_________________________________________________
Caro Bartoli,
grazie per il suo predicozzo fintamente equivicino da qui si evince tutta la sua avversione al Cav, che posso anche comprendere. Non capisco l’invito a votare il PD, in quanto è un partito ricco di mezzi-leader in continuo conflitto fra loro e inoltre non si capisce con chi il PD eventualmente vorrà (o dovrà) condividere fette di potere.
Quello però che mi stupisce è la difesa d’ufficio di Fini: aveva detto che, sul caso Monte-Carlo, se si appurava che la casa era del cognato si sarebbe dimesso (e così non è stato). In più, non ha partecipato alla campagna elettorale delle regionali l’anno scorso con la scusa che la terza carica dello stato non può fare propaganda politica, salvo agitarsi e molto per il FLI in questa tornata elettorale amministrativa. Ma le sembra che sia una pozsizione difendibile? Le ripeto, in questo panorama politico a me sembra che, tutto sommato, il Berlusca sia ancora il male minore.
Auguri,
Marco Fornasir
__________________________________________
Scusi ma lei con che diritto e con quale ruolo si permette di dire a me "cittadino italiano" ciò che devo fare in occasione del voto. Io ho le idee chiare sul da farsi; lei mi sembra molto meno. E allora nonperda tempo a dar cosigli agli altri; si "consigli" per sé. E non mi rompa più i coglioni._
senioca@libero.it
__________________________________________
Io voto Berlusconi e la prego di non scrivermi più le coglionate che ha osato inviarmi.
Guido Vallauri [g.vallauri@inadv.com]
_____________________________________________
Grazie caro Bartoli,
Ricevo e ti rispondo di getto.
Bello, moilto bello il tuo Scritto e veritiero, per mio conto, in moltissime tue analisi.
Secondo me il problema e' macro ( il mondo politico) non micro ( il politico o il partito)
Troppi sono coloro i quali che hanno vissuto, e continuano aime' a vivere sulle ns spalle, incuranti di quello che sarebbe il bene della nostria Patria e del bisogno sociale.
Troppi sono i politici che hanno fatto il giro del contachilometri, troppi sono i vecchi ( di anni di politica, non per l‘eta') che occupano i centri decisionali.
Se abbiamo necessita' di scegliere il programma giusto, di avere una guida capace per il ns futuro, non credo che la possiamo trovare in questo stagno.
Troppi sono gli impegni che hanno preso, i ricatti per cui possono essere chiamati all'ordine secondo le convenienze del padrone della ” fabbrica”.
Serve il cambiamento vero, serve che tutti questi, che si chiamino Berluconi, Bersani, Di Pietro, Casini o... Vadano a casa e la smettano di rovinarci.
Basta turarci il naso!
Cordiali saluti
Saba
______________________________________________
Ci hai rotto I'll cazzo
Toglimi dalla mailing
roberto.botto@libera.to.it
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Egregio Dott. Bartoli, mi permetto di dissentire su alcune considerazioni contenute nella Sua riflessione.
E' vero che milioni di italiani hanno acclamato il Duce per 20 anni, comprese le sue "follie" imperiali, che però, a mio modesto parerere, non sono state tali. Non è vero, e qui dissento, che molti nostri compatrioti si turavano il naso nell'appoggiare il governo fascista. E' storicamente dimostrato, e mi riferisco a storici quali Renzo De Felice, di certo nè volti a destra, nè revisionisti, che il consenso popolare nei confronti di Mussolini fu spontaneo e crescente. Salvo casi limitati è abbastanza risaputo che gli italiani amarono, questo si, alla "follia", l'ex maestro elementare di Predappio. Altrimenti non si spiegherebbe perchè da 70 anni il nostro popolo sia tacciato di "voltagabbanismo" cronico.
Riguardo all'attuale contesto politico, e premetto che non sono un elettore di Berlusconi, non credo che nell'attuale premier siano prevalsi gli aspetti negativi su quelli positivi. Il fatto che bene o male siano quasi 20 anni che, salvo le parentesi Dini, Prodi I, D'Alema, Amato e prodi bis, Berlusconi sia al centro della politica italiana, certo non dipende solo dal suo potere televisivo o su carta stampata. Forse, in fin dei conti, è solo un buon comunicatore magari con quel carisma in più, assente ingiustificato nelle mummie che si aggirano nella sinistra dai tempi della fine di Craxi. E, stando ai fatti, questo al popolo italiano basta.
Definire, e concludo, il Pd come parte integrante di un "argine democratico", o presunto tale, mi pare errato. Pensi che i primi esperimenti autoritari post fascismo, vengono proprio da quell'emisfero: banche, sindacati, fondazioni, pubblica amministrazione, assicurazioni. Quanti decenni or sono che la sinistra monopolizza e veicola le più importanti strutture economiche e sociali del paese? Non sente un sapore lievemente fascista?
Cordialmente
Gianluca Zapponini
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Senti Bartoli perche' non smetti di rompermi i coglioni con le tue stronzate e mi cancelli dal tuo indirizzario se no ti denuncio alla polizia postale per molestie.
a.anderlini@anderlini.it
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caro Bartoli,
da lettore del suo blog e cittadino italiano con diritto di voto la ringrazio per la lettera aperta
mi domando perchè non ha fatto considerazioni rivolte a chi vota Sinistra ecologia libertà, o altre liste di sinistra, o anche le liste di Grillo
ed eventualmente le liste civiche ...
sarebbe stato interessante sentire la sua opinione
a presto
Basilio Buffoni
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Caro Bartoli.
Quello che lei dice lo sottoscrivo .
Avrei una unica considerazione da fare: dalla sua lettera si evince che lei confida nella esistenza di una fascia ( ampia? )di elettori con il DNA non contaminato dai difetti che lei evidenzia essere ben presenti nella attuale maggioranza e opposizione ( nella maggioranza principalmente ).
