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"Don't tase me, bro!"

Una Corte Federale d'Appello ha emesso una sentenza che rappresenta una rivoluzione nel modo in cui i poliziotti americani gestiscono situazioni di presunto pericolo determinate da persone psicolabili o non armate ma sovraeccitate. La sentenza in pratica va contro gli interessi della Taser, l'azienda che produce lo stun gun, una specie di pistola che spara ad una distanza di cinque metri due cavetti collegati a punte di rame che infilandosi nel corpo dell'avversario generano una scossa elettrica che lo trasmortisce. L'uso sempre piu' frequente di questo sistema di offesa ha causato danni irreparabili a chi ne e' stato colpito ed anche morti in soggetti con problemi cardiaci. Nell'area di Sacramento sono nove le vittime del Taser. La Corte di San Diego si e' basata sul caso di Carl Bryan di 21 anni, che e' stato fermato perche' non aveva allacciato la cintura di sicurezza e non aveva obbedito all'ordine del poliziotto di restare in auto. Il giovane era agitato perche', si e' saputo poi, era stato buttato fuori casa da una donna con la quale si era accompagnato. Senza un preavviso il poliziotto spara i dardi che colpiscono Carl Bryan ad un braccio e scaricano una corrente elettrica di 1200 volts. Il ragazzo cade faccia a terra si spezza i denti dell'arcata superiore, stato commotivo e ferite varie. Il poliziotto e' stato condannato per uso eccessivo della forza e violazione dei diritti costituzionali. Gli avvocati ritengono che questa sentenza costituisca ora un punto fondamentale per risolvere altri casi. I turisti italiani che vengono in America sono invitati a non fare i gradassi con i poliziotti. Qui si usa dire: "Don't tase me, bro!"



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