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Frattaglie di un lungo viaggio nella amata Italia

2 aprile 2022, Fiumicino, 9:40 del mattino. 

Franca ed Oscar, dopo una notte insonne in aereo, forti del loro passaporto italiano si avviano lungo il percorso pedonale riservato ai cittadini dell'Unione Europea.

Arrivati ai tornelli Franca mette il suo passaporto sullo scanner, i tornelli si aprono, ben arrivata in Italia.

Oscar si appresta a fare la stessa operazione, scattano decine di campanelli, due poliziotti bene in arnese lo invitano in maniera cortese ma ferma a seguirli negli uffici della polizia di Stato.

Franca resta fuori senza sapere cosa stia succedendo, visibilmente sotto choc ed in piu' con una grande stanchezza.

Durante le due ore di permanenza negli uffici della polizia di Stato a Oscar viene contestato il possesso di due pistole come da registrazione fatta dallo stesso interrogato nell'anno 1983.

"Dove sono le pistole adesso?"

Oscar cerca nella sua smemoratezza da vecchio rimbambito di ricordare qualche dettaglio.

Nel 1983 l'unica eredità ricevuta dopo la morte del povero padre è stata appunto una scatola di cartone contenente due pistole che si è affrettato, come da denuncia, a registrare al commissariato de La storta.

"E dove sono adesso queste due pistole?"

Oscar non lo sa proprio e riconosce la propria leggerezza per usare un eufemismo.

Dal 1983 i Bartoli hanno traslocato almeno quattro volte delle quali una negli Stati Uniti.

Quando hanno venduto la villa all'Olgiata si sono ridotti a pregare una organizzazione di polacchi di venirsi a prendere la mobilia che nessuno voleva acquistare, compreso l'ottimo pianoforte verticale.

Oscar non ha idea dove quella maledetta scatola di cartone contenente le due armi sia potuta finire anche perché lui non ha alcun porto d'armi, odia le pistole et similia, e insomma: non sa proprio cosa rispondere…

Forse mossi dalla tarda età dell'interlocutore quasi criminale l'ispettore di Fiumicino consiglia Oscar di firmare un rapporto che sarà inviato al commissariato di ponte Milvio da cui è partita l'allerta per Fiumicino. Aggiunge che sarà meglio che si faccia accompagnare da "chi di dovere".

Oscar raggiunge la consorte che da sola è riuscita a recuperare i bagagli e sta aspettando la conclusione di questa fantomatica vicenda.

Per sua fortuna Oscar e' amico di Francesca, valido avvocato penalista, conosciuta sin da quando era una ragazzina.

Nonostante i tanti impegni in tribunale, Francesca si rende subito disponibile e accompagna il giorno dopo al commissariato di ponte Milvio l'anziano amico.

Si ripete la scena di Fiumicino: Oscar interrogato ricorda che nel 1983 ha registrato le due armi ricevute in eredità alla morte del padre. Dopo di che non ha più alcun ricordo dove si siano cacciate quelle maledette pistole.

Grazie alla presenza dell'avvocatessa l'ispettore, molto comprensivo, redige un rapporto che firmato dal Bartoli sarà inviato al pubblico ministero che dovrà decidere se incarcerare il coglione di turno, dargli una pesante multa, aprire un processo, oppure che altro?…

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30 aprile 2022, ore 9:20 del mattino, aeroporto di Fiumicino, controllo passaporti.

Al termine di un lungo, affastellato, terrificante percorso per sanare una richiesta di sanatoria amministrativa pena il rifiuto all'imbarco sul volo United 0885 per Washington, quando tocca al Bartoli seduto sulla sedia a rotelle (il giramento di testa di cui soffre sporadicamente si è manifestato in pieno quella mattina) il funzionario della polizia dal suo cubicolo rivolge una accentuata attenzione al passeggero e si consulta con una collega. Poi appone il suo timbro e riconsegna il passaporto al vecchietto che ricompone la sua immagine con la maschera obbligatoria.