Assiemando tutte le notizie di malefatte quotidiane a livello nazionale. provinciale, regionale e comunale , sia in ambito pubblico che privato , che compaiono nei media , si ha invece, secondo me , la sensazione che nella maggioranza dei settori/attività dove si gratta emergono comportamenti censurabili ergo si potrebbe dedurre che la maggioranza degli italiani abbia nel DNA la tendenza alla furbata pro domus sua e pertanto non dobbiamo sorprenderci se accetta di eleggere dei rappresentati con lo stesso DNA.
Cordiali saluti
Claudio Franza
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Caro Andrea, ti giro questa "letter aperta a un cittadino italiano con diritto al voto" di un mio amico a WDC, che essendo aperta, vorrei consigliarti di pubbicare tra le lettere al direttotre di America Oggi.
Cordiali saluti.
Mico
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Sembrerebbe un invito a turarsi il naso e votare Bersani...
Che poi sarebbe favorire i programmi a lungo termine di Mida-al-contrario (quello che tocca trasforma in....) D'Alema....
Non c'e' nient'altro?
Magari di nuovo ed inviso ai partiti (prima raccomandazione per un possibile cambiamento)?
Ciao
Clark
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Ehilá!
Molto ben messo. Molto ben scritto.
Complimenti
Massimo Tagliavini
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pensi che sia giunto il momento che una nuova e soprattutto giovane
classe dirigente intervenga affinchè :i Berlusconi, i iBossi, i Di Pietro, i Bersani, i Riciclati ecc. la smettano di fare dei giochini Fini e di rendere i partiti Casini?
Un caro saluto
Walter - Cosenza
________________________________________________
Grazie.
Il problema mio è la totale mancanza di idee credibili al servizio di un progetto di modernizzazione del Paese, traducibile in crescita. Sono convinto non ci sia alcun pericolo per la democrazie, al limite per il buon gusto. Ormai irrimediabilmente compromesso dall'attuale maggioranza come dalla variegata galassia delle opposizioni, tutti presi ad ingaggiare una lotta titanica a chi sia il più cialtrone.
Per questo io ai seggi andrò, non questa volta -nel mio comune non si vota, per annullare la scheda. Lo ritengo un mio diritto, con buona pace di chi dissente.
Saluti
Roberto
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Caro Bartoli,
grazie per il suo predicozzo fintamente equivicino da qui si evince tutta la sua avversione al Cav, che posso anche comprendere. Non capisco l’invito a votare il PD, in quanto è un partito ricco di mezzi-leader in continuo conflitto fra loro e inoltre non si capisce con chi il PD eventualmente vorrà (o dovrà) condividere fette di potere.
Quello però che mi stupisce è la difesa d’ufficio di Fini: aveva detto che, sul caso Monte-Carlo, se si appurava che la casa era del cognato si sarebbe dimesso (e così non è stato). In più, non ha partecipato alla campagna elettorale delle regionali l’anno scorso con la scusa che la terza carica dello stato non può fare propaganda politica, salvo agitarsi e molto per il FLI in questa tornata elettorale amministrativa. Ma le sembra che sia una pozsizione difendibile? Le ripeto, in questo panorama politico a me sembra che, tutto sommato, il Berlusca sia ancora il male minore.
Auguri,
Marco Fornasir
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Scusi ma lei con che diritto e con quale ruolo si permette di dire a me "cittadino italiano" ciò che devo fare in occasione del voto. Io ho le idee chiare sul da farsi; lei mi sembra molto meno. E allora nonperda tempo a dar cosigli agli altri; si "consigli" per sé. E non mi rompa più i coglioni._
senioca@libero.it
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Io voto Berlusconi e la prego di non scrivermi più le coglionate che ha osato inviarmi.
Guido Vallauri [g.vallauri@inadv.com]
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Grazie caro Bartoli,
Ricevo e ti rispondo di getto.
Bello, moilto bello il tuo Scritto e veritiero, per mio conto, in moltissime tue analisi.
Secondo me il problema e' macro ( il mondo politico) non micro ( il politico o il partito)
Troppi sono coloro i quali che hanno vissuto, e continuano aime' a vivere sulle ns spalle, incuranti di quello che sarebbe il bene della nostria Patria e del bisogno sociale.
Troppi sono i politici che hanno fatto il giro del contachilometri, troppi sono i vecchi ( di anni di politica, non per l‘eta') che occupano i centri decisionali.
Se abbiamo necessita' di scegliere il programma giusto, di avere una guida capace per il ns futuro, non credo che la possiamo trovare in questo stagno.
Troppi sono gli impegni che hanno preso, i ricatti per cui possono essere chiamati all'ordine secondo le convenienze del padrone della ” fabbrica”.
Serve il cambiamento vero, serve che tutti questi, che si chiamino Berluconi, Bersani, Di Pietro, Casini o... Vadano a casa e la smettano di rovinarci.
Basta turarci il naso!
Cordiali saluti
Saba
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Ci hai rotto I'll cazzo
Toglimi dalla mailing
roberto.botto@libera.to.it
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Egregio Dott. Bartoli, mi permetto di dissentire su alcune considerazioni contenute nella Sua riflessione.
E' vero che milioni di italiani hanno acclamato il Duce per 20 anni, comprese le sue "follie" imperiali, che però, a mio modesto parerere, non sono state tali. Non è vero, e qui dissento, che molti nostri compatrioti si turavano il naso nell'appoggiare il governo fascista. E' storicamente dimostrato, e mi riferisco a storici quali Renzo De Felice, di certo nè volti a destra, nè revisionisti, che il consenso popolare nei confronti di Mussolini fu spontaneo e crescente. Salvo casi limitati è abbastanza risaputo che gli italiani amarono, questo si, alla "follia", l'ex maestro elementare di Predappio. Altrimenti non si spiegherebbe perchè da 70 anni il nostro popolo sia tacciato di "voltagabbanismo" cronico.
Riguardo all'attuale contesto politico, e premetto che non sono un elettore di Berlusconi, non credo che nell'attuale premier siano prevalsi gli aspetti negativi su quelli positivi. Il fatto che bene o male siano quasi 20 anni che, salvo le parentesi Dini, Prodi I, D'Alema, Amato e prodi bis, Berlusconi sia al centro della politica italiana, certo non dipende solo dal suo potere televisivo o su carta stampata. Forse, in fin dei conti, è solo un buon comunicatore magari con quel carisma in più, assente ingiustificato nelle mummie che si aggirano nella sinistra dai tempi della fine di Craxi. E, stando ai fatti, questo al popolo italiano basta.
