ROMA\ aise\ - Al 31 dicembre 2011 erano 4.208.977 gli italiani residenti all’estero. È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri, 31 gennaio, il decreto dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri che ogni anno – così come previsto dalla Legge Tremaglia – sancisce il numero dei connazionali residenti nelle quattro ripartizioni della circoscrizione Estero.
Nel dettaglio sono 2.307.683 i residenti in Europa; 1.283.078 in America Meridionale; 388.904 in America Settentrionale e Centrale e 229.312 in Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Rispetto al 2010, i residenti all’estero sono aumentati di 93.742 unità: erano 4.115.235 i connazionali "censiti" dal decreto 2010. Dei nuovi espatriati, in 43.266 risiedono in Europa, 38.655 in Sud America, 5.165 in Nord America e 6.656 in Africa Asia e Oceania. (aise)
From: Roberta [mailto:grazianoroberta@alice.it]
Sent: Thursday, February 02, 2012 12:22 PM
To: oscarb1@rcn.com
Subject: Re: Siamo piu' di quattro milioni e contiamo nulla...
Egregio Signor Bartoli,
Forse, se riusciste a riappropriarvi della vostra lingua madre, comincereste a contare qualcosa, per esempio, 1 2 3 ecc. (Per carità, la prenda come una battuta!)
Infatti, fino a nuovo ordine, nell'italiano scritto vale ancora la regola che due negazioni fanno una... negazione. Anche in questo siamo più veementi degli anglosassoni, e se diciamo no, preferiamo dirlo due volte perchè... non si sa mai ci fraintendessero.
A sproposito, come si fa a far sapere al presidente della nazione che era considerata la prima potenza mondiale che sarebbe meglio che riservasse il suo canto, sebbene soul (come detto in TV), per quando è in casa? Va bene che Clinton suonava il sassofono, ma se seguitiamo di questo passo, tra qualche anno un futuro presidente, per ingraziarsi gli elettori, potrebbe mettersi a fare un "full Monty". Con la y, mi raccomando.
Cordialmente.
Roberta Graziano
Roma
_____________________________________________La ringrazio molto. Solo che ho imparato alle elementari che due negazioni si elidono…salvo poi gli sforamenti e le modificazioni in peggio, che la lingua subisce nel parlato e che si riverberano poi nella scrittura.
Del resto il tema della doppia negazione in italiano e' ancora molto dibattuto. Basta andare su Internet o consultare i manuali di scrittura su cui si cimentano i giovani giornalisti. Se preferisce posso correggere il titolo con un: " e non contiamo alcunche'..."
Cordiali saluti.
Oscar
______________________________________________Grazie a lei.
Io e mio marito abbiamo avuto un'accesa discussione poiché anche lui (o dovrei dire egli?) sosteneva la tesi del - + - = + . Mi permetto di dissentire. Nel caso in questione (nulla segue il verbo), le due negazioni non sono ammesse: sono obbligatorie. Lei ha mai sentito dire "Fermati a parlare con nessuno", oppure "Giovanni dice mai bugie", oppure "Ho visto niente", ecc.? Però, e qui cito un titolo di Natalia Ginzburg, si dice "Mai devi domandarmi", oppure "Nessuno lo ha visto", ecc. Giusto?
Per quanto riguarda il caso in oggetto, l'uso di una sola negazione a me sembrerebbe piuttosto una caratteristica dei dialetti settentrionali (non so se ricorda il famoso "düra minga" di una vecchissima pubblicità) e di quelle persone che sopprimono il povero "non" certamente non per ragioni grammaticali come fa lei, ma per snobismo e noncuranza. Così, grazie alla TV e gli altri " miiiidia", le pecore imitano grammatica, intonazione e pronuncia. Il risultato è che prima o poi tutti diranno vènti quando intendono dire 20 e vénti quando vogliono indicare le correnti d'aria. La cosa tragica è che adesso lo fanno perché credono sia elegante, tra un po' non se ne renderanno nemmeno conto (doppia negazione...)
Per non parlare poi dell'influenza nefasta che ha l'inglese sul lessico e sulla sintassi della nostra lingua. In un futuro che vedo prossimo avremo sì una lingua globalizzata, però piatta, ma piatta, e noiosa, e senza fantasia, quella fantasia che probabilmente anche coloro che la parlano avranno perso per strada.