Franca riferisce poi di avere ascoltato parte della conversazione tra i due del tipo "Ma questo è quel Oscar Bartoli di cui eccetera?"

"Sì proprio lui, ma l'allarme è stato declassato…"

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Ma prima i due vecchietti (definizione questa che vale solo per Oscar perché Franca è sempre una gran bella ragazza, oltretutto stilosa) si sono trovati a dover fronteggiare un episodio che poteva mettere a repentaglio la loro partenza per Washington.

Presentatisi al controllo passaporti della United gli è stato richiesto il documento del test richiesto dalle autorità americane.

I due si sono guardati negli occhi e hanno dovuto ammettere che loro il tampone veloce non l'avevano fatto.

La signora United che stava fronteggiando centinaia di passeggeri che si imbarcavano proprio su quel volo UA 0885 facendo salti mortali è riuscita a far venire in tempi brevi una assistente per Oscar che anche in questo caso avrebbe utilizzato il servizio sedia a rotelle per le non perfette condizioni fisiche.

Per loro fortuna i Bartoli hanno trovato una assistente, di nome Brigida, donna simpatica e molto efficiente che spingendo Oscar e organizzando con un collega la colonna costituita da due carrelli con i bagagli più Franca che seguiva e controllava il tutto ha condotto i malcapitati attraverso i meandri dell'aeroporto sino alla sezione dove praticano i tamponi veloci.

Dato che i tamponi test sono richiesti ovviamente per chi deve partire, non si capisce per quale ragione la suddetta sezione sia agli arrivi. Forse perché il test viene fatto in maggioranza a chi arriva in Italia piuttosto che a chi parte.

Resta il fatto che la United richiede il tampone unitamente al passaporto perché così glielo impongono le autorità statunitensi dato che all'arrivo a Washington saranno effettuati attenti controlli su chi arriva.

La signora Brigida ed il suo collega si impegnano nell'inserirsi tra la folla di persone che sono in attesa del turno per ottenere prima di tutto il documento di registrazione che consentirà poi di accedere ai cubicoli dove viene praticato il tampone.

Oscar, chissà perché, sente il peso di quegli sguardi irritati e nasconde il volto sotto la maschera e il berretto inclinato.

Nel settore della richiesta di registrazione decine di tablet sono posizionati ma il problema vero è quello di riuscire a inserire tutti i dati richiesti senza nulla escludere e seguendo fedelmente le imposizioni Internet richieste tassativamente. Il che non è facile considerando l'età della coppia in questione, l'affanno per l'aereo che sta per concludere il boarding, il fatto che questo dipartimento del tampone e' distante più di un chilometro dal check in della United.

Oscar si alza dalla sedia a rotelle tra l'attenzione stupita degli astanti in attesa, riesce a completare sui due terribili tablet la richiesta di registrazione.

La colonna dei Bartoli prosegue verso un cubicolo per l'assegnazione del tampone da effettuare. Pagata la somma di 40 euro,  la fenomenale Brigida dirige il suo carico umano nella sala dove vengono effettuati tamponi.

Dopodiché bisogna attendere almeno 10 minuti prima che il tuo nome venga chiamato se tutto va bene.

Ricevuti i test i due Bartoli e seguito si precipitano, e' il caso di dirlo, di nuovo verso il check in United.

Brigida nella sua omniscienza professionale ha suggerito a Franca di chiedere anche lei il servizio sedia a rotelle cosa che, in altra occasione, avrebbe innescato sicuramente una sua irosa reazione.

Ma qui si tratta di correre ed infatti Brigida ed il collega Paolo riescono a raggiungere il punto prefissato, passano di fronte a file di passeggeri in attesa, riescono a fare il check in e sempre correndo arrivano fino all'ingresso dell'aereo.

Oscar traballando si introduce nella cabina alla ricerca del posto assegnato.

Purtroppo è incastrato tra due giovani impegnati a manipolare i propri cellulari.

La partenza è prevista per le 10,15.