Definire, e concludo, il Pd come parte integrante di un "argine democratico", o presunto tale, mi pare errato. Pensi che i primi esperimenti autoritari post fascismo, vengono proprio da quell'emisfero: banche, sindacati, fondazioni, pubblica amministrazione, assicurazioni. Quanti decenni or sono che la sinistra monopolizza e veicola le più importanti strutture economiche e sociali del paese? Non sente un sapore lievemente fascista?
Cordialmente
Gianluca Zapponini
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Senti Bartoli perche' non smetti di rompermi i coglioni con le tue stronzate e mi cancelli dal tuo indirizzario se no ti denuncio alla polizia postale per molestie.
a.anderlini@anderlini.it
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caro Bartoli,
da lettore del suo blog e cittadino italiano con diritto di voto la ringrazio per la lettera aperta
mi domando perchè non ha fatto considerazioni rivolte a chi vota Sinistra ecologia libertà, o altre liste di sinistra, o anche le liste di Grillo
ed eventualmente le liste civiche ...
sarebbe stato interessante sentire la sua opinione
a presto
Basilio Buffoni
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Caro Bartoli.
Quello che lei dice lo sottoscrivo .
Avrei una unica considerazione da fare: dalla sua lettera si evince che lei confida nella esistenza di una fascia ( ampia? )di elettori con il DNA non contaminato dai difetti che lei evidenzia essere ben presenti nella attuale maggioranza e opposizione ( nella maggioranza principalmente ).
Assiemando tutte le notizie di malefatte quotidiane a livello nazionale. provinciale, regionale e comunale , sia in ambito pubblico che privato , che compaiono nei media , si ha invece, secondo me , la sensazione che nella maggioranza dei settori/attività dove si gratta emergono comportamenti censurabili ergo si potrebbe dedurre che la maggioranza degli italiani abbia nel DNA la tendenza alla furbata pro domus sua e pertanto non dobbiamo sorprenderci se accetta di eleggere dei rappresentati con lo stesso DNA.
Cordiali saluti
Claudio Franza
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Caro Andrea, ti giro questa "letter aperta a un cittadino italiano con diritto al voto" di un mio amico a WDC, che essendo aperta, vorrei consigliarti di pubbicare tra le lettere al direttotre di America Oggi.
Cordiali saluti.
Mico
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Sembrerebbe un invito a turarsi il naso e votare Bersani...
Che poi sarebbe favorire i programmi a lungo termine di Mida-al-contrario (quello che tocca trasforma in....) D'Alema....
Non c'e' nient'altro?
Magari di nuovo ed inviso ai partiti (prima raccomandazione per un possibile cambiamento)?
Ciao
Clark
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Ehilá!
Molto ben messo. Molto ben scritto.
Complimenti
Massimo Tagliavini
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Basta turarsi il naso!
Lettera aperta ad un Gentile Cittadino Italiano con diritto al voto:
“In un celebre editoriale del 1976 Indro Montanelli invitava i suoi lettori del Giornale (non ancora berlusconiano) a “turarsi il naso” e votare Democrazia Cristiana contro il pericolo di una possibile affermazione del PCI di Enrico Berlinguer alle elezioni politiche dello stesso anno. Il grande giornalista sintetizzava così il concetto secondo il quale solo il voto al grande partito cattolico di massa, pur con tutti i suoi difetti ben noti già allora, avrebbe potuto contrastare efficacemente l’ascesa al governo del Paese da parte dei “nipotini di Stalin”. (da Mentecritica)
“Turarsi il naso” è uno sport nazionale. Milioni di italiani hanno acclamato Mussolini e le sue follie imperiali, anche se molti lo facevano turandosi il naso e rifugiandosi nelle battute da salotto del tipo “O Roma o Orte!”.
L’invito che rivolgiamo a Lei, Cittadino Italiano che dovrebbe andare a votare, è quello di dare la sua preferenza a un uomo e a un partito, senza turarsi il naso.
Il lezzo che viene dai buglioli della politica, del sottogoverno, delle conventicole mafiose, delle legioni di femmine pronte a vendersi per un po’ di Euro, delle opposizioni specializzate nel salto della quaglia, di quelli che stanno con una gamba di qua e l’altra di là, bene: questo lezzo ammorbante non si evita tappandosi le narici. Fa parte del costume sociale ormai e del DNA nazionale. Basta rileggere la storia dei Papi e del Vaticano per rendersi conto a quale grado di ingnominia la parola di Cristo sia stata umiliata, sfruttata e imbrattata nel corso dei secoli.
Allora, gentile cittadino italiano se vuol votare Berlusconi vada al seggio, sapendo che il Cavaliere è un personaggio molto controverso nel quale gli aspetti negativi della sua personalità troppo spesso prendono il sopravvento sulle qualità positive. E voti sapendo che il suo è un giudizio basato sui fatti e non su lusinghe mediatiche.
Se decide di votare per Bersani e i candidati del PD lo faccia sapendo che quel partito è un pollaio nel quale alcuni galli spelacchiati continuano a beccarsi tra loro. Ma si tratta, purtroppo, dell’unico argine democratico contro lo strapotere di una destra arrogante che ha contribuito ad abbassare il livello della morale nazionale spacciando il mercato delle anime e dei corpi. E se le viene da dire che non riesce a capire quel che dice Bersani quando parla in TV, non si scoraggi: non conta il Bersani di oggi ma qualche giovane che potrà prendere le redini del maggior partito di opposizione domani.
Se invece si orienta per il terzo Polo, si ricordi degli sculettamenti politici dei Casini e dei Rutelli che aspirano oggi a gestire la politica dei due forni di conio andreottiano e forse ce la faranno. Ma non si turi il naso e ricordi anche i precedenti storici di questi politici.
