Tra le numerose follie che hanno caratterizzato la vita professionale di chi scrive c'e' anche la creazione di una palestra di judo nello stabilimento SMI (Societa' Metallurgica Italiana) di Fornaci di Barga in provincia di Lucca. Questa palestra autorizzata da Luigi Orlando, amministratore delegato della societa', creo' al sottoscritto ondate di animosita' da parte della dirigenza dello stabilimento che non vedeva in quell'iniziativa niente di comprensibile in termini industriali. Avevano certamente ragione.
La palestra doveva diventare nel breve volgere di alcuni anni una delle piu' importanti a livello nazionale per numero di cinture nere, maschili e femminili, e tornei vinti grazie al talento di chi per anni l'ha organizzata, il dottor Ivano Carlesi.
Durante la fase di avviamento uscivo dal Palazzo della Gherardesca (oggi trasformato in un hotel cinque stelle) sede della SMI in Firenze, prendevo la macchina, percorrevo gli oltre cento chilometri fino a Fornaci di Barga per controllare che le lezioni si svolgessero in maniera corretta ed efficace.
Una sera si avvicino' al 'tatami' sul quale ci stavamo allenando sotto la guida del maestro Franco Giraldi, uno dei dirigenti dello stabilimento. Era visibilmente innervosito e chiese di parlarmi.
"Dottore, mi disse, sta per entrare in palestra un nuovo giovane allievo. Mi raccomando..." aggiunse senza dire altro e spari'.
Dopo poco sul tappeto si presento' un ragazzo di quattordici anni, alto e magro, un po' intimidito. "Come ti chiami?" gli chiese il maestro Giraldi. "Salvatore Orlando." Era il figlio primogenito di Luigi Orlando, il gran capo della SMI.
Salvatore si assesto' il judogi e si mise in ginocchio sul tappeto insieme agli altri allievi (operai e impiegati) a seguire la lezione del maestro e poi comincio' a praticare i colpi e le tecniche.
Ho perso di vista Salvatorino, come lo chiamavano per distinguerlo dallo zio. I nomi nella famiglia Orlando si ripetevano attraverso le generazioni: Salvatore, Luigi, Paolo, Rosolino, Giuseppe.
Dopo qualche anno ci siamo incontrati di nuovo a Firenze nella nuova sede della SMI, rinominata KME dopo varie fusioni e traversie gestionali. Ne era diventato il presidente, anche se controvoglia. Nota dominante del carattere di Salvatore era un atteggiamento autoironico e disincantato. Quando ci vedevamo in queste rare visite parlavamo dell'America dove vivevo e che lui conosceva molto bene per averla percorsa per migliaia di chilometri con la moto.
Adesso se n'e' andato nel sonno a 55 anni a raggiungere il padre Luigi.
Si estingue con lui una delle famiglie piu' importanti della storica industria italiana. Alla SMI si conservava una cambiale di 500 lire firmata da Garibaldi per l'acquisto di fucili e munizioni. Ovviamente mai onorata.
La spedizione dei Mille parti' dal cantiere Orlando di Quarto (de' Mille). A bordo due Orlando al comando.
Durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi in ritirata decisero di distruggere lo stabilimento di Fornaci di Barga e deportare gli operai. L'allora presidente Salvatore, il padre di Luigi, si offri' in ostaggio purche' fossero salvati i suoi collaboratori.
Altri tempi, altri italiani. Un ultimo forte abbraccio, caro e giovane Salvatorino, nel ricordo lontano dei combattimenti fatti sul 'tatami' dello stabilimento SMI di Fornaci Barga.
Oscar Bartoli
______________________________________________________________________________
Oscar !
Sono Sergio Giuli. A proposito di Smi: negli anni 65)70
avevo una ditta di materiale
tecnico a Vienna ( mia città natale
! ) ed avevo la rappresentanza della Smi: vendevo i tubi e giunti
di rame ed i portalampade con ghiera di porcellana. E' stato un
grande successo: il mercato era dominato dai tedeschi. Sono stato un
paio di volte a Barga e credo di aver conosciuto il Dott. Orlando. Mi ha fatto piacere che tu mi abbia
dato lo spunto per "rinfrescare" questa mia bella memoria.
___________________________________________________________________
Danilo wrote: "Caro
oscar, mi hai fatto entrare in una storia che non conoscevo con interesse e
leggerezza assieme. Grazie per questo. Un abbraccio."