Il comandante informa che per ragioni particolari il volo dovrà essere ritardato di almeno due ore dato che il controllo nonsoquale ha detto che le consuete rotte utilizzate devono essere al momento poste in attesa (forse sarà che la Nancy Pelosi sta andando a trovare il presidente dell'Ucraina).

Dopo un'ora il comandante si rifà vivo attraverso l'interfonico dicendo che forse è riuscito a trovare un passaggio su una arteria aerea che passa sopra Shannon. Evviva: ma tra il dire e fare c'è di mezzo l'Atlantico ed infatti la partenza e' allo scoccare delle due ore di ritardo.

Alle quali si aggiungono le quasi nove ore di volo per un totale in cabina di 11 ore.

Durante il volo Franca si è avvicinata più volte al marito che nel frattempo è riuscito a convincere il giovane alla sua destra a cambiare di posto visto che l'anziano vostro redattore ha necessità di visita alla toilette abbastanza frequentemente.

Il ragazzo accetta perché si rende conto del pericolo.

Arrivati a Washington grazie al servizio sedia a rotelle ci dirigiamo verso la sezione Global Entry dove in 10 secondi la macchinetta ci fotografa, emette l'immagine che consegniamo al poliziotto che ci chiede come al solito se portiamo soldi, cibo, frutta fresca eccetera.

Ma nessuno ci chiede il maledetto tampone per il quale abbiamo rischiato di perdere l'aereo.

Ed anche questa è America.

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L'auto a noleggio

il 2 aprile al nostro arrivo in Italia prendiamo a Fiumicino una 500 X già prenotata da Washington per 28 giorni. L'azienda di noleggio e la Sixt.

Il 3 aprile mentre guido alla volta di Milano si accende una misteriosa spia. Affannoso controllo del manuale Fiat da cui si evince che la spia si riferisce ad un additivo per il diesel che risulta essere esaurito nell'apposito serbatoio.

Trovo un'area di servizio che per 25 euro fa il pieno del suddetto additivo.

Dopo tre giorni nel tratto Milano Rimini si accende una spia seguita da un messaggio scritto e più volte ripetuto che sollecita il cambio dell'olio motore al più presto.

A Rimini effettuazione cambio dell'olio  per l'equivalente di 95 euro ma il garagista mi informa che non è in grado di cancellare quel messaggio dal computer di bordo operazione per la quale occorre avere una specifica attrezzatura, per cui sarà bene rivolgersi ad una ditta specializzata.

Dopo molto cercare a Roma presso l'officina della società Focante mi fanno questa cancellazione e non chiedono un soldo nonostante la mezz'ora di lavoro.

Il 30 aprile a Fiumicino riconsegno la macchina e il funzionario al quale racconto le vicende e gli consegno le relative fatture per il rimborso si chiude nelle spalle dicendo che, si' effettivamente il problema è conosciuto ma che si preferisce attendere che sia il cliente ad effettuare la manutenzione che invece dovrebbe essere fatta, prima della consegna dell'auto, dalla società di noleggio.

Negli Stati Uniti nessuno si permetterebbe di darti una macchina noleggiata senza prima aver effettuato un attento esame delle sue condizioni.

Non perche gli americani siano meglio degli italiani.

Ma solo perche' sanno che ogni americano ha l'avvocato nella fondina.

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Gli italiani e l'America

Durante la nostra permanenza in Italia con soste e appuntamenti a Milano, Rimini, Maranello, Lucca, Pisa, Siena e Roma abbiamo verificato due tendenze nazionali molto pronunciate.


La prima è che in Italia si pensa solo a mangiare: sia ben chiaro, non si tratta di una novità perché, dato l'altissimo livello della gastronomia italiana e la grande voglia di vivere degli abitanti di questa favolosa penisola, il punto d'incontro usuale per discutere di tutto ed anche del niente è il tavolo di un ristorante di qualsiasi livello.

La seconda tendenza e' un diffuso e crescente anti americanismo.