Se decide di votare per Fini e il FLI non si turi il naso dimenticando che questo esponente politico ha convalidato per anni le decisioni dell’attuale nemico Berlusconi. Provi a mettere sulla bilancia i pro ed i contro di un progetto politico che dovrebbe far rinsavire la destra riconducendola sui binari della credibilità.
Quanto alla Lega, se deve votarla, non dimentichi la cultura secessionista (messa da parte solo per convenienze momentanee), e non si turi il naso sulle volgarità di linguaggio e di atteggiamento che rendono penoso il discernimento della proposta politica di questo partito. Voti essendo cosciente di tutto questo e convinto che, nonostante tutto, la Lega rappresenta qualcosa di buono per l’Italia.
Se poi, gentile cittadino avente diritto al voto, Lei appartiene alla numerosa schiera di quegli italiani ai quali fa schifo la politica (“che è una cosa sudicia”) e pertanto decide ancora una volta di non andare a votare, allora a questo punto Lei non ha più diritto alla lamentazione quotidiana. Si prenda quello che Le passa il convento gestito da coloro che sanno convincere la gente a votare in una certa maniera. Lei si sta sparando nelle ginocchia ed anche un po’ più sopra.
Gino Bartali era solito dire: “Gli è tutto sbagliato e tutto da rifare.” Ma per ‘rifare’ ci vuole qualcuno che abbia la volontà di agire con scelte razionali, senza turarsi il naso. Perché chi si tura il naso non si accorge che c’è sempre qualcuno pronto a turargli qualche anfratto, intonando l’inno del Bunga Bunga insegnatoci dal dittatore libico.
E comunque ricordi che, Lei gentile cittadino italiano, quando decide di buttare il cuore al di là dell’oceano, tentando l’avventura in un mondo che vive solo sulla competizione più esasperata, Lei cittadino italiano con diritto al voto, dimostra di avere due marce in più rispetto ai concorrenti di altre pelli, religioni e culture. E riesce sempre ad affermarsi accettando la gara costi quello che costi.
Provi a farlo anche in Italia.
I wish you all the best.
Oscar Bartoli
Politica, sesso e comportamenti non etici.
Succede qui da noi.
POLITICO Breaking News
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The Senate Ethics Committee released a report Thursday alleging that Sen. John Ensign and others violated several federal laws while trying to cover up the sex scandal that ended his Senate career. In separate letters to Attorney General Eric Holder and the Federal Election Commission, the ethics panel says Ensign made false statements to the Federal Election Commission, violated campaign finance laws and obstructed the ethics committee’s inquiry. He is also accused of “aiding and abetting” an effort by a former employee to violate lobbying restrictions.
POLITICO Breaking News
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The Senate Ethics Committee released a report Thursday alleging that Sen. John Ensign and others violated several federal laws while trying to cover up the sex scandal that ended his Senate career. In separate letters to Attorney General Eric Holder and the Federal Election Commission, the ethics panel says Ensign made false statements to the Federal Election Commission, violated campaign finance laws and obstructed the ethics committee’s inquiry. He is also accused of “aiding and abetting” an effort by a former employee to violate lobbying restrictions.
L'ossessione di Osama contro il Satana americano
La scoperta a New York di tre che stavano per mettere a segno un attentato ripropone il progetto di Bin Laden che emerge dai dischi, PC e laptops scoperti nella sua abitazione. Secondo quanto riportato dal Washington Post, sembra che dalla lettura delle migliaia di pagine che sono esaminate in queste ore alla CIA sia chiara la volonta' del capoterrorista di ripetere su larga scala un attentato negli Stati Uniti in cioincidenza con il decennale delle Torri Gemelle e del Pentagono. Utilizzando non solo musulmani ma soprattutto africanamericans e ispanici. L'ossessione paranoica di Osama contro gli Stati Uniti, considerati il Satana del globo, avrebbe messo in frizione Bin Laden con alcuni dei suoi diretti collaboratori con i quali dialogava quotidianamente via Internet, grazie al disinteresse o all'aiuto dell'intelligence pachistana, paese che da sempre si esibisce in un doppio gioco con agli americani. Miliardi di dollari americani da una parte e aiuto piu' o meno camuffato ai Talebani e terroristi dall'altra. Quanto alle foto del boss terrorista ucciso, decine di membri del Congresso che hanno potuto vederle, dichiarano che si tratta di materiale molto pesante da un punto di vista grafico. Un colpo e' entrato in un occhio di Osama facendo esplodere la calotta cranica. Abbiamo chiesto a molti americani di diverso status ed estrazione che ne pensano di quegli europei che sono scandalizzati per l'uccisione di Bin Laden evitando la sua cattura e relativo processo alla Saddam Hussein. La reazione che abbiamo rilevato va da un sorriso di scherno ad un'alzata di spalle. Ed il commento generalizzato e' piu' o meno: "Quante anime belle! I 3mila morti americani del settembre 2001 e le migliaia di cadaveri seminati nel mondo da Al Qaeda non contano nulla, vero?! Questa e' una guerra vera e propria e in guerra vale la legge marziale."
Arnold e Maria si lasciano dopo 25 anni di matrimonio e sette di convivenza
Se non lo leggete qui, certamente lo vedrete su altri media. Altro che la morte di Osama Bin Laden. La notizia del momento e' che Arnold Alois Schwarzenegger e Maria Shriver si lasciano dopo 25 anni di matrimonio e quattro figli che vanno dai 21 ai 13 anni d'eta'. Le ragioni dello 'scoppiamento' non sono note. I pettegoli di Hollywood dicono che i due da tempo mostravano qualche segno di insofferenza. Le morti delle rispettive madri e quelle per droga nel clan dei Kennedy avevano accentuato il disagio reciproco. Dopo avere completato il secondo mandato come governatore della California, Arnold che non ha demeritato nonostante le immense difficolta' nel gestire gli ultimi due anni di crisi, sta per ritornare sul set non si sa bene se nella veste di attore o di regista. Maria Shriver e' sempre stata considerata il suo 'bedfellow' ovvero la consigliera piu' autentica sia nel corso della sua carriera come attore che in quella di repubblicano moderato, quasi..democratico. Abbiamo incontrato Arnold Schwarzenegger tempo fa sul sagrato della Chiesa di Santa Monica dove spesso andava a trovare la madre. Nei pochi minuti di conversazione lo abbiamo trovato aperto e cordiale come sanno esserlo i politici americani che sembrano concedersi totalmente ad ogni interlocutore. Maria col piccolo dei quattro figli ascoltava sorridendo a due metri di distanza. Nessuna guardia del corpo nelle vicinanze. Questo divorzio e' l'ultimo di una serie di altri matrimoni naufragati dopo molti anni e costati ai rispettivi mariti decine e centinaia di milioni di dollari. Senza considerare quello del mega editore Rupert Murdoch che ha dovuto pagare alla ex moglie un miliardo e settecento milioni di dollari. Si sa: le spese di sopravvivenza di certe signore divorziate crescono giorno per giorno.
