Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero
Il verdetto della Commissione Europea per il deficit eccessivo dell’Italia era una sentenza attesa e, in certo senso, scontata.
Il nostro disavanzo per l’anno in corso, anche se non si colloca nella cifra spaventosa del 7,7% del 2023, è previsto intorno attorno al 4,4%, livello abbondantemente superiore al limite del 3% previsto dalle disposizioni comunitarie.
D’altra parte una serie di eventi imprevedibili, a partire dal Covid-19 fino alla guerra di Ucraina, hanno reso il contenimento del deficit impresa così difficile da obbligare la sospensione dello stesso Patto di Stabilità, rientrato in vigore solo nell’anno in corso.
Per l’Italia il problema si presenta particolarmente serio perché, tra quelli che sono stati messi in castigo, il nostro Paese ha accumulato il debito più elevato.
Anche se è stato reso più flessibile, il processo di aggiustamento necessario per preparare una strategia condivisa fra l’Italia e la Commissione Europea, deve cominciare sostanzialmente subito.
Per raggiungere quest’obiettivo diventano indispensabili, oltre ad una maggiore velocità nella spesa del PNRR, le riforme dedicate ad aumentare il livello di efficienza del sistema a partire dalle concessioni balneari, fino alla riforma del catasto e alla riduzione dell’evasione fiscale. A questo si aggiunge la necessità di trovare nuove risorse per la riduzione del cuneo fiscale e dei sussidi pubblici finanziati solo fino alla fine del presente anno.
Abbiamo infatti notevoli soddisfazioni dall’andamento delle nostre esportazioni e un sistema bancario con una struttura che ci protegge maggiormente rispetto agli impazzimenti dello spread verificatisi in passato.
E ciò avviene come conseguenza dei rapporti interni alla coalizione di governo. Le misure necessarie per gli aggiustamenti richiesti da Bruxelles colpiscono categorie particolarmente legate ai singoli partiti della maggioranza di governo.
Tutti temi riguardo ai quali Bruxelles non ha evidentemente alcuna competenza, ma che rendono molto più difficile l’elaborazione delle politiche economiche necessarie non solo per riequilibrare i nostri conti, ma per rendere la nostra economia più competitiva.
Anzi, dopo un possibile periodo di neutralità, la spesa non può che aumentare, così come gli squilibri regionali.
Non è quindi facile il compito di fronte al quale si trova il Ministro dell’economia dato che, quando è a Bruxelles, si sente doverosamente garante degli equilibri economici del nostro paese, ma quando ritorna a Roma non è messo in grado di mettere all’ordine del giorno le decisioni necessarie per raggiungere questi equilibri.
Nella speranza che questa sosta non debba essere troppo prolungata.
No comments:
Post a Comment