Gli italiani hanno la memoria cortissima. È bastato che il Cavalier Caimano si fosse dimesso per consentire ai berluscones di inneggiare alla generosità del “grande statista” e cancellare con un colpo di spugna 17 anni di malgoverno, di illegalità, di corruzione, di crescita della criminalità organizzata, di continua offesa alla dignità e alla credibilità del nostro Paese. 34 anni fa mi ero resa conto di chi fosse Berlusconi in occasione della rapina che aveva perpetrato, con l’aiuto di Cesare Previti, ingannando la minorenne Annamaria Casati Stampa, che in seguito avrebbe sposato mio fratello. Si trattava di un "affare" che avrebbe portato nelle mani di Berlusconi, in cambio di poche lire visto che non è mai stato pagato quanto pattuito, la Villa di Arcore, i terreni su cui sarebbe stata costruita Milano-2 e un patrimonio di valore inestimabile in arredi e opere d’arte, che furono dati in garanzia per ottenere un finanziamento multimiliardario dalla Banca Popolare di Milano. Da allora non ho mai smesso di denunciare l’accaduto e le successive malefatte del Cavalier Berlusconi, convinta che una persona profondamente amorale e disonesta, con il culto dell’illegalità e della corruzione, possa perdere il pelo ma non il vizio. Non avrei però immaginato che avrebbe trascinato l'Italia all'attuale disastro, coinvolgendo perfino l'Europa e le economie dell'Occidente. Non sono solo sue le colpe; ad esse si aggiunge il grave default politico, anche europeo, che rende l’odierna situazione rischiosa per tutti e particolarmente pericolosa per l’imprenditore Silvio Berlusconi. Il quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung” sostiene che: “dall’inizio dell’anno le azioni di Mediaset hanno perduto quasi il 50% e che il giorno dell’annuncio delle dimissioni il titolo è precipitato di un altro 10%. Indubbiamente gli investitori fanno cadere le aziende del multimiliardario. Lo scetticismo è grande. Se è vero che l’imprenditore Berlusconi da anni ha tratto vantaggio dal Presidente del Consiglio Berlusconi, che la doppia vita di questo italiano era un unico conflitto d’interessi – che cosa comportano le dimissioni del politico? Quando l’imprenditore aveva problemi con la giustizia – falsa testimonianza, corruzione, falso in bilancio, evasione fiscale – il politico sapeva spesso trovare una soluzione. Come con la legge sull’immunità, votata nel giugno 2003. Ma che cosa succederà se non può più fare approvare le sue leggi?”. ll mega conflitto di interessi, contro il quale le forze politiche non si sono seriamente impegnate, è stato il vero motore della ricchezza personale di Berlusconi composta, oltre che da un immenso patrimonio immobiliare, dalla Mediaset, dalla Banca Mediolanum, dal Club calcistico AC Milan, dalla casa editrice Mondadori, dai video shop, dai grandi magazzini, dalle agenzie pubblicitarie, dal teatro Manzoni a Milano, dal quasi monopolio del mercato televisivo italiano con i relativi enormi introiti pubblicitari di Fiat, Telecom Italia, Enel, etc. Abbiamo sempre ritenuto che la rivolta del Premier contro la Magistratura fosse finalizzata ad evitare le condanne, ma oltre a questo era spinto dalla necessità di salvare la “roba”, come dimostra anche la sua strenua opposizione alla tassa “patrimoniale”. Dobbiamo augurarci che vengano finalmente stabiliti i limiti massimi di quote sul mercato televisivo mentre Mediaset perde terreno e ne guadagnano i concorrenti Sky e La7. Non ci illudiamo che questo nefasto capitolo della Storia italiana si concluda presto, anche se, come sostiene Critica Liberale, in un sistema complesso non si può essere per così tanto tempo incapaci, arroganti, dilettanti e predatori. E’ motivo di angoscia sapere che il ventennio berlusconiano ha privato molti italiani degli anticorpi indispensabili a difendere e salvare la libera democrazia con i valori e i principi sui quali si fonda. La nostra battaglia continua; la dedicheremo soprattutto alla Ricostruzione morale ancor prima che politica ed economica dell’Italia.
Beatrice Rangoni Machiavelli
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