Sentimento questo sobillato e insufflato a livello mediatico e politico dalla pericolosa situazione innescata da Vladimir Putin nella sua aggressione all'Ucraina ed il massacro di migliaia di inermi cittadini. 

L'italiano medio teme che la guerra in Ucraina e le sanzioni dell'Unione Europea approvate dal Parlamento italiano a larghissima maggioranza, includendo anche l'invio al presidente ucraino di armamenti, potranno determinare gravi ripercussioni sull'economia nazionale, diminuzione del reddito personale, pericolo di un allargamento del conflitto oltre i confini ucraini e soprattutto il pericolo di un intervento nucleare russo.

Di questa situazione e' facile per alcuni imbonitori mediatici e politici incolpare gli Stati Uniti colpevolizzandoli per l'appoggio che insieme all'Inghilterra e agli altri paesi dell'Unione Europea stanno dando al presidente ucraino per consolidare la sua difesa contro l'aggressore russo.

Si tratta di un sentimento a dir poco singolare se si tiene conto dell'amore diffuso che gli italiani hanno sempre avuto per il cosiddetto paradiso americano che paradiso non è, con centinaia di insegne su negozi e bar americanizzanti, con l'ossessiva imitazione e rimaneggiamento degli aspetti (spesso i più deteriori) della sub cultura americana, musica pop, cinema, sport…

A parte i pochi italiani che abbiamo incontrato nel nostro viaggio in Italia che auspicano che qualcuno faccia saltare in aria Vladimir Putin, il resto dei nostri contatti si è spesso incanalato in gratuite accuse a Joe Biden dimenticando che questo anziano presidente non è certo l'aggressore di una liberal democrazia europea.

Forte la motivazione che alla base di tutto ci sia la paura che il gas russo che alimenta gran parte dell'economia italiana e di quella germanica possa in qualche modo cessare gettando l'Italia in un vortice di distruzione economica di grandi dimensioni.

Nel lontano ricordo di vicende passate questo ci riconduce a quel dualismo che per decenni ha puntualizzato la vita italiana divisa da una parte sul versante comunista e socialista finanziato ampiamente dall'Unione Sovietica.

E divisa sul versante occidentale, ampiamente finanziato dagli Stati Uniti, per evitare che l'Italia potesse essere coinvolta nella politica espansionistica dell'impero sovietico.

Ma per noi che abbiamo vissuto una parte della nostra adolescenza sotto un regime dittatoriale e abbiamo corso il pericolo di essere radicalmente nazificati, questo anti americanismo crescente di larga parte della popolazione italiana ci fa rivolgere un pensiero ed una preghiera rivolta a quei 500.000 americani che nella seconda guerra mondiale si sono sacrificati sui teatri di guerra europei, africani e asiatici per garantire la nostra libertà.

Per tutti quelli che stramaledicono l'America di oggi e assolvono il massacratore Vladimir Putin questa libertà è come la salute che viene rimpianta solo quando uno la sta perdendo.

Con le loro feroci critiche all'America auguriamo a questi nostri connazionali di non doversi ritrovare al punto di dover invocare di nuovo l'aiuto dello zio Sam per garantire (o peggio ancora) riconquistare la libertà perduta.

PS:A conferma di quanto sopra, quasi incidentalmente è intervenuta l'intervista del ministro degli esteri russo Lavrov concessa al Tg4. 

Come giustamente ha fatto notare Dario Fabbri, esperto geopolitico de la 7, le interviste sino ad ora concesse da questo potente esponente della squadra di Vladimir Putin, sono state date a media della Cina e dell'India.

Il che non stupisce considerando la provenienza dell'intervistato. Stupisce invece che tra tutti i paesi occidentali sia stata proprio l'Italia così abile da aggiudicarsi un importante evento mediatico. 

E questo la dice lunga sul fatto che l'Italia ha sempre dimostrato nei confronti della Russia un atteggiamento ultra possibilistico, sia in termini mediatici che concretamente finanziari ed economici.


L'Italia viene considerata da Vladimir Putin un corpuscolo mollaccione facile da ricattare e manipolare.

Oscar



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