(The Financial Review) Il successo di Monti è indiscusso all'estero ma
messo in dubbio in Italia. Continua l'hobby tutto italiano di andare
all'estero a parlare male dell'Italia. Ne fa fede l'intervento
dell'economista Francesco Giavazzi ad una tavola rotonda di Boston secondo
cui la situazione "è perfino peggiore di quella di novembre perché non
possiamo più usare le armi impiegate allora, come le massicce immissioni di
liquidità nel sistema". E sul futuro dell'euro è stato ancora più
catastrofico:"Se non si corregge questa deriva avremo grossi problemi
già in estate". Lo ha contestato Bini Smaghi (uno dei candidati a
governatore della Banca d'Italia): "Non vedo una situazione disperata
anche se i governi Ue si sono un pò adagiati e il processo riformatore ha
perso mordente". Vediamo di mettere in ordine gli avvenimenti. 1)
Nonostante le incertezze vi sono stati i salvataggi di Irlanda, Portogallo e
Grecia e il fondo Efsm (a giugno partirà l'ESM con una dotazione di 500 miliardi)
ha funzionato. Il firewall complessivo supera gli 800 miliardi di euro. 2) La
Bce con due interventi ha erogato liquidità per oltre mille
miliardi evitando il fallimento sistemico delle banche europee. 3) L'intesa
con il FMI si è rafforzata (capitale irrobustito con 430 miliardi) a conferma
di una cooperazione internazionale con Usa, Giappone e Brics di tutto
rispetto. 4) Cresce il consenso (anche della Merkel) verso la strategia di
Monti per un Europa più forte finalizzata allo sviluppo dotata di project
bonds e, si spera, di euro bonds. L'incontro a Bruxelles tra Monti e Barroso
costituisce una tappa ulteriore verso la nascita del "patto per la
crescita". Data l'enorme dimensione di questa crisi, alimentata dai
contratti "swap", è ragionevole prevedere un periodo di due-tre
anni per uscire dal tunnel. Quanto alla recessione in atto non è la prima
volta che il mondo occidentale e l'Europa si trovano in una simile
situazione. L'euro potrà sopravvivere nonostante la concorrenza con il
dollaro. In merito è significativo che il rapporto di cambio sia rimasto in
questi mesi così turbolenti ben ancorato a quota 1,30-1,33
a conferma di un'intesa solida sulle due sponde
dell'Atlantico. Di certo, sotto il profilo tecnico restano problemi, legati
alla gestione della crisi, come confermano i moniti del presidente della Bce,
Mario Draghi, di pochi giorni fa. Occorrono infatti iniziative collegiali dei
Paesi dell'eurozona a favore della crescita per ridurre la durata della
recessione. L'asta dei Bot a sei mesi del 26 aprile conferma i progressi
compiuti. I tassi, pari all'1,77%, sono restati ben lontano dal picco del
6,5% toccato nei drammatici momenti del novembre 2011. Lo scenario è
cambiato. Venti anni fa i Bot rappresentavano una fetta pari al 30% dello
stock del debito pubblico che saliva al 70% se sommati al 30% dei CCT
indicizzati ai Bot. Ora i Bot in circolazione sono pari al 10% sul totale dei
titoli emessi dallo Stato italiano. Inoltre, come dimostra la
ristrutturazione del debito greco, i titoli a breve restano fuori dall'hair
cut, cioè non producono danni ai privati che non rischiano nulla. Sta di
fatto che Grecia e Portogallo continuano ad emettere questi titoli a breve.
Cambiano le proporzioni. La
Spagna ha 85 miliardi di titoli a breve, Letras, su uno stock
totale di 615 miliardi. L'Italia, a fine marzo, ne aveva per 151 miliardi su
un totale di 1619 miliardi. Le scadenze di titoli a sei mesi per il 2012
prevedono un fabbisogno di roll over di 185 miliardi. Non è certo una piccola
cifra. Ecco perché Monti ha ricordato con energia che il rigore è una
necessità inderogabile. Se così non fosse non si spiegherebbe perché
l'Agenzia delle Entrate abbia dimezzato i rimborsi dell'IVA e non paghi i
creditori della Pubblica Amministrazione (Regioni, Province e Comuni in
testa) pari a oltre 80 miliardi di euro che, se messi in circolazione,
potrebbe alleviare i morsi della crisi recessiva. Vi è una ulteriore
considerazione negativa che riguarda l'indifferenza ai problemi dell'economia
reale manifestata dalla burocrazia. La mentalità dello spreco non si arresta
e l'idea di risparmiare riducendo le spese (talora a costi
"pilotati") è assai lontana come lascia capire il ministro Giarda
incaricato di questo difficile compito. Tolte le spese dello Stato per stipendi
e pensioni e interessi, vi sono quasi 140 miliardi di spese per "consumi
interni" sulle quali è doveroso intervenire. La vicenda del ventilato
acquisto di 4500 auto blu, bloccata all'ultimo momento dalla Presidenza del
Consiglio, è emblematica di questa insensibilità. Da troppi decenni si
sprecano soldi pubblici. Mettere mano in questa giungla non è facile e il
governo Monti, al di là delle buone intenzioni, se ne sta accorgendo ogni
giorno di più. Lunedì prossimo Monti dovrebbe intraprendere il cammino virtuoso
ed annunciare un taglio di 4 miliardi entro l'estate per bloccare l'aumento
dell'Iva previsto ad ottobre. (Guido Colomba)
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