La fine annunciata del quotidiano stampato (3)
Crollano anche le televisioni generaliste. E tra quelle via cavo CNN la più importante azienda di news del mondo, ha visto precipitare gli ascolti del 39%.
Fox News, del solito Murdoch è al primo posto tra le televisioni via cavo grazie ai suoi anchor di punta (Bill O’Reilly e Glenn Beck).Si tratta di due personaggi apertamente schierati a destra, che usano un linguaggio diretto e offensivo nei confronti degli oppositori di varia tendenza e, come nel caso di Glenn Beck sbandierano la loro passata dipendenza da alcool e droghe).Un meccanismo di transfert psicologico che funziona molto bene negli Stati Uniti in termini di comunicazione. Basta pensare a George W. Bush ed alla sua ammessa predilezione per gli alcoolici fino a 40 anni prima di essere fulminato sulla via della redenzione dal reverendo evangelico Billy Graham. Il rampino comunicazionale funziona sollecitando nello spettatore e ascoltatore ordinario la molla reattiva del: “Anche lui come me (finito in prigione per guida in stato di ebbrezza, drogato, scarsi risultati a scuola, etc.).Quanto ai maniaci sessuali e pedofili quelli non sono visti con simpatia e autocommiserazione nella cultura americana.
Negli Stati Uniti da qualche anno va progressivamente aumentando il numero di coloro che non cercano una informazione obiettiva (o, quantomeno, tendente all’obiettività). Quello che si cerca è un medium che sia in sintonia con il nostro punto di vista e con le nostre aspettative. Se nell’edicola mediatica si trova una testata e un commentatore che rispondono a questa nostra inclinazione il collegamento diventa perfetto e il rapporto si cementifica attraverso la fidelizzazione.Per dare un’idea del livello di crisi vissuto oggi dalla stampa americana basta riferirsi ad una frase nello slang giornalistico che dice: “Every obituary run in a newspaper means one less reader” (Ogni necrologio pubblicato dal giornale significa un lettore in meno”. Il quotidiano, ovvero il pezzo di carta che compriamo all’edicola o ci viene buttato sul prato di casa dal ragazzino in bicicletta non ha più ‘ragione di esistere’, proprio perché quotidiano. Non sembri una contraddizione: il ciclo della formazione, stampa e distribuzione di un giornale è di 24 ore. Appare evidente che in un mondo come l’attuale, dove basta un click per avere le ultime notizie, questo prodotto veda assottigliarsi ogni giorno il mercato di riferimento. E siamo arrivati alla frutta, o poco ci manca, se, Arthur Sulsberger Jr., il proprietario del New York Times, quel giornale che per decenni è stato considerato la corazzata dell’informazione americana, ha ammesso in un pubblico intervento che la vita di un quotidiano ‘fisicamente’ su carta non ha un futuro.
Di opinione diversa è Frank A. Bennack Jr., CEO del Gruppo Hearst (15 giornali, televisioni, radio) il quale sostiene che i giornali devono risolvere il problema del modello di business che deve essere ridisegnato. E quanto ai nuovi tools sui quali è possibile scaricare elettronicamente e leggere un giornale, Bennack sostiene che questi occuperanno uno spazio di mercato non superiore al 35%. Il resto continuerà ad essere terreno del giornale su carta. James M. Moroney III è il chief executive officer and publisher of The Dallas Morning News. La lettera che ha scritto ai suoi collaboratori in occasione della celebrazione del 125 anniversario della fondazione della testata è divenuta il manifesto degli editori e di tutti coloro che, a diverso titolo, lavorano nelle aziende che pubblicano giornali e periodici. Secondo il suo proprietario il The Dallas Morning News non è più un giornale stampato. O almeno non è questo il solo prodotto dell’azienda. Un grande impegno viene profuso dai dirigenti di questa importante testata (che ha vinto decine di premi Pulitzer durante la sua esistenza) nell’affiancare al giornale a stampa su carta anche la versione ondine ed in più altri prodotti editoriali destinati al numero sempre crescente di utenti che vogliono ricevere il loro giornale via elettronica. “Non siamo più una ‘newspaper company’ ma siamo diventati una ‘ news media company’. Fino al 2001 le aziende giornalistiche hanno prodotto utili. Dopo sono cominciati i guai. Oggi testate storiche come il Los Angeles Times, The Chicago Tribune, The Denver Post, The Philadelphia Inquirer,The Minneapolis Star Tribune, The Orange County Register hanno dovuto ricorrere al Chapter 11, definito bancarotta ma che corrisponde alla nostra amministrazione controllata. Gli ultimi tre anni sono stati particolarmente diificili per l’industria dei newspapers. I ricavi della pubblicità che garantivano una copertura pari all’80% degli incassi di una testata sono calati dell’8% nel 2007, 17% nel 2008 e 24% nel 2009 e a metà del 2010 si registra una ulteriore diminuzione del 9%. Ancora per dieci anni i quotidiani a stampa saranno sul mercato, secondo James M. Moroney. Poi prenderanno il sopravvento le edizioni digitali delle news. Anche Moroney, come lo stesso Murdoch, accusa i blog di non essere aziende giornalistiche, ma solo degli aggregatori di notizie rubate dalle testate che mantengono in vita delle importanti newsroom. Nei giornali ‘veri’ sono le inchieste (giornalismo investigativo), i commenti, le analisi che danno al quotidiano quel plus che li differenzia dai puri aggregatori di notizie scritte da altri. Questo rimane l’unico vantaggio che i media a stampa hanno nei confronti delle televisioni. Ma la continua erosione degli organismi delle redazioni dovuta alla scure del taglio dei costi sta annullando anche questo differenziale che ha sempre caratterizzato la vita di un giornale a stampa rispetto al flusso di informazioni sfornate a getto continuo dalla TV e dalle radio. Secondo il publisher e CEO del Dallas Morning News per garantire i posti di lavoro e non espellere centinaia di giornalisti dalle redazioni occorre aumentare il prezzo del giornale a stampa, far pagare quelli che vogliono consultare le edizioni online, rafforzare la legge sul copyright e non consentire di utilizzare il contenuto delle notizie a meno che uno non paghi. Un ritornello che ormai quasi tutti gli editori in tutto il mondo stanno ripetendo. L’unico ad averlo adottato prima di tutti è stato il Wall Street Journal con risultati a quel che si apprende non entusiasmanti. Al punto che Rupert Murdoch ha smantellato di recente le redazioni a Londra e New York che avrebbero dovuto mettere online un quotidiano elettronico a pagamento. Ma in una intervista rilasciata ad un quotidiano australiano, Murdoch ha detto che comunque il quotidiano elettronico uscirà e le previsioni sono che possa avere un serbatoio di abbonamenti pari a 800mila lettori.
