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Massoneria e fede religiosa

Negli Stati Uniti chi vuole aderire alla Massoneria deve riempire un formulario. Tra le varie domande ve n'e' una "Credi in Dio ?" che e' fondamentale. Se l'aspirante massone e' agnostico o ateo la sua domanda non viene presa in esame. Una volta diventato membro del Craft, dopo molti scrutini e passaggi rituali, il Brother viene sollecitato a manifestare e praticare la sua fede religiosa al di fuori delle mura del Tempio, nella cosiddetta vita 'profana'. Nelle Logge americane convivono in perfetta armonia Fratelli musulmani con ebrei, buddisti con cristiani di diversa confessione, cattolici. Tutti all'inizio ed alla fine dei lavori delle loro stated communication, ovvero riunioni ufficiali, invocano e ringraziano il Grande Architetto dell'Universo che tutti ci unisce. Anche perche' non e' pensabile che uno vada da un altro Fratello imponendogli di credere nel proprio dio che lava piu' bianco dell'altro.
A testimonianza di quanto sopra riprendiamo l'intervista rilasciata dal Gran Maestro del GOI, Gustavo Raffi, a La Stampa di Torino, che mette in evidenza quante delle accuse rivolte alla Massoneria siano fuori dalla realta'.
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“Macché atei, siamo massoni”



In questa intervista Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, affronta il tema della fede. “Noi crediamo nell’Architetto dell’Universo”

GIACOMO GALEAZZI
ROMA
«La massoneria regolare non è atea. Anzi la nostra pietra miliare è l’idea del Grande Architetto dell’Universo, ricca di conseguenze e di implicazioni straordinarie». Con «Vatican Insider», l’avvocato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, affronta la questione-fede «un argomento che potrebbe apparire provocatorio sia da un punto di vista "interno" sia "esterno"».

Perché parlare di fede è “provocatorio” per la massoneria?

«E’ una provocazione, innanzi tutto, al di fuori del circuito massonico, dove molte persone, ignorando sia i principi sia le categorie ispiratrici della nostra tradizione muratoria, ritengono che la Massoneria sia un tempio dell’ateismo, oppure semplicemente immaginano che il mondo massonico debba essere statutariamente estraneo ad ogni speculazione di ordine filosofico».

Non è così?

«No. Al centro dell’universo e del Tempio massonico, noi abbiamo facoltà di trattare di qualsiasi argomento, alla precisa condizione che si sappia come discuterne: ovvero nei giusti limiti dell'opportunità simbolicamente evocata nello spazio racchiuso tra squadra e compasso. Quindi, sarebbe abbastanza curioso se proprio il principio divino dell'operato massonico fosse un tema automaticamente vietato o da considerarsi tabù».
La Massoneria pensa Dio? Può farlo? E come?

«Il fatto assodato che le Massonerie regolari abbiano messo il Grande Architetto dell'Universo al centro dei loro lavori è già di per sé una risposta positiva alla prima domanda. La ritualità della tradizione muratoria ha per gran parte tratto le proprie origini storiche da un retroterra cristiano. Poi le vicende culturali e filosofiche emerse soprattutto durante il secolo dei Lumi sono venute a focalizzare posizioni e orientamenti contrastanti. Ma tutto ciò per un verso ha rafforzato una certa tradizione cristiana (come nel caso paradossalmente estremo della tradizione scandinava, dove Ebrei, Musulmani non hanno un accesso agevole all'istituzione massonica), per l'altro hanno coagulato una volontà di forte apertura interreligiosa e multiculturale».
Il dialogo tra religione e massoneria è possibile?

«Sì, seguendo l’esperienza anglosassone, altre Comunioni massoniche, sotto la volta arcuata del Grande Architetto dell'Universo, hanno aperto via via le porte dei Templi ai fedeli di altre confessioni, non necessariamente di matrice giudaico-cristiana, come Hindu, Zoroastriani, Buddhisti, Scintoisti, Sikhs. Alcune di queste Massonerie, si sono talora orientate, almeno in certi momenti, seguendo orientamenti di tipo deistico. E mai la Massoneria si è espressamente pronunciata su una definizione teologalmente "forte" e allo stesso tempo "rigida" o "esclusiva" dell'Ente supremo in chiave razionalistica».
C’è reciprocità?

