La National Gallery ha organizzato la proiezione del famoso documentario sull’alluvione di Firenze, scritto da Furio Colombo, regia di Zeffirelli e recitato da Richard Burton. Il grande atrio dell’East Building ha ospitato 500 persone. Non fu solo colpa della piena eccezionale dell’Arno. Ma su questa si riversò anche la massa d’acqua lasciata libera dall’invaso di Bilancino. Antiche inchieste documentarono che, al di là di quanto aveva affermato l’ENEL, in effetti si era trattato di un errore tecnico perché il manovratore delle chiuse della diga di Levane a nord di Firenze aveva perso la testa e non era riuscìto a chiudere le saracinesche. Comunque sia andata fu un momento drammatico che commosse il mondo. Firenze non solo città italiana ma tesoro mondiale. Le migliaia di giovani di tanti paesi che si fiondarono ad aiutare la popolazione in mezzo al fango, portando con il loro sorriso una nota di ottimismo in tanto disastro, furono la chiara testimonianza di quanto l’Italia ed in particolare Firenze fosse amata. Quelle immagini, caro Lettore e cara Lettrice, ci hanno disturbato. E sapete perché? Perché chi scrive era giovanissimo consigliere comunale a Palazzo Vecchio per il Partito Liberale Italiano. Sono passati quarantacinque anni da quella data ma il ricordo di quegli avvenimenti è ancora vivido nella memoria. L’alluvione e l’esondazione dell’Arno ci costrinse a salire sul tetto del palazzo dove avevamo un miniappartamento in Via Torta, proprio dirimpetto a Piazza Santa Croce. Nella strada il livello dell’acqua superò i sette metri di altezza. Da quel tetto abbiamo scattato delle foto che poi sono state pubblicate sui giornali di tutto il mondo. E ricordiamo con un sorriso i notiziari della radio a transistor che affermavano quando ancora eravamo sul tetto: “A Firenze la situazione sta tornando alla normalità”. Quando l’acqua cominciò a defluire, lasciandoci in mezzo a montagne di fango, noi, abitanti della parte di Firenze che era stata alluvionata, dovevamo subire le incursioni di migliaia di curiosi, molti dei quali venivano nei fine settimana a vedere come i fiorentini spalavano la mota. E molte signore impellicciate finirono chissà come nel fango. Quando il presidente della Repubblica Saragat, meglio conosciuto come Moet Chandon per la predilezione per lo champagne, alla fine decise di venire a dare un’occhiata a Firenze mal gliene incolse. Mentre percorreva sulla Campagnola Piazza Santa Croce un paio di cartate di fango (almeno così si disse) lo presero in pieno. Ma la cosa fu poi negata ai cronisti. Enrico Mattei, il mitico direttore de La Nazione, il 6 novembre era già in grado di far trovare copie del giornale stampato in una tipografia sulla Bolognese e venduto da edicolanti che avevano perduto tutto e sedevano su una sedia. E il telegrafo delle finestre: la gente si passava voce che la tal famiglia abitante in via Torta stava bene. Ed i messaggi rimbalzavano di casa in casa fino a raggiungere gli interessati chissaddove. Ci sono voluti tanti anni per recuperare molte delle inestimabili opere d’arte. A cominciare dal crocefisso di Cimabue che alcuni incauti frati aveva appoggiato per terra sulla navata per certi lavori alle carrucole nonostante gli avvisi che l’Arno stava al massimo livello. Le ultime immagini del documentario di Zeffirelli mostrano i camion che gettavano nel fiume rifiuti, calcinacci, fango aggravando la situazione di un letto che non sappiamo se sia stato ripulito e dragato. Forse il sindaco Renzi potrebbe dircelo. Il pericolo di un’altra alluvione è sempre dietro l’angolo in Italia. Ce lo dimostrano i morti e i danni che ha subito Genova oltre ai paesi della Lunigiana nei giorni scorsi.
Grazie;sono stato un"angelo del fango"...e qualche pelliccia l'ho centrata anch'io(che preferivo pero'strofinarmici!).Un caro saluto.Ettore Tacchini
Grazie, Oscar, per aver ricordato il 4 Novembre 1966 attraverso le immagini e la voce meravigliosa e commovente di Richard Burton. Io ero S.Ten. cpl alla Caserma Marini di Pistoia, appena arrivato e proveniente da Firenze come Sergente AUC dei “Lupi di Toscana”. Fummo mobilitati la sera del 4, e il giorno 5 mattina io ero già alla guida di alcuni camion di soldati verso Firenze per portare soccorso e spalare il fango insieme a loro. Nei giorni successivi si unirono a noi i soldati sopraggiunti da tutta Europa che ospitammo a Pistoia. Ricordo in particolare il Capitan Sedé, olandese, con cui collaborai in un lavoro frenetico e appassionante per ripulire la tua cara città e, ormai, anche la mia città di adozione.
Sono anch’io, caro Oscar, un “angelo del fango”.
Molti cordiali saluti,
Savino Chiariello
Firenze
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