Murdoch è uno che sa annusare il mercato prima degli altri. La sua decisione, comunque, confligge con il fatto che se uno rinuncia all’abbonamento della copia su carta del suo giornale e si trova costretto a pagare per cliccare sull’edizione che trova su Internet, bene: a quel punto si rivolge alla immensa platea dei blog nella quale individua quello che più gli dà affidamento quanto a fornitura di notizie più o meno obiettive in tempo reale. Free of charge, ovvero senza pagare un centesimo.
Fino a poco fa ci si meravigliava per l’abilità di CNN di coprire ogni evento e disastro naturale in giro per il mondo inviando le proprie troupes nell’arco di poche ore anche in zone difficili da raggiungere. Le prime notizie dettagliate sul terremoto che ha colpito Haiti, sulla repressione delle proteste a Teheran, sullo tzunami in Giappone sono arrivate alla stessa CNN ed alle altre televisioni attraverso le corrispondenze di privati che digitavano su Twitter. Lo scenario della informazione americana (a parte la ‘morte annunciata’ prossima ventura dei media su carta) presenta delle profonde crepe finanziarie considerato che il sostegno della pubblicità si va dirigendo verso altri mezzi di comunicazione elettronica o batte la fiacca a causa della crisi economica che non accenna a dare sostanziali segnali di ripresa e di recupero della forza lavoro.
(I precedenti articoli sono nell'archivio del mese di Aprile)
Continua
Fox News, del solito Murdoch è al primo posto tra le televisioni via cavo grazie ai suoi anchor di punta (Bill O’Reilly e Glenn Beck).Si tratta di due personaggi apertamente schierati a destra, che usano un linguaggio diretto e offensivo nei confronti degli oppositori di varia tendenza e, come nel caso di Glenn Beck sbandierano la loro passata dipendenza da alcool e droghe).Un meccanismo di transfert psicologico che funziona molto bene negli Stati Uniti in termini di comunicazione. Basta pensare a George W. Bush ed alla sua ammessa predilezione per gli alcoolici fino a 40 anni prima di essere fulminato sulla via della redenzione dal reverendo evangelico Billy Graham. Il rampino comunicazionale funziona sollecitando nello spettatore e ascoltatore ordinario la molla reattiva del: “Anche lui come me (finito in prigione per guida in stato di ebbrezza, drogato, scarsi risultati a scuola, etc.).Quanto ai maniaci sessuali e pedofili quelli non sono visti con simpatia e autocommiserazione nella cultura americana.
Negli Stati Uniti da qualche anno va progressivamente aumentando il numero di coloro che non cercano una informazione obiettiva (o, quantomeno, tendente all’obiettività). Quello che si cerca è un medium che sia in sintonia con il nostro punto di vista e con le nostre aspettative. Se nell’edicola mediatica si trova una testata e un commentatore che rispondono a questa nostra inclinazione il collegamento diventa perfetto e il rapporto si cementifica attraverso la fidelizzazione.Per dare un’idea del livello di crisi vissuto oggi dalla stampa americana basta riferirsi ad una frase nello slang giornalistico che dice: “Every obituary run in a newspaper means one less reader” (Ogni necrologio pubblicato dal giornale significa un lettore in meno”. Il quotidiano, ovvero il pezzo di carta che compriamo all’edicola o ci viene buttato sul prato di casa dal ragazzino in bicicletta non ha più ‘ragione di esistere’, proprio perché quotidiano. Non sembri una contraddizione: il ciclo della formazione, stampa e distribuzione di un giornale è di 24 ore. Appare evidente che in un mondo come l’attuale, dove basta un click per avere le ultime notizie, questo prodotto veda assottigliarsi ogni giorno il mercato di riferimento. E siamo arrivati alla frutta, o poco ci manca, se, Arthur Sulsberger Jr., il proprietario del New York Times, quel giornale che per decenni è stato considerato la corazzata dell’informazione americana, ha ammesso in un pubblico intervento che la vita di un quotidiano ‘fisicamente’ su carta non ha un futuro.