«Per la verità ancora oggi non è inusuale il fatto che, se qualcuno facesse solo una vaga professione di deismo verrebbe immediatamente tacciato di essere "massone", anche qualora ciò non fosse affatto vero. Ma ripeto, non si può affermare che la Massoneria sia statutariamente deistica o apertamente incline al deismo. Tale orientamento costituisce una opzione individuale, come altre. Un caso a parte, storicamente più legato all'area francese, riguarda inoltre tutte quelle Massonerie che, in un particolare momento della loro tradizione, hanno invece deciso di disfarsi del cosiddetto "Libro sacro" ed hanno assunto un atteggiamento che non sarebbe corretto definire "ateo" o "agnostico", ma semplicemente "indifferente" alla questione della trascendenza, e che lascia piena libertà alle singole Logge di operare con o senza il riferimento al Grande Architetto dell'Universo. Come se si trattasse di un'opzione possibile, ma non necessitante, così come invece noi reputiamo. Proprio per tale ragione noi consideriamo tali Massonerie "irregolari"».
I massoni vengono scomunicati dalla Chiesa cattolica...

«Non è un nostro problema. La Massoneria non è una religione; per questa ragione noi non abbiamo un "Dio massonico" né una "teologia massonica". Il Grande Architetto dell'Universo rimane solo un concetto generale ed universale che la Massoneria non può né deve determinare, perché di per sé inesprimibile e indefinibile nel contesto di un'istituzione che si pone come luogo di incontro di diversità. Questa entità divina e suprema rappresenta un concetto centrale che deve essere interpretato direttamente da ciascun Fratello, secondo la propria libera coscienza e la sua fede. Un Dio Massonico sarebbe di converso una completa assurdità, poiché ciò imporrebbe di fatto una dottrina religiosa a tutti i membri della Comunione massonica distruggendo le differenti e individuali opinioni religiose, teologiche e filosofiche dei singoli Fratelli. In questo modo la Massoneria si trasformerebbe in una riproduzione di una setta minoritaria, con l'abbandono del suo profondo forte retroterra interculturale e della sua intrinseca tolleranza».
E’ sempre stato così?

«Sarebbe antistorico immaginare che la Massoneria delle origini fosse così "moderna" da porsi come luogo di incontro per tutti gli uomini di "buoni costumi", come invece avverrà solo più tardi, indifferentemente rispetto ad ogni possibile differenza di razza e religione. La Massoneria, però, sin dai primordi, produsse un notevole impatto sul processo di modernizzazione del mondo verso forti ideali di mutuo rispetto e tolleranza religiosa. Ne è un esempio la Massoneria indiana, dove genti di tradizioni religiose diverse hanno operato e operano insieme senza pregiudizi etno-religiosi, è un esempio calzante. Ai molti Fratelli che vivono in paesi dove i pregiudizi antimassonici sono di poco conto che è necessario comprendere come questo "nostro" senso di fratellanza, tale da aprire la Massoneria a Cattolici, Protestanti ed Ebrei, per esempio nella Toscana nelle prime decadi del XVIII secolo, provocasse pesanti reazioni da parte della Chiesa Cattolica».
Sono problemi del passato?

«In un periodo di intolleranza politica e di dispotismo, quando ogni forma di assembramento, se non sotto il controllo della polizia, era assolutamente interdetto, il nostro modo di lavorare, interclassista per l'epoca, tollerante, scevro da preclusione dogmatica fu considerato come un evento pericoloso per la sicurezza dello stato; ovviamente ciò secondo il punto di vista di uno "stato di polizia". Queste ragioni ora non corrispondono più alla realtà e noi stiamo operando affinché si sfati questa falsa immagine della nostra istituzione nella profonda speranza che gli sforzi presenti possano meglio essere compresi al di fuori».
Cos’è davvero il Grande Architetto dell'Universo?

«Non è un comodo contenitore vuoto, opportunisticamente rimasto come un vecchio marchio di garanzia della derivazione regolare. Esso ha un senso, di carattere se non altro filosofico-cosmologico, al quale riferirsi ed al quale ricondurre una serie di principi cardinali»

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