La saluto cordialmente.
Roberta Graziano
Roma
Mi ha molto divertito il suo scambio con la signora di Roma sulla faccenda della doppia negazione. Ancora ricordo mio padre - e ho quasi 70 anni, quindi parlo di piu' di mezzo secolo fa - impennarsi e sospirare quando ascoltava chicchessia - incluso i membri della famiglia - non esprimersi appunto con il corretto "non desidero alcunche'", et similia. Purtroppo le espressioni moderne a negazione singola sono un po' volgarucce (vedasi per esempio la ripetutissima "non me ne frega un c.....") al cui suono mia madre inorridiva in quelle pochissime occasioni che ebbe di sentirla.
Questo solo dimostra che l'Italiano e' una lingua viva, in continua mutazione, come mi sembra cosi' avvenga in tutte le lingue parlate da comunita' non isolate e di pochi individui. Il risultato non e' sempre gradevole per coloro che hanno imparato bene - come me in effetti - una lingua bellissima che, anche se meno logica di altre lingue europee vicine al ceppo latino, non ha mai peccato di violente o grossolane o antiestetiche espressioni. Ma sempre un risultato affascinante e unico rimane.
Cordiali saluti.
Laura Fassio
New York
Carissimo Oscar
Aggiungi ai 4 milioni i figli di Italiani nipoti mogli che anche loro amano l’Italia.Mi ricordo che ero al supermercato a Claremont con la mia amica Gabriella era il Natale del 95 si avvicinò una signora che ci disse: scusate sento che parlate Italiano posso dirvi Buon Natale? Questo è essere Italiani .Un altro lo trovai in un bar e mi disse: " Scusasse Poto parlare solo Siciliano". Si chiamava Salvatore Giuliano ed era figlio di emigrati.Mio zio che mi ha lasciato la casa dove vivo lavorava ai Dock di New York emigrò dopo aver combattuto la prima guerra Mondiale.Per adesso mi fermo qui e Ti abbraccio 4 milioni di volte,
Pier Luigi
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Caro Oscar,
mi hanno divertito molto le osservazioni dei tuoi simpatici lettori sulle proposizioni: “…. contiamo nulla…” e “… non contiamo alcunché…”. Quest’ultima, a mio avviso, è più corretta della prima. La prima, infatti, sa dell’influenza dialettale di Milano che tu frequenti spesso. Esempi: “Fa gnent”, “Mi su gnent”, “Mi capisc propi gnent”; tutte espressioni che al Sud, per esempio in bocca ai Siciliani, vengono, al contrario, proposte con “niente” prima del verbo. A quest’ultimo riguardo, posso testimoniare che un giorno, mentre ero in vacanza con la mia famiglia in Sicilia, un giovane ad una mia richiesta d’informazione stradale mi rispose: “Io niente capiscio” o qualcosa del genere, comunque con niente prima del verbo.
Ora, al di là della differenza fra Nord e Sud, la regola di grammatica (che io ho imparato alle medie) ci dice che i pronomi indefiniti niente e nulla hanno forza di negazione quando sono preposti al verbo; quando invece sono posposti al verbo richiedono sempre, nel corretto stile moderno (non lo dico io, lo dice Aldo Gabrielli), un altro elemento di negazione (non, nessuno, senza, ecc.). Esempi: “Niente mi piace”; “Nulla temo”; frasi correttissime. Ma posponiamo niente e nulla al verbo, e dovremo dire: “Non mi piace niente”; “Non temo nulla”; “Non contiamo nulla”, ecc.
Per concludere, in tema di dialetti italiani e nel ricordo dell’America che ho avuto da studente il piacere e il privilegio di conoscere bene, voglio ricordare la splendida accoglienza che la comunità italiana mi fece a New York organizzando per me un incontro conviviale durante il quale fui invitato a parlare di “Istruzione: differenza tra Italia e Stati Uniti d’America”. Alla fine della serata, un italiano di origine napoletana mi si avvicinò ammonendomi con evidente ironia: “Benvenuto in America, ma ricordati che l’America è uno strano paese: e femmine e chiammano uomene; e strade larghe e chiammano strit” .
Spero di aver dato un positivo contributo alla simpatica querelle lessicale.
Un abbraccio.
Savino
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