_________________________________________________________________________________________________
Caro Oscar,
Ti ringrazio. Non è facile trasferire con
tanta delicatezza, ma con altrettanta efficacia, una vera emozione …..
Cari saluti,
Marino Folgori
____________________________________________________________________
Caro Oscar,
ho letto di buon mattino la tua sempre gradita
“Letter from Washington DC” e la notizia della morte di Salvatorino mi ha
sinceramente rattristato moltissimo. E vorrei confidarti il caro ricordo che ho
io del giovane Dott. Salvatore, detto Salvatorino, con il quale ho avuto
un rapporto di grande, reciproca stima, avendo in qualche misura favorito la
presa di coscienza del suo primo impegno gestionale in azienda.
Sul finire degli anni ‘70 io ero Responsabile
Marketing quando ricevetti una nota dal direttore di produzione, Ing. Attilio
Orlando: “la Trafileria di Fornaci di Barga langue, cosa facciamo, la
chiudiamo?” “No, mi lasci dare uno sguardo al mercato” gli risposi mentre
prendevo l’aereo per Monaco di Baviera dove andavo per visitare la Fiera
internazionale di prodotti elettronici “Productronica”. Qui notai un
funzionario di una ditta giapponese con occhiali eleganti, dotati di stanghette
e cerchi di titanio. Erano gli occhiali che cercavo (il contrario delle vigenti
stanghette spesse di celluloide) per mia figlia che poteva così
alloggiare, più agevolmente, dietro i piccoli orecchi di mia figlia il
tubicino della protesi acustica retroauricolare. Pensai subito, altresì,
che in alternativa al titanio anche in Italia potevamo produrre occhiali
metallici con stanghette e cerchi di alpacca, una lega metallica che la SMI già
produceva. Ne parlai in Cadore ai produttori di occhialeria, incluso l’ormai
famosa Luxottica. Individuai subito in un bravo produttore di minuteria metallica
la persona giusta a cui affidare, in stock consignment, le adeguate quantità di
fili di alpacca richieste per soddisfare il nuovo mercato. Di ritorno a Firenze
visitai alcuni utilizzatori di fili di ottone e li convinsi, facendo leva sulla
qualità, a rinunciare all’importazione in favore dei fili ottone prodotti da
SMI. Nel contempo, m’imbattei in un produttore di pagliette di acciaio per
pulire le pentole e lo convinsi a produrre, con le stesse macchine e senza
alcun nuovo investimento, le pagliette con fili di ottone che gli avrebbero
procurato un maggior margine di guadagno.
Queste novità di mercato convinsero la direzione
produzione e commerciale a investire nella struttura impiantistica e a
potenziare l’organico del Reparto Trafileria per poter soddisfare la richiesta
del nuovo prodotto (i fili di alpacca per occhialeria) e l’aumentata richiesta
di fili di ottone. Il Reparto così potenziato fu affidato - ecco il punto -
alla direzione di Salvatorino, alla prima esperienza di gestione economica
industriale. Io mi guadagnai la sua stima per la mia perizia nella ricerca di
nuovi prodotti e di nuovi sbocchi di mercato, tant’è che alcune volte è venuto
di persona nel mio Ufficio per chiedermi della mia esperienza di studi negli
Stati Uniti d’America e per raccogliere informazioni sul mercato mondiale dei
semilavorati di rame utili alla sua tesi di laurea in Scienze Politiche alla
“Cesare Alfieri” dove mi sono laureato io stesso un po’ di anni prima.
Peccato, sia “partito” così prematuramente. Due
mesi fa ho chiesto, invano, di far visita a suo zio Salvatore, con cui ero più
in confidenza, e ciò per salutare anche Salvatorino con l’intenzione di fargli
dono di una copia del mio ultimo libro “Il Marketing d’impresa”, dove esalto la
professione del marketing incentrata nella ricerca di nuovi prodotti e di nuovi
sbocchi di mercato, con lo scopo ultimo di favorire la crescita occupazionale,
soprattutto quando si tratta di stimolare le piccole a diventare medie e
le medie a diventare grandi imprese: una professione che, purtroppo, ha smesso
di essere tale dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 quando, cioè, molti
grandi imprenditori hanno cominciato a premiare gli uomini di marketing che non
facevano più ricerche di mercato ma che, piuttosto infelicemente, si erano
ridotti a suggerire il taglio dell’occupazione per ridurre i costi aziendali.
Ciao, dott. Salvatore, ultimo dei grandi
imprenditori che hanno onorato la grande impresa italiana ed europea.
Savino Chiariello
Firenze