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TIM a Arzachena


L’talia è ancora agli ultimi posti in Europa per diffusione delle connessioni digitali.
Così, ogni volta che vengo nel Bel Paese devo spendere qualche decina di Euro per attivare un router portatile col quale avere il segnale ovunque mi trovi.
Tanto più necessario in Sardegna, altrimenti rischi di restare tagliato dal mondo.
Dice: può essere un privilegio, visto che così uno evita di essere coinvolto emotivamente nelle miserie del mondo.
Ma per uno che fa il mio mestiere si rischia l’astinenza da comunicazione.
Il router funziona con una scheda e un programma TIM, il grande protagonista della telefonia italiana.
“Con questo programma lei è coperto per un mese”, dice la commessa TIM alla stazione Termini appena sbarcato da Fiumicino.
Ma dopo dodici giorni il router si ammutolisce, perchè sembra che abbia consumato i 50 GIGA di connessione.
Sono a Baja Sardinia e mi suggeriscono di andare a Arzachena il capoluogo amministrativo.
Il negozio TIM è sulla strada principale.
Mi metto in fila ad aspettare il mio turno.
Davanti a me un giovane super tatuato e piercificato.
Passa il tempo, abbiamo superato i 40 minuti di attesa.
Il commesso paziente è prodigo di consigli  e ammonimenti al quasi cliente indeciso nell’acquisto.
Data l’età vetusta e una scarsa propensione alla sopportazione sociale, sto cominciando a smaniare.
Una signorina infortunata ad una caviglia con relativo bastone appare da dietro una quinta e mi rivolge la classica domanda: “Di cosa ha bisogno?”
Sinteticamente le racconto la mia storia e ci spostiamo finalmente su un’altra postazione lasciando soli il commesso e il quasi cliente che hanno superato l’ora di confabulazioni, con dietro di loro una lunga fila di clienti in attesa.
La signorina claudicante con mazza cerca di mettersi in contatto con il 119, fatidico numero TIM per ogni esigenza.
Passano altri dieci minuti di attesa e finalmente, Giulia, questo il nome della gentile fanciulla riesce a parlare con una collega situata chissà dove che vuole parlare col sottoscritto.
Giulia mi passa il ricevitore e attendo una voce umana. Passano i minuti e alla fine chiedo cortesemente “pronto?”.
“È la terza volta che chiede pronto” abbaia la femmina all’altro della linea e mi impone di ripassare la linea a Giulia che abbozza e risolve il mio problema.
Grazie Giulia !

Oscar