“Ci troviamo questa sera alla ‘champagnerie’ dietro il Duomo di Siena”, dice Federico Minghi, meglio conosciuto come il Mago di San Sano per avere creato in questo borgo senese del 1200 un club internazionale di altissimo livello.
“E come faccio a raggiungervi, visto che tutta Siena e’ in pratica una zona pedonale?”, azzardo timidamente.
“Parcheggio San Francesco. Poi prendi le scale mobili.” E riattacca.
Periferia di Siena. Spengiamo il navigator che con la sua donnina ci ha fatto andare fuori strada un paio di volte. Del tipo: “Girare a destra! Girare a destra!!” Ma a destra c’e’ il fianco di una montagna.
Meglio affidarsi ai cartelli. Ed infatti troviamo il parcheggio San Francesco, nei pressi della omonima bellissima chiesa e ci immergiamo nel sistema di scale mobili che l’amministrazione comunale ha da tempo iniziato a costruire, garantendo, a differenza di altri centri storici della Penisola, il recupero dell’atmosfera medievale della citta’ di Siena, liberata in gran parte dalle scatole di latta colorata che affollano gli spazi urbani.
Ed alla fine si sbuca in pieno centro storico. Dove sara’ questa ‘champagnerie’ di recente apertura, mi chiedo. Ma il cellulare di Federico squilla a vuoto.
“Oscar, che ci fai qui?” In mezzo alla moltitudine di turisti che transumano tra il Corso e Piazza del Campo, focalizzo l’espressione sorridente di Giuseppe Galasso che, inutile dirlo, cambia il suo programma e mi conduce a destinazione.
La ’Champagnerie’ voluta da Federico Minghi dopo mesi di appostamenti per trovare la giusta location, nel breve volgere di pochi mesi e’ diventata il salotto di Siena. Il che e’ tanto piu’ miracoloso se si tiene conto degli odi e delle rivalita’ contradaiole. Al punto che, se una coppia ha un figlio ma i genitori appartengono a contrade diverse, il marito si affretta a portare in ospedale un vaso con la terra della sua contrada da mettere sotto la culla dell’infante.
Alle pareti carte da parato fatte a mano in Francia e sedili simili a quelli del Florian di Venezia. L’ambiente e’ stato disegnato e curato dal professor Andrea Burrone che e’ riuscito a conciliare le stringenti normative architettoniche della Sovrintendenza con la propria sensibilita’ artistica.
Negli scaffali bottiglie millesimate di champagne di aziende note e poco note, proprio quelle che assicurano un prodotto di altissimo livello qualitativo.
“Viene a vedere!” Federico Minghi mi precede lungo una ripida scala che sbocca in una grotta scavata nella roccia.
“Fantastico!”, dico. Sembra un tempio dei Templari.
“E’ quello che sostengo anch’io, dice Federico, ma qualcuno dice che si tratta di una cantina. Si’, una cantina chiusa da 1300 anni e sotto il Duomo”
Torniamo nella sala di sopra della ‘champagnerie’.
Lucia Bose’in visita a Minghi e’ arrivata ed intorno a lei si sono raggrupati amici e curiosi.
La signora Bose’ e’ splendida nonostante il passare delle stagioni. “Non ho mai fatto nulla al mio corpo” sostiene con una punta di polemica civetteria. E tutti sanno che allude di conserva agli stuoli di siliconate e plastificate che tentano disperatamente di fermare il tempo della giovinezza.
Lucia Bose’ e’ una donna affascinante e cortesemente risponde alle affettuose provocazioni del vostro cronista.
“Lei vive da decenni in Spagna. Quante volte viene in Italia e che cosa pensa di questo Paese?”
“In italia vengo a trovare amici ogni due, tre mesi. Il Paese e’ un disastro e Roma e’ ormai diventata un posto provinciale invivibile.”
Brindisi con champagne d’annata a Lucia Bose’, a Federico Minghi ed alla sua ennesima iniziativa di successo.
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