Di opinione diversa è Frank A. Bennack Jr., CEO del Gruppo Hearst (15 giornali, televisioni, radio) il quale sostiene che i giornali devono risolvere il problema del modello di business che deve essere ridisegnato. E quanto ai nuovi tools sui quali è possibile scaricare elettronicamente e leggere un giornale, Bennack sostiene che questi occuperanno uno spazio di mercato non superiore al 35%. Il resto continuerà ad essere terreno del giornale su carta. James M. Moroney III è il chief executive officer and publisher of The Dallas Morning News. La lettera che ha scritto ai suoi collaboratori in occasione della celebrazione del 125 anniversario della fondazione della testata è divenuta il manifesto degli editori e di tutti coloro che, a diverso titolo, lavorano nelle aziende che pubblicano giornali e periodici. Secondo il suo proprietario il The Dallas Morning News non è più un giornale stampato. O almeno non è questo il solo prodotto dell’azienda. Un grande impegno viene profuso dai dirigenti di questa importante testata (che ha vinto decine di premi Pulitzer durante la sua esistenza) nell’affiancare al giornale a stampa su carta anche la versione ondine ed in più altri prodotti editoriali destinati al numero sempre crescente di utenti che vogliono ricevere il loro giornale via elettronica. “Non siamo più una ‘newspaper company’ ma siamo diventati una ‘ news media company’. Fino al 2001 le aziende giornalistiche hanno prodotto utili. Dopo sono cominciati i guai. Oggi testate storiche come il Los Angeles Times, The Chicago Tribune, The Denver Post, The Philadelphia Inquirer,The Minneapolis Star Tribune, The Orange County Register hanno dovuto ricorrere al Chapter 11, definito bancarotta ma che corrisponde alla nostra amministrazione controllata. Gli ultimi tre anni sono stati particolarmente diificili per l’industria dei newspapers. I ricavi della pubblicità che garantivano una copertura pari all’80% degli incassi di una testata sono calati dell’8% nel 2007, 17% nel 2008 e 24% nel 2009 e a metà del 2010 si registra una ulteriore diminuzione del 9%. Ancora per dieci anni i quotidiani a stampa saranno sul mercato, secondo James M. Moroney. Poi prenderanno il sopravvento le edizioni digitali delle news. Anche Moroney, come lo stesso Murdoch, accusa i blog di non essere aziende giornalistiche, ma solo degli aggregatori di notizie rubate dalle testate che mantengono in vita delle importanti newsroom. Nei giornali ‘veri’ sono le inchieste (giornalismo investigativo), i commenti, le analisi che danno al quotidiano quel plus che li differenzia dai puri aggregatori di notizie scritte da altri. Questo rimane l’unico vantaggio che i media a stampa hanno nei confronti delle televisioni. Ma la continua erosione degli organismi delle redazioni dovuta alla scure del taglio dei costi sta annullando anche questo differenziale che ha sempre caratterizzato la vita di un giornale a stampa rispetto al flusso di informazioni sfornate a getto continuo dalla TV e dalle radio. Secondo il publisher e CEO del Dallas Morning News per garantire i posti di lavoro e non espellere centinaia di giornalisti dalle redazioni occorre aumentare il prezzo del giornale a stampa, far pagare quelli che vogliono consultare le edizioni online, rafforzare la legge sul copyright e non consentire di utilizzare il contenuto delle notizie a meno che uno non paghi. Un ritornello che ormai quasi tutti gli editori in tutto il mondo stanno ripetendo. L’unico ad averlo adottato prima di tutti è stato il Wall Street Journal con risultati a quel che si apprende non entusiasmanti. Al punto che Rupert Murdoch ha smantellato di recente le redazioni a Londra e New York che avrebbero dovuto mettere online un quotidiano elettronico a pagamento. Ma in una intervista rilasciata ad un quotidiano australiano, Murdoch ha detto che comunque il quotidiano elettronico uscirà e le previsioni sono che possa avere un serbatoio di abbonamenti pari a 800mila lettori.
Murdoch è uno che sa annusare il mercato prima degli altri. La sua decisione, comunque, confligge con il fatto che se uno rinuncia all’abbonamento della copia su carta del suo giornale e si trova costretto a pagare per cliccare sull’edizione che trova su Internet, bene: a quel punto si rivolge alla immensa platea dei blog nella quale individua quello che più gli dà affidamento quanto a fornitura di notizie più o meno obiettive in tempo reale. Free of charge, ovvero senza pagare un centesimo.
Fino a poco fa ci si meravigliava per l’abilità di CNN di coprire ogni evento e disastro naturale in giro per il mondo inviando le proprie troupes nell’arco di poche ore anche in zone difficili da raggiungere. Le prime notizie dettagliate sul terremoto che ha colpito Haiti, sulla repressione delle proteste a Teheran, sullo tzunami in Giappone sono arrivate alla stessa CNN ed alle altre televisioni attraverso le corrispondenze di privati che digitavano su Twitter. Lo scenario della informazione americana (a parte la ‘morte annunciata’ prossima ventura dei media su carta) presenta delle profonde crepe finanziarie considerato che il sostegno della pubblicità si va dirigendo verso altri mezzi di comunicazione elettronica o batte la fiacca a causa della crisi economica che non accenna a dare sostanziali segnali di ripresa e di recupero della forza lavoro.
(I precedenti articoli sono nell'archivio del mese di Aprile)
Continua
Atlantis Down a Cannes: il trailer ufficiale
Hollywood-based International Sales Rep Entertainment 7 will bring Max Bartoli's Atlantis Down at Cannes. Entertainment 7 signed the film up a few weeks ago and will represent both the Italian director and his sci-fi feature at the Palais.
