Sono andato a vedere il decantato 'Public Enemies' con Johnny Depp alla Sherman Oak Gallery dove, al prezzo di 13 dollari ti assicurano un posto numerato in una delle decine di sale superteconologiche del movie theatre.
Il regista Mann ha voluto fare un'opera d'arte che potesse competere con film come "The Untouchable" e "Bonnie and Clyde" esaltando la figura di un super criminale come John Dillinger che si era specializzato in assalti alle banche. Dillinger ha messo in difficolta' la nascente FBI (siamo nel 1933) fino a che la mafia ha deciso di mollare il gangster che cominciava ad essere troppo pericoloso per gli interessi dell'organizzazione.
Ma "Public Enemies" e', a nostro avviso, uno dei tanti film della pop cultura americana che, nonostante i costi notevoli, non passera' certo alla storia come una icona della cinematografia.
L'uso insistito della camera a mano e dei primi piani del tipo 'pori e brufoli' mette a rischio la tenuta dello stomaco dello spettatore il quale, se riesce a sopravvivere alle 2 ore e 20 minuti di proiezione ed alle decine di lunghe sventagliate di mitra e fucili a pompa, alla fine si alza frastornato. Senza capire se questo Dillinger deve essere considerato un eroe perche' in fondo rubava alle banche, ovvero a chi aveva i soldi (trasposizione del solito Robin Hood) oppure deve essere considerato un sottoprodotto di una societa' complessa come quella americana.
Quanto all'interpretazione del super pagato Johnny Depp il regista Mann lo ha costretto ad una recitazione monocorde persino nelle scene di intimita' con la sua bella.
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