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La vera svolta dell’agenda Ursula e il voto contro che isola l’Italia



La vera svolta dell’agenda Ursula

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero 

Dopo le elezioni europee sono arrivate le nomine. Poche sorprese hanno riservato le elezioni e poche sorprese le nomine. Addirittura una passeggiata è stata la riconferma della popolare maltese Roberta Metsola che, secondo una tradizione fino ad ora sempre rispettata, sarà sostituita a metà Legislatura da un esponente socialista.

Ovviamente meno corale, ma più favorevole rispetto a ogni previsione, è stato il voto di approvazione della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il voto del Parlamento è stato preparato da un discorso certamente ecumenico, perché promette tutto a tutti e pone molti punti interrogativi sul reperimento delle risorse finanziarie per raggiungere questi obiettivi, ma con alcune proposte sorprendenti perché più aperte e politicamente più abili di quanto molti avevano previsto.

Prima di tutto viene solennemente inserita negli obiettivi programmatici la riforma dei trattati. Questo tocca direttamente il funzionamento delle istituzioni europee. L’impegno a prendere in esame “nuovi formati e nuovi processi decisionali” apre finalmente la possibilità di un necessario passaggio dall’unanimità al voto a maggioranza, condizione perché l’Unione possa prendere decisioni importanti.

Vedremo naturalmente se questa rivoluzione avrà luogo, ma è significativo che essa sia stata posta come condizione per ogni futuro allargamento dell’Unione. E’ bene ricordare, a questo proposito, che lo stesso impegno, anche se non con la stessa solennità, era stato preso quando, vent’anni fa, dieci nuovi paesi erano entrati a fare parte dell’Unione.

Ursula von der Leyen ha elencato anche la direzione verso cui la nuova capacità decisionale dovrebbe rivolgersi. Non solo verso i grandi capitoli della politica ambientale, della difesa, della sicurezza, dell’energia, dello sviluppo industriale e tecnologico, delle migrazioni e degli squilibri sociali e territoriali, ma anche verso decisioni specifiche, alcune delle quali particolarmente interessanti per il nostro paese. In primo luogo è doveroso citare la proposta di un Commissario per il Mediterraneo, accentuando un’attenzione nei confronti della frontiera sud dell’Europa che, fino ad ora, non è stata certamente prioritaria. Bisogna naturalmente essere attenti alle deleghe specifiche di questo nuovo incarico, che può significare ben poco, ma che può anche inaugurare una nuova politica di cooperazione economica, scientifica, culturale e di inclusione sociale fra la sponda nord e la sponda sud del Mediterraneo: prospettiva particolarmente importante per il nostro Mezzogiorno.

Altrettanto interessante è il richiamo specifico alla proposta di Enrico Letta di dare vita a un’Unione Europea dei Risparmi e degli Investimenti, con l’obiettivo di indirizzare verso lo sviluppo europeo le centinaia di miliardi di nostri risparmi che ora si dirigono principalmente verso Wall Street.

Significativo nei confronti di un maggiore accento sulle politiche sociali è inoltre lo specifico riferimento ad una nuova politica della casa, resa necessaria dalla frammentazione dei nuclei famigliari, dalla mobilità sociale e dai fenomeni migratori generati dalle nuove esigenze dell’economia.

Sull’aspetto puramente politico della votazione, ha destato grande sorpresa il voto contrario dei parlamentari di Fratelli d’Italia. Data la frammentazione avvenuta nei gruppi di destra si pensava infatti che la nostra Presidente del Consiglio avrebbe giocato un ruolo di ponte fra loro e la maggioranza Ursula. Ha invece prevalso il richiamo di una foresta che aveva più volte espresso il rifiuto verso qualsiasi alleanza estesa alla sinistra, anche se guidata da un leader appartenente a un partito conservatore. Non penso che questa decisione, che avrà grandi conseguenze anche nella nostra politica interna, impedirà all’Italia di avere un Commissario politicamente importante nella nuova Commissione Europea. L’Italia è un grande paese e questo è stato sempre riconosciuto in tutte le nomine dei Commissari in tempi remoti e recenti. Saranno invece molto negative le conseguenze sull’efficacia della presenza italiana nella vita futura delle istituzioni europee.

Chi conosce il modo di operare non solo della Commissione, ma anche del Parlamento e del Consiglio Europeo, è in grado di capire quanto sia importante appartenere alla coalizione che quotidianamente collabora per elaborare e mettere in pratica le decisioni politiche. Proprio per la complessa composizione degli organismi europei, la direzione di marcia e le scelte importanti vengono sempre prese nell’ambito dei gruppi politici che, anche se con frequenti differenze, condividono lo stesso cammino. E’ la prima volta, nella storia europea, che l’Italia si distacca da coloro che decideranno la politica europea. Il prezzo di quest’isolamento sarà quindi molto elevato in futuro, a meno che un opportuno ripensamento non porti a modificare comportamenti estranei ai nostri interessi e alle nostre tradizioni. Non sarà certo facile perché il voto di sfiducia è come il primo amore, non si scorda mai. Mi sembra inoltre che Ursula von der Leyen abbia proprio la memoria lunga.

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