Atlantis Down had its Hollywood Premiere at the Chinese Mann Theater last Feb. 20th during the Los Angeles Italia 2011 Film Festival and its UK Premiere at the Apollo Cinema in Piccadilly Circus (London) on April 29th.
http://youtu.be/vFAoniB0kTE
http://www.youtube.com/user/Ent7Video#p/u/5/vFAoniB0kTE
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Atlantis Down had its Hollywood Premiere at the Chinese Mann Theater last Feb. 20th during the Los Angeles Italia 2011 Film Festival and its UK Premiere at the Apollo Cinema in Piccadilly Circus (London) on April 29th.
http://youtu.be/vFAoniB0kTE
http://www.youtube.com/user/Ent7Video#p/u/5/vFAoniB0kTE
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Il testamento di Osama e altri particolari dell'operazione
Osama Bin Laden nel testamento pubblicato da un giornale del Kuwait chiede perdono ai suoi 27 figli per non avere dedicato il suo tempo alla loro educazione. Ma gli impegni della Jahad, della lotta armata glielo hanno impedito. Il messaggio e' in linea con quello del Profeta che rivolse lo stesso pensiero al figlio. Il testamento contiene anche un monito alle mogli che non dovranno risposarsi ma dedicarsi all'educazione dei fgli. Osama aveva ricevuto in eredita' 30 milioni di dollari dal padre e sembra fosse sul punto di fuggire dal compound prima dell'intervento del team di incursori speciali della Marina. Quanto alla casa definita una mansion da un milione di dollari, finalmente una agenzia locale ha dichiarato che al massimo il valore dell'intero fabbricato terreno incluso non supera i 250mila dollari. E si tratta gia' di una cifra di tutto rispetto considerate le condizioni economiche dell'area. I media di tutto il mondo si arrovellano sui rottami dell'elicottero segreto precipitato all'interno del compound di Osama. Sembra si tratti di una versione 'stealth' di un Black Hawk con insonorizzazione dei motori e altri apparati per sfuggire ai radar. Ma le autorita' americane non si pronunciano sul fatto che l'elicottero sia precipitato vuoi per un guasto o perche' colpito dalle guardie del corpo di Osama. Quanto ai componenti del Navy Seal team sono rientrati subito alla Andrews Base di Washington per poi essere portati al loro comando a Virginia Beach, insieme a PC e dischi che hanno trovato nel corso della missione. I loro nomi non saranno rivelati. E non avranno diritto a spartirsi i 25 milioni di dollari della taglia che pendeva sulla testa di Osama. Panetta, sino a ieri direttore della CIA e responsabile dell'operazione, ha detto che per 25 minuti i collegamenti audio-video con il presidente Obama e i membri del consiglio nazionale per la sicurezza si sono interrotti. Le minitelecamere montate sugli elmetti dei marines non riuscivano a collegarsi con il drone, l'aereo senza pilota, che veleggiava sulla zona e che assicurava i collegamenti. Quanto alle cinque mogli di Osama una e' sparita da tempo dopo il divorzio, tre sono state rimandate in Siria e l'ultima la 27nne madre di tre figli si e' avventata come una tigre contro i marines americani per difendere il suo uomo-padrone ed e' stata bloccata da una pallottola ad una gamba.
Al via la terza edizione del Premio Giornalistico Amerigo
c/o Ambasciata degli Stati Uniti d’America
Via Sallustiana, 49 – 00187 Roma
L’ Associazione Amerigo ha bandito la terza edizione del PREMIO
GIORNALISTICO NAZIONALE AMERIGO 2011. Il Premio intende riconoscere l’opera di quei giornalisti, pubblicisti e professionisti, i quali nel corso del 2011 abbiano contribuito con una loro opera a migliorare la conoscenza della società e della cultura statunitense nel nostro Paese. Il Premio è inteso come un riconoscimento morale alla realizzazione di opere particolarmente significative per le finalità del Premio.Si suddivide in sette Sezioni oltre ad un Premio Speciale, riservato ad un giornalista che si sia particolarmente distinto durante l’anno nella valorizzazione dei rapporti tra Italia e Stati Uniti.Le Sezioni riguardano: le Agenzie giornalistiche, i Quotidiani, i Periodici, le Radio, le Televisioni, la Fotografia, i siti Web.La Cerimonia di consegna del Premio avverrà a Firenze il 15 Dicembre 2011 alle ore 11.00 presso la Sala della Biblioteca dell’Hotel l’Orologio di Piazza Santa
Maria Novella 24. Per partecipare al Premio occorre compilare la Scheda di segnalazione ed inviarla, assieme all’opera redatta, entro e non oltre il 30 novembre 2011, all’indirizzo email: premioamerigo@associazioneamerigo.it
o per posta a: Associazione Amerigo – Chapter di Firenze c/o Consolato Generale
degli stati Uniti d’America – Lungarno A. Vespucci 38 – 50123 Firenze
Il Regolamento del Premio e la Scheda di Segnalazione possono essere scaricati dal
sito dell’Associazione Amerigo www.associazioneamerigo.it, nella pagina “news ed
eventi”. L’Associazione Amerigo, con sede a Roma presso l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America, riunisce gli alumni italiani che, nel tempo, hanno partecipato ai
programmi di scambio internazionale promossi dal Dipartimento di Stato statunitense.
Via Sallustiana, 49 – 00187 Roma
L’ Associazione Amerigo ha bandito la terza edizione del PREMIO
GIORNALISTICO NAZIONALE AMERIGO 2011. Il Premio intende riconoscere l’opera di quei giornalisti, pubblicisti e professionisti, i quali nel corso del 2011 abbiano contribuito con una loro opera a migliorare la conoscenza della società e della cultura statunitense nel nostro Paese. Il Premio è inteso come un riconoscimento morale alla realizzazione di opere particolarmente significative per le finalità del Premio.Si suddivide in sette Sezioni oltre ad un Premio Speciale, riservato ad un giornalista che si sia particolarmente distinto durante l’anno nella valorizzazione dei rapporti tra Italia e Stati Uniti.Le Sezioni riguardano: le Agenzie giornalistiche, i Quotidiani, i Periodici, le Radio, le Televisioni, la Fotografia, i siti Web.La Cerimonia di consegna del Premio avverrà a Firenze il 15 Dicembre 2011 alle ore 11.00 presso la Sala della Biblioteca dell’Hotel l’Orologio di Piazza Santa
Maria Novella 24. Per partecipare al Premio occorre compilare la Scheda di segnalazione ed inviarla, assieme all’opera redatta, entro e non oltre il 30 novembre 2011, all’indirizzo email: premioamerigo@associazioneamerigo.it
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degli stati Uniti d’America – Lungarno A. Vespucci 38 – 50123 Firenze
Il Regolamento del Premio e la Scheda di Segnalazione possono essere scaricati dal
sito dell’Associazione Amerigo www.associazioneamerigo.it, nella pagina “news ed
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