Marcello Veneziani su Il Giornale
"Inno per il 2 giugno. Voglio bene davvero all'Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all'Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt'altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fiato. Perché l'Italia non è solo una Repubblica. L'Italia è mia madre. L'Italia è mio padre. L'Italia è il racconto in cui sono nato. L'Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L'Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d'arte, chi la onorò. L'Italia è la sua storia, figlia di due civiltà, romana e cristiana. L'Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del nord, quelli del sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici. Ho preferenze anch'io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L'Italia è il ragazzo che va all'estero, l'Italia è l'immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d'amore; amo prima e di più chi mi è più caro e vicino, come è naturale. Voglio che l'Italia premi i migliori e punisca i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l'Europa o senza l'Europa. È bello dire repubblica perché vuol dire che l'Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull'interesse privato. Ma dire repubblica è troppo poco, c'è una parola più adatta: patria. L'Italia è la mia casa, è il ritorno, è l'infanzia, il cielo e la terra che mi coprirà."
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